Introduzione Introduzione
La prima volta che lessi la 'Ballata del vecchio Marinaio' fu in quarta liceo.
Ricordo benissimo che rimasi molto colpita dalla forza e dal mistero intrise nell'opera di Coleridge.
Poi il tempo passò e, a lungo, quell'interesse rimase sepolto sotto cumuli di altri autori e libri da
studiare. Fino a quando non giunsi al terzo anno di Lettere Moderne e, con esso, alla tesi di laurea.
La mia mente era un pozzo di idee; tutte utopie senza un alcun supporto concreto e tangibile.
Fino a quando, da un angolo remoto del mio subconscio, riaffiorò in me l'immagine del Vecchio
Marinaio. Così cercai il libro di letteratura inglese del liceo, aprii la sezione dedicata al
romanticismo e mi immersi nella lettura dell'opera; rimasi molto più stupita nell'apprendere che a
distanza di più di quattro anni le sensazioni riaffiorate in me erano esattamente le stesse di un
tempo. Decisi quindi di comperare il testo con tutte le opere letterarie dell'autore inglese e, in questo
modo, si spalancò un nuovo universo.
Mentre leggevo l'opera non potevo infatti staccare lo sguardo da quelle che erano le illustrazioni di
riferimento: le linee volutamente oscure e la tipologia artistica, a me sconosciuta, mi spinsero a fare
qualche ricerca per saperne di più. Fu così che conobbi Gustave Dorè.
Subito, nella mia mente, la risposta apparve chiara e nitida. Ecco quale sarebbe stato, infine, il tema
della mia tesi 'La Ballata del Vecchio Marinaio' in relazione all'arte e allo stile di questo ahimè poco
conosciuto artista francese.
L'unione perfetta di due materie meravigliose quali la storia dell'arte e la letteratura.
Leggendo la mia tesi ci si immergerà quindi nel movimento romantico tra Francia e Inghilterra ai
tempi dei poeti maledetti assuefatti dall'alcol.
Naturalmente nel primo capitolo verrà delineata la storia del protagonista della mia tesi e quelle che
sono state le sue opere di maggior successo.
Il secondo capitolo sarà invece dedicato all'aspetto stilistico delle opere e quindi alla litografia e alle
tecniche di stampa per poter così meglio comprendere come funzionasse l'incisione d'arte.
Infine, l'ultima parte, si concentrerà sull'opera della 'Ballata' e sulla storia della sua ideazione per
poi descriverne le meravigliose illustrazioni di riferimento.
Si tratterà, quindi, di una tesi interdisciplinare (in un certo senso) anche se in entrambi i casi sempre
di arte si tratta! Che sia per mezzo di un pennino incisore o per via di una penna ispirata...
3
I
GUSTA VE DORÉ
1.Biografia artista
(fig.1) Paul Gustave Doré
“Se si mettono da un capo all'altro tutti i suoi disegni e tutte le sue tabelle, esse coprono l'intera
lunghezza della linea ferroviaria Parigi-Lione”
1
. P. Veronesi
“Sono sicuro che se gli si proponesse un tema qualsiasi, per dire, l'influenza delle pulci sulla
sentimentalità delle donne, Gustave avrebbe modo di illustrarlo con almeno 500 disegni”
2
.
Theopile Gautier
Paul Louis Christophe Gustave Doré nacque a Strasburgo nel Gennaio del 1832 da una famiglia
francese da alcune generazioni. Il padre, Pierre Louis Christophe, era funzionario statale e per
esattezza; ingegnere deputato ai lavori pubblici e sposato dal 1892 con Alexandrine Pluchart,
splendida fanciulla dalla 'pelle di giglio'.
“ Alexandrine detestava le piccole località in cui era costretta a risiedere a causa del mestiere del
marito, preferiva di gran lunga la città come ambiente più consono all'educazione dei tre figlioli
appena nati; Ernest, Paul Louis ed Emile
3
”.
1 Samuel Clopp, Nadine Lehni, Gustave Doré 1832-1883, Strasburgo, Cabinettes des Estampes, 1983, p. 23
2 Samuel Clopp, Nadine Lehni, 1983, p. 23
3 Gianni Rizzoni, Gustave Doré: le più famose illustrazioni del più famoso illustratore, Verona, Mondadori, 1975, p.7
4
Per sua volontà il marito mise casa a Strasburgo, pur avendo l'ufficio a Saverne, e fece per anni il
pendolare contro il desiderio dei suoi stessi superiori.
La nonna materna dell'artista era invece un'abilissima racconta-favole e, forse proprio da questo
aneddoto, possiamo comprendere l'interesse del giovane Gustave per tutti i generi di racconti
dedicati ad adulti e piccini e la sua predilezione per certe illustrazioni.
Dorè fu un precocissimo talento artistico; la madre lo profetizzò vedendo i suoi schizzi quando
aveva solo quattro anni.
A livello scolastico, invece, non possedeva le stesse qualità tanto che il padre per spronarlo a
migliorarsi gli “permise dieci franchi per ogni volta in cui sarebbe arrivato primo in una qualche
materia”
4
.
In compenso, tra i compagni di classe, divenne famoso in brevissimo tempo, e questo grazie alle sue
innate doti di acrobata e di caricaturista (a spese dei poveri professori).
A soli dieci anni iniziò a seguire il padre durante i suoi numerosi viaggi di lavoro. Doré, infatti,
amava viaggiare e fare disegni dei luoghi visitati. Tutto rimaneva lui impresso nella memoria; dalle
luci, ai colori, addirittura le espressioni del viso dei passanti. Possedeva una strepitosa memoria
della quale fece uso durante tutta la sua carriera di pittore senza mai abbisognare di modelli.
Andò al liceo ma nel 1843 si trasferì con la famiglia a Bourg-en-Bresse vicino a Parigi, per la
felicità della madre, dove di fece subito riconoscere per le simpatiche caricature.
Doré fu così in grado di pubblicare la sua prima opera all'età di appena quindici anni. Egli non seguì
scuole regolari ma incominciò a disegnare giovanissimo sperimentando il suo stile al Louvre e
imitando le grandi opere esposte in esso.
La madre era felicissima di questo talento e, proprio per questo, non perse tempo a pubblicizzare
l'abilità del figlio. Ma questa non era la strada di Dorè: egli era destinato a ben altro.
Un giorno, il giovane artista decise di presentarsi all'ex direttore del giornale La Caricature
Philipon, che stava raccogliendo materiali per una nuova testata Le journal pour rire.
“ L'editore rimase così sconcertato dalla bravura di quel fanciullo da non volerlo più mandare via”
5
.
Il giovane artista riuscì così ad ottenere di lavorare subito per lui come incisore durante gli anni del
liceo pagandosi da solo le spese. Il successo fu grande e il padre firmò per il figlio, ancora
minorenne, un contratto di tre anni con Philipon.
Il piccolo prodigio, nel frattempo, aveva avuto modo di stringere amicizie di primo piano: Nadar,
Dumas padre, Theopile Gautier e Taine.
Egli si trasformò, così, in un giornalista da matita abituato a trasfigurare fatti nazionali in tavole
4 Gianni Rizzoni, 1975, p. 10
5 Dan Malan, Gustave Doré-Adrift on dreams of Splendor, Malan Classical Enterprises, 1995, p.10
5
biffe ed ironiche. Il suo stile era rapido e veloce ma estremamente comico. “ E, nonostante la scarsa
qualità grafica, dovuta alla rapidità con cui il giornale veniva stampato, la mano agile dell'artista è
comunque evidente”
6
.
Le prime litografie presenti nel Journal rappresentano, per la maggior parte, scene riprese dalla vita
pubblica e privata della Parigi borghese. Doré amava rappresentare la società trasformandola in una
sorte di regno animale. Era capace di mostrare le più nascoste nefandezze, vizi e misteri nascosti
nella società, mostrandoli sempre dal lato più comico e divertente. L'attualità era al centro delle sue
caricature ma “ dopo diversi anni di dura gavetta, il giornale non fu più sufficiente ad assorbire la
forza creatrice del suo temperamento e il flusso prolifico della sua immaginazione”
7
. Così decise di
lasciare Philipon per occuparsi, coraggiosamente, di ciò che realmente lo interessava, al di là della
politica e della cronaca sociale che, al contrario, riteneva essere “attività superficiali ed effimere
fortemente convinto che un artista che si debba dedicare alla propria arte debba quindi rinunciare ad
ogni tipo di impegno politico”
8
. Doré sapeva benissimo di voler diventare un buon aritsta ma
l'accademia delle arti di Parigi non lo attraeva particolarmente, come non lo attraevano Louis David
e tutti i suoi seguaci, così rigorosi nel loro freddo neoclassicismo e così patriotticamente dediti
all'impero di Napoleone. Nel 1894, un grave lutto colpì la famiglia; morì improvvisamente il padre
e tutti si riunirono, allora, presso il numero 73 di rue Saint Dominique.
Qui il giovane artista trascorse praticamente tutta la sua esistenza, in compagnia della madre e della
fedelissima serva Francoise.
Attorno al 1851 egli provò ad utilizzare i suoi risparmi per tentare la carriera di caricaturista e
litografo. Purtroppo però, i lavori risultarono al di sotto delle aspettative dell'artista che, nonostante
i grandi sforzi, non riuscì a trovare macchinari di stampa abbastanza precisi o soddisfacenti. E
neppure materiali della qualità adatta. Tanto che, lui stesso “ delusissimo dai risultati delle prime
opere, decise di apportate modifiche alla macchina xilografica per migliorarne il procedimento e la
linea”
9
. Seppur non avesse mai messo mano a macchinari simili!
Nel 1852 gli fu commissionato il suo primo incarico da illustratore da Paul Lacroix, il quale aveva
da subito compreso il grande talento del giovane. Doré cominciò quindi ad eseguire numerose
illustrazioni sotto la sua supervisione. Poco alla volta finì col mettere da parte una vera e propria
fortuna e con questa modificò finalmente le macchine litografiche apportandone numerose
migliorie. Questo gli permise, in breve tempo, di poter finalmente trovare la strada del successo e
della piena autonomia sulle proprie opere. Formò così una nuova squadra di incisori e litografi con i
6 Annie Renonciat, Le vie et l'oeuvre de Gustave Doré, Paris, ACR edition, 1983, p. 45
7 Annie Renonciat, 1983, p. 26
8 Samuel Clopp, Nadine Lehni, p. 26
9 Louis Dezé, Gustave Doré bibliographie et catalogue complet de l'ouvre, Paris, Edition Marcel Eheur, XVIII
6
quali riuscì a portare a risultati eccellenti le proprie opere illustrative aggiungendovi una buona dose
di sviluppo tecnologico. “ Questi personaggi, oltre ad essere grandissimi artigiani del mestiere,
divennero ben presto anche i suoi più grandi amici: Pisan, Sotain, Lavielle, Dumont, Pannemaker,
Rouget, Jahyer, Gauchart e tanti altri”
10
.
Doré intraprese, così, un'attività fortunatissima che ne fece uno degli illustratori più celebrati di
tutta europa. La guerra di Crimea del 1854 gli offrì l'occasione di illustrare la Storia Pittoresca,
drammatica e umanistica della S. Russia. Opera che lo rese ancor più celebre e conosciuto in tutto il
mondo.
L'artista incominciò, in questo modo, a definire meglio il suo stile. “ Meno adatto al disegno di
costume, alla satira, al genere ilare di Daumier si ritrovò a diventare un narratore spiccatamente
popolare, con uno stile buffonesco e visionario, con un certo dono d'umanista e di senso barocco e
delicato”
11
. Accanto a Victor Hugo, Doré fu, in Francia uno dei più grandi visionari del mondo
Romantico, a cui recò, per altro verso, un rapporto assai originale con l'anti-romanticismo del suo
humor e con l'immagine di una sorta di medioevo stravagante e buffonesco.
“Egli diede proprio vita, attraverso le sue opere, ad un universo fantastico in cui il tragico si associa
al grottesco”
12
.
Risale a quegli stessi anni il viaggio in Spagna assieme al collega Theophile Gautier, viaggio che lo
portò a disegnare sessantacinque vignette per il Viaggio nei Pirenei di H. Taine.
Il 1856 fu invece l'anno della pubblicazione delle sue illustrazioni per l'Ebreo Errante di Sue. Egli
si trovava, oramai, all'apice dell'ascesa; ogni anno si stampavano numerosissime opere da lui
illustrate e molte venivano tradotte in altre lingue e pubblicate per essere diffuse in tutto il resto
d'Europa.
La sua qualità lavorativa lo portò ad avere moltissima fortuna all'estero, infatti, a Londra fu
incaricato per lavorare alla nuova Bibbia illustrata inglese.
Da qui iniziò il vero e proprio vertice di illustrazioni a cui Doré collaborò assieme a tutti i suoi
numerosi ed efficentissimi assistenti; nel 1863, Doré illustrò l'edizione francese di Cervantes per il
Don Chisciotte e le sue illustrazioni del cavaliere e del suo scudiero Sancio Panza “divennero così
famose da influenzare i lettori successivi, gli artisti e i registi teatrali e cinematografici riguardo ai
look dei protagonisti”
13
.
Doré illustrò anche una edizione dalle grandi dimensioni Il Corvo di Edgar Allan Poe, uno sforzo
10 Gianni Rizzoni, 1975, p. 11
11 Dizionario enciclopedico italiano, vol.III, voce Gustave Doré, a cura di Giovanni Treccani, Roma, Istituto
Poligrafico di stato, 1970
12 AA.VV , Enciclopedia, voce Gustave Doré, Garzanti, Milano, 1970, p. 173
13 Miguel Cervantes, Il fantastico cavaliere Don Chisciotte della Mancha, Milano, Einaudi, 1998, p. 10
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