1. ADOLESCENZA E SUE PROBLEMATICHE
1.1 Definizione
“In ogni società, in quelle arcaiche ma anche in quelle moderne, la vita è scandita
attraverso il passaggio da una tappa ben determinata e conosciuta a quella successiva:
nascita, pubertà-adolescenza, lavoro, matrimonio e morte” (Van Gennep, 1981, p. 5).
Il termine “adolescenza” è entrato a far parte delle principali lingue occidentali solo
di recente; questo perché si è creato uno spazio per una particolare fase di vita
solamente a partire dal XX secolo.
Difatti è solo da tale periodo che viene riconosciuta l’adolescenza come fase di vita
umana. Precedentemente a tale epoca erano considerate soltanto tre fasi di vita,
l’infanzia, la giovinezza e la vecchiaia; l’adolescenza veniva confusa con l’infanzia.
Si può pertanto citare a riguardo l’affermazione di Philippe Ariès “Tutto fa credere
che, ad ogni epoca, corrisponda un’età privilegiata e una certa periodizzazione della
vita umana: la giovinezza è l’età privilegiata del XVII secolo, l’infanzia del XIX,
l’adolescenza del XX” (Ariès, 1960, p. 30).
La nascita di una nuova figura, se così è corretto dire, è stata determinata da un
cambiamento culturale, in quanto sono prolungati i tempi della formazione del
giovane, le famiglie hanno possibilità di fornire ai propri figli un’educazione
individuale che inevitabilmente ritarda il loro inserimento nel lavoro e
conseguentemente prolunga la loro condizione di dipendenza da essi (Oliviero
Ferraris, Bellacicco, Contabile, Sasso, 1997).
Ma cosa si intende per adolescenza?
L’adolescenza è una fase dello sviluppo psicofisico umano, fenomeno naturale e
universale condizionato nella sue manifestazioni dalla cultura di appartenenza e
dall’epoca storica. E’ età cruciale, momento di delicata transizione verso l’età adulta
(Scarciglia, Righetti, 2010).
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E’ indubbio che ogni fase di vita in cui si trova un individuo sia caratterizzata da
proprie peculiarità, caratteristiche, ruoli sociali da adottare.
“Secondo Mannheim una delle caratteristiche del pensiero dell’adolescente va
rintracciata nella sua disponibilità all’innovazione e nella sua capacità di essere forza
attiva del mutamento sociale che dipendono dal non aver assunto come dato l’ordine
sociale costituito” (Merico, 2004, p. 44).
Più delle altre questa fase di vita sembra essere costituita da una particolare
coesistenza di caratteri tra di loro apparentemente antitetici: da un lato la
spensieratezza, l’impulsività, la leggerezza degli anni giovanili, dall’altro l’esagerata
delicatezza che può sfociare in debolezza e rischio.
“L’adolescente oscilla tra dimensioni emotive contrastanti tra loro: sente la nostalgia
per il suo passato di bambino accudito e vorrebbe tornare indietro, ma sente anche
forte la spinta a crescere, diventare grande per accedere ai vantaggi e alle
responsabilità di essere adulto; sente anche la paura di fallire nel suo progetto
evolutivo, teme di non essere all’altezza della prova, di deludere le proprie
aspettative, quelle degli amici e degli adulti” (Scarciglia, Righetti, 2010, p. 52).
Indipendentemente da come tali aspetti verranno poi affrontati e quali ne saranno i
conseguenti esiti, è indubbio che l’adolescenza è un’età molto impegnativa e che
necessita un elevato livello di resilienza per essere fronteggiata.
Dunque, parlare di adolescenza significa parlare di cambiamento, difatti non è
casuale che l’etimologia del termine derivi dal latino “adolescere” ovvero crescere: le
trasformazioni che in tale periodo si presentano sul piano fisiologico, intrapsichico,
cognitivo e sociale, non sono disgiunte dall’emergere di nuove potenzialità e di nuovi
desideri che spingono verso l’autonomia e verso la crescita (Pelanda, 1995).
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1.2 Collocazione temporale
Nel senso comune del termine l’adolescenza corrisponde agli anni che si aggirano
attorno agli 11-13/18-19, fermo restando che tali indici si modificano in base al
variare della cultura, dell’epoca storica e delle caratteristiche ed esperienze
individuali.
In tale fase di ciclo di vita si evidenziano processi di sviluppo diversi come l’avvento
della pubertà: “la pubertà è un fenomeno fisiologico che si ha nella prima fase
dell’adolescenza, in cui una prima sorta di tempesta ormonale imprime al corpo una
serie di modificazioni fisiche” (Telesforo, 2010, p. 40).
Inoltre si realizza l’acquisizione del pensiero astratto operativo-formale, il
disinvestimento dei legami infantili e lo sviluppo dell’identità (Blos, 1979).
Si deve a Blos la suddivisione di tale fase di passaggio in cinque sottofasi:
- Preadolescenza, 10-11 anni, caratterizzata dall’aumento quantitativo della
pressione pulsionale e dal riattivarsi della pregenitalità; tutto ciò che l’educazione
ha raggiunto negli anni precedenti per quanto riguarda il controllo degli istinti e il
conformismo sociale sembra ora votato alla disintegrazione.
- Prima adolescenza, 12-14 anni, caratterizzata dalla maturazione puberale del
corpo e della sessualità. In tale fase l’adolescente inizia a distaccarsi dalle figure
genitoriali dell’infanzia e a ricercare nuovi rapporti al di fuori della famiglia, in
particolare gli amici.
- Media adolescenza, 14-16 anni, caratterizzata dalla ricerca di nuove figure
sessuali con un progressivo abbandono di posizioni narcisistiche che portano
l’adolescente ad indirizzare le proprie attenzioni e i propri investimenti su se
stesso. La ricerca di nuove figure diviene tanto più importante in quanto il
processo di distacco dai genitori è ormai definitivo. La crisi di identità è in primo
piano e l’adolescente vive in un periodo di esplorazione che lo aiuta a sviluppare
la propria identità e a mettere alla prova le proprie soluzioni personali.
- Tarda adolescenza, 16-19 anni, caratterizzata dal consolidamento delle funzioni
affettive e cognitive con l’acquisizione di una maggiore complessità concettuale e
di rappresentazione del Sè con capacità di autocritica e di differenziazione dei
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sentimenti e delle motivazioni con un riconoscimento delle proprie vocazioni e dei
propri interessi e con scelte sessuali stabili. In tale stadio l’adolescente mostra
maggiore interesse per le relazioni interpersonali e, conseguentemente, maggiore
riconoscimento per l’autonomia degli altri.
- Post adolescenza, che viene a definire il momento tra l’adolescenza e l’età adulta,
una fase intermedia che si può assegnare sia all’uno che all’altro versante. Blos
ritiene comunque opportuno trattare della post adolescenza come una
continuazione del processo adolescenziale o meglio come della sua graduale
estinzione (ibidem).
Peter Blos considera l’adolescenza il secondo processo di separazione-individuazione
che, al pari del primo processo di separazione-individuazione concettualizzato da
Margaret Mahler, si riflette sull’organizzazione della personalità determinandone una
maggiore vulnerabilità.
Secondo l’autore nel primo processo di separazione-individuazione, che si completa
alla fine del terzo anno di vita, le nuove acquisizioni riguardano una maggiore
consapevolezza di sé, il raggiungimento della costanza dell’oggetto emozionale, la
possibilità di tollerare la separazione dai genitori reali; nel secondo processo di
separazione-individuazione, quello specifico dell’adolescenza, la separazione
riguarda la dipendenza familiare, i legami oggettuali infantili, il distacco dagli oggetti
interiorizzati mentre l’individuazione si riferisce all’acquisizione di un’identità
personale più matura e complessa, per cui l’autostima diventa meno dipendente da
fonti esterne.
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1.3 Sviluppo fisiologico, crisi evolutiva o breakdown patologico?
Gli autori che si sono interessati del tumultuoso periodo adolescenziale hanno assunto
diversi punti di vista.
Alcuni hanno interpretato l’adolescenza come processo fisiologico e/o crisi evolutiva,
altri hanno privilegiato l’aspetto di breakdown accantonando l’idea dell’adolescenza
come crisi universale.
Possiamo partire dalla definizione di Anna Freud dell’adolescenza come normale
disturbo evolutivo che determina l’interruzione di una crescita pacifica e sottolinea il
tema dei conflitti di sviluppo con annessa riattivazione dei desideri edipici che creano
conflitto e portano all’uso di meccanismi di difesa quali la rimozione, l’ascetismo,
l’intellettualizzazione (Freud, 1966).
Avendo già ampiamente trattato di quanto affermato da Peter Blos procediamo con
una sintetica rassegna di alcuni autori più rappresentativi.
Erik Erikson dà molta importanza alla società nella costituzione dell’identità
dell’individuo. Egli sostiene che la società prevede una successione di stadi in
ognuno dei quali deve risolversi uno specifico compito evolutivo e la riuscita o meno
di ogni stadio condizionerà quello successivo.
Lo sviluppo psicosociale procede dunque per gradi critici che impongono momenti di
decisione: ogni nuovo compito evolutivo comporta la presenza di una crisi il cui esito
può essere rappresentato da un progresso o da una menomazione del ciclo vitale.
Nello stadio dell’adolescenza il compito evolutivo fondamentale è quello di
raggiungere l’integrazione sotto forma di identità dell’Io. Erikson ritiene che questa
ricerca dell’identità corrisponda alla tendenza ad una continuità interiore che deve
essere confermata dal giudizio degli altri.
Il pericolo, ossia l’attitudine negativa che può svilupparsi in questo stadio è la
dispersione. L’identità e dispersione sono le polarità in cui si muovono gli
adolescenti in questo periodo, e il termine dispersione va letto soprattutto come
l’inverso dell’integrazione. Se il processo di integrazione fallisce e quindi non si
realizza questo sentimento di continuità si verifica il processo opposto della
dispersione dei ruoli, che può portare da una confusione dell’identità fino alla scelta
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