6
INTRODUZIONE
«Più avanti vado nel tempo e più mi si accorcia la strada futura, più sono portato a riconoscere
il segno della giusta via in un mondo di chiesa e di fede. Ricordo le mie messe di mezzanotte
in una chiesa di campagna intitolata a San Donnino. I canti, gli incensi, i volti assorti in
preghiera. Sulla facciata della chiesa si erge Donnino a cavallo. È rassicurante»
1
.
Così scrive il socialista
2
Guido Gerosa nel 1998 dalle colonne di un neonato quotidiano locale,
quasi presagendo la morte che lo avrebbe colto di lì a qualche mese.
È singolare notare come in questo articolo di commiato il giornalista che aveva lavorato per le
maggiori testate giornalistiche italiane e visitato i luoghi più sperduti del pianeta; lo stesso uomo
che per anni aveva intessuto rapporti e amicizie con alcuni Grandi della Terra, dai Presidenti
americani Johnson e Carter a Bob Kennedy, dai papi Giovanni XXIII e Paolo VI al Generale
Charles De Gaulle e al cancelliere Willy Brandt; lo stesso cronista che aveva ritratto i personaggi
più noti del secolo scorso, dal Maresciallo Tito a Indira Gandhi, da Picasso a Mohamed Alì, da
Sartre a Marcuse, da Charlie Chaplin a Walt Disney, da Pelè a Marylin Monroe, - senza dimenticare
personalità come Jacqueline Kennedy, Marc Chagall, Gianni Agnelli, Federico Fellini, Georges
Simenon, Pier Paolo Pasolini e Christiaan Barnard - torni a spostare la propria attenzione verso una
dimensione privata, a tratti intimistica, con evidenti riferimenti agli anni dell’infanzia trascorsi a
Proserpio, un paese di novecento anime abbarbicato sui colli della Valassina, in provincia di Como.
Il presente lavoro, che non costituisce una monografia sull’opera di Guido Gerosa e nemmeno una
biografia romanzata del giornalista lombardo, si propone di indagare quel periodo che, come ebbe
1
G. GEROSA, C’era una volta il Natale, in “Corriere di Como”, 27 dicembre 1998, p. 3.
2
Gerosa ricoprì l’incarico di Senatore della Repubblica tra le fila del PSI nella X Legislatura (dal 2 luglio 1987 al 22
aprile 1992). Eletto il 14 giugno 1987, fece parte della Terza Commissione permanente Affari Esteri e Emigrazione (dal
1 agosto 1987), fu membro e vicepresidente della Commissione speciale - poi Commissione Parlamentare d’inchiesta -
sul caso della filiale di Atlanta della Banca Nazionale del Lavoro, (dal 3 aprile 1990), membro della Giunta per gli
Affari delle Comunità Europee (dal 1 agosto 1987), membro della Commissione consultiva regolamenti CEE (dal 23
ottobre 1987), membro della Delegazione parlamentare italiana all’Assemblea dell’Atlantico del Nord (dal 22 ottobre
1987) e membro della Delegazione italiana all’Assemblea parlamentare della Conferenza sulla sicurezza e la
cooperazione in Europa (CSCE, dal 10 dicembre 1991).
Per i dettagli Cfr. http://www.senato.it/leg/10/BGT/Schede/Attsen/00001118.htm, consultato il 10 gennaio 2019.
7
modo di ribadire egli stesso alla fine degli anni ’90, rappresentò «un’esperienza straordinaria, il
meglio della professione
3
» ed in particolare gli anni di Guido Gerosa ad “Epoca” (dal 1961 al
1967
4
), con particolare riferimento al biennio 1964-65, nel corso dei quali Gerosa fu corrispondente
da New York per la prestigiosa rivista diretta da Nando Sampietro.
La tesi di fondo di questo lavoro è che Guido Gerosa rappresentò, nel particolare periodo preso in
esame, una figura insolita per il panorama giornalistico italiano: un inviato ed un corrispondente
con un gusto particolare ed una predisposizione naturale nei confronti del giornalismo di inchiesta.
Non solo: la convinzione di chi scrive, maturata nel lungo lavoro di ricostruzione della vicenda
umana e professionale di Gerosa, è che il giornalista milanese sia stato, per certi versi, un
precursore delle tendenze che il giornalismo (italiano e non solo) avrebbe assunto nei decenni
successivi.
L’esperienza ad “Epoca” rappresenta, secondo lo studio proposto, il vertice dell’attività
giornalistica di Gerosa. Gli incarichi precedenti e le successive collaborazioni, a cominciare da
quella con “L’Europeo” (dal 1968 al 1977
5
), non raggiunsero mai i risultati di prima grandezza
raggiunti a metà degli anni Sessanta.
Un semplice elenco degli incarichi professionali ricoperti negli anni successivi e alcune cadute di
tono presenti nel lavoro extra-giornalistico
6
, in altre parole, non restituirebbero appieno la vera
3
G. GEROSA, Tutti gli uomini di Epoca nei favolosi anni Sessanta, in “Tabloid”, gennaio 1998.
4
Dal 17/12/1961 al 1/10/1967. Per i dettagli Cfr. la nota 24 dell’Introduzione.
5
Dal 2/11/1967 al 28/01/1977. Per i dettagli Cfr. la nota 24 dell’Introduzione.
6
Nella carriera extra-giornalistica di Gerosa, in verità, non mancano cadute di stile anche clamorose. Si veda, ad
esempio, la puntuta scheda di lettura redatta da Fruttero e Lucentini il 10/12/1966 (inviata al “dottor Sereni (Vittorio,
nda) e p.c. al dottor Franchi» relativa al manoscritto de “L’Arno non gonfia d’acqua chiara”, poi uscito a firma di Guido
Gerosa nella Varia di Mondadori nel 1967. Il commento di F&L, in alcuni brani, è davvero impietoso: «trabocca
letteralmente della più melensa retorica, a tutto svantaggio - come sempre in questi casi - della fattualità, dell’esattezza,
nonché della lingua italiana» (in FRUTTERO & LUCENTINI, I ferri del mestiere - manuale involontario di scrittura
con esercizi svolti, Einaudi, Torino, 2003, pp. 231-233); una certa vanità personale, inoltre, lo vede misurarsi in
improbabili prove da narratore, di cui si è quasi persa traccia e di cui è testimonianza, tra gli altri, il non memorabile
Scheda Bianca, pubblicato dall’editore CUMI nel 1977. A Gerosa viene talvolta attribuito anche il romanzo Ferragosto
colpo di stato, pubblicato anonimo da Edizioni Elle nel 1977 (si veda la Bibliografia) nonchè la sceneggiatura del
documentario di Sergio Martino “America così nuda, così violenta”, del 1970 (Cfr. G. GEROSA, I cannoni del Sinai,
SEI, Torino 1975, aletta della sovraccoperta. Secondo altre fonti la sceneggiatura sarebbe da attribuire a Luciano
Martino, mentre quella di Gerosa risulterebbe solo una delle tre voci narranti del lungometraggio. Cfr.
https://www.imdb.com/title/tt0202788/, consultato il 10 febbraio 2019).
8
natura del Gerosa inviato, il cui lavoro sconta ancora oggi un forte pregiudizio derivante
dall’immagine che lo stesso giornalista era andato costruendosi negli anni Ottanta
7
.
È pertanto necessario provare a sospendere temporaneamente il giudizio e provare a mettere da
parte, ai fini della comprensione di questo studio, l’immagine di quel Guido Gerosa che fu, nelle
vite successive, anche un ottimo giornalista di costume, un divulgatore storico puntuale
8
, un
direttore attento e curioso. Il Gerosa degli anni Ottanta, in altre parole, quello che non si fece
mancare nulla dal punto di vista professionale, l’uomo dall’«aria pacifica e apparentemente
indolente, con il suo pacioso aspetto da tardigrado
9
» è solo un lontano parente del cronista puntuale
e implacabile degli anni Sessanta.
La singolare parabola professionale, che lo vedrà ricoprire nell’arco di una carriera quarantennale
anche ruoli di grandissima responsabilità
10
, è fonte inesauribile di sorprese soprattutto nel periodo
legato agli articoli scritti a metà degli anni Sessanta, nei quali Gerosa dimostrerà un “fiuto”
straordinario nello scoprire e dare voce a storie originali, fuori dagli schemi; tutte legate, in qualche
misura, a quella capacità di anticipare i tempi che, come vedremo, sarà il vero marchio di fabbrica
del suo lavoro da inviato
11
.
7
Quanto alla damnatio memoriae che investì Gerosa come la stragrande maggioranza della classe dirigente del PSI in
seguito alle note vicende dei primi anni Novanta (in cui spicca lo scandalo della cosiddetta “Tangentopoli”), si rimanda
alle Conclusioni finali. Qui basti ricordare le “frequentazioni” politiche di cui è pervasa la bibliografia del giornalista
(Cfr. G. GEROSA, Il Generale, Vita di Giuseppe Garibaldi, Preazione di Bettino Craxi, ERI Ediz. RAI, Torino 1986,
pp. IX-XVIII; oppure G. GEROSA, Le Cinque Giornate di Milano, Prefazione di Paolo Pillitteri, Nuova ERI, Torino
1988; senza dimenticare la biografia del leader socialista, G. GEROSA, Craxi, Il potere e la stampa, Sperling &
Kupfer, Milano 1984 o il volume G. GEROSA, Roberto Formigoni, Il movimento popolare e il suo leader, Musumeci
Edizioni, Quarto 1985).
8
Si veda, al riguardo, la collaborazione con il mensile mondadoriano “Storia Illustrata” inaugurata negli anni Settanta
(Cfr., ad esempio, il pezzo sul Marocco contenuto in “Storia illustrata” (N° 175), giugno 1972, o quello
sull’indipendenza indiana che appare in “Storia illustrata” (N° 178), settembre 1972). Quanto alle pubblicazioni vere e
proprie si veda la Bibliografia).
9
L. PELLIZZARI, Il giovane Gerosa, in “L’altra faccia delle lune” del 22/06/2015:
(http://www.cineforum.it/rubrica/L_altra_faccia_delle_lune/Il_giovane_Gerosa, consultato il 21/07/2017)
10
Come la poltrona di direttore di “Epoca” nel periodo 1979-1980 o quella di vicedirettore de “Il Giorno” degli anni
Ottanta.
11
Nella nota biografica contenuta in “Craxi, il potere e la stampa”, si legge: «un’intensa carriera di inviato e di
corrispondente che […] lo porta in tutto il mondo: rivolte in Africa, l’età di Kennedy negli Stati Uniti, le guerre nel
Vietnam e nel Medio Oriente, la swinging London delle indossatrici, dei capelloni e dei Beatles […] un’avventura
mondiale al servizio della macchina per scrivere» (Cfr. G. GEROSA, Craxi, Il potere e la stampa, Sperling & Kupfer,
Milano 1984, aletta della sovraccoperta).
9
A metà dei Sixties, mentre la diffusione dei rotocalchi è ormai giunta al suo culmine
12
, Gerosa dagli
Stati Uniti prima e dal resto del mondo poi, focalizza la propria attenzione su poche, decisive
questioni di straordinaria rilevanza sociale, storica, culturale e antropologica che, di lì a breve,
esploderanno in tutta la loro complessità, dando il proprio personale contributo a quel nuovo modo
di fare giornalismo che passerà alla storia con la definizione di new journalism.
È il caso, solo per citare degli esempi legati agli U.S.A., delle tensioni razziali negli Stati del Sud,
mirabilmente raccontate da Gerosa nel corso di una lunga e approfondita inchiesta apparsa su
“Epoca” nell’aprile del 1965
13
.
O dell’attenzione manifestata nei confronti degli esperimenti spaziali legati alla N.A.S.A., che
condurranno il giornalista a mettere a segno alcuni importanti servizi sulle attività aerospaziali di
Houston
14
. Senza dimenticare la guerra del Vietnam, questione politica cruciale per tutti i Presidenti
americani succedutisi dopo la morte di John Kennedy
15
.
Tra i reportage di spicco non possiamo non menzionare l’insolita maratona che lo vedrà
protagonista nell’autunno del 1965, insieme a Nella Quattrini e Mario De Biasi, dell’incredibile
Giro d’Europa in 24 ore
16
, o l’intervista a Jacqueline Kennedy all’indomani della morte del
marito
17
, per non parlare della scottante inchiesta riguardante i misteri di Dallas
18
.
12
Cfr. N. AJELLO, Il settimanale di attualità, in V. CASTRONOVO, N. TRANFAGLIA (a cura di), La stampa
italiana del neocapitalismo, Laterza, Bari 1976, p. 208n e E. PACCAGNINI, Il giornalismo dal 1860 al 1960, in
AA.VV., Storia del giornalismo italiano. Dalle origini ai giorni nostri, Utet, Torino 1997, p. 424. I dati forniti dai due
autori sono i medesimi e cioè: «Nel 1950 insieme (cioè la somma dei periodici italiani, nda) totalizzavano una tiratura
di 1.665.000 copie. […] Dopo appena cinque anni la tiratura complessiva raggiunge 2.740.000 copie. […] Se a questi
“gioielli” (cioè “La Domenica del Corriere”, “Oggi”, “Epoca”, “Tempo”, “L’Europeo” e “Il Mondo”) si aggiunge la
miriade degli altri rotocalchi si arriva nel 1952 a una vendita di 12.600.000 copie, nel 1962 di 15.750.000 e nel 1972 di
21 milioni»
13
G. GEROSA, Qui Alabama, in “Epoca” (N° 758), 4 aprile 1965, pp. 34-39.
14
G. GEROSA, A terra 18 mila uomini lavoravano per loro, in “Epoca” (N° 768), 13 giugno 1965, pp. 32-33 e G.
GEROSA, Cosa accadrà un giorno del 1969, in “Epoca” (N° 769), 20 giugno 1965, pp. 26-29.
15
G. GEROSA, Al pentagono bevevano quarantamila caffè al giorno, in “Epoca” (N° 753), 28 febbraio 1965, pp. 26-
32.
16
G. GEROSA, Il giro d’Europa in 24 ore, in “Epoca” (N° 788), 31 ottobre 1965, pp. 32-41.
17
G. GEROSA, Mi sento una ferita vivente, in “Epoca” (N° 739), 22 novembre 1964, pp. 36-42.
18
G. GEROSA, I verbali di Dallas sono spariti, in “Epoca” (N° 794), 12 dicembre 1965, pp. 36-47 e G. GEROSA,
Perché hanno bruciato i documenti dell’autopsia, in “Epoca” (N° 795), 19 dicembre 1965, pp. 42-50.
10
Fiore all’occhiello di questo periodo d’oro della sua produzione è senza dubbio la pubblicazione dei
due pezzi intitolati Questo è Lyndon
19
e Questo è Barry
20
, nei quali Gerosa si occupò delle Elezioni
Presidenziali americane del 1964, concentrando la propria attenzione sul futuro Presidente degli
Stati Uniti, il democratico Lyndon Johnson e sullo sfidante sconfitto, il candidato repubblicano
Barry Goldwater.
Articolo, quello appena citato su Johnson, capace non solo di suscitare il plauso dell’opinione
pubblica italiana, ma anche di attirare l’attenzione dei colleghi di “Time” e “Newsweek” i quali, nel
maggio del 1965, conferiranno a Gerosa, attraverso l’UCLA di Los Angeles (l’Università della
California), il prestigioso Foreign Journalism Award
21
, il maggior riconoscimento destinato ai
giornalisti stranieri; un traguardo mai raggiunto prima da altre firme del giornalismo del Belpaese.
Nel presentare questo lavoro di ricerca, pensato come un’indagine sull’esperienza professionale di
Guido Gerosa come inviato, sarà però necessario fornire una serie di precisazioni metodologiche, a
cominciare da un doveroso inquadramento cronologico.
Pur avendo lavorato ad “Epoca” dal 1961 al 1967, il presente studio si concentra soprattutto sul
biennio 1964-1965, quello in cui Gerosa ricoprì il ruolo di corrispondente dagli USA.
Le ragioni di una scelta così selettiva (e radicale) sono chiarite in premessa: quello preso in esame è
il momento della carriera in cui Gerosa mette a segno i pezzi più significativi e le inchieste più
celebri. Tutto il lavoro svolto in precedenza e molta parte di quello successivo non possono
prescindere da questo “periodo d’oro” all’interno della sua produzione. Meglio ancora: ad un
riesame del corpus di articoli siglati in più di quarant’anni di carriera, il periodo immediatamente
precedente a quello qui analizzato, sembra essere un momento preparatorio; quello in cui il giovane
inviato pone le basi per gli articoli che verranno.
19
G. GEROSA, Questo è Lyndon, in “Epoca” (N° 737), 8 novembre 1964, pp. 30-34.
20
G. GEROSA, Questo è Barry, in “Epoca” (N° 737), 8 novembre 1964, pp. 36-46.
21
s.n., Death Fails to Halth Foreign Press Fete, in “Santa Ana Register”, 19 aprile 1965, p. 16.
11
Quanto alle fonti e ai materiali utilizzati, non essendo presente in letteratura quasi nessun accenno,
neppure sommario, al lavoro di Gerosa (lacuna di cui daremo conto nelle Conclusioni finali), si è
scelto di operare quasi esclusivamente sui testi dell’epoca e su testimonianze di prima mano, quelle
gentilmente rilasciate dalla famiglia Gerosa.
Per il periodo della formazione giornalistica di Guido Gerosa (quello a “La Provincia”, storico
quotidiano comasco, nda), inoltre, ci siamo attenuti ad un ulteriore criterio: sono stati presi in esame
solo gli articoli firmati in maniera integrale, non essendo stato possibile esperire con evidenza
assoluta tutti gli articoli messi a segno dal giovane cronista
22
(che nel periodo compreso tra il 1951
e il 1955 era solo un semplice collaboratore occasionale del quotidiano, quello che oggi verrebbe
definito “free-lance”).
Per quello che concerne il primo vero incarico “ufficiale” di Gerosa
23
, il lavoro a “La Notte” tra il
1956 e il 1961, e per i successivi incarichi ricoperti a “Epoca” (1961-1967) e a “L’Europeo” (1968-
1977), è stato invece esaminato minuziosamente il vastissimo corpus degli articoli scritti dal
giornalista, che consta, per il periodo preso in esame, di 677 pezzi tra articoli, reportage, interviste e
recensioni
24
.
La struttura del presente elaborato, infine, non poteva prescindere da un inquadramento bio-
bibliografico che non tenesse conto del lento processo di apprendistato del giovane Gerosa (primo
22
Si tratta di dieci articoli firmati “Guido Gerosa”: il primo reca la data del 13 settembre 1951, l’ultimo quella del 31
dicembre 1955.
23
L’esperienza da collaboratore occasionale per la rivista “Cinema - quindicinale di divulgazione scientifica”
(pubblicata dall’editore Hoepli), con cui il giovanissimo Gerosa collaborò nei primissimi anni Cinquanta, - per il ruolo
ricoperto, gli argomenti trattati e la sporadicità degli interventi - non possiede infatti le caratteristiche di una
collaborazione “organica” e non aggiunge granché al percorso professionale principale (Cfr. la nota 11 del Capitolo I).
24
La scansione temporale e gli estremi cronologici degli incarichi di Gerosa sono i seguenti: a “La Notte” dal gennaio
1956 fino al novembre del 1961 (il primo pezzo, Vita meravigliosa di James Stewart, è del 14-15/01/1956; l’ultimo,
Marlon è a cavallo, del 16-17/11/1961, per un totale di 435 articoli così ripartiti: 30 nel 1956, 125 nel 1957, 126 nel
1958, 50 nel 1959, 26 nel 1960 e 78 nel 1961)); a “Epoca” dal dicembre 1961 fino all’ottobre del 1967 (il primo pezzo,
Voi non sapevate di stroncare il suo cuore è del 17/12/1961; l’ultimo, Ecco Al Bano il nuovo idolo è del 1/10/1967;
quanto alla ripartizione si vedano le righe successive); a “L’Europeo” dal novembre del 1967 fino al gennaio del 1977
(il primo pezzo, Il libretto delle guardie blu è del 2/11/1967; l’ultimo, Nella casa di Carter del 28/01/1977,
“fatalmente” dedicato - ancora una volta - alla politica americana. Per gli articoli qui presi in esame, cioè quelli
realizzati fino alla fine del 1969 (gli unici ancora collegati, in qualche misura, alla precedente esperienza ad “Epoca”),
la ripartizione è la seguente: 8 nel 1967, 29 nel 1968 e 25 nel 1969).
Il “periodo d’oro” di Gerosa ad “Epoca” in particolare, cioè l’oggetto principale di questo studio, copre un arco di
tempo di circa sei anni e, più precisamente, 170 articoli firmati tra il 17/12/1961 e il 01/10/1967 per un numero di
articoli così ripartiti: 2 nel 1961; 26 nel 1962; 38 nel 1963; 33 nel 1964; 22 nel 1965; 31 nel 1966; 18 nel 1967.
12
capitolo) da un lato; e da una ricognizione, seppure sommaria, del lavoro svolto all’«Europeo» negli
anni ’70 (posta in appendice alle conclusioni) dall’altro.
Le fonti a cui abbiamo attinto per la stesura di questo lavoro sono state divise, per ragioni di
opportunità, in due sezioni: la prima contiene il corpus delle opere a stampa edite di Guido Gerosa;
la seconda l’elenco di tutti gli articoli siglati dal giornalista tra il 1951 e il 1969.
La bibliografia è stata a sua volta suddivisa in tre sezioni: la prima è dedicata agli studi di carattere
generale, la seconda agli studi critici, la terza agli articoli tratti da quotidiani, periodici e siti web.
Il primo capitolo, “Un lento apprendistato (1952-1964)”, dopo una sintetica nota introduttiva
incentrata sugli esordi da giornalista a “La Provincia” e a “La Notte”, mostra l’evoluzione del
lavoro di Gerosa ad “Epoca” negli anni compresi tra il 1961 e l’aprile del 1964.
Il secondo capitolo, “Il corrispondente da New York (1964)”, è dedicato all’inizio della
corrispondenza dagli Stati Uniti per “Epoca”, nella quale Gerosa troverà la propria vera dimensione
e il genere da lui prediletto: quello dell’inchiesta-reportage.
Il terzo capitolo, “L’anno della consacrazione (1965)”, descrive le nuove inchieste di Gerosa a
partire dall’articolo Al Pentagono bevevano quarantamila caffè al giorno
25
sulla guerra del Vietnam
e la conseguente crisi asiatica, per poi affrontare alcuni dei reportage più significativi nella carriera
del giornalista, come il monumentale servizio dedicato agli Stati del Sud
26
.
Il quarto capitolo, “Le ultime inchieste per Epoca (1966-67)”, è dedicato all’ultimo periodo della
collaborazione di Gerosa con “Epoca” (1966-67), che coincide, cronologicamente, con il rimpasto
voluto da Nando Sampietro sulle pagine del settimanale e con l’esplosione di altre firme che
relegheranno progressivamente Gerosa in un ruolo di secondo piano. Anche in quest’ultima fase
25
G. GEROSA, Al pentagono bevevano quarantamila caffè al giorno, in “Epoca” (N° 753), 28 febbraio 1965, pp. 26-
32.
26
G. GEROSA, Qui Alabama, cit.
13
della collaborazione, tuttavia, non mancano pezzi che meritano di essere ricordati, come quello
dedicato al Corpo dei Marines
27
.
Nelle Conclusioni, infine, si accenna alla questione della sconcertante rimozione operata
dall’estabilishment giornalistico (e culturale in genere) nei confronti del lavoro di Guido Gerosa: ad
oggi il suo nome non compare in quasi nessuna delle pubblicazioni specialistiche riguardanti il
giornalismo italiano degli ultimi sessant’anni
28
, e le poche informazioni che lo riguardano
contengono sviste clamorose e topiche colossali, sulle quali, tuttavia, era necessario spendere
almeno qualche pagina
29
.
27
G. GEROSA, Come si fa un marine, in “Epoca” (N° 800), 23 gennaio 1966, pp. 32-38.
28
Non fanno eccezione i celebri manuali di Oliviero Bergamini, Giovanni Gozzini e Paolo Murialdi (si veda la
bibliografia) e il “Meridiano” F. CONTORBIA (a cura di), Giornalismo italiano. Vol. 4: 1968-2001, Mondadori, 2009.
Gli unici brevi accenni al lavoro giornalistico di Gerosa appartengono al volume S. PIZZETTI, I rotocalchi e la storia.
La divulgazione storica nei periodici illustrati (1950-1975), Bulzoni, Roma 1982.
29
I materiali disponibili sul Web sono spesso incompleti e, sovente, incongruenti. La voce omonima di Wikipedia che
lo riguarda, in particolare, al momento in cui questo lavoro va in stampa contiene una serie innumerevole di
imprecisioni. Le più evidenti riguardano la presunta intervista a Martin Luther King, mai realizzata (e certamente non
per “Epoca”!), e la cronologia relativa alle collaborazioni con le varie testate per cui Gerosa lavorò. Tali sviste sono
peraltro riportate anche in alcune note biografiche del giornalista. Nel volume su Garibaldi del 1986, per esempio, si
legge: “Tra i suoi grandi reportages, la morte dei Kennedy e di Luther King…” (Cfr. G. GEROSA, Il Generale, Vita di
Giuseppe Garibaldi, ERI Ediz. RAI, Torino 1986, aletta della sovraccoperta). La biografia è formalmente corretta,
perché Gerosa si occupò sia della morte di John Kennedy (in un libro, Cfr. G. GEROSA (a cura di), La tragedia di
Dallas. I documenti terribili, Mondadori, Milano 1973, ma mai in un servizio giornalistico) che di quella del fratello
Bob (quest’ultimo protagonista anche in vita di un articolo per “Epoca”. Cfr., al riguardo, G. GEROSA, Il misterioso
Bob, in “Epoca” (N° 729), 13 settembre 1964, pp. 32-36) e si occupò realmente di Martin Luther King, ricavandone
però un libro pubblicato da Mondadori nel 1972 (Cfr. G. GEROSA (a cura di), Pro e contro Martin Luther King,
Mondadori, Milano 1972) e non un reportage. Per ulteriori approfondimenti si veda la Bibliografia.