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PREFAZIONE
La presente tesi di laurea si propone di esaminare la nascita, lo sviluppo e gli esiti del
contrasto che si verifica, nel campo delle nuove tecnologie e di Internet, fra il diritto di
informazione nella sua nuova veste “digitale” e i diversi ordinamenti giuridici nazionali.
Si illustreranno quindi le nuove forme di attivismo politico che sono nate in questo
ultimo decennio e come queste siano state affrontate sul terreno normativo, giudiziario e
tecnologico dai governi.
Nel far ciò non si potrà che far partire l’analisi dai principi dell’etica hacker, che
costituiscono il patrimonio genetico delle moderne forme di hacktivismo. Questo è
infatti il momento in cui nasce la diffidenza verso l’autorità concepita in senso lato e si
genera quell’idea di informazione che deve essere necessariamente libera per poter
svolgere la sua funzione benefica in tutti gli ambiti della società.
L’argomento offrirà molti spunti di riflessione, rivelando gli aspetti controversi di una
questione più che mai attuale, che vede coinvolta anche la giurisprudenza, impegnata a
colmare con decisioni interpretative
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le lacune di un sistema normativo inadeguato
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, che
sembra non essere mai stato in grado di comprendere pienamente il fenomeno digitale.
Concluderemo quindi constatando come la maggior parte degli ordinamenti giuridici
nazionali falliscano nell’arduo compito di bilanciare la tutela della libertà di
informazione con quella degli interessi privati e pubblici presenti, in misura via via
crescente, nel web.
La delicatezza della questione risulterà alla fine molto chiara.
La nostra stessa Costituzione garantisce il diritto all’informazione quale strumento
attuativo di quelle finalità cui essa stessa dichiaratamente tende, elevandolo al rango di
principio fondamentale costituzionalmente garantito che, anche senza essere
espressamente previsto
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, trova il suo riconoscimento nell’intero sistema costituzionale.
In poche parole, l’informazione libera si conferma come strumento essenziale per dar
voce a tutti gli altri diritti, ecco perché una sua eccessiva compressione non può e non
deve essere accettata.
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Che si pongono in contrasto col principio di legalità penale sancito dall’art.1 c.p. e art.25 Cost.
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Vedremo come questa inadeguatezza si palesi nei tentativi dei legislatori di assimilare le nuove condotte
“tecnologiche” a fattispecie preesistenti, ovvero nella previsione di nuove norme (o circostanze
aggravanti) sproporzionate in termini di pena.
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Si veda la sentenza della Corte Costituzionale n.420 del 7 dicembre 1994.
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Nel capitolo I partirò illustrando i maggiori cambiamenti sociali avvenuti in seguito allo
sviluppo e alla diffusione della tecnologia, mostrando come questa, con la creazione di
un cyberspazio, abbia portato a degli stravolgimenti tali da giustificare l’utilizzo di un
termine forte come “rivoluzione”.
I temi legati alla nascita di un’etica dei computer ci consentiranno di introdurre degli
aspetti che ci accompagneranno per tutta l’opera, come la constatazione della capacità
degli strumenti tecnologici di aggravare o alterare le questioni in cui risultano coinvolti.
Passeremo quindi alla storia dell’hacking, vedendo da vicino come si sono evoluti i
principi dell’etica hacker, in primis quelli relativi alla libertà di informazione, e come
questi siano messi in pratica nei progetti open source e free software.
Assisteremo anche all’evoluzione del rapporto tra hacker e le diverse autorità nazionali,
con i primi che reclamano l’indipendenza per il “loro” cyberspazio e i governi che
iniziano ad essere sempre più preoccupati dalle potenzialità di quel nuovo “mondo
virtuale”. Rapporto che vedremo trasformarsi in scontro con i crackdown nazionali
(USA e Italia), che segneranno l’ingresso definitivo dei diritti nel cyberspazio; in questo
modo prepareremo il terreno per l’argomento dell’hacktivismo che rappresenta una
rilettura in chiave moderna e tecnologica di principi che abbiamo visto esistere da oltre
50 anni.
Il capitolo II si aprirà con una premessa che cercherà di illustrare quanto sia
fondamentale la partecipazione per la realizzazione, nella nuova era tecnologica, delle
libertà e dei diritti. Apparirà quindi chiaro come le nuove forme di partecipazione
“digitale”, anche se non sorrette da principi di base, siano fondamentali per la
conservazione della libertà di informazione in Rete e nei diversi contesti giuridici,
potendo essere efficacemente usate come strumento di pressione sui governi creando o
ravvivando il dibattito attorno a determinate questioni “critiche”.
Dopo una breve disamina sui nuovi strumenti di “lotta digitale” e su alcuni aspetti
giuridici legati agli attacchi DoS, si passerà all’analisi di alcuni progetti che
rappresentano il cuore pulsante dell’hacktivismo “puro”.
Con i progetti legati alla trasparenza globale e al monitoraggio collaborativo vedremo
operare “sul campo” tutti quei principi riportati nel capitolo precedente, che con
l’hacktivismo escono dall’ambito informatico e digitale per essere applicati nel mondo
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reale, seguendo quell’utopia hacker di poter migliorare il mondo attraverso la
tecnologia.
Cercando di approfondire il tema del potenziale comunicativo proprio delle nuove
tecnologie, introdotto nella premessa al capitolo, analizzeremo il ruolo dei social media
nelle rivolte che hanno caratterizzato la c.d. Primavera Araba, non a caso identificate col
significativo termine Twitter Revolution. Questo, oltre alle considerazioni sul reale
contributo alle rivolte e sul potenziale “sovversivo” di strumenti come Facebook e
Twitter, ci consentirà di fare alcune riflessioni sull’uso, tipicamente “occidentale”, dei
social network come nuovi canali di comunicazione e d’informazione, illustrandone
tanto le potenzialità quanto i rischi legati ad un loro “massiccio” utilizzo.
Concluderemo il capitolo con il fenomeno Anonymous che per un periodo ha
rappresentato la prima vera forma di attivismo digitale di massa e con le vicende legate
a Wikileaks, che ha inaugurato una nuova stagione per i whistleblower e per la
diffusione pubblica di informazioni coperte da segreto di stato. Entrambi gli argomenti
ci mostreranno, inoltre, come i mezzi tradizionalmente usati per il controllo e la censura
dell’informazione si dimostrino inefficaci e controproducenti online.
Nel terzo e conclusivo capitolo vedremo come le autorità nazionali affrontano i
problemi legati ai nuovi modi di fare informazione nel web.
L’argomento che più di qualunque altro si trova oggi al centro del dibattito di dottrina e
giurisprudenza è sicuramente quello della responsabilità dei gestori di servizi in Rete.
I motivi della nascita di urgenti questioni legate alla responsabilità degli ISP sono da
ricercare nel ruolo che questi rivestono nei confronti dell’informazione in Rete, che li
pone, di fatto, come intermediari di tutti i contenuti presenti sul web.
Per comprendere come questo si realizzi vedremo l’evoluzione e il ruolo attuale dei
gestori di motori di ricerca, che attualmente svolgono un ruolo principe nel veicolare i
contenuti sul WWW; questo ci consentirà anche di introdurre il delicato problema del
bilanciamento fra libertà (in questo caso search neutrality) e tutela dei diritti dei terzi
coinvolti (proprietà intellettuale e diritti della personalità).
Vedremo quindi la normativa comunitaria in tema di responsabilità degli ISP contenuta
nella “Direttiva sul commercio elettronico” Dir. 2000/31/CE (recepita in Italia con
D.Lgs. 09.04.2003 n. 70) e come le disposizioni sulla neutralità degli intermediari
vengano disattese dai giudici nazionali che sempre più spesso manifestano la tendenza
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ad affermare una sorta di obbligo di filtro preventivo dei contenuti ad opera degli ISP
che, senza criteri guida adeguati, potrebbe trasformarsi in un’attività di censura lesiva
della libertà di informazione, tanto attiva quanto passiva. I diversi casi giudiziari
testimonieranno inoltre l’esigenza di una nuova regolamentazione che tenga
debitamente conto dei diritti dei terzi coinvolti e dell’attività commerciale che sempre
più ISP svolgono.
Con le misure di sequestro preventivo degli indirizzi IP disposte dai giudici italiani,
l’attività dell’Agcom, dell’ex-AAMS e l’iniziativa legislativa francese denominata
HADOPI, assisteremo al concretizzarsi dei timori di una censura in Rete, con
limitazioni della libertà di informazione giustificate dalla tutela del diritto d’autore (nel
caso ex-AAMS dei monopoli).
Il capitolo si conclude con l’esame dei due sistemi di censura della Rete più efficaci al
mondo, posti in essere dai governi di Cina e Russia, che si contraddistinguono per il
controllo totale dell’informazione sul web, reso possibile da una solida struttura che
unisce l’aspetto tecnologico (Great firewall e SORM) a quello normativo
(regolamentazione ISP) e anche umano (autocensura e sorveglianti governativi).
In questo contesto il caso Google China ci mostrerà ancora una volta la potenza della
transnazionalità e della trasparenza della Rete. Inoltre Cina e Russia ci forniranno spunti
per riflettere sui pericoli di compressione dei diritti e delle libertà legati all’utilizzo di
concetti ampi e vaghi da parte dei legislatori, mentre l’utilizzo di tecnologie di controllo
e sorveglianza si dimostreranno utili come termini di paragone per i recenti sistemi
“occidentali” di sorveglianza globale scoperti con le rivelazioni di Snowden.
Prima di iniziare vorrei ringraziare la Prof.ssa Palmirani per avermi suggerito
l’argomento della presente tesi. Alla fine del primo colloquio, nel salutarmi, mi lasciò
con l’avvertimento che, trattando un tema come quello dell’hacktivismo, mi sarebbe
stato difficile rimanere indifferente o imparziale, in un senso o nell’altro.
Ora, a quasi un anno da quell’episodio, non posso che darle pienamente ragione.
Con il mondo hacker ho scoperto un mondo fatto di principi “puri”, non egoistici e con
la collaborazione alla base di ogni azione. Leggere delle gesta di ragazzi giovanissimi
che con le loro idee e la loro passione stavano “costruendo” il futuro tecnologico
dell’attuale società, sperando in un mondo migliore grazie all’informazione e alla
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trasparenza, in qualche modo ha cambiato il mio rapporto con la tecnologia facendomi
sviluppare un approccio più maturo, consapevole e “curioso” allo strumento
tecnologico.
E se con gli hacker ho scoperto le radici storiche dell’informatica, con l’hacktivismo ho
avuto una panoramica sullo stato attuale dell’informazione, rendendomi conto di star
vivendo un fondamentale momento di transizione, con fenomeni come Anonymous,
Wikileaks, il Datagate o le recenti decisioni giudiziarie sul filtraggio e la censura della
Rete che comportano effetti che posso toccare con mano.
Tutto questo mi dà la sensazione e la convinzione di star assistendo a una rivoluzione
basata sull’informazione che un giorno sarà storia.
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CAPITOLO I
1 DALLE ORIGINI DELLA COMPUTER ETHICS
ALL’ETICA HACKER E L’INGRESSO DEI DIRITTI NEL
CYBERSPAZIO
1.1 La Rivoluzione digitale
Con il termine “rivoluzione digitale” s’intende ricomprendere tutti quei mutamenti,
occorsi all’interno della società, dovuti allo sviluppo e alla seguente diffusione di massa
dei prodotti digitali che hanno portato alla digitalizzazione della gran parte degli accessi
all’informazione. Il termine “rivoluzione”, per quanto forte possa apparire (specie se
raffrontata alla concezione c.d. storica del termine), è particolarmente adatto per
rappresentare tutti quegli stravolgimenti portati dall’avvento delle nuove tecnologie nei
più svariati ambiti della società: dal settore economico e politico a quello più generale
delle relazioni sociali, le abitudini dell’uomo moderno risultano oggi modellate sulle
caratteristiche proprie e le potenzialità degli strumenti tecnologici.
Parafrasando Durante
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, Internet e il web (ma il discorso potrebbe essere riferito alla
tecnologia in generale) sono tecnologie abilitanti, dotano l’essere umano di possibilità e
capacità nuove; possibilità e capacità che possono essere trasformate in poteri. In poche
parole: lo sviluppo regolativo tecnologico è in grado di alterare la struttura dei poteri
esistenti all’interno di una data società.
È dunque interessante partire dall’analisi dello sviluppo tecnologico tenendo conto,
parallelamente, del contesto storico, sociale e politico, in cui le nuove tecnologie
andavano ad inserirsi. Apparirà così chiaro come le novità di questa scienza abbiano
contribuito in modo essenziale al progresso dell’attuale società, portando in dote tutta
una serie di nuove possibilità ma anche una serie di problemi (etici, di natura politica, di
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M.DURANTE, Il futuro del web: etica, diritto, decentramento, G. Giapichelli, Torino, 2007, in
Prefazione.