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INTRODUZIONE
Nel mondo contemporaneo, e in special modo nel mondo occidentale,
ogni uomo viene quotidianamente a contatto con la tecnologia:
ognuno di noi nel vivere la sua vita di tutti i giorni ha a che fare con
tutto un insieme di strumenti, macchine e apparecchi. L‟uomo ha
sempre cercato, in ogni epoca, di progettare degli ausili tecnici per
mezzo dei quali riuscire ad ottenere in modo più veloce e preciso i
suoi risultati e a svolgere il suo lavoro con minore fatica: la tecnologia
è stata una costante nella storia dell‟umanità. Va notato però come
l‟universo tecnico abbia assunto negli ultimi due secoli, e ancor più
dalla seconda metà del Ventesimo Secolo, una carattere globale e
totalizzante che prima non aveva: è all‟interno dell‟orizzonte
tecnologico che noi viviamo e svolgiamo la nostra esistenza.
L‟importanza recentemente assunta dalla tecnologia ha fatto sì
che questa fosse presa in grande considerazione anche all‟interno della
riflessione filosofica: sono infatti numerosi i filosofi contemporanei
che si sono cimentati nel tentativo di studiare e di comprendere questo
fenomeno, sia per quanto riguarda la cause che lo hanno prodotto, sia
per quanto riguarda le conseguenze che può determinare per l‟uomo e
per la sua esistenza. Tra i tanti nomi possiamo ricordare Arnold
Gehlen e il suo libro intitolato L’uomo nell’era della tecnica: solo con
la tecnica l‟uomo riesce ad uscire dal regno della necessità per
proiettarsi in quello della libertà, trovando così il proprio posto nel
mondo. Romano Guardini affronta la questione della tecnica nel
Diario e nel saggio La situazione dell’uomo, dove denuncia il fatto
che la tecnica sia l‟esito del processo nichilistico determinato dalla
volontà di potenza. Hannah Arendt parla della tecnica nel libro Vita
Activa, dove all‟agire poietico tipico della tecnica contrappone l‟agire
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politico. Il problema della tecnica è stato affrontato anche all‟interno
della Scuola di Francoforte: Herbert Marcuse ne parla ne L’uomo a
una dimensione, dove afferma il carattere ambiguo della civiltà
tecnologica, che da un lato è alienante e dall‟altro permette di liberare
l‟uomo dalla fatica. Horkeimer e Adorno, nel libro Dialettica
dell’Illuminismo, argomentano che le innovazioni tecniche sono la
tipica espressione della logica del dominio nei confronti della natura
che nasce dalla mentalità razionalista moderna e che ha trovato
nell‟Illuminismo la sua massima espressione: questo atteggiamento,
che nasce nel tentativo di liberare l‟uomo dalla sua sudditanza verso la
natura si capovolge poi in un dominio dell‟uomo sull‟uomo. Molto
attento al problema del rapporto tra l‟uomo e la tecnica è stato Martin
Heidegger, che affronta questo argomento in maniera specifica nel
saggio intitolato La questione della tecnica, ma anche in altri scritti:
per lui, infatti, questo tema ha assunto una rilevanza centrale,
soprattutto nella seconda fase del suo itinerario filosofico. Heidegger
ritiene che la tecnica nella sua essenza non sia qualcosa di tecnico,
quanto piuttosto un modo del disvelamento dell‟Essere: non si può
comprendere la tecnica se si considerano solamente le sue
manifestazioni esteriori, ma bisogna inserirla all‟interno di quel
processo di disvelamento che vede la verità come a-létheia, cioè come
non-nascondimento: si inserisce dunque all‟interno del processo di
manifestazione dell‟Essere, che ha l‟uomo come suo „pastore‟.
Nella mia tesi di laurea triennale ho affrontato la riflessione
sulla tecnica fatta da Heidegger e si può notare come lui inserisca
questo tema all‟interno delle categorie tipiche del suo pensiero:
l‟Essere, la verità, il nichilismo; considera infatti la tecnica moderna
come nichilismo compiuto, come la realizzazione della metafisica
intesa come oblio dell‟Essere.
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In questa tesi ho ritenuto opportuno di dover affrontare
nuovamente i problemi che sorgono con la tecnologia e come questi
vengono interpretati da un altro filosofo contemporaneo: Gunther
Anders. Le sue riflessioni hanno, per suo stesso intento
programmatico, un carattere meno „accademico‟ di quelle di
Heidegger o di altri autori: parte infatti dalle esperienze quotidiane e
personali, dalle occasioni concrete nelle quali lui stesso si è imbattuto
con le problematiche e le contraddizioni generate dalla tecnologia.
Possiamo dire che c‟è il lui la volontà di osservare più da vicino,
fenomenicamente, le manifestazioni concrete in cui si esplicita la
moderna mentalità tecnologica, soprattutto affrontando il rapporto
uomo-macchina, i mezzi di comunicazione, più in particolare la
televisione, e la bomba atomica.
Nel primo capitolo si affrontano le difficoltà incontrate
dall‟uomo „prometeico‟ nell‟era della tecnologia. Il primo paragrafo è
una introduzione alla biografia di Gunther Anders. Il secondo contiene
il riassunto di alcune tra le principali opere dell‟autore. Il terzo
affronta quella problematica che Anders definisce „dislivello
prometeico‟: cioè la mancata sincronizzazione dell‟uomo con il
mondo dei suoi prodotti; questo genera nell‟uomo una condizione di
vergogna di fronte ai suoi propri prodotti, da lui ritenuti superiori. Il
quarto paragrafo tratta la questione dell‟ingegneria genetica come
tentativo dell‟uomo di sfuggire alla sua condizione di inferiorità:
l‟uomo cerca di modificare se stesso per rendersi simile alle macchine,
ma questo che apparentemente è un atto di umiliazione nasconde in
realtà un atteggiamento arrogante, è una „umiltà fatta di hybris‟. Il
quinto paragrafo tratta quella che Anders definisce „reincarnazione
industriale‟: i prodotti dell‟industria hanno la possibilità di essere
duplicati infinitamente, perciò possono considerarsi immortali;
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l‟uomo, al contrario, sapendo di essere mortale, tenta di sfuggire a
questa sua condizione attraverso l‟iconomania, cioè la produzione
indefinita di sue fotografie, ma è chiaro come questa soluzione sia
fallimentare. Nell‟ultimo paragrafo del primo capitolo si affronta la
„vergogna prometeica‟ come turbamento dell‟identità: l‟uomo, che
dopo molti sforzi era riuscito a concepire se stesso come una parte
della macchina, in seguito ad un errore si ritrova improvvisamente
separato da questa, ma adesso non sa più chi è, non sa se è un „io‟ o
una parte della macchina.
Il secondo capitolo tratta della televisione e delle conseguenze
che questa ha nell‟uomo e nel suo modo di concepire il mondo. Il
primo paragrafo cerca di descrivere come, tramite la radio e la
televisione, il mondo venga fornito a domicilio, rendendo ogni
spettatore un „eremita di massa‟; gli avvenimenti non vengono più
esperiti fuori casa, ma tra le mura domestiche: l‟uomo in questo modo
è privato della sua esperienza del mondo. Conseguentemente a questo
problema, nel secondo paragrafo si descrive il modo in cui gli
avvenimenti ci vengono incontro: la trasmissione crea una „ambiguità
ontologica‟, i fatti ci sono e al tempo stesso non ci sono: questo porta
l‟autore a classificarli come „fantasmi‟. Questo modifica anche il
rapporto dell‟uomo col mondo, che non è più paritario dal momento
che adesso l‟uomo è solo uno spettatore passivo di ciò che gli viene
recapitato a casa come mondo. Nel terzo paragrafo si descrive infatti
come la notizia che viene trasmessa sia già un giudizio: è già disposta
e preparata per lui da qualcuno che ha visto il mondo al posto dello
spettatore e lo ha interpretato secondo le sue categorie; la notizia
infatti trasporta solo una parte dell‟oggetto, quella parte che si chiama
predicato. Nel quarto paragrafo si cerca di dimostrare che la totalità
delle trasmissioni che ci vengono fornite cerca di costituire un mondo
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e questo mondo costruito, definito dall‟autore „modello induttore‟,
vuole modificare il nostro modo di agire e di pensare: guardando il
modello lo spettatore crede di vedere la realtà stessa.
Nel terzo capitolo si affronta la grande questione derivante dalla
progettazione della bomba atomica. Il primo paragrafo descrive
l‟itinerario delle tre rivoluzioni industriali, classificate da Anders
secondo un criterio analitico piuttosto che storiografico. Nel secondo
paragrafo viene introdotta la questione della bomba atomica: questa ha
modificato in profondità la nostra esistenza rendendola sottoposta alla
minaccia del Nulla: l‟umanità però non riesce a vedere questa
situazione e ad apporre una seria resistenza. Nel terzo e ultimo
paragrafo si descrive come l‟annichilazione che minaccia l‟umanità
sia strettamente collegata con il nichilismo moderno: entrambi questi
atteggiamenti derivano dalla condizione dell‟uomo di oggi che, non
essendo più abituato a considerare il futuro, non riesce più a prendere
seriamente in considerazione le minacce che si prospettano in
avvenire.
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Capitolo I
L‟UOMO PROMETEICO NELL‟ERA DELLA
CIVILTA‟ TECNOLOGICA
1) Cenni biografici
1
Gunther Stern nasce a Breslavia il 12 Luglio 1902 da una famiglia
della borghesia intellettuale ebraica – il padre William Stern, a lungo
docente universitario ad Amburgo, è considerato uno dei pionieri della
psicologia sperimentale dell‟età evolutiva – e viene educato in un
ambiente in cui si fondono personalismo filosofico e concezione
positivista della scienza, entro un‟atmosfera di illuminata tolleranza e
di sicura agiatezza che gli consente di sviluppare il suo talento
musicale e letterario e una grande sensibilità nel campo delle arti
figurative. La Guerra Mondiale tramuta rapidamente questo scenario:
nel 1917 il quindicenne Gunther Stern viene spedito insieme ai suoi
coetanei nelle retrovie del fronte franco-tedesco con il compito di
danneggiare le colture frutticole francesi e qui fa contemporaneamente
esperienza dell‟orrore della guerra e dell‟antisemitismo: sorpreso
infatti a solidarizzare con un nemico diventa oggetto di persecuzioni e
soprusi da parte dei commilitoni.
Gli anni di Weimar portano con sé la presa di coscienza della
minaccia antisemitica e l‟esperienza frustrante della discriminazione.
Dopo essersi addottorato in filosofia con Husserl vede fallire i suoi
1
Le informazioni relative alla biografia di Gunther Anders sono tratte in gran
parte dal libro Il Principio disperazione di Pier Paolo Portinaro. Bollati
Boringhieri, Torino, 2003. Ulteriori notizie sulla vita di Anders possono essere
tratte da Una fine annunciata. Note sulla biografia e sull’opera di Gunther
Anders, di Konrad Paul Liessmann, in G. Anders, Patologia della libertà,
Palomar, Bari, 1992.
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tentativi di aprirsi una strada all‟esercizio della professione
intellettuale e conosce, a Berlino, il destino di disoccupato.
Per interessamento di Bertolt Brecht diviene collaboratore del
“Borsen-Courier”, ma è costretto ad abbandonare il cognome ebreo di
Stern per lo pseudonimo di Anders, impostogli dal direttore del
giornale. Comunque questa collaborazione giornalistica non è
destinata a durare a lungo infatti la sua frequentazione dei circoli
intellettuali comunisti vicini a Brecht lo costringe, all‟indomani
dell‟incendio del Reichstag, a lasciare Berlino; prima tappa dell‟esilio
sarà Parigi. Qui dovrà affrontare anni difficili in un clima ostile e
troverà nella letteratura il suo sollievo: durante questo soggiorno
forzato lavora instancabilmente ai suoi primi racconti, Learsi e Der
Hungermarsch, e alla seconda stesura del romanzo Die Molussiche
Katakombe che, già pronto per le stampe nel 1933, aveva dovuto
lasciare a Berlino e con il quale lo avrebbe raggiunto a Parigi Hannah
Arendt, sua moglie.
Questo romanzo è una sorta di utopia negativa, costruita sulla
base di storie raccontate dai prigionieri, che la polizia segreta di uno
stato chiamato Molussia ha sepolto vivi nei sotterranei della città. Con
questo romanzo egli tenta di spiegarsi le ragioni che portano alla
costituzione di un regime totalitario e dei meccanismi sociali e
psicologici che ne permettono il funzionamento.
Separatosi dalla moglie Hannah Arendt, preso congedo dal
cugino Walter Benjamin che dalla prigione dell‟esilio non sarebbe più
evaso, nel 1936 Anders lascia Parigi per l‟America. Raggiunge prima i
genitori nel North Carolina, dove nel frattempo il padre ha ottenuto un
insegnamento alla Duke University. Gunther fa il precettore in casa di
Irving Berlin e poi per altri dodici anni vive tra New York e Los
Angeles sostenendosi con i lavori più occasionali. Fa così esperienza
11
del taylorismo industriale e della produzione per il consumo di massa
nelle fabbriche di Los Angeles, lavora per l‟industria culturale di
Hollywood, fa il traduttore per l‟Office for War Information e solo nel
1948 verrà incaricato come lecturer di tenere lezioni di estetica e di
antropologia filosofica presso la New School for social Research.
Questi anni trascorsi in California, dove abita nella casa di
Marcuse, sono quelli a cui bisogna fare riferimento per comprendere
l‟ispirazione di fondo della filosofia elaborata da Anders nella sua
opera maggiore Die Antiquiertheit des Menschen, visto che sono
quelli più densi di frequentazioni intellettuali: infatti nei dintorni di
Hollywood era raccolta l‟ „altra Germania‟, qui vivevano, oltre a
Marcuse anche Brecht, Thomas Mann, Horkheimer, Dolbin e
Schonberg. In questi cenacoli filosofici temi di discussione e di
confronto erano il fascismo, la crisi del capitalismo, il socialismo e la
colonizzazione della cultura ad opera della società di massa. Molti di
questi operano anche come fornitori per Hollywood e lo stesso Anders
propone senza successo un copione tratto dalla novella Learsi per un
film alla Chaplin: tutti sviluppano da qui una coscienza critica o un
atteggiamento di netto rifiuto per le nuove forme di comunicazione di
massa, ma dovrà passare del tempo prima che queste suggestioni si
traducano in un progetto filosofico unitario. In questa fase Anders si
considera sempre come un letterato che peraltro non gode di molta
reputazione presso la cerchia che frequenta, visto che allora aveva
pubblicato solo una monografia filosofica tratta dalla sua
dissertazione.
Dal 1945 fino al 1955 è stato sposato con la scrittrice Elisabeth
Freundlich e rientra con lei in Europa nel 1950 stabilendosi a Vienna
dove vivrà fino alla sua morte. Strenuamente impegnato contro la
violenza del potere e contro il riarmo atomico è conosciuto come
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saggista del movimento antinucleare ed è stato uno dei pensatori che
con più tenacia ha riflettuto sulla condizione dell‟umanità nell‟epoca
degli armamenti di distruzione di massa. Difatti con Robert Jungk,
Anders è stato il co-fondatore del movimento antinucleare nel 1954.
Nel 1957 si è sposato con la pianista ebreo-americana Ciarlotte Lois
Zelka (morta nel 2001). Nel 1967 presta servizio come giurato al
tribunale Russell per rendere pubbliche le atrocità del Vietnam. Dal
momento del suo rientro in Europa nel 1950, Anders ha iniziato a
lavorare a L’uomo è antiquato, pubblicato nel 1956 dove analizza
l‟inadeguatezza dei sentimenti umani in comparazione con le
macchine; ha caratterizzato le sue idee coniando il termine “filosofia
della discrepanza” per descrivere la sua attenzione sulla crescente
divergenza tra ciò che diventato tecnicamente possibile (ad esempio
l‟olocausto nucleare di tutto il globo) e ciò che la mente umana è in
grado di immaginare. Morirà a Vienna nel 1992.
2) Cenni bibliografici
2
Gunther Stern, cambierà infatti il suo cognome alcuni anni più tardi, si
laurea con Husserl nel 1924 con una tesi intitolata Il ruolo della
categoria di situazione nelle proposizioni logiche che costituisce il
suo primo scritto di rilevanza filosofica; qui l‟autore tenta di chiarire
se e come il metodo fenomenologico venga utilizzato nelle
proposizioni e nei giudizi della vita quotidiana e come tale dipendenza
dalla situazione contingente giochi un ruolo nella costruzione logica.
Nel 1928 scrive il suo primo libro dal titolo Uber das Haben. Sieben
Kapitel zur Ontologie der Erkenntnis; questo libro tratta il tema
2
Le informazioni bibliografiche su Gunther Anders sono tratte da P. P. Portinaro,
Il Principio disperazione, cit. e dai saggi Una fine annunciata di K. P. Liessmann
e Gunther Anders 1925-1945: Dalla antropologia filosofica alla critica della
tecnica di R. Russo, entrambi raccolti in G. Anders, Patologia della libertà, cit.
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dell‟ontologia della conoscenza, rifacendosi alla terminologia di
Nicolai Hartmann e di Martin Heidegger. Una parte del libro è rivolta
contro il concetto heideggeriano di ambiente: l‟obiezione di Anders si
rivolge contro la teoria di un mondo pienamente antropocentrico: non
si può sottrarre alla natura la sua posizione autonoma e ricondurla ad
un rango di valore inferiore come semplice materiale d‟uso dei
rapporti umani. Nelle Philosophischen Untersuchungen uber
musikalische Situationen tenta di delineare una filosofia della musica
che vuole accostarsi fenomenologicamente alla „situazione‟ musicale,
che non parte quindi dal linguaggio delle forme musicali oggettive né
dalla loro emozionalità soggettiva. Nel 1930 scrive Uber die Sog, che
è una critica al testo di Mannheim Ideologie und Utopie: oltre a
riflettere sul ruolo dell‟ideologia in un contesto storico come quello
contemporaneo, in cui non è possibile un ricorso ad un oggi ma solo a
molteplici situazioni peculiari dell‟oggi, Anders ripropone la tesi che
aveva presentato nella sua conferenza alla Kantgesellschaft:
l‟incongruenza tra il mondo incontrato e mondo „spettante‟, il non
sentirsi a casa né là né qua, stabilisce la posizione utopica dell‟uomo
nel mondo: l‟uomo sovraedifica il suo mondo e trascende il mondo.
Oltre a Die Molussische Katakombe di cui si è parlato
precedentemente, Anders ha composto altri due romanzi: il primo è
Der Hungermarsch, pubblicato nei primi anni ‟30 e a cui nel 1936 è
stato conferito il premio „narrativa dell‟emigrazione‟ di Amsterdam.
Questo racconto affronta il tema del fallimento degli intellettuali nella
guida della rivoluzione: si racconta infatti della rivolta capeggiata dal
messicano Om, definito „sacerdote della rivoluzione‟ o „ciarlatano
della verità‟ che pone la realtà al servizio delle sue dottrine nelle quali
resta poi impigliato. Non può diventare un vero capo per i lavoratori
nelle piantagioni di tabacco e nemmeno un nemico credibile per i
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latifondisti della città di Barano: in definitiva è respinto da tutti. Il
secondo romanzo è Learsi, qui si tratta dell‟esperienza
dell‟emigrazione e della condizione di estraniazione dal mondo
dell‟ebreo frustrato nei suoi tentativi di assimilazione. Learsi, giunto
sotto la pioggia nell‟ albergo della città di Topilien, apprende che tutte
le camere sono già occupate, ma lui attratto dalle prospettive di libertà
della città decide di restare pur senza avere una sua stanza: vaga di
notte per le scale e i corridoi diventando poco a poco il „custode‟
dell‟albergo; abita nell‟interno dell‟albergo pur senza appartenere a
nessuna parte di esso ostinandosi di annullare la sua diversità
acquistandosi la fiducia di tutti gli abitatori dell‟albergo. Poi un giorno
un incidente lo espone alla diffidenza e all‟accusa di aver derubato
l‟insegna della libertà. Cacciato dall‟albergo ricomincia altrove il suo
tentativo verso l‟assimilazione, finché, accusato di un delitto compiuto
da altri, lascia il paese e svanisce nel nulla.
Anders dedica anche un saggio a Kafka intitolato Kafka. Pro e
contro. Gli eroi negativi di Kafka sono degli asceti che interiorizzano
la sconfitta e la trasformano in apologia della rinuncia al mondo: il
problema dell‟estraniazione è irrigidito in un divieto metafisico, la
condizione umana è quella del non essere ammesso: il mondo è una
prigione negativa e l‟uomo non si sente chiuso dentro ma chiuso fuori.
L‟al di là è ormai per lui questo mondo, perché l‟al di qua è diventato
la realtà trascendente. Altri testi importanti pubblicati dagli anni ‟60 in
poi sono Essere o non essere e La coscienza al bando dove emergono
le sue prese di posizione sulla bomba atomica, sulla guerra del
Vietnam e su Cernobyl.
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3) La vergogna prometeica
L‟opera principale di Gunther Anders è considerata L’uomo è
antiquato uscita in due volumi, il primo pubblicato nel 1956 e
sottotitolato Considerazioni sull’anima nell’epoca della seconda
rivoluzione industriale e il secondo, pubblicato nel 1980, ha come
sottotitolo Sulla distruzione della vita nell’epoca della terza
rivoluzione industriale. Nel seguente lavoro ci si soffermerà
soprattutto sulle tesi esposte nel primo volume de L’uomo è antiquato,
e su alcuni saggi risalenti agli anni ‟30, le più rilevanti dal punto di
vista filosofico. Inoltre verrà seguito l‟ordine espositivo del primo
volume, in cui emerge con maggiore chiarezza il pensiero dell‟autore,
cercando tuttavia di integrarlo di volta in volta con spunti e citazioni
ricavati dal secondo volume che presenta invece un carattere più
frammentario.
Nel primo capitolo del presente lavoro verrà esposta la
posizione dell‟autore in merito al rapporto dell‟uomo con i suoi
prodotti, in particolare con il mondo della tecnologia e delle macchine.
Si cercherà inoltre di mettere in evidenza come si sia modificata la sua
opinione nel corso degli anni, mettendo in relazione le tesi esposte nel
primo volume de L’uomo è antiquato con quelle presenti in un lavoro
del 1930 intitolato La natura dell’esistenza. Un’interpretazione dell’a
posteriori.
Il secondo capitolo affronta la tematica della televisione e dei
media. Si cercherà di riferire il pensiero di Gunther Anders sul modo
in cui questi hanno modificato la percezione che l‟uomo può avere del
mondo e sugli effetti negativi conseguenti: avere a che fare con
un‟immagine che pur rappresentando una parte di mondo pretende di
presentarsi come „la realtà‟, provoca un mutato atteggiamento
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dell‟uomo verso il mondo sia sul piano pratico che su quello più
propriamente conoscitivo.
Il terzo capitolo infine tratta della bomba atomica quale
orizzonte intrascendibile della modernità: ogni azione umana va
inscritta nel contesto atomico. Qui raggiunge la sua massima
espressione il „dislivello prometeico‟ come differenza tra il sapere che
l‟uomo ha raggiunto e la sua capacità di capire o di immaginare le
conseguenze di ciò che può produrre.
Pur nella diversità dei temi trattati risulta evidente come la
preoccupazione centrale di Anders sia quella di affrontare le sfide
prospettate all‟uomo dalla tecnologia, cioè da ciò che lui stesso ha
prodotto ma i cui effetti non ha saputo prevedere in anticipo. Nei
diversi settori della tecnologia emerge allora un dislivello tra le
capacità conoscitive dell‟uomo e le sue incapacità di prevedere e di
immaginare le conseguenze delle scoperte effettuate. Quella che ne
risulta è una situazione contraddittoria in cui più la tecnologia e la
scienza progrediscono, manifestando quindi la capacità dell‟uomo di
usufruire del mondo, più l‟uomo si trova imprigionato e minacciato da
ciò che lui stesso ha prodotto, ma che non è stato poi capace di
controllare: esempio emblematico di questa condizione è la bomba
atomica che ha modificato in profondità l‟intera concezione del
mondo dal dopoguerra in poi.
Nell‟Introduzione al primo volume l‟autore presenta la sua
attività come “filosofia d‟occasione… un filosofeggiare che ha per
oggetto la situazione odierna, squarci caratteristici del nostro mondo
d‟oggi: ma non solo per oggetto, poiché è proprio il carattere opaco e
inquietante di questi squarci che dà l‟avvio al nostro filosofeggiare”
3
,
3
G. Anders, L’uomo è antiquato. Considerazioni sull’anima nell’epoca della
seconda rivoluzione industriale, vol. 1, Bollati Boringhieri, Torino, 2006, p. 17.