8
conoscenze sociologiche e sulla mia esperienza lavorativa maturata
nel corso degli anni. Questa ricerca, quindi, nasce dall‟unione di
fattori apparentemente privi di connessione l‟uno con l‟altro ma
che, invece, mi hanno offerto lo spunto per elaborare il presente
lavoro dopo anni di esperienza: da una parte la mia passione
personale per lo studio della storia e della sociologia e dall‟altro la
voglia di capire al meglio le origini dell‟attività imprenditoriale nel
contesto aziendale in cui lavoro. Il chiedermi in che modo è nata
l‟azienda Guala, attraverso quali intuizioni personali
dell‟imprenditore Pier Giacomo Guala e in quali contesti
economico-sociali essa opera sin dalle origini sta alla base della
ricerca e del tentativo di fornire delle risposte concrete.
9
INTRODUZIONE
Il presente lavoro si articola in cinque capitoli, il cui elemento
accomunante è l‟intuito dell‟uomo nel corso di un determinato
periodo storico. Partendo dall‟assunto che ogni cambiamento insito
nella storia è frutto di congiunti aspetti socio-ambientali, sostengo
che l‟intuito dell‟uomo sia quella caratteristica peculiare che a volte
può influenzarne e indirizzarne il corso, senza necessariamente
assurgere agli onori della cronaca. Fatta questa premessa, intendo
portare avanti una rapida analisi sulle grandi intuizioni
dell‟intelletto, in grado di apportare cambiamenti rivoluzionari nel
corso della storia per poi soffermarmi su quella che a parer mio
rappresenta un evento di portata epocale non ancora del tutto
concluso, vale a dire la Rivoluzione Industriale. Rivoluzione intesa
non come un evento isolato e improvviso ma come fenomeno
costruito con continui interventi di uomini, che con il loro intuito
hanno deciso di non adattarsi alla realtà circostante ma di creare
strumenti e metodi per migliorarla. Nel trattare ogni argomento a
sostegno della mia ricerca, i confini tra sociologia e storia diventano
sempre più labili e le due discipline spesso tendono a non
distinguersi. Affrontare lo snodo della Rivoluzione Industriale
significa vedere tutti i possibili fattori di origine del fenomeno e
comparare le diverse realtà in cui tale evento si è manifestato,
passando, quindi, dalla Gran Bretagna all‟Italia. Nel tentativo di
rendere completa questa analisi (anche se non totalmente esaustiva),
intendo parlare del percorso seguito dall‟isola d‟oltremanica
attraverso sia il ruolo delle istituzioni sia l‟intervento dell‟opera
dell‟uomo. Medesimo ragionamento intendo seguirlo a proposito
10
dell‟Italia, dove pongo anche l‟attenzione sui fattori di arretratezza
della Penisola rispetto alla Gran Bretagna. Anche in questo caso si
tratta di esaminare sia il ruolo dei pubblici poteri nello snodo
dell‟industrializzazione italiana sia quello dei soggetti chiamati a
svolgere attivamente un‟attività propulsiva in tale sviluppo. Intendo
porre l‟accento anche sulla carenza dell‟analisi sociologica sulle
origini dell‟imprenditoria italiana per poi spostare l‟attenzione sullo
sviluppo dei distretti industriali. Un‟analisi sociologica sul ruolo
dell‟intuito imprenditoriale non può prescindere dalla trattazione
delle diverse congiunture economiche che ne segnano il cammino.
La ricerca presenta nel quarto capitolo la trattazione di un esempio
di intuito imprenditoriale, rappresentato dal fondatore dell‟azienda
in cui da quasi dieci anni presto la mia attività lavorativa. Parlare
dell‟Ing. Pier Giacomo Guala significa porre l‟accento sulle origini
della famiglia, sul contesto sociale in cui egli è cresciuto e si è
formato, capire quelle che sono state le sue aspirazioni e in che
modo ha fatto sì che le sue intuizioni abbiano avuto una portata
rivoluzionaria nello sviluppo di una piccola e media impresa. A
conclusione della ricerca parlerò della mia esperienza lavorativa
all‟interno dell‟azienda quale ulteriore testimonianza.
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CAPITOLO 1
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
§ 1.1 L‟intuito dell‟uomo tra lo schermo del cinema e le pagine
di un libro
La storia dell‟uomo, sin dalle sue origini, è caratterizzata da
uno slancio, a volte casuale e a volte voluto, verso l‟invenzione, la
scoperta, l‟innovazione di mezzi e strumenti atti alla propria
sopravvivenza o al miglioramento delle proprie condizioni di vita.
Non avendo testimonianze audiovisive di tempi remoti ci si affida a
chi lavora con la fantasia, che alle volte ha immaginato come
poteva vivere o sopravvivere un uomo ai primordi della sua
comparsa. Emblematica in campo cinematografico è la scena tratta
dal famoso film di Stanley Kubrick, datato 1968, “2001 Odissea
nello Spazio”, in cui si evince il percorso evolutivo umano sin dai
primi ominidi in lotta per il dominio di un territorio in cui vi era
dell‟acqua (risorsa vitale per eccellenza) in un‟arida zona primitiva.
L‟uso casuale di un osso animale come arma si rivela strumento
prezioso per la sopravvivenza, per il mantenimento del territorio e
la conquista di nuovi spazi vitali. Filo conduttore del film è un
monolito che rappresenta le tappe evolutive dell‟uomo, fino al
futuristico scontro tra quest‟ultimo e l‟intelligenza artificiale (creata
dall‟uomo stesso) di un tanto sofisticato quanto avveniristico
calcolatore elettronico.
L‟ambito cinematografico non è il solo ad offrire spunti sul
tema dell‟adattamento dell‟uomo e della sua evoluzione in vari
contesti. Si pensi al romanzo di William Golding “Il Signore delle
12
mosche”, in cui un gruppo di ragazzini, naufraghi in un‟isola
deserta, aguzza l‟ingegno per sopravvivere in quel determinato
contesto, dando vita a gruppi distinti, addetti a compiti specifici per
l‟organizzazione della vita sociale, costruendo armi, affinando le
tecniche di caccia e pesca e regolando ordini e gerarchie.
Il collegamento tra Kubrick e Golding potrebbe apparire a
prima vista privo di senso logico: da un lato si ha lo scontro tra una
improbabile intelligenza artificiale e l‟uomo, dall‟altro si giunge
alla conclusione che bambini abbandonati a se stessi, privi di una
guida adulta e di valori etici, si trasformano in selvaggi. Il filo
conduttore tra i due esempi riportati è il ruolo svolto dall‟intelletto e
dall‟iniziativa degli individui in determinati contesti sociali. Si è in
grado di riflettere così sul percorso che l‟uomo intraprende di fronte
alle circostanze in cui si trova. Il “monolito” kubrickiano non è
nient‟altro, nella realtà, che l‟intuito dell‟uomo, la sua capacità di
adattamento, di invenzione, di scoperta e creazione di qualsiasi cosa
che possa permettere un miglioramento nella vita quotidiana. Allo
stesso modo i morsi della fame e la necessità di un rifugio nell‟isola
deserta innescano nei fanciulli di Golding un impulso a creare
strumenti che soddisfino i bisogni primari del gruppo stesso. A
prescindere dal fatto che sia frutto della volontà o dell‟istinto
dell‟uomo o del contesto sociale in cui esso opera, l‟intuito è stato
nel corso del tempo la chiave di volta di scoperte, invenzioni e
creazioni. È pur vero che l‟uso che l‟uomo ha fatto del suo intelletto
non sempre ha portato a creazioni e condizioni migliorative: si
pensi, ad esempio, alle scoperte scientifiche, sfruttate inizialmente
solo in ambito bellico, che hanno contribuito senz‟altro a creare
distruzione.
13
§ 1.2 L‟intuito dell‟uomo artefice di grandi cambiamenti
“La maggior parte delle creazioni dell'intelletto o della fantasia scompaiono per
sempre dopo un tempo che varia da un’ora a una generazione; per altre invece non accade
cosi. Esse soffrono eclissi, ma poi tornano, e tornano non come elementi irriconoscibili di una
eredità culturale, ma nel loro abito individuale e con le loro cicatrici personali che la gente
può vedere e toccare. Queste sono le creazioni che possiamo dire grandi, e non è uno
svantaggio che questa definizione unisca insieme la grandezza con la vitalità.”
(J.A.Schumpeter, Storia sull’analisi economica)
Facendo visita in un qualsiasi museo in cui si raccolgono
tracce delle civiltà di ogni epoca vicina o lontana, colpisce
all‟occhio dell‟appassionato visitatore come l‟uomo sia stato in
grado di produrre i più disparati utensili che oggi, sotto forme e
sembianze diverse, ritroviamo nella vita di tutti i giorni. Lo si vede
non solo nei musei ma anche nelle città e nelle strade, in ciò che
raccontano i monumenti e le grandi opere dell‟antichità come
quadri, sculture, scoperte scientifiche: tracce di un passaggio in cui
chi ha avuto intuito ha cambiato non solo il proprio modo di vivere
ma anche quello delle generazioni future. La scoperta del fuoco,
l‟invenzione della ruota, l‟agricoltura, le tecniche di navigazione, di
caccia e di pesca e, viaggiando attraverso i secoli, le opere dei
filosofi, le scoperte scientifiche, le innovazioni tecnologiche:
ognuno di questi aspetti, all‟interno del proprio contesto storico-
politico e sociale, ha innescato una rivoluzione che alcune volte non
è stata percepita come tale nello spirito di quell‟epoca ma di certo
ha avuto una rilevanza particolare lungo il corso del tempo.
La tenacia, la determinazione, l‟intuito e l‟istinto di alcuni
grandi navigatori ha portato, a partire dal 1492, alle grandi scoperte
geografiche e le loro conseguenze si sono avvertite negli anni a
venire con l‟introduzione di derrate alimentari, metalli preziosi e
14
altri beni di uso comune in quello che poi viene denominato
vecchio continente, nonché in un sostanziale mutamento dello
scenario politico europeo, che ha visto anche la perdita della
centralità del Mediterraneo a favore delle rotte oceaniche.
La Riforma Protestante può essere intesa come un‟autentica
rivoluzione delle coscienze, frutto anch‟essa delle idee di chi voleva
rompere con determinati schemi dogmatici. Le prese di posizione
dei vari riformatori in Paesi e contesti sociali, politici ed economici
diversi furono tali da innovare lo spirito etico di comunità religiose
anche piccole, che erano sempre più sofferenti nei confronti
dell‟autorità ecclesiastica, con conseguenze importanti sulla
concezione del rapporto tra Dio e l‟uomo. Si impone all‟attenzione
dell‟uomo stesso lo sviluppo del metodo scientifico di analisi, volto
alla valutazione attenta di ogni variabile e di ogni aspetto che lo
circonda, portandolo così all‟affrancamento dai dogmi che per
secoli lo hanno reso schiavo.
La storia ci fornisce, nel suo lento e inesorabile scorrere, altri
numerosi esempi su come l‟intuito umano, unito a condizioni
contestualizzate, possa generare cambiamenti rivoluzionari, i cui
effetti si ripercuotono, sia in positivo sia in negativo, nel corso del
tempo. Uno di questi esempi è dato dalla Rivoluzione Industriale,
che rappresenta un fenomeno le cui conseguenze sono visibili
ancora oggi ai nostri occhi.
15
§ 1.3 L‟ Europa preindustriale
“Sotto gli effetti accumulati della liberazione
della scienza dai dogmi classici decollano
la rivoluzione industriale, quella scientifica
e infine quella tecnologica ...
l’uomo acquista un potere esorbitante che va al di là del suo sapere...”
(Aurelio Pecci, Cento pagine per l’avvenire)
Ogni spinta verso il cambiamento, ogni creazione, scoperta o
invenzione che può assumere portata rivoluzionaria non può essere
valutata isolatamente ma deve essere necessariamente inserita nel
contesto storico, politico, economico e sociale in cui essa ha avuto
origine. Occorre, altresì, determinare quali sono le cause che stanno
all‟origine di ogni innovazione, chi ne sono gli artefici e quali sono
gli effetti a breve, medio e lungo termine, se essa rimane fine a se
stessa o assume continue evoluzioni, tali da innescare una vera e
propria rivoluzione.
Quella che è definita dagli studiosi come Rivoluzione
Industriale non rappresenta un evento isolato ma un lungo percorso
di adattamento di fattori produttivi ad una società che nel corso del
tempo si trasforma. Parlare della Rivoluzione Industriale, quindi,
significa affrontare il tema del cambiamento che, attraverso l‟intuito
dell‟uomo, ha portato alla trasformazione della concezione del
lavoro, della produzione, del consumo, delle abitudini e degli stili di
vita e che ancora oggi produce i suoi effetti: è da qui che deve
partire l‟analisi del fenomeno.
L‟Europa dell‟epoca preindustriale è stata caratterizzata da
una rivoluzione culturale e scientifica avvenuta lungo il XV e XVI
secolo: le scoperte geografiche hanno dato prova della sfericità
della Terra e hanno permesso di fare notevoli passi avanti negli
16
studi astronomici, nella creazione e nel perfezionamento di
strumenti utili alle osservazioni e alla navigazione; l‟invenzione
della stampa ha permesso all‟uomo di conoscere le opere letterarie e
religiose e i trattati scientifici nella propria lingua d‟origine,
consentendo l‟allargamento degli orizzonti culturali e della
coscienza umana, affrancandola da certi dogmi e restrizioni del
passato. A questi aspetti rilevanti dell‟Europa preindustriale bisogna
aggiungere la situazione economica generale che ha visto il
continente basarsi prevalentemente sull‟agricoltura, elemento
trainante dell‟economia, con forti differenziazioni regionali al suo
interno, secondo quanto sostengono sia Carlo Cipolla1 sia Sidney
Pollard.2 L‟agricoltura, si è trovata a soddisfare le crescenti
esigenze di una popolazione in continuo aumento in tutto il mondo.
Fattori di tale incremento sono stati il lento miglioramento delle
condizioni igienico-sanitarie e alimentari, con il conseguente calo
del tasso di mortalità dovuto a malattie, e l‟aumento del tasso di
natalità. I dati a disposizione indicano stime sulla popolazione
europea tra il 1650 e il 1913 con i tassi di incremento annuale.
* Inclusa
la Russia Asiatica
Tabella 1 Stime sulla popolazione europea (Pollard S.) 3
1
Cipolla C. “Storia dell’Europa preindustriale” Ed. Il Mulino, Bologna 1997
2
Pollard S. “La conquista pacifica” Ed. Il Mulino, Bologna 1989
3
Pollard S. op.cit. pag. 236
Anno Popolazione europea
in milioni Tasso approssimativo di crescita in %
C:1650 100 -
C:1750 156* 0,44
1800 205 0,54
1850 275 0,59
1870 320 0,76
1900 414 0,86
1913 481 1,16
17
I dati forniti da Pollard non differiscono molto da quelli presi
in considerazione da Cipolla e riguardanti lo stesso periodo, anche
se quest‟ultimo non riporta cifre esatte e precise ma un range tra
una variazione minima e una massima di popolazione.
Entrambe le tabelle prendono l‟anno 1650 come punto di
riferimento, in quanto la raccolta di dati statistici e demografici ha
avuto inizio con quella rivoluzione culturale e scientifica accennata
in precedenza. In seguito alla diffusione e affermazione del metodo
scientifico, sono state avviate le prime ricerche e le raccolte dei
dati, le quali, seppure in maniera rudimentale e approssimativa,
hanno da sempre costituito utili strumenti di indagine. Hanno preso
avvio, così, gli studi di economia e l‟elaborazione delle teorie sulla
moneta e sulla produzione agricola e commerciale.
Nella sua analisi, Carlo Cipolla si sofferma sulla situazione
preindustriale europea, toccando, Stato per Stato, a partire dalla fine
del Medioevo, i vari aspetti che hanno contraddistinto il successivo
sviluppo industriale. Emerge, a grandi linee, tra i tanti fattori
esaminati, che i Paesi del Mediterraneo che hanno sviluppato una
buona navigazione costiera, come l‟Italia, hanno perso terreno di
4
Cipolla C. op. cit. pag. 295
Anno Europa e Russia Mondo
1650 103-105 470-550
1750 145-170 700-800
1800 190-210 900-980
1850 275-285 1.100-1.250
1900 420-430 1.550-1.650
Tabella 2 Stime minime e massime sulla popolazione europea e mondiale
(Cipolla C.) 4
18
fronte ad altri Paesi che si sono maggiormente evoluti nel traffico
d‟oltreoceano. Paesi come la Gran Bretagna e l‟Olanda del XVII e
XVIII secolo hanno sempre più affinato le tecniche di navigazione
oceanica, facendo muovere non solo l‟industria navale ma anche
settori ad essa collegati, quali la cartografia nautica, l‟artiglieria
navale e altre innovazioni tecniche che col tempo hanno trovato
applicazione in altri ambiti. “Il commercio transoceanico fu una
grande scuola pratica di imprenditorialità (…) per quei mercanti,
assicuratori, costruttori navali (…) che operarono in relazione al
commercio d’oltremare o anche per quei risparmiatori che
impararono ad investire direttamente o indirettamente i loro
risparmi in imprese connesse con il commercio d’oltremare”.5 La
differenza tra la Gran Bretagna e l‟Olanda e, insieme a
quest‟ultima, la maggior parte dei Paesi europei, è rappresentata
dallo sviluppo del sistema politico britannico, che con il
parlamentarismo ha contribuito ad emanare delle leggi non solo a
carattere economico ma anche a carattere sociale, che hanno
contribuito a creare un divario sempre più imponente con il resto
dell‟Europa.
La Rivoluzione Industriale non è stato un fenomeno
omogeneo né in tutto il continente europeo né all‟interno di ogni
singolo Stato in cui si è sviluppato e la specializzazione regionale è
stata uno degli aspetti caratteristici, in cui hanno giocato un ruolo
fondamentale diverse variabili; la localizzazione delle risorse
naturali e la posizione geografica di alcuni centri urbani o
produttivi; l‟emanazione e la vigenza di una legislazione mirante
alla creazione di un‟offerta di lavoro a buon mercato; la presenza di
5
Cipolla C. op. cit. pag. 293
19
una classe di commercianti che pian piano si sono trasformati in
imprenditori e hanno investito i loro piccoli o grandi capitali in
macchinari e strumenti di lavoro, dapprima semplici poi sempre più
complessi. La Gran Bretagna, in particolar modo, ha racchiuso in sé
molte di queste variabili, le quali le hanno permesso di entrare in
una fase definita con il termine di “protoindustrializzazione”,6
termine usato nelle loro analisi sia da Pollard sia da altri studiosi.
L‟aspetto cruciale di questa fase si è avuto quando “con l'avvento
delle enclosures (ovvero la privatizzazione e la recinzione delle
terre comuni) che prima erano "open fields" (terre comuni a cui
ognuno poteva avere accesso per pascolare il proprio bestiame) i
contadini non riuscirono più a vivere solo grazie all'agricoltura e
cominciarono a filare la lana e a produrre tessuti per i mercanti, i
quali pagavano i contadini. Si creò quindi un'industria rurale
gestita dalle imprese familiari. La loro principale fonte di
sostentamento rimaneva (ancora per poco) l'agricoltura. Col
passare degli anni la crisi agricola si inacuì e la lavorazione tessile
divenne perciò la principale fonte di reddito per queste imprese
familiari. I contadini si spostarono nelle città per lavorare nelle
prime fabbriche. È questo l'embrionale impulso che portò alla
rivoluzione industriale”.7
Valerio Castronovo 8 indica quali sono i fattori di origine del
capitalismo a proposito sia delle scoperte geografiche sia del ruolo
giocato da Gran Bretagna e Olanda nello sviluppo industriale a
scapito di Paesi come Italia e Spagna 9 e aggiunge che “il passaggio
dal feudalesimo al capitalismo non fu affatto uniforme né lineare. E
6
Pollard S. op. cit. pagg. 19-23
7
fonte Wikipedia www.wikipedia.it, voce Protoindustrializzazione
8
Castronovo V. “Le rivoluzioni del capitalismo” Ed. Laterza, Bari 2007
9
Castronovo V. op. cit. pagg. 6-8
20
non lo fu neppure l’itinerario della borghesia. (…) In ogni caso, là
dove fu più intensa, l’ espansione dei commerci e degli affari si
tradusse non solo in un aumento della ricchezza nazionale ma in
una crescita dei proventi e dello status sociale della borghesia, tale
a sua volta da generare ulteriori iniziative e nuove energie.”10
Non si cade in errore quando si attribuisce alla Gran Bretagna
il ruolo di Paese guida della Rivoluzione Industriale, anche in virtù
delle prerogative parlamentari che si sono diffuse verso la fine del
XVII secolo a scapito del potere monarchico e che, portando alla
ribalta della rappresentanza politica il ceto borghese emergente,
hanno senz‟altro contribuito ad eliminare i retaggi feudali, gli
antichi regolamenti corporativi e le ultime vestigia dell‟assolutismo,
incoraggiando allo stesso tempo lo spirito imprenditoriale e
l‟intraprendenza negli affari. Con questo non si vuole attribuire al
solo parlamentarismo il merito di aver dato inizio al fenomeno
industriale britannico né, tanto meno, azzardare l‟ipotesi che senza
il ruolo del parlamentarismo sia inconcepibile un processo di
industrializzazione, anche perché se tale ipotesi venisse sostenuta,
sarebbe a prima vista ampiamente smentita dai fatti (si pensi, ad
esempio, all‟industrializzazione russa sotto la guida di Stalin). Si
vuole, però, affermare che indubbiamente in determinati contesti
storici, come nel caso britannico, senza la comparsa e l‟ascesa al
potere politico di una classe rappresentativa di interessi economici,
la spinta verso lo sviluppo industriale sarebbe stata più lenta,
almeno in quella che è vista come la prima rivoluzione industriale.
È in quei Paesi europei che hanno assistito nella seconda metà
dell‟800 all‟avvio di un processo sia di unificazione nazionale sia di
10
Castronovo V. op. cit. pagg. 16-17
21
parlamentarismo che si è arrivati alla fase di industrializzazione agli
inizi del „900 con un divario di oltre un secolo rispetto alla Gran
Bretagna, sia a livello tecnologico sia a livello produttivo, divario
ridotto nel giro di pochi anni, quando le innovazioni tecnologiche
sono divenute alla portata di tutti.
Tra gli aspetti sin qui esaminati sulla situazione preindustriale
e tra quelli che possono essere considerati come le origini dello
sviluppo industriale, meritano attenzione anche la politica
economica britannica ed olandese, basate entrambe, tra il „600 e il
„700, su un sistema di commerci coloniali che hanno permesso una
consistente accumulazione di capitali e risparmi da investire in
prodotti, tecnologie e innovazioni. La differenza tra le due
economie risiede, semplicemente, nella disponibilità di quelle
materie prime che sono state la chiave di volta dello sviluppo
industriale, come il carbone, di cui l‟Olanda ne è stata priva, mentre
la Gran Bretagna ne aveva notevolissime riserve. Ciò significa che i
prodromi di tale sviluppo sono stati sia di origine politica (la “via
pubblica”, attraverso il ruolo esercitato della monarchia
parlamentare britannica nella politica coloniale ed economica) sia
dovuti ad un nuovo spirito imprenditoriale (la “via privata”, che,
grazie alla mentalità austera, alla parsimonia nella raccolta del
risparmio e alla voglia di miglioramento delle proprie condizioni di
vita ha portato i commercianti a trasformarsi in imprenditori).
Trasformazione, questa, di primaria importanza poiché ha
riguardato alcuni aspetti che hanno stravolto il ruolo del
commerciante, l‟organizzazione del lavoro, la produzione con il suo
processo dalla materia grezza al prodotto finito e modificato anche
la struttura della società nel suo complesso.