Introduzione
Nella sua proposta teorica di un’agenda per la “trasformazione”, Paul
Davis afferma che, in questi anni, stiamo assistendo al passaggio tra due
distinte Ere: l’Era A, destinata a terminare nel 2010, e l’Era B, che la
succederà nell’immediato. La distinzione tra le due Ere, però, non è netta
né precisa, dal momento che, secondo alcuni analisti, pur non essendo
ancora nel 2010, assistiamo comunque ad una serie di fenomeni tipici
dell’Era B, come ad esempio: la capacità degli avversari di condurre
attacchi rapidi e senza preavviso; l’uso dei satelliti commerciali per
operazioni di intelligence ad alta precisione; l’impiego di armi
convenzionali con un potenziale altamente letale; attacchi nella
dimensione del cyberspace, etc.
La situazione che stiamo vivendo oggi, dunque, potrebbe essere
schematizzata nel seguente modo:
Figura 1: Uno schema per discutere il cambiamento
[Fonte: Davis 2001, 425]
Introduzione
ii
ERA A (fino al 2010?) ERA B (dopo il 2010?)
Sfrutta le tecnologie disponibili per affrontare
problemi visibili nell’immediato:
• Conseguire una certa superiorità
• Acquisire maggiori capacità a minor costo
• Affrontare i “talloni di Achille” della
modernità (strategie asimmetriche, WMD,
etc.)
Prepara ad affrontare problemi a
lungo termine:
• La proliferazione di missili e
WMD
• Minacce sofisticate contro le
truppe concentrate
• Nemici in possesso di armi
di precisione e capacità C
3
I
• Cyberwar
• Minacce sul suolo degli Stati
Uniti
Una simile prospettiva ha portato molti studiosi a parlare del
fenomeno della RMA, Revolution in Military Affairs. Come si vedrà nel
Capitolo 1, l’uso di questo concetto è alquanto ambiguo e non è accolto
con lo stesso entusiasmo da tutti, dando così vita ad un intenso dibattito
sulla definizione del fenomeno e delle sue potenzialità. Inoltre, se per
alcuni la RMA, in quanto “rivoluzione”, è un cambiamento repentino, per
altri, invece, è l’esito di tutta una serie di fattori e processi che si
dispiegano anche nell’arco di molti anni.
Nel Capitolo 1 verranno esposte definizioni e categorizzazioni
riguardanti la RMA e altri concetti connessi – in particolare quello di
“Rivoluzione militare”. Per il momento, si è deciso di proporre la
definizione data da Davis, perché ci permetterà di andare al cuore della
questione e delle problematiche che verranno approfondite nel presente
elaborato.
«Una RMA è un grande cambiamento nella natura del
warfare derivato dall’applicazione innovativa di tecnologie che,
quando combinate con cambiamenti drastici nella dottrina
militare e nei concetti operativi, altera significativamente il
carattere e la condotta delle operazioni» (Davis 2001, 425).
Questa definizione è significativa, perché parla della necessità di
integrare l’impiego della tecnologia con concetti operativi, tattici e
Introduzione
iii
strategici adeguati. Tutte le dimensioni “funzionali” della strategia,
pertanto, devono essere coinvolte dal cambiamento, e il risultato finale
sarà l’esito della Gesalt, della sinergia che deve crearsi tra di esse.
Nel corso della storia, sono state identificate tantissime rivoluzioni
militari ed RMA: l’introduzione della balestra; l’emergere di navi con
cannoni a bordo; la polvere da sparo; le innovazioni apportate da
Napoleone alla logistica e all’organizzazione militare; i sottomarini, le
operazioni secondo lo schema della Blitzkrieg, le armi nucleari. In tutti
questi casi, la tecnologia ha giocato un ruolo importante, ma la vera
rivoluzione sul warfare ha richiesto cambiamenti anche organizzativi e
dottrinali.
Il termine “rivoluzione negli affari militari” ha origine dal pensiero di
alcuni teorici militari sovietici che, nei primi anni Settanta del XX secolo,
hanno identificato due periodi di fondamentale cambiamento nel secolo
che stavano vivendo: uno derivato dalla comparsa degli aerei, dei veicoli
motorizzati e della guerra chimica nella Prima Guerra Mondiale; l’altro
guidato dall’impiego di armi nucleari, missili e computer a partire dalla
Seconda Guerra Mondiale.
Come vedremo, questi due momenti saranno trattati nei capitoli
successivi come le due principali “Rivoluzioni militari” del XX secolo,
che segnano una svolta nel warfare senza però che gli attori coinvolti
riescano a capire e a sfruttare a proprio vantaggio l’ondata di novità.
Per quanto riguarda la Prima Guerra Mondiale, si è notato un
consenso abbastanza diffuso, dal momento che la maggior parte degli
autori analizzati riconosce il potenziale innovativo insito in quell’evento
che ha dato origine al concetto di “warfare moderno”.
I primi a raggiungere una Gesalt strategica sono stati i Tedeschi che,
nel periodo tra le due guerre mondiali, hanno messo a punto la dottrina
della Blitzkrieg, in grado di sfruttare tutte le novità della Grande Guerra.
È la prima RMA del XX secolo.
Il caso della Rivoluzione nucleare è, invece, alquanto complesso e
dibattuto, dal momento che non tutti gli autori concordano sull’etichetta
Introduzione
iv
da usare per quella circostanza unica nella sua natura. Qui si sosterrà
l’idea secondo cui questo evento fu una rivoluzione militare
“incompresa”, dal momento che le due superpotenze – e, in particolare,
gli Stati Uniti – non riuscirono a formulare concetti operativi e dottrine
adeguate al nuovo contesto militare e le difficoltà americane nel Vietnam
sembrano supportare questa tesi.
La rivoluzione successiva, secondo i teorici sovietici, avrebbe
coinvolto sviluppi nel campo della microelettronica, sensori, armi guidate
di precisione, sistemi di controllo automatico. E il successo delle Forze
della Coalizione nell’operazione Desert Storm sembra confermare in
pieno questa loro previsione.
L’elaborato, dunque, a partire dal Capitolo 3, tende a concentrarsi
sugli Stati Uniti, l’unica superpotenza che, dopo il crollo dell’Unione
Sovietica, si trova ad affrontare sfide nuove. Queste, però, dal momento
che non possono competere alla pari con la superiorità americana,
daranno nuovo vigore al cosiddetto Asymmetric Warfare.
Nello scenario del Golfo, nel 1991, la superiorità tecnico-militare
americana riesce ad avere il sopravvento in breve tempo, dando origine a
tutta una serie di “miti” – che vanno dalla superiorità dell’airpower
all’avvento dello Space Warfare, all’avvento di guerre di “nuova
generazione” – che accendono un nuovo dibattito accademico, che si
focalizza su quella che viene detta “Transformation”. Secondo alcuni
studiosi, Desert Storm, in effetti, è la nuova RMA, perché presenta un
nuovo volto del warfar, a prima vista molto efficace. Come si vedrà nel
Capitolo 3, però, nonostante gli Stati Uniti e le Forze della Coalizione
siano riusciti ad imporsi con una certa facilità, alla fine del XX secolo ci
sono ancora delle “imperfezioni strategiche” da correggere (come
dimostrato dalla campagna aerea della NATO in Kosovo del 1999).
Il contesto viene a complicarsi ulteriormente con l’avvento di quella
che i coniugi Toffler chiamano “Terza ondata”, ossia l’avvento dell’Era
dell’Informazione. Nel dibattito sulla “nuova RMA” o “Trasformazione”,
dunque, vengono ad incrociarsi concetti nuovi, quali “Information
Introduzione
v
Warfare” ed “Information-based Warfare”: il campo delle informazioni
e, soprattutto, della “conoscenza” diventano il nuovo centro di gravità del
warfare moderno. La guerra del 1991 contro l’Iraq rappresenterebbe
pertanto sia un punto di “chiusura” del processo evolutivo cominciato con
la Rivoluzione nucleare, sia il punto di partenza di un nuovo bisogno di
cambiamento, di adattamento, a cui le Forze Armate sono chiamate a
rispondere.
Il nuovo millennio viene scosso dagli attentati dell’11 settembre 2001,
che mettono in luce come, nonostante la loro netta superiorità militare, gli
Stati Uniti sono comunque vulnerabili ad attacchi da parte di nemici “che
non hanno nulla da perdere” e sono dunque pronti ad usare qualunque
mezzo, convenzionale e non, a loro disposizione.
Ma le novità non si limitano solo ai sistemi d’arma, dal momento che
anche le tattiche, l’organizzazione e le strategie utilizzate dai nuovi
avversari appaiono come un qualcosa di nuovo, introducendo nel dibattito
un ulteriore elemento: il cosiddetto Network-centric Warfare. Quale
strategia, dunque, dovranno adottare gli Stati Uniti di fronte ad un nemico
che ha abolito la tradizionale organizzazione gerarchica, preferendo una
struttura a rete, il cui potenziale offensivo è moltiplicato
esponenzialmente dalla possibilità di accesso ai moderni sistemi di
informazione e di comunicazione?
Probabilmente la risposta a questa domanda potrà sorprendere, dal
momento che, in linea generale, si richiederà alla superpotenza mondiale
di “imparare” da quella che sembra essere una RMA sviluppata da un
nemico decisamente più debole.
Capitolo 1
Strategia e tecnologia: contestualizzare la RMA
Introduzione
La tecnologia ha sempre avuto un ruolo importante nella conduzione
della guerra, nello sviluppo del pensiero e delle dottrine strategiche e ha
notevolmente influenzato anche la possibilità di fare un uso politico della
forza militare.
Generalmente, il progresso tecnologico modifica le capacità militari in
senso evolutivo, più che rivoluzionario. Tuttavia, alcuni periodi storici
hanno visto un avanzamento scientifico e tecnologico talmente rapido da
rappresentare un punto di discontinuità con le dottrine e le concezioni
strategiche precedenti. Secondo alcuni analisti, questi punti di rottura
rappresentano delle rivoluzioni militari, altri preferiscono utilizzare
l’acronimo RMA (Revolution in Military Affairs). Come vedremo,
“rivoluzione militare” ed “RMA” non indicano esattamente lo stesso
concetto, o almeno non per tutti gli studiosi di questi fenomeni. Proprio
questa difficoltà terminologica ha portato alla nascita di un dibattito sulla
definizione di tali concetti, dibattito di cui si tratterà nei paragrafi
successivi. Per il momento si è scelto di utilizzare l’acronimo RMA per
indicare il fenomeno rivoluzionario in senso ampio e generalizzato.
Prima di parlare di RMA e delle sue caratteristiche, però, è necessario
comprendere il funzionamento della strategia, dal momento che, se una
RMA non produce alcun effetto strategico, essa è completamente priva di
valore.
Capitolo 1 2
1.1: Le dimensioni “funzionali” della strategia
Di norma, la strategia viene rappresentata come una sorta di
“piramide” a più livelli, da quello politico a quello tattico; ciascun livello,
poi, comprende delle dimensioni che variano in base al contesto storico,
all’ambiente geografico1, alla struttura del sistema internazionale, alla
disponibilità tecnologica, ecc. Le dimensioni che più interessano
l’argomento qui trattato sono quelle “funzionali”, che devono essere
considerate nell’ambito più generale della strategia militare.
Volendo partire da un classico degli Studi Strategici, notiamo che
Karl von Clausewitz delinea cinque dimensioni: morale, fisica,
matematica, geografica e statistica:
«Nel primo gruppo occorrerebbe porre tutto ciò che riguarda le
qualità spirituali e gli effetti morali; il secondo comprenderebbe
l’entità della forza armata, la sua composizione, la proporzione fra
le armi ecc.; il terzo, gli angoli delle linee d’operazione, i
movimenti convergenti e divergenti in quanto la loro natura
geometrica acquista valore nel calcolo; il quarto gruppo
abbraccerebbe l’esame dell’influenza del terreno e cioè dei punti
dominanti, delle montagne, dei corsi d’acqua, foreste, strade ecc.;
infine il quinto riguarderebbe i mezzi di conservazione delle forze,
ecc.» (von Clausewitz 1970 [1832], 182).
È evidente, però, che l’analisi del Generale prussiano non è del tutto
sufficiente a spiegare l’elemento della strategia che qui si intende
studiare, vale a dire quello tecnologico.
Un valido contributo è quello proposto da Michael Howard. Egli
propone una quadruplice divisione della strategia, la quale è composta
dalle seguenti dimensioni: operativa, logistica, sociale e tecnologica.
1
È ovvio che la strategia cambia a seconda della tipologia di ambiente geografico in
cui vengono condotte le operazioni militari. Oggi vengono delineati, in linea di
massima, cinque ambienti diversi: terra, mare, aerospazio, spettro elettromagnetico e
cyberspazio. Ciascuno ha una propria “grammatica”, cioè le diverse componenti
militari sono specializzate in modo differente in ciascun ambiente.
Strategia e tecnologia: contestualizzare la RMA 3
La dimensione operativa indica l’uso delle Forze Armate e riguarda
dunque i vari modelli strategici applicati di volta in volta.
La dimensione logistica (trascurata da Clausewitz, ma divenuta
fondamentale in seguito alla Guerra Civile americana) riguarda il
mantenimento delle Forze Armate, cioè i rifornimenti, i trasporti, nonché
gli aspetti più economici ed industriali che sono alla base della struttura
militare di ogni Paese.
La terza dimensione, quella sociale (di cui Clausewitz è stato il primo
principale teorico) si riferisce sia ai sistemi di reclutamento, sia ai
rapporti delle Forze Armate con la società, dalla quale dipende il morale
delle prime. Con la rivoluzione dell’informazione del XX secolo,
all’interno di questa dimensione della strategia occorre comprendere
anche l’impatto sempre maggiore che i mass media hanno sulle decisioni
strategico-militari.
Infine, molti studiosi occidentali ritengono che in un futuro non molto
lontano sarà la quarta dimensione, quella tecnologica, a predominare sul
campo.
Tuttavia, per quanto valido, neanche l’approccio di Howard sembra
sufficiente a rilevare le principali dimensioni della strategia che possono
essere soggette a rivoluzione.
Un’analisi decisamente più ampia e profonda è quella presentata da
Colin Gray. Egli individua ben diciassette dimensioni, raggruppate in tre
categorie, che, apparentemente, possono sembrare superflue ed eccessive,
ma che, dopo attenta analisi e ricordando l’argomento principale del
presente elaborato, sembrano cogliere pienamente tutti gli aspetti più
rilevanti della strategia e, in particolare, tutti quelli coinvolti nella RMA.
Nella prima categoria, denominata “Popolo e politica”, Gray
racchiude cinque dimensioni:
1. Popolo: si riferisce al fattore umano della strategia;
2. Società: indica la collettività sociale e i legami che uniscono gli
individui nella comunità;
3. Cultura: gli ideali, gli artefatti e gli stili di vita di una comunità;
Capitolo 1 4
4. Politica: indica lo scopo per il quale la strategia è ideata ed attuata,
ma si riferisce anche alle conseguenze di ogni scelta militare;
5. Etica: fa riferimento ai valori morali più rilevanti.
La seconda categoria, “Preparazione per la guerra”, comprende altre
sei dimensioni:
6. Economia e logistica: indica le risorse economiche che possono
essere mobilitate a scopo strategico, nonché gli assetti e le
infrastrutture necessarie per ogni attività militare;
7. Organizzazione: si riferisce alle strutture e ai processi politici, di
difesa e di pianificazione delle forze;
8. Amministrazione militare: è ciò che Clausewitz definisce
«condizioni necessarie per la lotta» (ibidem, 327), vale a dire il
reclutamento, l’organizzazione, l’addestramento e
l’equipaggiamento delle Forze Armate;
9. Informazioni ed intelligence (dimensione di cui si parlerà in modo
più approfondito successivamente);
10. Teoria e dottrina strategica: si riferisce a tutte quelle idee che
servono a spiegare determinati fenomeni strategici (teoria) e a
forgiare una guida per il comportamento militare (dottrina);
11. Tecnologia: in generale, indica lo sviluppo scientifico qualitativo
dei sistemi d’arma utilizzati dalle Forze Armate.
Infine, la terza categoria, “Guerra in senso proprio”, comprende le
ultime sei dimensioni:
12. Operazioni militari: tutti gli aspetti militari sul campo di battaglia;
13. Comando: sia politico sia militare;
14. Geografia: indica la conformazione fisica del campo di battaglia.
Come ricordato in precedenza, la strategia deve adattarsi al
particolare ambiente geografico in cui si svolgono le operazioni
militari. Tuttavia, dei cinque ambienti indicati, Gray esclude il
cyberspazio, dal momento che «nulla accade oltre la geografia»
(Gray 2002, 128);
Strategia e tecnologia: contestualizzare la RMA 5
15. Attrito e il Caso: due temi che chiaramente Gray riprende da
Clausewitz e che indicano l’incertezza e l’imprevedibilità sempre
presenti in guerra;
16. Nemico: la quintessenza relazionale della strategia;
17. Tempo: assieme allo spazio, è probabilmente la principale
costrizione di ogni scelta strategica, nonché la dimensione più
ampiamente modificata dagli sviluppi tecnologici della RMA.
La Figura 1 riassume i diversi approcci alle dimensioni “funzionali”
della strategia appena trattati.
Capitolo 1 6
Figura 1: Le dimensioni "funzionali" della strategia: Tre modelli
Primo modello Karl von Clausewitz (1832)
1. Morale
2. Fisica
3. Matematica
4. Geografica
5. Statistica
Secondo modello Michael Howard (1979)
1. Logistica
2. Operativa
3. Sociale
4. Tecnologica
Terzo modello Colin S. Gray (2002)
a. Popolo e politica
1. Popolo
2. Società
3. Cultura
4. Politica
5. Etica
b. Preparazione per la guerra
6. Economia e logistica
7. Organizzazione
8. Amministrazione militare
9. Informazioni ed intelligence
10. Teoria e dottrina
11.Tecnologia
c. Guerra in senso proprio
12. Operazioni militari
13. Comando
14. Geografia
15. Attrito e Caso
16. Nemico
17. Tempo
Volendo trovare un punto comune in tutti e tre i modelli, possiamo
osservare che, per ciascun autore, tutte le dimensioni funzionali della
strategia devono essere considerate in modo interdipendente, secondo la
logica della Gesalt (sinergia).
Lo stesso Clausewitz, infatti, afferma che