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Introduzione
Il presente lavoro è volto ad analizzare le condizioni
storiche della creazione e del successo degli standard
privati di qualità nel sistema agroalimentare, a rivelarne gli
effetti potenziali su attori che si occupano di fasi diverse
della filiera e a individuare nell‟azione della Gdo
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un
contributo importante alla loro definizione.
Il settore della distribuzione non è l‟unico ad adottare
sistematicamente costose strategie di ricerca della qualità.
Ma il crescente potere di mercato di alcune catene
distributive operanti in regioni ricche e sviluppate del
mondo permette a tali imprese di influire in misura
maggiore rispetto ad altri soggetti privati e pubblici sulle
caratteristiche della produzione nei diversi stadi.
Per questa ragione, pur essendo gli standard privati
qualitativi in genere l‟argomento centrale dell‟elaborato,
verranno approfonditi anche gli aspetti principali dei nuovi
modelli di distribuzione venuti alla ribalta negli ultimi venti
anni. In questo modo le norme potranno essere lette come:
uno strumento adottato dai grandi dettaglianti per
rafforzare la competitività basata sulla qualità e
quindi conservare e se possibile migliorare la
posizione di potere nel sistema agroalimentare ed
una naturale risposta di tutte le imprese del
sistema ai mutamenti della domanda finale, alla
globalizzazione dei mercati alimentari e alle
difficoltà dei governi nel regolare i processi
produttivi e il commercio per tutelare interessi
pubblici.
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La grande distribuzione organizzata.
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Un‟attenzione particolare è inoltre orientata a
sottolineare come in tempi di mercato globale gli standard
privati, anche se ideati nei Paesi più ricchi, possano incidere
fortemente in tutto il mondo, in particolare sulle economie
di territori che traggono i mezzi di sussistenza esportando i
loro prodotti.
Nel primo capitolo si condurrà un‟analisi delle
trasformazioni che hanno portato pochi distributori a
conquistare quote rilevanti del mercato mondiale e ad
acquisire grande potere contrattuale nei confronti dei
fornitori, soprattutto se titolari di marchi non rinomati.
Uno degli argomenti principali sarà la crescita
dimensionale di alcuni venditori e la conseguente
concentrazione dell‟offerta nei mercati al dettaglio e della
domanda in quelli all‟ingrosso. Inoltre si terrà conto del
ruolo giocato dai marchi commerciali nelle strategie
competitive e dei diversi strumenti attraverso cui la Gdo
sfrutta il proprio potere nei confronti di concorrenti,
fornitori e fornitori dei fornitori. Quindi si spiegherà la
tendenza delle piccole imprese agricole, industriali e
distributive ad uscire dal mercato o a ridimensionare la
propria attività. Si forniranno anche degli elementi per
valutare l‟effetto delle forme moderne e dominanti di
distribuzione sul benessere dei clienti. Si sottolinerà infine
il legame fra l‟economia dei Paesi esportatori di prodotti
agricoli e la tendenza dei principali competitors a creare
relazioni forti con gli attori di tutta la catena del valore in
modo da poter incidere sulle coordinate delle loro attività e
gestire meglio la propria offerta.
Nel secondo capitolo saranno descritti i contenuti e gli
effetti degli standard privati di qualità.
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Verranno anche discussi i fondamenti storici ed
economici della crescente domanda di informazioni e di
qualità da parte dei consumatori, che sarà messa in
relazione con l‟impegno di ogni distributore a curare la
propria reputazione e a proiettare nel pubblico un‟immagine
unica e riconoscibile. Inoltre si chiariranno gli interessi dei
soggetti privati e pubblici nella fissazione di regole e si
confronteranno le capacità di entrambe le categorie di
promuovere concretamente standard di qualità. Si
esamineranno problemi tipici del funzionamento degli
standard: l‟efficacia dell‟organizzazione dei controlli, la
credibilità dei certificatori, l‟obiettività e la profondità dei
loro giudizi. Infine verranno brevemente illustrati alcuni
standard qualitativi che hanno avuto un‟applicazione molto
diffusa nel sistema agroalimentare per l‟imposizione da
parte di governi e organismi pubblici sovranazionali o per il
riferimento chiaro in standard privati diversi.
L‟ultima parte della tesi è incentrata sulla presentazione
di un preciso progetto di assicurazione della qualità: il
GlobalGap.
Tale schema, che racchiude in sé tre standard, merita uno
spazio più ampio rispetto ad altri per alcune caratteristiche.
I promotori di questa iniziativa sono alcune delle maggiori
imprese europee di distribuzione. La creazione delle regole
e il loro perfezionamento avvengono all‟interno di
un‟organizzazione alla quale partecipano attivamente
rappresentanti dei distributori e dei produttori agricoli in
parti uguali. Tuttavia si può presumere che il potere di
mercato dei primi possa essere fatto valere anche in
un‟istituzione di questo tipo.
La conformità dei fornitori agli standard definiti è
condizione necessaria per la vendita presso i fondatori del
GlobalGap, ma per ottenere la certificazione e conservare il
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riconoscimento del rispetto delle norme i produttori devono
versare annualmente somme di denaro sia all‟ente che al
certificatore scelto nella lista di quelli accreditati.
Il numero crescente di certificati rilasciati ogni anno
dall‟organismo testimonia come uno standard privato possa
diventare rapidamente e senza l‟appoggio di governi un
punto di riferimento per i venditori di alimenti ed un
vincolo per i loro fornitori.
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1. Il ruolo della grande distribuzione organizzata
I distributori “non sono più strutture al servizio dei
produttori (agricoli e industriali) ma imprese che hanno
proprie strategie che si confrontano con quelle
dell‟industria fino a condizionarne le scelte commerciali e
perfino produttive. In altre parole (…) basano il loro
successo sulla capacità che hanno di cambiare le regole del
gioco competitivo” (Sicca, 2004).
I leader mondiali della vendita al dettaglio di prodotti
alimentari accrescono ogni anno la propria quota di
mercato, il potere su catene di valore che si estendono sia in
Paesi industrializzati che in Paesi in via di sviluppo, la
capacità di creare complessi network globali.
Gli Stati Uniti e in seguito l‟Europa hanno conosciuto e
continuano ad evidenziare fenomeni di concentrazione, di
riorganizzazione del servicescape
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e di espansione
transfrontaliera della distribuzione alimentare a partire dagli
anni sessanta (Burch e Lawrence, 2005).
La filiera agroalimentare è oggetto di una
riconfigurazione che vede la distribuzione sostituire
l‟industria di trasformazione nel ruolo di leader della rete di
imprese coinvolte. Come si può spiegare questo mutamento
nelle relazioni di potere ?
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Termine usato per indicare il luogo fisico dove è creato il servizio e gli
elementi che intervengono nel processo di erogazione (Bitner cit. da Gummesson,
2002). Nel caso dei supermercati appartengono al servicescape il parcheggio,
l‟edificio, la collocazione dei prodotti, la loro disposizione, le scritte, i colori, la
musica di sottofondo …
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1.1 Condizioni dell’acquisizione di potere di mercato
da parte della Gdo
Una determinante è costituita dalla nascita di oligopsoni
dovuta sia a fusioni fra dettaglianti che a collaborazioni
stabili fra concorrenti per la contrattazione con i fornitori
(le centrali d‟acquisto). Questi processi di integrazione
orizzontale, che derivano dalla opportunità prevista di
sfruttare rilevanti economie di scala
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, in particolare
nell‟acquisto di prodotti, sono continui nel tempo e si
autostimolano. Infatti si può ritenere che ad esempio la
minaccia rappresentata da Wal-Mart spieghi la rapida
crescita del numero di fusioni fra i rivali europei.
Le grandi multinazionali della distribuzione alimentare
superano ormai con facilità le frontiere nazionali, trovando
poco freno nelle leggi e negli interventi degli organismi
pubblici antimonopolistici, che operano a livello nazionale.
La crescente concentrazione nel mercato al minuto è
dimostrata sia dall‟estensione delle catene di negozi che
dalla loro dimensione (Bell et al., 1997).
Il nuovo ruolo della distribuzione nel sistema
agroalimentare è rafforzato da pratiche di gestione della
filiera, volte per esempio a rendere più sicuro, veloce e
flessibile il flusso di merci dal fornitore al dettagliante
(Kaufman, 2000), o a guidare i sistemi di produzione dei
beni alimentari.
Esempio più diretto e evidente di interessamento a
funzioni non tradizionali, da parte delle imprese della
distribuzione, è l‟integrazione a monte. A riguardo si stima
che durante i primi anni novanta negli Stati Uniti tutte le
prime 50 imprese di vendita al dettaglio, salvo due
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Le economie di scala consistono nell‟abbassamento di costi medi di qualche
attività al raggiungimento di determinati volumi di operazioni (Sciarelli, 2004).
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eccezioni, gestissero attività tipiche dei grossisti (p.e.
inerenti alla gestione di grandi magazzini e al trasporto di
merci) (Connor, 1997). Altre pratiche in cui si manifesta
l‟attenzione ai processi che hanno luogo nella filiera, come
la conduzione di rapporti di dipendenza o controllo e la
regolamentazione dei processi di produzione, possono
essere attuati solo se si ricopre una posizione di rilievo
economico (che è oggi proprio quella delle catene
transnazionali di supermercati), ma a loro volta
contribuiscono a consolidare il potere della Gdo.
L‟ingerenza nell‟organizzazione delle filiere
agroalimentari determina la possibilità di incidere
sull‟offerta di prodotti alimentari nei mercati mondiali.
Un altro fattore importante nello spiegare il ruolo attuale
dei maggiori dettaglianti nel sistema agroalimentare sta
nell‟organizzazione dell‟offerta: una vasta gamma di
prodotti, anche non alimentari, fra cui quelli conosciuti per
il brand, generiche alternative low-cost e beni distinti dal
marchio commerciale, oggi qualitativamente concor-
renziali, nello stesso punto di vendita, soddisfa domande
molto diverse e promuove lo one stop shopping,
approfittando della crescente diffusione delle automobili,
dei maggiori redditi medi e del lavoro femminile in
espansione (Bell et al., 1997).
L‟utilizzo del marchio commerciale come promotore
dell‟immagine dell‟impresa di distribuzione e strumento di
controllo delle caratteristiche dei prodotti da vendere, come
si noterà, si colloca a metà strada fra il fenomeno di
appropriazione di attività e funzioni tradizionalmente non
proprie del settore e il processo di avvicinamento alla
domanda di consumo considerata in tutti i suoi elementi,
anche se contraddittori.
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Da un punto di vista statistico risultano più evidenti i
fenomeni di sviluppo dimensionale accompagnati
tendenzialmente dall‟allargamento della sfera d‟azione in
Paesi diversi da quella in cui è collocata la sede principale
del distributore.
1.2 Sviluppo dimensionale
Le imprese di vendita al dettaglio di prodotti alimentari
sono fra le società più grandi dell‟economia mondiale (Bell
et al., 1997). Dalla dimensione nasce spesso il loro potere:
la capacità di intervenire sui mercati (relazioni orizzontali),
controllare le filiere (intervento e coordinamento) e
proteggere posizioni dominanti attraverso il meccanismo
delle barriere all‟entrata (Malassis e Ghersi, 1995).
La crescita dimensionale avviene su due piani (Sicca,
2004):
1. I mercati di sbocco, con l‟apertura di nuovi locali
commerciali e con l‟acquisizione di aziende già
operanti;
2. I mercati di approvvigionamento, attraverso la
formazione di centrali d‟acquisto.
Il fenomeno si è evoluto nel tempo ed ha conosciuto
diverse forme. Negli Stati Uniti all‟inizio del „900 le catene
societarie si affiancano ai tradizionali punti di vendita
indipendenti. Poi durante gli anni trenta si affermano i
negozi di grande superficie. In Europa, invece che nella
veste delle catene societarie, si sviluppa attraverso la
creazione di centrali d‟acquisto al servizio di pochi
imprenditori e con collaborazioni durevoli fra dettaglianti e
grossisti. Dopo la fine della seconda guerra mondiale in
tutto l‟occidente le linee evolutive dei canali distributivi
alimentari possono essere sintetizzate in questo modo: