Introduzione
1
1. Introduzione
I carboidrati rappresentano una delle classi di composti organici naturali maggiormente
diffusa in natura. Il concetto di carboidrati quali macromolecole bio-informative, come gli
acidi nucleici e le proteine, è emerso solo recentemente nonostante essi abbiano
rappresentato per molto tempo una delle più importanti classi di bio-molecole per la loro
funzione metabolica e strutturale nei sistemi biologici (cellulosa, chitina, glicogeno. etc.).
Dai numerosi studi di correlazione struttura-attività su catene oligosaccaridiche e
glicoconiugati (come glicoproteine e glicolipidi) è emerso che le porzioni saccaridiche
hanno un ruolo fondamentale in numerosi processi biologici.
1
Gli oligosaccaridi, avendo a
disposizione un ampio ventaglio di combinazioni possibili e diversi punti di ramificazione,
possono generare strutture molto complesse in grado di regolare e modificare numerosi
processi biologici. Essi sono spesso coinvolti nella comunicazione cellulare, hanno un
ruolo chiave nella risposta immunitaria, nella duplicazione virale, nell’adesione cellula-
cellula, nonché nello sviluppo di numerose patologie, tra cui i processi infiammatori come
l’osteoartrite e l’artrite reumatoide, le infezioni virali e batteriche ed i tumori, visto il loro
ruolo nella trasmissione dei segnali responsabili della crescita cellulare incontrollata.
Il coinvolgimento degli zuccheri nei processi biologici ha suggerito il loro uso in
terapia con un conseguente sviluppo ed implementazione di molti farmaci a base di
carboidrati.
2
Anche se ad oggi esistono numerosi studi sulla comprensione della relazione
struttura-attività di queste molecole, i risultati sono ancora molto lontani da quelli raggiunti
con le proteine e gli acidi nucleici e questo spinge i ricercatori ad investigare sulla
glicomica nella stessa sistematica maniera utilizzata per il DNA (genomica) e per le
proteine (proteomica) con lo scopo di creare un catalogo, cellula per cellula, di strutture
glicidiche e glicosiltransferasi coinvolte nella loro biosintesi.
Una complicazione di questi studi risiede nel fatto che mentre il DNA e le proteine
hanno essenzialmente sequenze lineari di quattro e venti possibili building blocks, gli
zuccheri esibiscono spesso sequenze ramificate di 30 possibili building blocks tant’è che,
ad esempio, il numero di isomeri lineari e ramificati di un esasaccaride è di 10
12
. Inoltre,
per ottenere risultati certi sono necessarie abbondanti quantità di sequenze
oligosaccaridiche in forma pura e strutturalmente definite.
I saccaridi si trovano in natura in basse concentrazioni, spesso legati ad altre strutture
complesse (proteine e lipidi), ed in forma micro-eterogenica, tant’è che il loro isolamento,
Introduzione
2
quando possibile, è molto difficoltoso. D’altra parte il ruolo fondamentale dei
glicoconiugati nei processi biologici ha portato ad una maggiore richiesta di nuovi ed
efficienti metodi sintetici che permettessero la preparazione di un’ampia gamma di
oligosaccaridi da poter utilizzare nell’indagine delle loro funzioni biologiche. L’accesso a
tali composti dipende essenzialmente dalla sintesi chimica, anche se numerosi metodi di
preparazione si basano su processi enzimatici che, pur essendo molto promettenti in quanto
garantiscono la regio- e stereoselettività desiderata, soffrono del fatto che gli enzimi alla
base di tali processi non sono accessibili. Poiché ogni legame glicosidico richiede uno
specifico enzima, la sintesi enzimatica di un oligosaccaride richiede un discreto numero di
enzimi e, ammesso che siano commercialmente disponibili, tale assemblaggio risulterebbe
talmente costoso da rendere la sintesi non conveniente. Per tali ragioni la sintesi chimica di
oligosaccaridi rimane la via più accessibile e rappresenta, attualmente, uno dei temi più
importanti della chimica organica.
1.1. – Lo Streptococcus Pneumoniae SP14
Nonostante gli eccezionali progressi della medicina moderna vi sono ancora varie
malattie in grado di causare un forte impatto sulla salute pubblica e uno dei maggiori
problemi sanitari, anche nel mondo occidentale, continua ad essere quello delle infezioni
causate da batteri patogeni, rese più temibili dalla farmaco-resistenza causata dell’intensivo
uso di antibiotici. In questo contesto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pone
particolare attenzione verso le strategie di prevenzione ed indica, nello sviluppo dei
vaccini, una delle soluzioni più promettenti per ottenere una protezione efficace e duratura
dell’organismo.
L’esito di un processo infettivo è il risultato del rapporto tra la virulenza dell’agente
infettante e l’efficienza della risposta immunitaria dell’ospite, che si esplica attraverso
un’azione integrata del sistema immunitario innato (o aspecifico) e di quello adattivo (o
specifico), responsabile dell’origine della memoria immunogenica. L’attivazione del
sistema immunitario
3
richiede un’azione integrata del braccio innato e di quello acquisito
ed il collegamento tra questi due sistemi è effettuato dalle cellule presentanti l’antigene
(APC) ovvero i macrofagi e le cellule dendritiche (CDs). In particolare, le CD immature
rilevano e riconoscono gli eventuali antigeni estranei attraverso dei recettori di superficie e
questo provoca, oltre all’emissione di citochine, anche un profondo mutamento della
Introduzione
3
superficie cellulare, avviando il processo di maturazione delle DC. Le DC mature
esprimono gli antigeni specifici del patogeno, perdono la capacità di endocitosi e migrano
nei nodi linfatici ove amplificano la risposta immunitaria acquisita con la produzione di
linfociti T antigene-specifici e inducendo la memoria immunogenica.
I carboidrati, oltre ad essere coinvolti in numerosi processi biologici di vitale
importanza, sono anche mediatori delle interazioni intracellulari responsabili della risposta
immunogenica in quanto interagiscono con il sistema immunitario perché riconosciuti da
diverse famiglie di proteine come la superfamiglia delle immunoglobuline e la
superfamiglia delle lectine C-type degli animali.
3
Questo ha indirizzato la ricerca
dell’ultimo ventennio verso lo sviluppo di vaccini anti-batterici e anti-tumorali
4
di natura
saccaridica con l’obiettivo di prevenire l’infezione o limitare gli effetti patogeni inducendo
una risposta attiva da parte del sistema immunitario di un individuo contro virus, batteri,
tossine e neoplasie in modo da proteggerlo definitivamente (o comunque per un tempo
molto lungo) da una successiva esposizione a tali agenti infettanti.
Molti batteri patogeni posseggono capsule costituite prevalentemente da polisaccaridi
e/o lipopolisaccaridi, e la difesa nei loro confronti è principalmente mediata dalla
formazione di anticorpi specifici che si legano a questi polisaccaridi opsonizzando i batteri
extracellulari ed avviandoli alla fagocitosi. In Europa e negli Stati Uniti, la stragrande
maggioranza di infezioni batteriche è dovuta a ceppi di Streptococchi la cui patogenicità è
attribuita alla capsula batterica di natura polisaccaridica. Le malattie pneumococciche sono
la causa di 1.6 milioni/anno di decessi nel mondo, specialmente nei paesi in via di sviluppo
ed oltre la metà di questi decessi è rappresentato da bambini al di sotto dei 5 anni di età.
Alla luce di questi dati l’OMS inserisce nel gruppo “ very high priority” lo sviluppo di
vaccini contro le malattie pneumococciche.
Lo Streptococco Pneumoniae (SP) è un batterio Gram positivo circondato da una
capsula polisaccaridica (Figura 1) che lo protegge da fagocitosi da parte del sistema
immunitario dell’organismo ospite e dalla lisi osmotica. Esso è responsabile di un
vastissimo gruppo di patologie che possono portare a complicazioni come: batteriemia,
meningite, polmonite, otite media, sinusite e bronchite. La pericolosità del batterio risulta
più manifesta in quei soggetti che non hanno ancora un sistema immunitario
completamente sviluppato, come i bambini, o deficitario, come gli anziani o i soggetti
immunodeficienti. Ad oggi, l’unica cura è la terapia antibiotica che ha causato negli anni
Introduzione
4
farmaco-resistenza rendendola sempre più inutile e portando alla formazione di ceppi
resistenti.
Figura 1
La classificazione delle unità glicidiche ripetitive che costituiscono i polisaccaridi
capsulari dello Streptococcus Pneumoniae (SP) ha permesso di raggruppare il batterio in
diversi serotipi, di cui una dozzina (1, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 14, 19, 23) sono responsabili
dell’80% delle infezioni e di questi solo sette sono responsabili delle infezioni nei pazienti
di età inferiore a sei anni (4, 6, 9, 14, 18, 19, 23). Anche per gli streptococchi, i
polisaccaridi costituenti la capsula batterica (CPS) sono responsabili della risposta
immunitaria ed inducono la produzione di anticorpi che conferiscono una protezione
antibatterica specifica, una volta che l’individuo viene a contatto essi.
La vaccinazione antipneumococcica a base di CPS purificati induce una risposta
immunitaria debole e scarsamente efficiente specialmente nei bambini con età inferiore ai
due anni, nelle persone anziane ed in soggetti adulti affetti da particolari patologie che li
espongono a maggior rischio.
4
In particolare per questi polisaccaridi la risposta anticorpale
è T-indipendente e non persistente nel tempo, perchè non stimola i corecettori CD4+ dei
linfociti T responsabili della memoria immunologica. Il vaccino antipneumococcico 23-
valente (Pneumovax PPV23), basato su miscele di CPS ottenuti per lisi controllata delle
capsule di 23 serotipi (1, 2, 3, 4, 5, 6B, 7F, 8, 9N, 9V, 10A, 11A, 12, 14, 15B, 17F, 18C,
19A, 19F, 20, 22F, 23F, 33F) differenti di SP (responsabili del 90% dei casi di malattie
pneumococciche nei paesi industrializzati), induce una buona risposta anticorpale nel 60%-
80% degli adulti in buona salute e nei bambini sopra i due anni di età, la sua efficacia
diminuisce al 21% in pazienti immunosoppressi. Si ritiene che questi polisaccaridi,
costituiti da epitopi antigenici (unità ripetitive), attivino la proliferazione e la
differenziazione delle cellule B attraverso la stimolazione di specifici recettori superficiali
(BCR) con conseguente produzione di immunoglobuline a bassa affinità (IgM) che
avviano il processo opsofagocitico.
3
Questa limitazione è superata con la coniugazione dei
polisaccaridi capsulari nativi (CPS) o loro frammenti con una proteina immunogenica, che
Introduzione
5
permette di ottenere una risposta anticorpale T-dipendente inducendo una risposta cellulo-
mediata anche nei soggetti a rischio come bambini ed anziani.
4
Un esempio di vaccino
coniugato è rappresentato dal vaccino anti-pneumococcico 7-valente (PVC/7) che contiene
oligosaccaridi provenienti da sette serotipi di Streptococchi (4, 6B, 14, 18C, 19F e 23F),
ognuno coniugato con un mutante detossificato della tossina difterica CRM
197
. Il
polisaccaride coniugato è internalizzato mediante un processo di endocitosi recettore-
mediato, con attivazione delle cellule professionali specializzate (APC) come le cellule
dendritiche (CD) e i macrofagi, seguito da processazione della proteina carrier. Gli epitopi
oligopeptidici vengono presentati, attraverso il complesso maggiore di istocompatibilità
MHC di classe II (MHC II), ai corecettori proteici CD4+ presenti sui linfociti T che,
attivandosi, esprimono sulla loro superficie molecole costimolatrici B7 (CD80, CD86) e
liberano specifiche citochine (interleuchine e fattori di necrosi tumorale) in grado di
indurre la differenziazione delle cellule B per dare luogo ad un clone di cellule in grado di
generare immunoglobuline ad alta affinità (IgE, IgA, ma soprattutto IgG), ovvero anticorpi
specifici.
3
Recentemente, per la le malattie pneumococciche, sono stati immessi in commercio
due vaccini polisaccaridici coniugati (PVC/10 e PVC/13 valente) che, oltre ai sette serotipi
presenti nel PVC/7, contengono altri serotipi come SP1 e SP5, responsabili di svariate
infezioni pneumococciche nei bambini al di sotto dei due anni di età soprattutto in paesi
dell’Asia e dell’Africa.
Il vaccino coniugato 7-valente (PVC/7), nonostante abbia portato ad una riduzione,
negli USA, del 77% di infezioni nei bambini al di sotto dei 5 anni, ha un costo troppo
elevato che ne limita l’utilizzo soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Data l’incidenza
della malattia pneumococcica a livello mondiale e i limiti dei vaccini oggi presenti, risulta
quindi di primaria necessità lo sviluppo di nuovi vaccini sintetici, dotati di maggiore
spettro d’azione e di un costo più contenuto. E’ da sottolineare che l’uso dei polisaccaridi
capsulari (CPS) nativi come vaccini antibatterici è tuttavia limitato dall’eterogeneità e dalla
variabilità strutturale presente nei differenti serotipi della stessa specie, dalla presenza di
eventuali contaminanti biologici e chimici e, nel caso dei vaccini coniugati, anche da una
possibile ipersensibilità indesiderata della proteina carrier.
4
Un’alternativa importante all’uso dei CPS nativi è data dalla sintesi chimica di
frammenti delle unità ripetitive, seguita dalla loro coniugazione con una proteina carrier
5
che permette la preparazione di vaccini con una struttura chimica ben definita e con
Introduzione
6
completa assenza di contaminanti derivanti dalla matrice batterica. Un esempio di questo
approccio è il vaccino coniugato sintetico
6
contro l’Haemophilus Influenzae di tipo B
(Hib). Considerando che gli oligosaccaridi, analogamente alle proteine e agli acidi nucleici,
sono notevolmente suscettibili alla biodegradazione, che ne limita il loro uso terapeutico,
un ulteriore vantaggio che offre la preparazione dei vaccini sintetici è la possibilità di
ottenere analoghi strutturali dei frammenti dei CPS naturali più stabili ma con
immunogenicità paragonabile.
Il gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche sede Chimica
Bioorganica e Biofarmacia, dove è stata svolta questa Tesi, insieme ad altri gruppi di
ricerca, nell’ambito sia di progetti nazionali finanziati dal MIUR sia di collaborazioni
scientifiche con la Novartsis Vaccines & Diagnostics di Siena, si sta occupando da tempo
della sintesi chimica delle unità ripetitive costituenti i polisaccaridi capsulari dello
Streptococcus Pneumoniae 19F (SP19F), dello Streptococcus Pneumoniae 19A (SP19A) e
dello Streptococcus Pneumoniae 14 (SP14).
Da un’analisi della letteratura si evince che per avere una risposta immunologica
efficace e quindi un potenziale effetto di vaccinazione è necessaria la costruzione di
molecole ad alto peso molecolare in grado di indurre una memoria immunogenica. Tale
obiettivo può essere raggiunto attraverso almeno 4 strade:
• sintesi completa dei polisaccaridi naturali in grado di indurre una risposta
immunogenica. Ad esempio, per lo SP19F solo il dimero (esamero) o meglio il trimero
(nonamero) dell’unità ripetitiva (trisaccaride) presentano una modesta attività
immunologica;
• coniugazione delle unità ripetitive o di piccoli oligomeri con una proteina in grado di
provocare una risposta T-dipendente, allo scopo di migliorarne le proprietà
immunogeniche.
• oligomerizzazione delle unità ripetitive trisaccaridiche o di strutture monosaccaridiche
attive con giunzioni interglicosidiche diverse da quelle naturali (fosfodiesteree) in
modo da ottenere analoghi, ad alto peso molecolare, stabili in condizioni fisiologiche
ed in grado di mimare gli oligomeri nativi;
• sintesi di macromolecole, quali i glicodendrimeri o glycocluster (Figura 2), coniugati
con un opportuno peptide immunogenico, in modo da ottenere sostanze ad alto peso
molecolare che recano, sulla superficie di una struttura polifunzionale generata in
Introduzione
7
maniera reiterativa intorno ad un “core” anch’esso polifunzionale, un elevato numero
di unità glicidiche immunologicamente attive.
Figura 2
Lo Streptococcus pneumoniae 14 (SP14), i cui antigeni sono contenuti nel vaccino
anti-pneumococcico 7-valente, rappresenta uno dei serotipi con maggiore incidenza nelle
patologie pneumococciche. L’unità ripetitiva del polisaccaride costituente la capsula
batterica è rappresentata da un tetrasaccaride di struttura {6)-[β-D-Galp-(1→4)]-β-D-
GlcpNAc(1→3)-[β-D-Galp-(1→4)]-β-D-Glcp-(1→}
n
. (1, Figura 3).
Figura 3
O
OH
OH
OH
O
O
O
OH
O H
O
OH
O
OH
OH
OH
O H
O
O
NHAc
O H
O
1
n
Questo ceppo batterico ha la peculiare caratteristica di avere un’elevata incidenza nelle
malattie pneumococciche in tutti i continenti (USA 27%, Belgio 29%, Australia 22%, Sud
Africa 19%, Ruanda 15%, Gambia 32%, Uruguay 40%).
7
La scarsa immunogenicità
dell’SP14 nativo, rispetto ad altri polisaccaridi di altri ceppi pneumococcici,
8a
è attribuibile
alla somiglianza strutturale dell’SP14 con saccaridi naturali presenti nell’organismo umano
che esibiscono il frammento disaccaridico LacNAc [β-D-Galp-(14)-β-D-GlcpNAc],
come gli antigeni saccaridici dei gruppi sanguigni umani, gli oligosaccaridi solubili del
latte umano (HMO) e gli stessi determinanti antigenici del SP14. Dato che l’interazione del
polisaccaride SP14 con i tessuti contenenti questi glicidi determina la comparsa di
anticorpi autoreattivi, la coniugazione del polisaccaride SP14 nativo o di suoi frammenti
con una proteina immunogenica elimina questo inconveniente ed induce una risposta
immunogenica specifica ed efficace.
Nel 1998 Jennings e coll.
8b
hanno dimostrato che la coniugazione del polisaccaride
nativo o di suoi frammenti, come ad esempio i derivati tetrasaccaridici 2a,b (Figura 4), con
una proteina immunogenica [tossina difterica (CRM
197
) o albumina bovina (BSA)]
determina una specifica risposta immunitaria inducendo opsofagocitosi nel topo.
Introduzione
8
Figura 4
O
OH
OH
OH
O H
O OR
O
NHAc
O H
O
OH
OH
OH
O H
O
O
OH
O H
O
OH
2a: R=(CH
2
)
3
S(CH
2
)
2
NH
2
2b: R= (CH
2
)
6
NH
2
2c: R=H
In uno studio recente (2008),
9
volto ad identificare la più piccola struttura saccaridica
in grado di indurre la produzione di anticorpi specifici per lo Streptococcus pneumoniae
14, sono stati effettuati test biologici su topi usando frammenti saccaridici sintetici del
polisaccaride SP14, costituiti da un numero variabile di monosaccaridi (3-12) coniugati
con una proteina immunogenica (BSA o CRM
197
). Da questi risultati è emerso che il
trisaccaride ramificato 3a [β-D-Galp-(14)-β-D-Glcp-(16)-β-D-GlcNAc] induce la
produzione di specifici anticorpi contro lo SP14, mentre nel caso del tetrasaccaride 3b a
struttura {β-D-Galp-(1→4)]-β-D-Glcp-(1→6)-[β-D-Galp-(1→4)]-β-D-GlcpNAc}, l’unità β-
galattopiranosidica legata alla posizione 4 della glucosammina migliora significativamente
l’induzione della opsonofagocitosi nel topo ed inibisce la crescita di pneumococchi in
vitro.
Figura 5
O H OR
O
NHAc
O H
O
OH
OH
OH
O H
O
O
OH
O H
O
OH
O
OH
OH
OH
O H
O OR
O
NHAc
O H
O
OH
OH
OH
O H
O
O
OH
O H
O
OH
3a
3b
spacer protein R=
Da questi studi è emerso, inoltre, che a differenza degli altri polisaccaridi capsulari
(SP19F o SP19A) dove solo gli oligomeri delle unità ripetitive trisaccaridiche (esamero,
nonamero, dodecamero, etc) avevano attività immunogenica, nel caso dei frammenti del
CSP di SP14, la coniugazione di due o tre unità tetrasaccaridiche tipo 3b (dimero o
trimero) non fornisce significative differenze dell’attività anticorpale, che risulta, infatti,
paragonabile a quella ottenuta con 3b. Da ciò si deduce che il frammento tetrasaccaridico
3b (Figura 5) è la struttura minima in grado di dare una risposta immunogenica specifica e
Introduzione
9
può rappresentare il punto di partenza per lo sviluppo di un vaccino oligosaccaridico
sintetico coniugato contro le infezioni causate da SP14. Ciò deve tenere conto, oltre
all’identificazione di efficienti sintesi di questi oligosaccaridi, anche la ricerca della
migliore presentazione dell’epitopo al sistema immunitario.
1.2. – Generalità sulle reazioni di glicosidazione
Lo stadio chiave della sintesi oligosaccaridica è la reazione di glicosidazione, che
avviene, nella maggior parte dei casi, secondo un meccanismo di sostituzione nucleofila al
carbonio anomerico (Schema 1). Altri approcci prevedono, ad esempio, reazioni di
addizione a zuccheri 1,2-insaturi (glicali).
Schema 1
O
X
PO
O
O
OP
O
PO
O
X
PO
O
OR
PO
O
OP
O H
PO
PO
+
Promotore
+
ROH
Promotore
Glicosil donatore Glicosil accettore
Mentre la specie nucleofila prende il nome di glicosil accettore, l’agente glicosilante è
comunemente chiamato glicosil donatore ed esibisce, nella posizione anomerica, un gruppo
uscente che può essere attivato con un adeguato promotore (Schema 1). In base al tipo di
gruppo uscente esistono numerosi metodi di glicosidazione,
10
che vengono scelti in base
alla strategia necessaria per ottenere il target saccaridico desiderato. Nonostante i notevoli
progressi ed i numerosi studi effettuati sulle reazioni di glicosidazione, ad oggi non esiste
un metodo che possa essere definito universalmente applicabile, in quanto questa tipologia
di reazione è fortemente dipendente da molteplici fattori come la stabilità chimica, la
reattività e la compatibilità del sistema di attivazione con i gruppi protettivi presenti sulla
coppia accettore-donatore. Una reazione di glicosidazione chimica ideale dovrebbe avere
le stesse caratteristiche di una glicosidazione enzimatica, ovvero essere quantitativa,
veloce, sperimentalmente facile e soprattutto regio- e stereoselettiva. La stereoselettività è
sicuramente il limite delle reazioni di glicosidazione, in quanto è quasi impossibile
perseguire reazioni S
N
2 pulite sul carbonio anomerico. Ciò è attribuibile all’assistenza
vicinale dell’ossigeno endociclico che stabilizza il carbocatione derivante dalla perdita del
gruppo uscente sulla posizione anomerica, conferendo a tali reazioni un considerevole
carattere S
N
1. In base all’orientazione spaziale del sostituente anomerico, il nuovo legame