12
INTRODUZIONE
Sono nata e cresciuta in una città in cui aprendo la finestra
del soggiorno si vede il mare e da quella della cucina l’Etna.
Quando si è abituati a vivere con un tale sfondo non se ne
apprezza il valore, non si apprezza il profumo dell’aria, né le
case basse, né la qualità del cibo, né il calore della gente.
Le cose cambiano quando vai via e decidi di studiare in una
città come Milano, la metropoli italiana per eccellenza. Ades-
so apro la finestra e (mi ritengo fortunata) vedo la facciata
Liberty del palazzo di fronte al mio.
Le ragioni che mi hanno spinto a condurre una ricerca
intorno al tema della città e a esplorare gli strumenti in grado
di innalzare la qualità delle stesse, derivano da due aspetti:
1. la percezione personale della metropoli milanese deci-
samente diversa da una qualsiasi città del sud Italia. Il
paradosso di una sensazione di soffocamento in un luogo
che a livello urbano è vastissimo.
2. i numerosi articoli sulle possibilità di miglioramento
qualitativo e quantitativo delle città attraverso interventi
green sull’esistente.
Che cosa dà vita a questi interventi?
Questa è stata la domanda che ha stimolato la ricerca attorno
a una particolare sfaccettatura della metropoli, letta su più sca-
le, da quella generale a quella particolare.
Quali sono le leggi che gestiscono e incentivano l’utilizzo del verde al di
là della percentuale di superficie destinata a verde dei piani urbanistici?
Esistono quindi delle direttive per incrementare l’invenzione tecnologica
al fine di intervenire sull’esistente sia per un fattore estetico che energetico?
L’elaborato si sviluppa analizzando inizialmente l’evoluzione
percettiva della città nel tempo e il ruolo che l’architettura ha
svolto negli anni, definendo le problematiche a cui direttive
europee e leggi statali devono far fronte.
La seconda parte dell’elaborato analizza, attraverso metri
definiti cinque metropoli europee che superano il milione
13
di abitanti - Londra, Parigi, Berlino, Barcellona e Milano - e
due città tra i 500 mila e il milione di abitanti - Copenhagen e
Stoccolma - con approfondimenti su interventi locali secondo
una filosofia green.
L’obiettivo ultimo è quello di valutare la quantità e qualità del-
la legislazione europea e locale su un tema fondamentale per
una rivoluzione urbana che porterebbe benefici a lungo ter-
mine per le generazioni future, e dimostrare come interventi
a livello locale possono nell’insieme essere letti a scale diverse
e di conseguenza avere un impatto sociale e ambientale a vari
livelli sulla metropoli.
Questa analisi su più livelli ha messo in evidenza i seguenti
aspetti:
1. Le città prese in esame possono essere considerate degli
esempi virtuosi: tutte, in modo diverso, si stanno muoven-
do per la realizzazione di una rivoluzione urbana;
2. Una tensione generale verso la ricerca di un “Habitat me-
tropolitano”;
3. Un’elevata cooperazione tra soggetti pubblici e privati, con
la sola eccezione di Milano che, considerata la staticità del
Governo italiano, si sta muovendo lentamente;
4. La promozione di azioni d’informazione per il coinvolgi-
mento del cittadino per la salvaguardia del proprio “Habi-
tat”.
CAPITOLO 1
“LE CITTA’ CONTINUE”
Pagina precedente: Illustrazione delle “Città Continue” di Italo Calvino
(Fonte: www.Pinterest.com).
17
1.1. Introduzione
“Che cosa è oggi la città, per noi?” è una domanda che Italo
Calvino fece e a cui rispose durante una conferenza a New
York nel 1983; la risposta dipende dalla percezione e dalla
sensazione che questa suscita in ognuno di noi, ed è la rifles-
sione di partenza da cui estrapolare le necessità, i desideri e le
aspirazioni di chi la città la vive, nonostante questo oggi risulti
difficile.
Il titolo del capitolo “Le città continue” fa riferimento a diver-
si capitoli de “Le città invisibili” di Calvino, ho scelto proprio
“Continue” tra le varie qualità assegnate alle città dall’autore
perché è quella che più di tutte descrive la mia percezione:
“L’immagine della << megalopoli >>, la città continua, uni-
forme, che va coprendo il mondo..”.
La qualità del vivere la città non dipende solo da aspetti fun-
zionali - in cui Milano eccelle per i suoi collegamenti, i suoi
mezzi, per la precisione e le tempistiche di reazione – ma di-
pende anche dalle percezioni degli spazi, dalla qualità dell’aria,
dai ritmi, dalla quantità di cemento rispetto alla quantità di
verde, e da come e se questo cemento venga sfruttato oltre
la sua funzione di contenitore. La qualità del vivere dipende
quindi da come le problematiche della megalopoli moderna
vengono affrontate.
Il capitolo che segue affronta l’evoluzione della morfologia
della città non solo da un punto di vista distributivo e quindi
architettonico, ma anche da un punto di vista percettivo uma-
no, per dimostrare come l’uomo e lo spazio siano legati da ne-
cessità primarie. L’evolversi della città attraverso le dinamiche
storiche porta con sè problemi qualitativi e quantitativi fino ai
nostri giorni.
18
1.2. La percezione della città
La città è un il sistema d’idee realizzato da coloro che fanno la
città; è “uno stato d’animo, un corpo di costumi e di tradizio-
ni, di atteggiamenti e di sentimenti” (Park, 1999), ma è anche
l’immagine pubblica che gli abitanti della città o coloro che la
frequentano si costruiscono, attingendo alla propria esperien-
za, alle diverse eredità di memorie, componendo e socializzan-
do le percezioni individuali prodotte frammentariamente nella
vita quotidiana (Sgroi, 2001); la città è fine e inizio di processi
produttivi, del loro successo o della loro crisi; è l’insieme delle
tecnologie e dei ritmi di innovazione; è quantità e qualità della
governance urbana, controllando i problemi mantenendo la
configurazione della città come un sistema aperto e come un
laboratorio di cittadinanza.
Le tante sfaccettature che definiscono la città ne determinano
un’immagine che viene percepita in modo differente dai sog-
getti che la abitano. L’immagine della città è il risultato di un
processo d’interazione fra la scena urbana e l’osservatore che
elabora la sua percezione in base alla propria esperienza, alla
propria disposizione e alla propria cultura.
L’abbandono delle campagne, i flussi migratori, l’uso massic-
cio di fonti energetiche e lo sviluppo della mobilità individuale
che ha interessato il mondo occidentale dagli anni Cinquanta
hanno portato necessità di adattamento e d’innovazione del-
le città attraverso un’espansione urbana non controllata, con
un conseguente inquinamento non solo ambientale ma anche
visivo.
Se consideriamo le città progettate dal punto di vista della per-
sona che si muove, l’intera città diventa un‘esperienza plastica,
un viaggio attraverso pieni e vuoti, una sequenza di emozioni,
sensazioni e percezioni. L’uomo percepisce e dà una propria
interpretazione alla configurazione urbana, creandone un’i-
dentità di riferimento. Il conferire struttura e identità all’am-
biente è una capacità vitale propria di tutti gli animali dotati
di movimento (Lynch, 2011) che riela borano le indicazioni
sensoriali provenienti dall’ambiente esterno.
Secondo un’esperienza performativa psico-geografica, (il
termine psico-geografia indica la ricerca intorno agli influssi
dello spazio architettonico o geografico della percezione, l’e-
sperienza psichica e il comportamento degli esseri zione, l’e-
sperienza psichica e il comportamento degli esseri umani che
ne deriva) svolta da Ludovica Scarpa, professoressa di teorie
19
e tecniche di comunicazione e trattativa presso l’Università
Iuav di Venezia, è possibile rintracciare un istinto umano ri-
spetto al proprio “territorio” e alla “zona personale” da cui
deriva una teoria della percezione ed elaborazione di strutture
mentali spazio-temporali. Ogni spazio assume agli occhi di chi
lo vive un significato. Ogni singolo individuo ha una visione
soggettiva del mondo, legata alle sue esperienze di vita e alle
emozioni suscitate da una determinata immagine.
Il paesaggio esterno, oggettivo e tangibile che appare ai nostri
sensi è sempre mediato da un paesaggio interno, nascosto e
mutevole. Il nostro vissuto è plasmato dalla presenza costante
di quel paesaggio, fatto di persone, di cose, di scene ideali,
sempre vivo nel dispiegarsi dell’esperienza (Colucci, 2009). Il
legame che possiamo instaurare con una persona può essere
paragonato con quello che nel profondo sentiamo per entità
determinanti di un luogo: l’odore del mare, l’orizzonte, una
strada..; questi legami uniscono intimamente i luoghi al vissu-
to della persona, determinando una visione puramente sog-
gettiva del mondo esterno. L’immagine della città può essere
considerata non solo il risultato dell’evolversi degli eventi sto-
rici, ma anche come un prodotto sociale, una sintesi dinamica
della storia e della percezione umana.
1.2.1. Conformazioni evolutive del fenomeno città
La città può essere considerata un fenomeno con propri ca-
ratteri fisici, culturali, sociali, economici ed estetici che sono il
risultato di una stratificazione storica (Dematteis, 2014); con-
seguenza di questa evoluzione storica è la differente configu-
razione del fenomeno: ogni città rappresenta aspetti della vita
economica e sociale di un determinato periodo, racchiudendo
nel suo aspetto soluzioni a problemi riscontrati in un tempo
precedente, rispondendo in modo diverso ai bisogni umani di
orientamento e sicurezza. La storia della città può essere sud-
divisa in tre periodi principali secondo la tipologia della città
che è venuta formandosi:
1. Città pre-industriale (Dal Quarto Millennio a.C. fino alla
Rivoluzione Industriale del XVII secolo)
2. Città industriale (Dalla Rivoluzione Industriale fino ai primi
anni successivi alla Seconda Guerra mondiale)
20
3. Città post-industriale (Dagli anni appena successivi alla Se-
conda Guerra mondiale fino ai giorni nostri)
La prima manifestazione del fenomeno città avviene nel Ne-
olitico (circa 10.000 anni fa) nel Vicino e Medio Oriente, gra-
zie alla Rivoluzione agricola del 7000 a.C. e alle innovazioni
tecnologiche. Il primo fenomeno urbano si manifesta come
agglomerati stabili di dimensioni assai maggiori di quelli del
villaggio, ospitando attività commerciali, militari, ammini-
strative e religiose oltre a quelle legate all’agricoltura e all’al-
levamento del bestiame. I siti su cui le prime città sorgevano
erano zone fertili, caratterizzate da grandi fiumi o pianure, la
loro posizione spesso coincideva con passaggi obbligati delle
vie commerciali. La dimensione della città antica era modesta
dal momento che non esistevano mezzi di trasporto, la sua
dimensione era determinata dallo spazio percorribile a piedi
dall’uomo.
L’Europa, un “continente di città”, ha ereditato dal suo pas-
sato modelli e forme di urbanizzazione, in modo particolare
da Greci e Romani che hanno portato una cultura dell’inse-
diamento ancora oggi leggibile nello spazio urbano (Ferrata,
2015). Le vicende storiche e il variare delle funzioni svolte
nei secoli modellano la forma fisica della città o morfologia
urbana (Dematteis, 2014). La città greca è caratterizzata da
nuovi elementi urbani che rispondano alle necessità derivate
dalla crescita della funzione sociale e delle attività di gruppo:
lo spazio pubblico (agorà, teatro, ginnasio) assume una forte
rilevanza urbana.
1.1
Fig. 1.1: Organizzazione del-
lo spazio urbano della polis
greca (Fonte: http://www.ar-
chart.it/polis-origine-e-strut-
tura.html).
21
Le città dell’Impero Romano attribuivano allo spazio pubbli-
co una funzione commerciale che definiva il mercato, insieme
agli edifici commerciali e religiosi intorno, il nucleo struttu-
rante di tutta la città (il Foro). A differenza delle città greche,
i Romani introdussero delle loro città la pavimentazione stra-
dale, sistemi per incanalare le acque e rudimentali sistemi di
fognatura.
1.2
Il modello della città greco-romana è il prodotto di una lunga
storia che decade con il crollo dell’impero che l’ha diffusa.
Così nell’Alto Medioevo, in seguito alle invasioni barbariche,
le città si contrassero chiudendosi entro mura e, come scrisse
Benevolo, una nuova civiltà si inserì nel guscio di un’altra.
Tra la fine dell’Impero Romano e la nascita delle città medie-
vali, Roma perse la sua funzione commerciale, demolendo o
destinando ad altri usi gli spazi dedicati ad essa.
La città medioevale si innestava su un preesistente nucleo ro-
mano o su un castello o monastero, oppure poteva essere di
nuova fondazione in seguito a disboscamenti e bonifiche. Con
la città medioevale nacque la nuova istituzione politica del Co-
mune, a fronte di una richiesta di potere politico da parte dei
cittadini. Le mura che circondavano la città oltre ad avere una
funzione difensiva, delimitavano un confine ben preciso: la
città cresceva entro quel limite. Questa configurazione urbana
può essere definita come “città chiusa” per la sua forma defi-
nita e facilmente riconoscibile che è generata, quindi, non da
una pianificazione, ma dalla topografia del luogo e dal sistema
di mura che la protegge.
Al Comune segue la Signoria, il potere del principe. L’applica-
zione della prospettiva all’edificazione della città porta a una
Fig. 1.2: Organizzazione del-
lo spazio urbano della città
romana (Fonte: Cheti Pira,
2013-2014, “Nascita ed evo-
luzione della città e il pro-
cesso di urbanizzazione”,
dispense del Corso di Tec-
nica Urbanistica dell’Univer-
sità degli Studi di Cagliari,
Cagliari).
22
ristrutturazione del tessuto urbano. Sovente questa avviene
per punti, magari iniziando dal palazzo del principe che diven-
ta il punto di partenza della trasformazione urbanistica (come
a Urbino o Pienza) (Ferrata, 2015). Mentre la città medioevale
era caratterizzata da una densa rete di strade anguste, la città
rinascimentale mira all’obiettivo della densificazione per esi-
genze tecniche, igieniche e per una nuova concezione estetica
figurativa per cui l’asse stradale assume un ruolo principale.
Lo spazio fu utilizzato al massimo e gli appartamenti trovaro-
no posto in edifici con corpo principale su strada, ali laterali
nel cortile e altri edifici paralleli al primo. L’aspetto positivo
della densità è quella di produrre identità e vicinato, struttu-
re sociali relativamente protette in cui le persone stabiliscono
controllo sociale. Viene confermata ed esaltata l’dea del mi-
crocosmo urbano accentratore attraverso nuovi episodi archi-
tettonici di rilievo che arricchiscono il panorama urbano di
signorie e principati tra Cinquecento e Settecento. Fu questo il
periodo della fioritura di nuove idee urbanistiche e delle teorie
sulle “città ideali” basate sui temi della centralità dell’uomo,
dell’organizzazione prospettica dello spazio artistico e della
teoria delle proporzioni e della misura nella progettazione ar-
chitettonica.
Un primo cambiamento importante del fenomeno città av-
venne intorno alla prima metà del Settecento a causa di diversi
fattori:
• L’aumento della popolazione nelle città dovuto al migliora-
mento delle condizioni igieniche che a sua volta portò ad
una diminuzione della mortalità;
• Il conseguente abbandono delle campagne agevolato dal
miglioramento dei collegamenti;
• Cambiamento del sistema produttivo: si passò da un’econo-
mia basata sull’agricoltura e sul commercio ad un’economia
industriale;
• Le innovazioni tecnologiche della Rivoluzione Industriale
che si concentrò prevalentemente nelle città (Industrializ-
zazione).
L’industrializzazione fu il fenomeno che mutò totalmente i
rapporti tra città e non città, l’inizio della “rivoluzione urba-
na” che ha portato alla formazione della città industriale e a
problematiche che stanno alla base della disciplina urbanistica
odierna.
23
L’evoluzione successiva della città derivò da due eventi in par-
ticolare: l’affermazione delle grandi monarchie (Luigi XIV in
Francia, Federico Guglielmo di Prussia, Pietro il Grande in
Russia) e l’avvento della Controriforma con l’affermazione
dell’arte barocca. Le conseguenze furono un accentramen-
to delle funzioni amministrative, burocratiche e militari nelle
mani del singolo, la nascita di una nuova estetica teatrale della
città: edifici pubblici, palazzi e chiese sono messi al centro di
composizioni monumentali di strade e piazze.
Nel XIX secolo si afferma la città borghese e la nozione di
metropoli. Per il filosofo Walter Benjamin, l’autore di Parigi,
capitale del XIX secolo, la metropoli diventa il simbolo della
frenesia e dell’anonimità della vita urbana e della società delle
merci (Ferrata, 2015).
Mentre la configurazione urbana precedente era caratterizzata
da uno spazio circoscritto, con la seconda metà dell’Ottocen-
to, la città fu completamente ridisegnata dall’industria, furono
abbattute le mura medioevali creando una possibilità di cresci-
ta ed espansione urbana. La città industriale si espanse in due
modi: come agglomerazione, estendendosi dal centro urbano
verso la campagna; come conurbazione di più centri vicini che
si dilatano fino a fondersi tra loro in un’unica area urbana.
Questa espansione oltre le vecchie mura comportò la regres-
sione dello spazio agricolo che a sua volta modifica il suo
aspetto a causa dell’intensificazione dei metodi di coltura e
della dipendenza delle attività agricole dal mercato urbano;
inoltre, la popolazione che affluiva dalle campagne venne al-
loggiata in quartieri periferici in costruzioni di scarsa qualità,
determinando un aumento delle densità, la nascita di quartieri
degradati, mancanza di norme igienico sanitarie, mancanza di
servizi e sovraffollamento. Le gravi situazioni della città indu-
striale provocano disagi e proteste da parte di chi vive la città
e getta le basi dell’urbanistica moderna che nasce proprio per
trovare una soluzione alla crisi della città ottocentesca.
Con l’evoluzione della tecnologia e l’introduzione della ferro-
via e dei sistemi di trasporto urbano la città subisce ulteriori
modifiche significative per la sua espansione. Nel 1863 le pri-
me linee metropolitane sottosuolo vengono realizzate a Lon-
dra, seguita da New York (1868), Berlino (1896), Parigi (1900)
e Vienna(1904). I tram verranno sostituiti negli anni Trenta
del Novecento dalla motorizzazione privata e gli autobus per-
ché accusati di occupare troppo spazio ed essere troppo ru-
morosi; solo più avanti verranno reintrodotti (più