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È quindi il comportamento del soggetto economico, unico responsabile della
gestione, che racchiude l’essenza del successo e dell’insuccesso delle imprese ed è
per questo che anche nella crisi delle grandi aziende il riferimento principale è il
soggetto economico, i cui caratteri indicano la portata dei cambiamenti necessari per
il successo di una strategia di risanamento.
Secondo quanto detto, il turnaround esprime quindi un momento di
particolare rilevanza strategica dell’attività di governo e per questo è spesso
opportuno rinnovare i vertici e inserire nell’area del soggetto economico persone,
anche esterne, capaci di creare le nuove condizioni di successo in tempi rapidi.
Vi è infatti nel processo di risanamento un aspetto fortemente soggettivo che
ha il suo cuore nel sistema delle idee e che si esplica nel ruolo duplice e attivo del
soggetto economico sia verso l’esterno, a garanzia dell’inversione di tendenza, che
verso l’interno, a garanzia di un’imprenditorialità e managerialità diffuse, capaci di
rinnovare valori e stimoli dei modelli gestionali e operativi.
Il caso Parmalat, con il forte impatto che ha provocato nel nostro paese in
molteplici campi giuridico-economici e sociali, rappresenta una possibilità unica di
approfondimento e esemplificazione di quanto introdotto e del ruolo che ricopre
l’area del soggetto economico nei processi di risanamento.
Negli ultimi decenni infatti poche imprese italiane hanno goduto di una
reputazione paragonabile a quella dell’azienda alimentare parmense: fino a pochi
anni fa Parmalat poteva vantare (Ac Nielsen) indici di notorietà tra i più elevati del
settore e la famiglia sua proprietaria rientrava all’interno della speciale classifica di
Forbes al 351° posto tra i più ricchi del mondo.
L’ex presidente della Consob, in una delle prime audizioni parlamentari
inerenti alla crisi che ha travolto l’azienda, ha affermato che “Parmalat Finanziaria
Spa è una multinazionale con una struttura geografica complessa, presente in cinque
continenti. Attraverso un sistema di 250 controllate il gruppo opera in trenta paesi
diversi. L’attività produttiva si articola su 139 stabilimenti, in cui lavorano oltre
36000 dipendenti sparsi in tutto il mondo”.
Nonostante questa immagine positiva, improvvisamente nel dicembre 2003
la bella storia dell’Azienda leader del made in Italy alimentare si è frantumata sotto il
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peso di 14, 3 miliardi di euro di debiti mai dichiarati. Ben si esprimeva Democrito
affermando che “la speranza in un guadagno disonesto è l’inizio della rovina” con
un aforisma che si incastona perfettamente nella parabola storica dell’Azienda di
Collecchio.
Il successivo tentativo di risanamento di Parmalat è iniziato infatti con
peculiarità così gravi, soprattutto rispetto alle dimensioni finanziarie, da necessitare
dei suddetti interventi legislativi innovativi, senza i quali non si sarebbe potuta
percorrere altra strada oltre alla procedura liquidatoria.
In conseguenza di ciò l’area del soggetto economico si è allargata nel caso in
analisi fino a comprendere una pluralità di soggetti che vanno dai creditori di
finanziamento e funzionamento, ai sindacati e ai lavoratori, fino ad arrivare al
Giudice Delegato e alla nuova figura del Commissario Straordinario, punto di sintesi
della peculiare forma di condizionamento pubblico dell’attività economica privata,
introdotta dalla nuova disciplina nella prospettiva del perseguimento di interessi
della collettività.
Il principale ostacolo all’azione del Commissario è stato quindi il fattore
tempo, che ha trovato manifestazione nel susseguirsi frenetico di aggiornamenti
sempre più gravi sulla situazione patrimoniale dell’azienda e nel conseguente
irrigidimento delle posizioni degli apportatori di capitale e dei fornitori. Si è potuta
perciò trovare una soluzione solo grazie all’azione decisa e tempestiva del
Legislatore, con un concerto delle parti sociali difficilmente riscontrato in casi
analoghi, anche se solo per le cause della crisi.
Nel processo di risanamento della Parmalat si possono pertanto distinguere
due fasi principali, come già riporta la dottrina, che non sono necessariamente
susseguenti: il risanamento in senso stretto e lo sviluppo. Il primo è stato avviato
immediatamente dopo l’emanazione del Decreto Marzano e ha portato già nei primi
mesi a risultati tali, in termini sia di efficacia che soprattutto di trasparenza ai
mercati, da ristabilire gran parte del consenso intorno all’azienda che si era venuto a
perdere all’improvviso. Il secondo, invece, è stato iniziato non appena analizzato e
ridefinito l’ambito competitivo e ha visto il perseguimento di nuovi prodotti e
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accordi commerciali in tutto il mondo, contestualmente ad una decisa politica di
dismissioni di attività non core al fine del recupero di liquidità.
È interessante perciò l’approfondimento dell’azione del soggetto economico
nei primi mesi di operatività in merito soprattutto all’azione di razionalizzazione
visto che l’azienda deve gran parte del suo dissesto al perseguimento di politiche di
crescita non coerenti e finalizzate solo all’occultamento di frodi di natura meramente
finanziaria.
Il primo obiettivo sarà perciò, alla luce di tale azione di riassetto, l’analisi delle
cause della crisi nonchè delle strategie di comunicazione interna e esterna messe in
atto dal Commissario Straordinario immediatamente dopo alla nomina per
recuperare il consenso degli stakeholders: reputazione, conoscenza e immagine sono
infatti le risorse critiche oggetto dei primi interventi dell’operato dell’azienda in
risanamento, che hanno permesso la ricostruzione di un livello minimo di
collaborazione al piano da parte del personale e degli investitori istituzionali, cosi
come delle banche e dei fornitori, permettendo in questo modo l’inizio del percorso
virtuoso di ripresa.
Nel sistema delineato dal Decreto Marzano, infatti, il Commissario ha
ottenuto il potere di svolgere attività incisive ancora prima dell’ammissione alla
procedura dell’azienda da parte dell’autorità giudiziaria, anche se con la necessaria
autorizzazione per gli atti previsti dalla Legge Prodi-bis del Ministro per le Attività
Produttive, a cui è demandato di fatto il giudizio sull’effettiva possibilità di
risanamento.
La Parte I del presente lavoro tenterà quindi di sviluppare le tematiche
riportate, al fine di delineare un quadro efficace e completo della realtà in cui è nato
e si è evoluto il piano di risanamento di Parmalat.
Il secondo obiettivo è invece relativo all’analisi compiuta della ridefinizione
dell’area del soggetto economico e della filosofia aziendale, con particolare
attenzione ai cambiamenti del sistema di governo e alla figura del Commissario
Straordinario e all’efficacia della sua leadership negli interventi con le parti sociali e
con le banche.
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In merito assume notevole importanza il problema della ridefinizione delle
fonti e del costo del capitale insieme al programma di ristrutturazione del debito, in
quanto, ad esempio, la costituzione della società Assuntore Spa, in seguito al
concordato con i creditori, e il consolidamento e conversione dei debiti di natura
bancaria hanno permesso di rispondere in parte ai problemi contingenti di
funzionamento e finanziamento, ma hanno anche comportato per il futuro
conseguenze rilevanti di natura gestoria e proprietaria.
Un’ulteriore sottolineatura, di natura più operativa, è rappresentata poi
dall’approfondimento del Piano Industriale Consolidato 2004-2007 alla luce delle
problematiche già affrontare relative al ruolo della leadership e del consenso delle
parti sociali: il Piano ha infatti previsto un radicale ripensamento del modello
gestorio e una forte rifocalizzazione competitiva sul core business, con il
conseguente completamento della politica di dismissione delle attività non core.
Particolarmente significativa per l’analisi del Piano, oltre all’analisi del nuovo
business model, sarà l’enucleazione del nuovo rapporto con i lavoratori: questa
categoria infatti ha permesso in molti casi il proseguimento dell’attività produttiva
svolgendo ipso facto un ruolo di finanziatore indiretto. L’analisi quindi verterà sullo
studio del nuovo modello organizzativo e delle interrelazioni fra queste categorie di
soggetti e il Commissario Straordinario, relativamente alle politiche perseguite di
rafforzamento della cultura aziendale e del senso di appartenenza ad un progetto
imprenditoriale condiviso e potenzialmente solido.
Quanto descritto nella Parte II del lavoro rappresenta pertanto un
approfondimento dei caratteri fondamentali della strategia di risanamento intrapresa
dal Commissario Straordinario nel periodo di intervento.
Nell’ultima parte del lavoro, infine, saranno presentati i primi risultati
economico-finanziari del Piano di Ristrutturazione, che hanno portato al ritorno alla
quotazione sui mercati alla fine del 2005; completerà quindi l’analisi
l’approfondimento del successivo riassetto proprietario che ha causato problemi
tuttora aperti derivanti dal plurimo ruolo delle banche, attualmente apportatrici sia
del capitale di rischio che della maggior parte di quello di credito.
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In tal senso appare quindi necessario dedicare un’attenzione particolare al
ruolo svolto dal Commissario Straordinario, capolista nell’unica lista presentata nel
primo CdA post quotazione, e successivamente nominato Amministratore Delegato
della nuova Società: sul processo di risanamento oltre alle normali cause di
aleatorietà ve ne è inoltre una ulteriore rappresentata dalle numerose azioni
revocatorie messe in atto da questi durante la fase di Amministrazione Straordinaria
ai sensi della nuova legge, azioni che per la maggior parte sono state mosse proprio
nei riguardi delle banche rappresentanti l’attuale proprietà.
In questo modo infatti l’azione revocatoria è stata svincolata dalla legge dalla
funzione di tutela indiretta delle posizioni dei creditori per divenire un mezzo di
finanziamento del programma di risanamento, causando fra i soggetti in campo
numerose azioni legali reciproche volte a provare l’ammissibilità o meno di tale
procedimento ai sensi delle norme costituzionali e comunitarie.
Nello svolgimento del lavoro, infine, piuttosto che un taglio prettamente
teorico o didattico, si è preferito adottare un approccio orientato a far risaltare
quanto del caso reale poteva emergere dallo studio dei documenti dell’azienda e
dall’approfondimento di alcune tematiche particolari. A tal fine si è proceduto
all’analisi di tutta l’imponente documentazione pubblica che Parmalat ha prodotto
dal Dicembre 2003 fino al Giugno 2006, nonchè all’utilizzo critico di altre fonti
come testi di natura giornalistica o ricerche accademiche su particolari argomenti. Il
percorso teorico è stato quindi presentato negli snodi principali della descrizione,
oltre che riportato nelle numerose note.
In questo senso chi scrive è cosciente che si è fatto largo uso in alcuni
capitoli di quanto già scritto, ad esempio nei bilanci, ma, nonostante questo, il
tentativo è stato di far risaltare l’aspetto più qualitativo della gestione commissariale
facendo “parlare” i documenti dentro un quadro strutturale coerente. Per poter
raggiungere tale ambizioso risultato sono state perciò svolte alcune interviste a
protagonisti del complesso mondo che ha ruotato, e ancora oggi gravita, intorno alla
storia del risanamento di Parmalat.
Si vuole pertanto qui ringraziare vivamente per la disponibilità mostrata e per
gli importanti e costruttivi colloqui il Prof. Raffaele Picella, Presidente di Parmalat,
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l’Avv. Umberto Tracanella, che ha accompagnato il Commissario Straordinario
Dott. Enrico Bondi in molte delle sue operazioni, il Dott. Luigi Longo, Direttore
delle Risorse Umane del Gruppo, e il Prof. Paolo Bastia, che si è occupato di alcune
perizie per conto del Tribunale di Parma. L’auspicio è di aver potuto far tesoro
proficuamente delle idee e impressioni scambiate nei diversi colloqui e di essere
riuscito almeno in parte a far emergere la densità e il “colore” delle caratteristiche
del soggetto economico protagonista dell’azione di risanamento dell’Azienda.
Con gratitudine desidero inoltre ringraziare il prof. Silvio Bianchi Martini e il
Prof. Stefano Garzella, che durante tutto il periodo del lavoro sono stati un sicuro e
positivo termine di paragone sul presente lavoro come in tante altre occasioni.
Questa tesi, infine, è in primo luogo frutto della passione del rapporto con il
Prof. Umberto Bertini: costantemente ha infatti rappresentato un pungolo di
giudizio sull’interessante realtà che si è mostrata via via in tutta la sua pienezza di
fattori. A lui va il merito di quanto di positivo sarò, spero, stato in grado di far
emergere dalle pagine scritte, mentre a me sono da assegnare eventuali errori o
imprecisioni, oltre naturalmente all’immenso gusto della scoperta e della conoscenza
sperimentato.