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INTRODUZIONE
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio sono la risposta delle Nazioni Unite
alle nuove esigenze ed alle vecchie difficoltà che all’alba del XXI secolo i popoli
del mondo intero devono affrontare: combattere la povertà estrema e le emergenze
alimentari, diffondere l’istruzione e l’alfabetizzazione, promuovere la parità tra i
sessi e l’emancipazione delle donne, ridurre la mortalità infantile e quella materna,
debellare le malattie endemiche, tutelare l’ambiente e le risorse naturali ed
assicurare a tutte le Nazioni pari opportunità di sviluppo e di crescita economica.
La formulazione accolta consta di otto Obiettivi, nella versione originale Goals,
ciascuno dei quali si compone di uno o più specifici traguardi fissati con la
Millennium Declaration, dichiarazione adottata dalle Nazioni Unite a termine del
Millennium Summit svoltosi nell’anno 2000:
Goal 1 - Eradicare la povertà estrema e la fame
Goal 2 - Rendere universale l’istruzione primaria
Goal 3 - Promuovere la parità dei sessi e la partecipazione delle donne
Goal 4 - Ridurre la mortalità infantile
Goal 5 - Migliorare la salute materna
Goal 6 - Combattere l’HIV, la malaria ed altre malattie
Goal 7 - Garantire la sostenibilità ambientale
Goal 8 - Realizzare una collaborazione mondiale per lo sviluppo
Il termine per il raggiungimento di ciascun Goal è fissato per l’anno 2015,
entro tale data le Nazioni Unite ed i Governi di tutti i Paesi si impegnano a ridurre
il numero di persone in condizioni di estrema povertà, di abbassare il tasso di
mortalità infantile, eliminare ogni genere di discriminazione, arginare l’incidenza
delle malattie endemiche, promuovere l’alfabetizzazione, promuovere lo sviluppo
sostenibile, realizzare un nuovo sistema commerciale globale aperto e mercati non
discriminatori, accessibili per tutti i Paesi
1
.
1
Per l’elenco completo dei target previsti dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio
Cfr. cap.2, par.1.2, “Obiettivi ed Indicatori Ufficiali”
2
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio affondano le proprie radici in oltre
cinquant’anni di storia, canalizzando in un unico testo gli impegni presi dalle
Nazioni Unite dal 1972 in poi. Non solo, gli Obiettivi ereditano anche gli impegni
e gli sforzi di tante persone ed istituzioni estranee all’Organizzazione che a partire
dalla seconda metà del XX secolo hanno profuso alla causa ambientale, tra cui
Julian Huxley, Rachel Carson, Donella e Dennis Meadows, il Club di Roma,
l’IUCN, il WWF, solide fondamenta sulle quali le Nazioni Unite hanno edificato
il loro successivo impegno per lo sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà.
Il primo capitolo può essere suddiviso in due principali sezioni, nella prima
viene ricostruita la storia dell’ambientalismo, dalla presa di coscienza dei profondi
cambiamenti della società, alla necessità di agire collettivamente per far fronte ai
rischi che corrono l’umanità ed il pianeta Terra derivanti dalla nostra evoluzione,
dalla nascita del sentimento ambientalista all’attenzione dell’opinione pubblica
concentrata sui problemi dell’inquinamento; nella seconda sezione è dominante
l’intervento delle Nazioni Unite, l’unica organizzazione internazionale a carattere
generale e vocazione universale, quale alveo ideale per accogliere tutte le
problematiche evidenziate negli anni. Di particolare rilievo è l’evoluzione dei
problemi affrontati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, inizialmente
incentrati sulle questioni puramente ambientali, come la salvaguardia del
patrimonio naturale, l’utilizzo corretto delle risorse rinnovabili, la riduzione del
tasso d’inquinamento, fino ad inglobare con l’Agenda 21 le problematiche
ambientali con quelle sociali, economiche, politiche e decisionali, nell’ottica dello
sviluppo sostenibile.
Se l’Agenda 21, formulata nel 1992 a seguito dell’Earth Summit, una delle
più importanti conferenze delle Nazioni Unite sull’Ambiente e sullo Sviluppo,
può essere considerata una pietra miliare nella storia dello sviluppo sostenibile,
ancora più fondamentale è l’opera “We The Peoples”, realizzata da Kofi Annan
nella veste di Segretario Generale delle Nazioni Unite, pochi mesi prima del
Millennium Summit per facilitarne i lavori. Nella sua opera, Annan evidenzia
3
l’importanza di anteporre le persone a qualsiasi scelta politica ed economica,
nazionale o internazionale, quale elemento improrogabile anche per lo sviluppo.
Senza ridurre la povertà, livellare le diseguaglianze sociali, debellare le malattie,
contrastare ogni singola minaccia alla pace ed alla sicurezza internazionale, tutti
gli importanti progressi ottenuti dai Popoli e dalle Nazioni, in particolar modo
dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, rischierebbero di essere vanificati.
Oltretutto, non ci può essere alcun tipo di sviluppo, tantomeno uno sviluppo
sostenibile, se non edificato a partire dalla risoluzione delle problematiche che alle
soglie del XXI secolo preoccupano il genere umano.
Al termine del Millennium Summit viene adottata l’omonima dichiarazione,
influenzata dalle raccomandazioni di Kofi Annan e realizzata sulla base di tutti gli
impegni assunti dalle Nazioni Unite da Stoccolma a Rio. Con essa prendono
forma gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, fortemente legati ed influenzati dal
processo storico ma contestualmente rinnovati dalla prospettiva antropocentrica,
dalla visione d’insieme di tutte le problematiche, e dalla soluzione globalizzata.
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio sono analizzati singolarmente nel secondo
capitolo, dove ne è proposta anche la formulazione ufficiale con relativi target ed
indicatori per monitorarne i progressi.
Caratteristica degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio sono i criteri adottati
per la soluzione delle problematiche affrontate. Approccio globalizzato: affrontare
e risolvere le difficoltà considerate in modo globale, sia dal punto di vista
geografico, grazie al quale i Paesi possono costruire una fitta rete di
collaborazioni, ma anche relativamente agli Obiettivi, realizzando strategie e piani
nazionali basati sulle connessioni dirette ed indirette che intercorrono tra gli
Obiettivi globalmente, e non singolarmente, considerati; sulle soluzioni proattive:
organizzare piani e strategie sia dal punto di vista tecnologico che delle
metodologie adottate in modo che ogni singolo Paese sia in grado di percepire
anticipatamente le tendenze ed i cambiamenti futuri per pianificare le azioni
opportune ed intervenire tempestivamente; localizzazione delle priorità:
individuare per ciascun Paese quali siano i problemi più importanti da affrontare,
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indipendentemente dalle tendenze regionali o mondiali. Ulteriori criteri vengono
adottati per esigenze specifiche, come situazioni di conflitto o di calamità naturali,
o per Paesi che non hanno sbocchi sul mare.
I progressi nella realizzazione degli Obiettivi e dei relativi traguardi sono
illustrati nell’ultimo capitolo. L’analisi dei dati è basata sui rapporti ufficiali
divulgati dal Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite,
pubblicati annualmente nella raccolta The Millennium Development Goals Report.
I dati sono raccolti localmente dai dipartimenti statistici nazionali ed elaborati dal
Dipartimento Statistico delle Nazioni Unite, in base alle informazioni disponibili,
talvolta non complete, ma sufficienti per permettere all’Organizzazione di stimare
in tempo reale il livello di progresso, l’efficacia delle strategie e dei mezzi
impiegati, eventuali accorgimenti o correzioni da implementare o nuove politiche
da adoperare per ottenere risultati più soddisfacenti.
L’operato delle Nazioni Unite non si è fermato alla Millennium Declaration
o agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, portandosi nuovamente sui binari dello
sviluppo sostenibile. Nel Giugno del 2012 si è infatti tenuto a Rio de Janeiro il
ventennale del vertice sull’Ambiente e sullo Sviluppo, formalmente Rio+20, nel
quale i Capi di Stato e di Governo hanno riaffermato il loro impegno per la
promozione ed il sostegno allo sviluppo sostenibile, integrando in esso gli aspetti
economici e sociali al fine di raggiungere lo sviluppo sostenibile nelle sue tre
dimensioni. Gli obiettivi, ancora da definire, per gli anni successivi al 2015
saranno incastonati nel quadro di riferimento dello sviluppo sostenibile,
riprendendo i principi della Millennium Declaration, integrando ad essi la nuova
visione proposta, basata sul cambiamento radicale dei modelli di produzione e di
consumo, e sull’introduzione di nuovi indicatori, definiti CSD Indicators, per
monitorare i progressi effettuati verso il raggiungimento dello sviluppo sostenibile
nelle sue tre dimensioni: ambientale, economica e sociale.
5
A SHELTER, UN TETTO
«Buonasera, sono Severn Suzuki e parlo a nome di ECO the Environmental
Children Organization. Siamo un gruppo di ragazzini di 12 e 13 anni e cerchiamo
di fare la nostra parte, Vanessa Suttie, Morgan Geisler, Michelle Quaigg e me.
Abbiamo raccolto da sole tutti i soldi per venire in questo posto lontano 5000
miglia, per dire alle Nazioni Unite che devono cambiare il loro modo di agire.
Venendo a parlare qui non ho un’agenda nascosta, sto lottando per il mio futuro,
perdere il mio futuro non è come perdere un’elezione o alcuni punti sul mercato
azionario. Sono a qui a parlare a nome delle generazioni future, sono qui a parlare
a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il pianeta e le cui grida
rimangono inascoltate. Sono qui a parlare per conto del numero infinito di animali
che stanno morendo nel pianeta, perché non hanno più alcun posto dove andare.
Ho paura di andare fuori al sole perché ci sono de buchi nell’ozono, ho
paura di respirare l’aria perché non so quali sostanze chimiche contiene. Ero solita
andare a pescare a Vancouver, la mia città, con mio padre, ma solo alcuni anni fa
abbiamo trovato un pesce pieno di tumori, e ora sentiamo parlare di animali e
piante che si estinguono, che ogni giorno svaniscono per sempre. Nella mia vita
mia ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici e giungle e foreste
pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai
vedere tutto questo.
Quando avevate la mia età, vi preoccupavate forse di queste cose? Tutto ciò
sta accadendo sotto i nostri occhi e ciò nonostante continuiamo ad agire come se
avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni. Io sono
solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma mi chiedo se siete coscienti del
fatto che non le avete neppure voi. Non sapete come si fa a riparare i buchi nello
strato di ozono, non sapete come riportare indietro i salmoni in un fiume
inquinato, non sapete come si fa a far ritornare in vita una specie animale estinta,
non potete far tornare le foreste che un tempo crescevano dove ora c’è un deserto.
Se non sapete come fare a riparare tutto questo, per favore smettete di
distruggerlo.
6
Qui potete esser presenti in veste di delegati del vostro governo, come
uomini d’affari, amministratori di organizzazioni, giornalisti o politici, ma in
verità siete madri e padri, fratelli e sorelle, zie e zii e tutti voi siete anche figli.
Sono solo una bambina, ma so che siamo tutti parte di una famiglia che conta 5
miliardi di persone, per la verità, una famiglia di 30 milioni di specie, e nessun
governo, nessuna frontiera, potrà cambiare questa realtà. Sono solo una bambina
ma so e dovremmo tenerci per mano e agire insieme come un solo mondo che ha
un solo scopo. La mia rabbia non mi acceca e la mia paura non mi impedisce di
dire al mondo ciò che sento.
Nel mio paese produciamo così tanti rifiuti, compriamo e buttiamo via,
compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, e tuttavia i paesi del nord
non condividono con i bisognosi. Anche se abbiamo più del necessario, abbiamo
paura di condividere, abbiamo paura di dare via parte della nostra ricchezza. In
Canada, viviamo una vita privilegiata, siamo ricchi d’acqua, cibo, case abbiamo
orologi, biciclette, computer e televisioni. La lista potrebbe andare avanti per due
giorni. Qui in Brasile, due giorni fa, siamo rimasti scioccati: mentre trascorrevamo
del tempo con i bambini di strada, uno di essi ha detto ciò: "Vorrei essere ricco, e
se lo fossi vorrei dare ai bambini di strada cibo, vestiti, medicine, un tetto, amore
ed affetto". Se un bimbo di strada che non ha nulla è disponibile a condividere,
perché noi che abbiamo tutto siamo ancora così avidi?
Non posso smettere di pensare che quelli sono bambini che hanno la mia
stessa età e che nascere in un paese o in un altro fa ancora una così grande
differenza; potrei essere una bambina nata in una favela di Rio, o un bambino che
muore di fame in Somalia, una vittima di guerra in medio oriente o un mendicante
in India. Sono solo una bambina ma so che se tutto il denaro speso in guerre fosse
destinato a cercare risposte ambientali, terminare la povertà e per siglare degli
accordi, che mondo meraviglioso sarebbe questa terra!
A scuola, persino all’asilo, ci insegnate come ci si comporta al mondo. Ci
insegnate a non litigare con gli altri, a risolvere i problemi, a rispettare gli altri, a
rimettere a posto tutto il disordine che facciamo, a non ferire altre creature, a
condividere le cose, a non essere avari.
7
Allora perché voi fate proprio quelle cose che ci dite di non fare? Non
dimenticate il motivo di queste conferenze, perché le state facendo? Noi siamo i
vostri figli, voi state decidendo in quale mondo noi dovremo crescere. I genitori
dovrebbero poter consolare i loro figli dicendo: "Tutto andrà a posto. Non è la fine
del mondo, stiamo facendo del nostro meglio".
Ma non credo che voi possiate dirci più queste cose. Siamo davvero nella
lista delle vostre priorità? Mio padre dice sempre siamo ciò che facciamo, non ciò
che diciamo. Ciò che voi state facendo mi fa piangere la notte. Voi continuate a
dire che ci amate, ma io vi lancio una sfida: per favore, fate che le vostre azioni
riflettano le vostre parole.»
2
2
Severn Cullis-Suzuki, “La Bambina che zittì il Mondo per 6 minuti”, UNCED, discorso pubblico, 1992
8
CAPITOLO I
L’ALBA
DEL NUOVO MILLENNIO
«…is this the world we devastated, right to the bone
if there's a God in the sky looking down
what can he think of what we've done
to the world that he created…»
Queen – Is This The World We Created…? – 1984
9
CENNI STORICI
LA CONSAPEVOLEZZA
Alla fine degli anni ‘50, il biologo londinese Sir Julian Sorell Huxley, primo
direttore generale dell’UNESCO
3
e membro della Royal Society
4
, prestigiosa
accademia scientifica britannica, nell’opera “New Bottles for New Wine”
5
conia
ed utilizza il termine «transumanesimo» per descrivere un mondo nel quale gli
uomini valicano i limiti posti dall’individualismo per agire come umanità intera,
ed attraverso un’intensa indagine scientifica, porre termine all’infelicità originata
dalla povertà, dalle malattie, dallo sfruttamento e dall’oppressione
6
.
«As a result of a thousand million years of evolution, the universe is becoming
conscious of itself, able to understand something of its past history and its
possible future. This cosmic self-awareness is being realized in one tiny fragment
of the universe — in a few of us human beings. Perhaps it has been realized
elsewhere too, through the evolution of conscious living creatures on the planets
of other stars. But on this our planet, it has never happened before»
7
Sir Julian Sorell Huxley – “Transhumanism” – 1957
«Come risultato di miliardi di anni di evoluzione, l’universo sta prendendo
coscienza di se stesso, capace di comprendere qualcosa del proprio passato e del
proprio possibile futuro. Questa autoconsapevolezza cosmica si sta realizzando
in un piccolo frammento dell’universo – in alcuni di noi esseri umani. Forse è
stato già realizzato altrove, attraverso l’evoluzione di esseri coscienti sui pianeti
di altre stelle. Ma su questo nostro pianeta, non era mai accaduto prima»
3
United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, “Director-General of UNESCO”,
www.unesco.org/new/en/unesco/, ultimo accesso 14-03-2010
4
The Royal Society, “List of Fellows of the Royal Society 1660-2007”, Library and Information Services, Londra, 2007
5
Julian S. Huxley, “New Bottles for New Wine”, Chatto & Windus, Londra, 1957
6
Ivi, pp. 13 - 17
7
Ivi, p. 13
10
L’UNESCO viene istituita nel 1945 con «lo scopo di contribuire alla pace
ed alla sicurezza promuovendo la collaborazione tra le nazioni attraverso
l’educazione, la scienza e la cultura»
8
, favorendo lo scambio di pubblicazioni
scientifiche, incoraggiando accordi internazionali per la conservazione e la tutela
del patrimonio dell’umanità, ed avviando programmi per lo sviluppo dei sistemi
educativi negli stati membri
9
. Sir. Huxley, come direttore generale dell’UNESCO,
promuove nel 1948 l’istituzione della IUCN
10
, un’organizzazione internazionale
non governativa che potesse supportare la comunità scientifica nella ricerca sulla
tutela e conservazione dell’ambiente, e favorire lo scambio di informazioni tra le
altre organizzazioni internazionali aventi le stesse finalità
11
.
Con l’istituzione dell’IUCN, l’impegno della comunità internazionale si
focalizza sulla protezione e sulla conservazione della natura contro il
deterioramento causato dall’attività dell’uomo. Dal 1963 l’IUCN pubblica la “Red
List of Threatened Species” , la più ampia raccolta di relazioni sullo stato di
conservazione e sulle minacce delle specie animali e vegetali, al fine di informare
la comunità scientifica e coordinare azioni per la loro tutela
12
. Al processo di
costituzione dell’IUCN partecipa anche Renzo Videsott, pioniere del movimento
ambientalista italiano, in veste di presidente della Federazione Nazionale Pro
Natura, prima associazione ambientalista sorta in Italia
13
.
L’attività di Huxley prosegue nel 1960 con la pubblicazione di tre articoli
sul quotidiano londinese The Observer, nei quali illustra le cause che minacciano
l’estinzione di diverse specie di animali
14,15,16,17
.
8
United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, “Basic Texts”, Parigi, 2004
9
Ivi, p. 8, Articolo I
10
International Union for Conservation of Nature and Natural Resources
11
Leif E. Christoffersen, “IUCN: A Bridge-Builder for Nature Conservation”, FNI publication, 1997, p. 60
12
International Union for Conservation of Nature, “IUCN Red List Overview”,
www.iucnredlist.org/about/red-list-overview , ultimo accesso 15-03-2012
13
Federazione Nazionale Pro Natura, “Pro Natura – La Storia”,
www.pro-natura.it , ultimo accesso 15-03-2012
14
Julian S. Huxley, “The Treasure House of Wild Life”, The Observer, 13 Novembre 1960, p.23
15
Julian S. Huxley, “More meat from game than cattle”, The Observer, 13 Novembre 1960, p.24
16
Julian S. Huxley, “Cropping the wild protein”, The Observer, 20 Novembre 1960, p. 23
17
Julian S. Huxley, “Wild Life as a World Asset”, The Observer, 27 Novembre 1960, p. 23
11
« Millions of wild animals have already disappeared from Africa this century.
Does the wildlife of the continent now face extinction – threatened by increases
in population and the growth of industry in the emergent nations? What, if
anything, can be done to safeguard it?»
18
The Observer – “Huxley in Africa” – 1960
«Milioni di animali selvatici sono già scomparsi dall’Africa in questo secolo. La
fauna del continente rischia l’estinzione – a causa dell’aumento della
popolazione e della crescita dell’industria nei paesi emergenti? Cosa, se
possibile, può essere fatto per tutelarla?»
Huxley scrive questi articoli in seguito ad una visita ufficiale in Africa come
rappresentante dell’UNESCO. Egli si rende conto che l’estinzione delle specie è
un problema di natura prioritaria che deve essere contrastato. Tra le cause viene
indicato l’eccessivo sfruttamento dei terreni da pascolo e del bestiame per
soddisfare le esigenze alimentari di una popolazione in continua crescita. Affiora
per la prima volta l’ipotesi di una relazione simmetrica tra il degrado
dell’ambiente, l’incremento della popolazione e la crescita economica
19
.
Gli articoli sono alla base della nascita della più grande fondazione per la
protezione della natura, la “World Wildlife Fund”, ampiamente conosciuta con
l’acronimo WWF: in seguito alla lettura degli articoli, Victor Stolan, un
albergatore di origini cecoslovacche, propone ad Huxley l’istituzione di una
raccolta fondi mondiale, da devolvere per la salvaguardia delle aree la cui flora o
fauna sono a rischio di estinzione. Positivamente colpito dall’idea, Huxley
coinvolge a sua volta nel progetto l’ornitologo Edward Max Nicholson,
conoscitore degli ambienti politici e finanziari internazionali, ed il naturalista
Peter Markham Scott. Per la sua insufficiente conoscenza scientifica, Stolan viene
estromesso dal progetto
20
.
Nel 1961 viene firmato a Morges, in Svizzera, l’atto costitutivo del WWF,
“We Must Save The World’s Wild Life”, noto anche come “Manifesto Morges”
21
.
Tra gli esponenti di spicco dell’ambiente politico e finanziario internazionale che
18
The Observer, “The Treasure House of Wild Life”, 13 Novembre 1960, header dell’articolo
19
Kate Kellaway, “How the Observer brought the WWF into being”, The Observer, 7 Novembre 2010
20
Ibidem
21
“We Must Save The World’s Wild Life”, International Declaration, Morges, 29 Aprile 1961