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INTRODUZIONE
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Il ventennio fascista comprende quel periodo storico italiano che va dal 30
ottobre 1922, presa del potere da parte di Benito Mussolini, fino al 25 luglio
1943. Alla fine della Grande Guerra, l'Italia si trovò in una situazione economica
drammatica in quanto dipendeva in gran parte dalle importazioni oltremare di
grano e carbone ed aveva contratto pesantissimi debiti con gli Stati Uniti
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Questa situazione fu terreno fertile per la fondazione, avvenuta a Milano
il 23 marzo 1919, del primo Fascio di combattimento, che adottò le camicie nere
e il teschio che erano i simboli degli Arditi, una specialità della fanteria del
Regio Esercito durante la Prima Guerra Mondiale. Il 23 ottobre 1922 Mussolini
fondò la FNAI (Federazione Nazionale Arditi d'Italia), prima della Marcia su
Roma.
“La maggior parte si schierò con i fascisti mentre una minoranza dette vita ai non
meno violenti Arditi del popolo, di sinistra. Fra i primi molti sarebbero diventati importanti
capi fascisti, come Italo Balbo”
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Il 7 novembre 1921 nasceva il Partito Nazionale Fascista e il 30 ottobre
1922, dopo la Marcia su Roma, il re ,Vittorio Emanuele III, incaricò Benito
Mussolini di formare il nuovo governo. Questi, che non aveva preso parte alla
Marcia su Roma, lasciò Milano, e a soli 39 anni, divenne il più giovane
Presidente del Consiglio nella storia dell'Italia unita.
La prima grande novità, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, fu la
progressiva massificazione della vita politica e sindacale. Il 24 gennaio del 1922,
a Bologna, fu inaugurato il convegno sindacale promosso dal neocostituito
Partito Nazionale Fascista. Nel 1925 nel processo di fascistizzazione della
stampa, si inserisce l'istituzione di un albo professionale dei giornalisti.
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E.GENTILE, Fascismo. Storia e interpretazione, Editori Laterza, 2002.
2
G.B. GUERRI, Fascisti, Oscar Mondadori (Le scie), 1995 Milano pagg. 68-69.
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Come reazione al provvedimento, fu creato un Comitato per la difesa
della stampa, che raggruppava numerose ed influenti testate, ma, con il Regio
Decreto del 31 dicembre 1925, che sopprimeva la libertà di stampa, il giornalista
che intendeva svolgere la professione doveva necessariamente essere iscritto al
sindacato fascista dei giornalisti
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.
Mussolini conosceva bene l’importanza della carta stampata in quanto, già
direttore dell’ Avanti e del Popolo d’Italia, progettava l’asservimento della
stessa al regime, tramite la figura del direttore responsabile scelto da lui stesso.
Conquistati i due maggiori quotidiani del paese, Il Corriere della Sera e
La Stampa, Mussolini procedette gradualmente alla fascistizzazione integrale di
tutti i mezzi di comunicazione.
“In una lunga prima fase, durata sino ai primi anni ‘30, a determinare i caratteri
dell’operazione furono le leggi tese a limitare la libertà di espressione e a portare sotto
controllo la professione giornalistica, ma anche gli interventi di società finanziarie che
rilevarono le proprietà degli antichi giornali liberi e di opinione”
4
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Una cura particolare venne attribuita ai disegni ed alle fotografie
raffiguranti il Duce e fu in questo periodo che si bandirono con più insistenza le
parole e gli usi stranieri e si minimizzò al massimo la cronaca nera.
Il 29 ottobre 1929 ci fu il crollo di Wall Street che venne chiamato “il
giovedì nero”, ma Mussolini ignorò totalmente l'evento pensando che la cosa
non avrebbe toccato minimamente l'Italia. L'economia nazionale invece entrò in
una profonda crisi e solo a metà degli anni ’30 , quando Mussolini si rese conto
della gravità della situazione, lanciò la “battaglia del grano” per permettere la
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N. TRANFAGLIA, P. MURIALDI, M. LEGNANI, La stampa italiana nell'età fascista,
Editori Laterza, Bari, 1980.
4
DIZIONARIO DEL FASCISMO, VOL I.,Einaudi, Torino, 2003, p.67(voce: stampa,
fascistizzazione della).
4
ripresa del settore agricolo. Furono inoltre alzati i dazi doganali sui cereali
importati per incoraggiare la produzione nazionale e giungere all’autosufficienza
nei consumi. Lo scopo fu in buona parte raggiunto: infatti alla fine degli anni
’30 la produzione del grano era aumentata del 50% e le importazioni si erano
ridotte a un terzo rispetto a quindici anni prima
5
. I disoccupati vennero impiegati
in un vasto programma di opere pubbliche culminanti con la Bonifica dell’Agro
Pontino e le zone paludose furono rese agricole ed abitabili. Fra l’altro, il
fascismo esaltava l’uomo rurale come forma ideale di mascolinità e lo stesso
Mussolini affermava “Io mi vanto sopratutto di essere un rurale”
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.
L’Autarchia, divenne una delle parole d’ordine del regime. Il fascismo si
proponeva di
“[…]rendere l’Italia quanto più possibile autosufficiente, quindi non vulnerabile in
caso di guerra. A tal fine, ci si propose di ridurre le importazioni e di stimolare la produzione
nazionale di beni sostitutivi”
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Gli anni trenta furono gli anni del consenso e ogni italiano si poteva
riconoscere con convinzione nelle forme politiche realizzate dal Partito
Nazionale Fascista. Dopo di ciò, Mussolini non pensò più alla situazione interna
italiana e si dedicò esclusivamente alla guerra d’Etiopia, perché all'inizio degli
anni trenta, la dittatura si era ormai stabilizzata ed era fondata su solide radici. Il
fascismo ebbe presa sulla società italiana, perché, dopo la tragica esperienza
della Grande Guerra, riuscì a soddisfare una serie di aspettative collettive quali
l’ordine e l’aggregazione. In particolare i ceti medio - bassi aderirono al
fascismo per avere occasioni di promozione sociale. Comunque,ogni
5
G.SABATUCCI, V.VIDOTTO, Storia contemporanea, Il Novecento, Editori Laterza, Bari,
2003, p.147.
6
http://www.ilduce.net
7
DIZIONARIO DEL FASCISMO, VOL I.,Einaudi, Torino, 2003, p.117 (voce:Autarchia).
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opposizione era stroncata sul nascere e la stampa era ormai profondamente
asservita al regime.
Il fascismo inoltre, rifiutava ogni forma di lotta di classe e faceva appello
all’unità nazionale a cui dovevano essere subordinati tutti gli altri interessi.
Rifiutando la lotta di classe, anche la festa del lavoro che si celebrava e si
celebra anche oggi il 1° di maggio, viene spostata al 21 aprile, in cui si celebra il
Natale di Roma.
“Tra le nuove festività introdotte dal fascismo per scandire il ritmo della sua intensa
vita liturgica, particolare solennità fu assunta dal Natale di Roma, che in ossequio a una
millenaria tradizione veniva celebrato il 21 Aprile, data della leggendaria fondazione della
città”
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Così snaturata, la festa del 1° maggio assunse una connotazione “sovversiva”,
divenendo occasione per esprimere, in forme diverse, l'opposizione al regime.
Per Mussolini, l’uomo doveva essere attivo e impegnato nell'azione con
tutte le sue energie, virilmente consapevole delle difficoltà che ci sono e pronto
ad affrontarle e a superarle. Tra le su frasi famose, possiamo citare:
“Meglio vivere un giorno da leone, che cento anni da pecora”
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Tutto ciò era basato sull’annullamento della volontà individuale a favore
dell’esaltazione mistica del sacrificio, e della subordinazione assoluta alla
volontà del capo per il bene della patria.
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DIZIONARIO DEL FASCISMO, VOL II.,Einaudi, Torino, 2003, p.207 (voce:Natale di
Roma).
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http://www.ilduce.net
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“[…]il fascismo trasformava gli uomini in cittadini: perché educava i giovani alla
politica(ed era una sua competenza esclusiva); perché chi non fosse inquadrato nel partito o in
un organizzazione da questo controllata perdeva i diritti politici;[…]perché era il partito con
la sua organizzazione di massa che garantiva il consenso popolare al regime”
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Il fascismo creò una divisa per ogni italiano e anche i bambini, furono
inquadrati in organizzazioni paramilitari e marciarono al grido “Viva il Duce!”
facendo il saluto romano.
Con l’ascesa al potere di Mussolini, il fascismo si radicò profondamente
nell’apparato scolastico, in quanto non voleva solo essere considerato un partito
ma anche un sistema di educazione e, dal 1935, si introdusse la “cultura
militare”, che fu obbligatoria per i ragazzi dagli 8 ai 21 anni.
I bambini già dalla tenera età di 4 anni venivano abituati con il gioco a
raggrupparsi in squadre in modo da essere pronti da grandi a formare un esercito
che il Duce voleva fosse costituito da “otto milioni di baionette”.
Nella scuola, gli slogan fascisti, usati per indottrinare i giovani, erano
scritti sui muri, sui quaderni e anche sull’unico libro adottato dagli scolari. Uno
di questi slogan era “Libro e moschetto fascista perfetto!”
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Inoltre, poiché Mussolini considerava il fascismo una vera e propria
rivoluzione, aveva deciso, ricordando il nuovo calendario istituito dalla
rivoluzione francese, di dare una particolare datazione all’Era Fascista,
utilizzando i numeri romani. Il primo anno iniziava il 29 Ottobre 1922 e
terminava il 28 Ottobre 1923, per cui l’ Anno Fascista iniziava nel mese di
Ottobre anziché in Gennaio.
10
P.POMBENI, Partiti e sistemi politici nella storia contemporanea, Il Mulino, 1994
11
DIZIONARIO DEL FASCISMO, VOL II.,Einaudi, Torino, 2003, p.50 (voce:Libro e
Moschetto!).
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Questa numerazione romana, che affiancava la datazione del calendario
gregoriano, rimase in vigore sino all’Aprile del 1945. Un altro chiaro
riferimento all’antica Roma era il nome dato agli squadroni che venivano
chiamati centurie e manipoli per ribadire l’ importanza del riferimento agli
antichi splendori di Roma.
Anche il Fascio Littorio, uno dei simboli più antichi della sovranità regale,
era un altro collegamento con l’antica Roma e diventò per il fascismo simbolo
dell’unione di tutti gli italiani. La parola “fascismo” deriva proprio dal fascio di
verghe che venivano portate nell’antica Roma da appositi addetti chiamati
“littori”, da qui la denominazione “fascio littorio”. Era cilindrico composto da
verghe di betulla bianca, tenute unite da nastri rossi di cuoio, al quale era infissa
un’ascia di bronzo. Questo emblema romano divenne il simbolo dei Fasci di
combattimento e in seguito quello del Partito Nazionale Fascista che si ispirava
alla potenza e alla grandezza del popolo romano
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Un altro culto del regime, la giovinezza, si basava sul fatto che il fascismo
fosse una rivoluzione generazionale e che Mussolini fosse il più giovane primo
Ministro d’Italia. Grande importanza ha avuto anche l’influenza del futurismo
nell’esaltare il mito della gioventù. Marinetti nel Manifesto di Fondazione del
Movimento affermava
« […] noi non vogliamo più saperne, del passato, noi giovani e forti futuristi!»
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L’obiettivo di tale reazione era la rivendicazione dei diritti troppo spesso
calpestati della giovinezza, al punto che Marinetti, nel suo diario concorderà
pienamente con il giudizio del Corriere della Sera, secondo cui l’Italia
12
DIZIONARIO DEL FASCISMO, VOL I.,Einaudi, Torino, 2003, p.513 (voce:Fasci di
combattimento).
13
A.BERTONI (a cura di), F.T. Marinetti, Taccuini 1915-1921, Bologna, il Mulino, 1987.
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“a volte pare un organismo sociale sui generis né aristocrazia, né democrazia ma
gerontocrazia, una gelosa repubblica senile ove salvo strabilianti eccezioni è preclusa la
strada a chi non sia tanto stagionato e infiacchito da non dar ombra a nessuno”
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L’argomento di questa tesi, è il processo di fascistizzazione della società
nel periodo tra il 1933 e il 1941 e in particolare il ruolo avuto dal Corriere dei
Piccoli, e dai suoi autori nel rappresentare ai bambini e a quanti erano
analfabeti, i fatti sopra elencati. In questa tesi si è voluto spiegare in che modo le
storie e i suoi personaggi hanno saputo spiegare i valori e i miti del regime e
giustificare le ragioni della guerra in Etiopia.
I protagonisti sono Piccoli Balilla: Italino ed Eroico Maggio che si recano
in un piccolo cimitero per onorare gli eroi della Grande Guerra. Lio, Dado e
Stellina, sua sorella, che credendo in quanto propugnato dal Regime, assumono
in prima persona l’incarico di diffonderne i miti, di “combattere” la “battaglia
del grano” e quella delle bonifiche, di “uccidere” la Noia e celebrare le date
memorabili esaltate dal fascismo.
Altri Figli della Lupa, Romolino e Romoletto si impegnano a combattere
il nemico in terra africana e a inculcare il rispetto verso il simbolo massimo del
Regno italico: il tricolore. Oltre all’astuzia con cui sconfiggono il nemico questi
prodi Balilla utilizzano le loro capacità per rimodernare con case, strade, ponti e
vie di comunicazione la nuova Etiopia. Il prode piccolo palombaro, Marinello è
impegnato costantemente nel sabotaggio della flotta britannica nel Mediterraneo
e a creare azioni di terrorismo psicologico, al governatore dell’isola fortezza di
Malta. Un altro particolare aspetto considerato è quello dell’italiano all’estero,
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A.BERTONI (a cura di), F.T. Marinetti, Taccuini 1915-1921, Bologna, il Mulino, 1987,
p. 79, (appunto del 27 aprile 1917).
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rappresentato da Girometto che non riuscendo a trovare una propria identità in
patria, la cerca oltre confine ma non riesce mai ad adeguarsi agli usi e costumi
locali. Un’altra interpretazione della figura del Balilla viene offerta da
personaggi quali Balilla, Brio Balilla e Venturino.
Balilla, soprannome di Giovanni Battista Perasso, è una statua che si
anima per risolvere situazioni intricate. Brio Balilla invece è subito pronto ad
aiutare chi ha ne bisogno. Infine Venturino, in Africa, addestra nuove truppe
mantenendole in ottima forma fisica per prepararle a combattere.
Il Corriere dei Piccoli ha rappresentato la realtà del tempo mettendo
insieme in modo armonico e piacevole disegno e parola. La scrittura in ottonari
rimati rendeva più agevole la memorizzazione dei testi che i bambini potevano
quindi assimilare meglio e subire inconsciamente un processo di adeguamento
alle direttive del Partito Fascista.
Per la stesura di questo lavoro si è parlato del Corriere della Sera fino alla
perdita della sua autonomia critica e si sono analizzate alcune tavole del
Corriere dei Piccoli, allegato settimanale del quotidiano, scritte negli anni 1933,
1934, 1935,1936,1937 e 1941.