Dallo studio delle leggi e della loro applicazione, emergono alcune importanti considerazioni.
Innanzitutto gli aspetti legislativi inerenti il risparmio energetico vanno considerati fin dall’inizio
del progetto, in modo che questo non debba essere stravolto in fasi successive e quindi ad esempio,
per quanto riguarda l’inserimento di pannelli solari termici e fotovoltaici si deve tenere conto
preliminarmente della superficie necessaria, in modo da integrarli al meglio, per questo è stato fatto
in via dimostrativa un calcolo di massima per ogni unità abitativa e lo studio dell’inclinazione
migliore nel caso di intervento a Genova. Anche le protezioni solari, fisse o mobili, richiedono
attenzione in fase progettuale, in particolare, le fisse, che possono anche essere costituite da aggetti,
presentano la necessità di essere dimensionate in modo da permettere il passaggio degli apporti
solari gratuiti invernali e schermare l’irraggiamento estivo. Il fatto che nel calcolo della prestazione
energetica si possano considerare anche gli apporti solari gratuiti, comporta la possibilità di
utilizzare grandi superfici vetrate, opportunamente orientate o l’uso di sistemi bioclimatici come le
serre solari.
Uno dei problemi affrontati, comune alle coperture e alle pareti verticali, è quello del rispetto
della massa superficiale limite o in alternativa dell’uso di un sistema equivalente, che permetta di
contenere le oscillazioni di temperatura in funzione dell’irraggiamento solare; sorge il problema
degli involucri leggeri e per la ricerca di sistemi equivalenti si è reso necessario definire un
involucro di riferimento che abbia massa superficiale e isolamento termico come da normativa,
calcolare il suo sfasamento e smorzamento, in modo da ottenere dei valori di equiparazione.
Si è potuto così dimostrare con i calcoli che gli involucri leggeri in legno e fibra di legno, hanno
dato risultati di comportamento termico migliori rispetto all’involucro di riferimento ad alta
densità.
La necessità di adeguamento alla normativa sul risparmio energetico può sembrare elemento
vincolante nella progettazione, tuttavia l’attenzione richiesta non è da intendersi solo in senso
limitativo, ma l’applicazione delle norme in ambito architettonico può essere vista come una
opportunità, intesa come sviluppo e ricerca tecnologica, come possibilità di esperienze compositive
innovative e, non in ultimo, come atto di rispetto per l’ambiente.
6.1MASSA SUPERFICIALE MINIMA
Presentazione degli argomenti trattati nei sottoparagrafi 6.1.1 – 6.1.6
Le indicazioni dei D.lgs 192/2005 e 311/2006 relative alla massa superficiale minima dell’involucro
hanno il fine di ottenere involucri con un buon comportamento estivo per limitare il
surriscaldamento, grazie ad un maggiore sfasamento e smorzamento dell’onda termica e pongono
quindi l’obbligo del superamento di 230 Kg/mq di massa superficiale dell’involucro. Nel caso di
strutture leggere si richiede la dimostrazione, attraverso calcoli, del raggiungimento di almeno lo
stesso sfasamento e smorzamento che raggiungerebbe un involucro con la massa superficiale
prescritta e isolamento termico come da normativa (a seconda della zona climatica) .
Vengono classificati alcuni materiali isolanti secondo il loro rapporto tra conduttività e densità, in
modo da poter ottimizzare gli spessori della stratificazione al fine del superamento della massa
superficiale minima.
Dallo studio dei fenomeni fisici e da calcoli effettuati in alcuni esempi si è poi constatato che, per
avere un buon comportamento termico, non e sufficiente considerare il solo limite numerico
raccomandato di 230 Kg/mq, ma bisogna tener conto anche della , della conduttività termica,
del calore specifico del materiale e dello spessore dell’involucro. Si sono messi a confronto quindi
materiali diversi, tra cui termoisolanti, per aiutare il progettista a scegliere quelli che hanno migliore
comportamento; tra questi i materiali termoisolanti a base di legno hanno dato buoni risultati.
Nei paragrafi successivi sono stati fatti esempi di coperture leggere in legno; nonostante abbiano
una bassa massa superficiale queste coperture presentano caratteristiche di smorzamento e
sfasamento comparabili agli involucri che raggiungono i limiti prescritti e sono quindi realizzabili.
In tutti gli esempi d’involucro, tramite software termotecnico, sono stati calcolati la trasmittanza,
la condensa interstiziale, la massa superficiale, lo sfasamento e lo smorzamento ipotizzando
interventi a Genova.
Tra i materiali utilizzati negli esempi di calcolo compaiono anche sistemi innovativi come:
- isolante termico abbinato a cartongesso realizzato con tecnologia PCM, che sfrutta il cambiamento
di fase della paraffina inserita al suo interno;
- termointonaco in calce idraulica con inerti isolanti, utilizzato in copertura.
Negli ultimi sottoparagrafi sono stati descritti alcuni materiali innovativi a cambiamento di fase
reperibili in Italia, con indicazioni riguardo alle loro caratteristiche tecniche e all’azienda che li
produce e li distribuisce.
densità
6.1.1Esempi progettuali
Gli esempi seguenti riguardano soluzioni d’intervento a Genova e vengono articolati in:
a) superfici opache orizzontali a bassa densità;
b) superfici opache orizzontali che superano i 230 Kg/mq;
c) superfici opache verticali;
a) Superfici opache orizzontali a bassa densità:
Esempio n.1
Copertura in legno e fibra di legno”
Immagine scattata al Made Expo 2008 che mostra il nodo tra copertura e parete verticale.
La copertura è costituita da legno e fibra di legno; per raggiungere i limiti di trasmittanza a
Genova sarebbe bastato uno spessore di coibente di 9 cm, ma si è dovuto ricorrere allo spessore di
13 cm per migliorare lo smorzamento dell’onda termica e rientrare nella normativa. Non è detto che
sia una cosa negativa il fatto di dover utilizzare questo spessore superiore, difatti secondo alcuni
1
studi, l’uso di uno spessore maggiore d’isolante in copertura può convenire dal punto di vista
economico, poiché abbrevia i tempi di ammortamento della spesa, relativa all’inserimento del
materiale coibente.
Questo esempio di copertura non raggiunge la massa superficiale richiesta di 230 Kg/mq e per
poterla realizzare nel rispetto della normativa è stato necessario dimostrare che lo sfasamento e lo
smorzamento sono equivalenti ai valori dell’involucro di riferimento calcolati precedentemente
(Vedi tabella 6.1.4b).
1
il prezzo dello spessore dell’isolante non influisce grandemente sul costo della copertura e uno spessore maggiore talvolta permette
un tempo di ritorno dell’investimento più veloce secondo il testo: Gantioler, Günther, Tetti KlimaHaus: volume tecnico n.02/06,
Riwega s.r.l., Egna (BZ), 2006, ristampa genn 2008.
“
Stratificazione dell’involucro:
-Ardesia copertura tripla a lastre 57x40x1 su correntini in legno con ganci, λ = 2 W/mK, massa sup.= 86Kg/mq
-Pattame in legno di abete 2.2 cm, λ = 0.12 W/mK, massa sup.= 14Kg/mq
-Strato di ventilazione con aria ascendente 4cm, λ = 0.195 W/mK
-Guaina traspirante idrorepellente
-Pannelli fibra di legno (tipo CelenitFL45) 13cm, λ = 0.038 W/mK, massa sup.= 6Kg/mq
-Telo antipolvere traspirante
-Pattame in legno di abete 2.2cm, λ = 0.12 W/mK, massa sup.= 14Kg/mq
MASSA SUPERFICIALE TOTALE INVOLUCRO: 120 Kg/mq < 230 Kg/mq Non verificata
Spessore totale della stratificazione: 17,4cm (esclusi orditura, listelli e ardesie).
Nell’immagine sottostante si possono vedere i risultati dei calcoli della trasmittanza e della verifica
della condensa che hanno dato risultati positivi.
Tab. 6.1.5a - Il calcolo è stato effettuato con il programma Cpi Win Clima 80mq della BM Sistemi.
La massa superficiale è < di 230 Kg/mq NON verificata
Trasmittanza: U = 0.26 W/mqK < 0.30 W/mqK (Rec di Genova) PIENAMENTE Verificata (sarebbe bastato un
strato di 9cm d’isolante e si avrebbero 0.29W/mqK; servono 13 cm di termoisolante per raggiungere lo
smorzamento e lo sfasamento richiesti dalla normativa, inoltre utilizzare 13cm al posto di 9 cm conviene
economicamente)
U < 0.32 W/mqK (livello nazionale Zona D e incentivi 55%) PIENAMENTE Verificata. U < 0.28 W/mqK e
incentivi 55% fino ad oltre il 1 gennaio 2010.
Verifica : non c’è pericolo di condensa interstiziale pertanto non serve freno al vapore
La massa superficiale raggiunge solo 120 Kg/mq, valore minore della massa superficiale minima
prescritta, pertanto è necessario lo studio dello sfasamento e dello smorzamento per dimostrare
l’equivalenza dei valori con l’involucro di riferimento che raggiunge i 230 Kg/mq.
condensa
Tab. 6.1.5b - COPERTURA IN LEGNO E FIBRA DI LEGNO. (Programma Excell del comune di Torino).
SFASAMENTO: 9,73 ore (Valore involucro di riferimento: 10 cm di Cls più 10 cm di lana di roccia 5,84 ore)
FATTORE DI SMORZAMENTO: 0,45 (Valore involucro di riferimento: 10 cm di Cls più 10 cm di lana di roccia
0,45)
Dai calcoli effettuati si può affermare che:
pur non raggiungendo i 230 Kg/mq, la copertura in legno e fibra di legno descritta
nell’esempio n. 3, risulta avere uno sfasamento ed uno smorzamento migliore dell’involucro di
riferimento (§ 6.1.4) , pertanto la copertura dell’esempio n. 3 può essere realizzata.
6.2ISOLAMENTO TERMICO LIMITE
Per rispettare la normativa occorre realizzare involucri che oltre al superamento della massa
superficiale minima, abbiano un ben definito isolamento termico e allo stesso tempo bisogna
effettuare la verifica della condensa interstiziale come verrà indicato successivamente (§6.3).
I limiti d’isolamento termico richiesti dalla normativa vengono definiti con dei valori di
2
trasmittanza limite diversi a seconda della zona e, dove si hanno richieste di valori minori di
trasmittanza, occorre un maggiore isolamento termico.
Contenuto dei sottoparagrafi 6.2.1 – 6.2.6:
Vengono analizzati gli articoli tratti dalla normativa italiana che riguardano il termoisolamento e,
dopo aver constatato che i valori di trasmittanza massima richiesta sono discordanti tra le varie
norme, tali valori sono stati ordinati in tabelle, in modo da poterli confrontare facilmente e capire
quali sono i valori più restrittivi (tab.6.2.1a - 6.2.1b).
In seguito si tratta dei sistemi per aumentare l’isolamento termico con una descrizione dei materiali
che si possono trovare sul mercato italiano: termointonaci, blocchi termoisolanti, materiali
riflettenti, materiali termoisolanti sciolti, pannelli coibenti (facendo la distinzione tra quelli
traspiranti e quelli non traspiranti).
Vengono fornite indicazioni progettuali su come scegliere il tipo di sistema per aumentare
l’isolamento termico con esempi specifici sulle strutture opache verticali e orizzontali per ottenere
soluzioni di involucri che rispettino la normativa.
Negli esempi vengono impiegati i seguenti materiali:
- blocchi termoisolanti;
- pannelli a cambiamento di fase PCM e lana di roccia;
- strati costituiti da pannelli in fibra di legno-cemento e fibra di legno;
- termointonaco su involucri preesistenti.
Vengono poi analizzati e descritti nel dettaglio oltre ad alcuni materiali presenti negli esempi, altri
prodotti simili reperibili sul mercato e, poiché la normativa pone anche il problema dei ponti
termici, si sono descritti dei sistemi prefabbricati utilizzati recentemente per risolverlo.
Infine si sono presentati materiali innovativi:
- il brevetto italiano dei pannelli termoisolanti in carta Kraft ondulata a strati sovrapposti;
- i pannelli traspiranti inglesi che sfruttano la teoria dei “breathing walls”, l’isolamento termico
dinamico che grazie all’aspirazione forzata dell’aria esterna passante attraverso i pannelli
permette il recupero del calore.
2
vedi glossario
b) interventi di riqualificazione energetica di strutture opache verticali
Esempio n.3 “intervento di riqualificazione energetica di involucro in laterzio con l’uso di
termointonaco Diasen Diathonite evolution
L’esempio riguarda un intervento di riqualificazione energetica di una parete esterna in laterizio
priva d’isolamento termico che dev’essere adeguata alle prescrizioni dettate dal D.lgs 311/2006.
I primi calcoli, i cui risultati sono visibili nelle immagini sottostanti, sono stati fatti sul valore di
trasmittanza della parete preesistente, che ha dato risultati troppo alti, pertanto si è verificata la
necessità dell’inserimento di termoisolante per rispettare la normativa.
Stratificazione involucro prima dell’intervento:
-Intonaco interno 1.5cm;
-laterizi 20cm;
-intonaco esterno 2.5;
Spessore totale involucro: 24 cm
Tab 6.2.4m Il calcolo è stato effettuato con il programma Cpi Win Clima 80mq della BM Sistemi.
Lo spessore totale dell’involucro è di 24 cm.
Massa superficiale = 352 Kg/mq > di 230 Kg/mq:
Trasmittanza: U = 1.46 W/mqK > 0.36 W/mqK (D.lgs 311/2006): NON
U = 1.46 > 0.36 W/mqK, detrazioni 55% fino al 31 dic 2009: NON Verificata
U = 1.46 > 0.30 W/mqK, detrazioni 55% fino ad oltre il 1 gennaio 2010: NON verificata
Verifica :
”
Verificacondensa
Verificata
Verificata
E’ stato scelto di utilizzare un termointonaco in calce idraulica, che ha buone caratteristiche di
traspirabilità ed una bassa conduttività termica λ, ipotizzando la rimozione del vecchio intonaco e
l’inserimento di finitura esterna ed interna in malta di calce dello spessore di 0.5 cm, come
consigliato dalle case produttrici dei termointonaci.
Sono state studiate due soluzioni:
a) Una prima soluzione riguarda l’inserimento del prodotto sia sul lato esterno sia su quello interno;
b) in un secondo caso si interviene solo sulla superficie esterna.
a) Stratificazione intervento con termointonaco sia esterno che interno:
- Intonaco finitura interna 0.5cm;
- termointonaco Diathonite λ=0.045 W/mK: 3cm;
- laterizi 20cm;
- termointonaco Diathonite λ=0.045 W/mK: 7cm;
- intonaco finitura esterna 0.5cm;
Spessore totale involucro: 31 cm
Tab 6.2.4n Il calcolo è stato effettuato con il programma Cpi Win Clima 80mq della BM Sistemi.
Massa superficiale = 338 Kg/mq > di 230 Kg/mq Verificata
U = 0.348 W/mqK < 0.36 W/mqK (D.lgs 311/2006): Verificata
U = 0.348 < 0.36 W/mqK, detrazioni 55% fino al 31 dic 2009:
U = 0.348 > 0.30 W/mqK, detrazioni 55% fino ad oltre il 1 gennaio 2010: NON verificata
(con termointonaco interno di 3 cm ed esterno di 10 cm: U=0.28 e le detrazioni nel 2010 sono verificate)
Verifica condensa: Verificata, non serve freno al vapore
Verificata
6.3VERIFICA DELLA CONDENSA
Contenuto dei sottoparagrafi 6.3.1 - 6.3.5:
Poiché la normativa richiede spessori elevati di materiale coibente e, con l’aumentare dello
spessore, aumenta il rischio di condensa interstiziale, con la possibilità di causare un calo
prestazionale dell’isolamento termico, si richiede che venga effettuata anche la verifica di questo
3
tipo di condensa. Il vapore può generare anche il problema della condensa superficiale se si ha una
temperatura della superficie interna troppo bassa e, dato che questo può portare a problemi igienici
come la proliferazione di muffe, il progettista è tenuto a controllare anche questo fenomeno.
Per questi motivi sono stati analizzate le indicazioni tratte dalla normativa italiana che riguardano
la condensa, esposte le cause della sua formazione, presentate indicazioni progettuali su come
intervenire per fare diminuire le possibilità di rischio. Gli interventi riguardano la ventilazione dei
locali, la giusta posizione del materiale coibente, possibilmente traspirante, l’eventuale aggiunta del
freno al vapore sul lato interno o, in certi casi particolari, l’inserimento di una barriera al vapore.
Sempre per quanto riguarda il problema del rischio di condensa, ci si sofferma poi sulle soluzioni
attuate per le coperture lignee, in quanto questo tipo di struttura risulta progettualmente piuttosto
complessa e quindi di maggior interesse.
La parte conclusiva riguarda aziende produttrici e materiali atti a risolvere il problema della
condensa comprendendo anche i sistemi di ventilazione. Si sono ricercate sul mercato italiano le
guaine traspiranti adatte a controllare il passaggio di vapore, comprese quelle riflettenti che,
possedendo questa caratteristica, contribuiscono anche al risparmio energetico.
Infine, dato che la condensa dipende anche dalla pressione di vapore interna e che questa può
diminuire con una buona ventilazione, si sono ricercati prodotti utili al ricambio dell’aria, che siano
in grado di ridurre al minimo le perdite di calore verso l’esterno e di recuperare il calore dall’aria
uscente. A tal fine si sono descritti gli impianti di ventilazione forzata a recupero di calore che
sfruttano il recupero del calore dall’aria in uscita con esempi sul loro predimensionamento.
Vengono presentati anche sistemi di aerazione naturale regolabili, posti nella parte superiore degli
infissi o nei cassonetti degli avvolgibili, sistemi che permettono una naturale circolazione d’aria,
con minori perdite di calore.
3
La condensa è causata dalla produzione di vapore acqueo interno generato dagli occupanti e dalle loro attività che si
può stimare in 50 g/h per persona. Ogni giorno: 50g/h x 24 ore = 1.2 Kg per persona.
Nell’esempio sottostante si sono analizzati due involucri uguali dove in un caso è stato aggiunta una
barriera al vapore con valore Sd=80 m, poiché senza di essa si avrebbe il rischio della condensa
interstiziale.
Inserimento di un freno al vapore sul lato interno dell’isolante:
Tab.6.3.3c Il calcolo è stato effettuato con il programma Cpi Win Clima 80mq della BM Sistemi.
L’immagine a destra mostra come il freno al vapore abbassi la curva della pressione di vapore (curva in
basso) in modo che non tocchi la pressione di saturazione (curva a metà). Nel software è stato usata una
barriera al vapore che ha un valore =10000 ed uno spessore di 80 mm. Moltiplicando il valore per lo
spessore dello strato: 10000 · 0.008 m si ottiene un valore Sd = 80 m che equivalele ad uno strato di 80 m
d’aria.
I grafici mostrano come le curve della pressione di saturazione e della pressione di vapore si
allontanano dopo l’inserimento della barriera al vapore; si può osservare che nel caso di sinistra il
software indica la possibile formazione di condensa, a destra tale indicazione di pericolo non
appare.
mm
7.2 PROTEZIONE SOLARE
La normativa prescrive l’inserimento di protezioni solari esterne, obbligatorie nella nuova
2
edificazione per edifici sopra i 1000 m e per alcuni tipi d’intervento nella ristrutturazione.
In fase di progettazione si dovrà considerare questo aspetto in modo di integrare gli elementi
schermanti all’edificio, per avere un’aspetto complessivo coerente e non dover ricorrere a
interventi successivi, che potrebbero intaccare l’aspetto architettonico globale.
I metodi per schermare la radiazione solare sono diversi ed oggi sul mercato si ha una buona varietà
di prodotti, sia per protezioni fisse, sia per protezioni mobili o automatizzate; questa varietà di
soluzioni porta ad avere per il progettista nuovi elementi architettonici, che possono essere utili
anche ai fini della composizione artistica dell’edificio.
Un metodo ormai diffuso per schermare la radiazione solare è quello dei frangisole a lamelle
orientabili, ma possono essere utilizzati anche elementi fissi come reti, tubi, aggetti, oppure
elementi come tende, veneziane o vegetazione a foglia caduca, integrata all’edificio.
Nel caso di protezioni fisse si presenta il problema di dover scegliere il giusto posizionamento dei
frangisole, in modo da ottenere il massimo degli apporti solari nei periodi freddi e la massima
protezione solare nei periodi più caldi. Di conseguenza, sulla base dello studio della posizione del
sole nei vari mesi dell’anno a Genova, si danno indicazioni progettuali su come dimensionare le
protezioni solari fisse (vedi tab.7.2.2a).
Per la schermatura delle superfici trasparenti, si possono utilizzare anche vetri o pellicole che
riflettono parte della radiazione solare incidente, con percentuali di riflessione diverse a seconda
delle necessità; si stanno studiando sistemi che consistono nel controllo dinamico dell’opacità del
vetro che presentano tuttavia ancora costi troppo elevati.
7.2.1 Requisiti dettati dalla normativa
Le norme sono concordi sul fatto che occorre proteggere le superfici vetrate dalla radiazione solare
con protezioni solari esterne, per evitare il surriscaldamento estivo.
Analisi degli articoli tratti dalla normativa riguardanti LE PROTEZIONI SOLARI:
(non sono stati riportati gli articoli nella loro forma originaria, ma sono stati riscritti e commentati
per ottenere una più rapida consultazione)
7.3 FONTI RINNOVABILI INTEGRABILI NELL’EDIFICIO
Per la nuova edificazione ed altri tipi di intervento la normativa obbliga ad installare per ogni unità
immobiliare impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica e pannelli solari termici per
la produzione di acqua calda sanitaria.
Nel fotovoltaico si possono utilizzare svariati tipi di pannelli e data la loro varietà è possibile una
buona integrazione architettonica con l’uso di pannelli semitrasparenti, pannelli a guaina, che
possono seguire l’andamento curvo di una copertura, o frangisole con celle incorporate.
Anche il solare termico può essere ben integrato se si utilizzano ad esempio impianti a circolazione
forzata, che non hanno la necessità di avere il serbatoio in copertura e, anche in questo campo,
esistono pannelli semitrasparenti.
Il progettista, oltre a scegliere il tipo di pannello, è tenuto a studiarne l’angolazione migliore, a
seconda dell’esposizione e del luogo. Per questo negli esempi seguenti sono state calcolate tramite
software le angolazioni migliori per l’inserimento di solare termico e fotovoltaico a Genova, in caso
di esposizione a Sud, Sud-Est, Sud-Ovest e state calcolate le superfici necessarie di pannelli per
soddisfare la nomativa.
7.3.1 Requisiti dettati dalla normativa
Analisi degli articoli tratti dalla normativa riguardanti LE FONTI RINNOVABILI:
(non sono stati riportati gli articoli nella loro forma originaria, ma sono stati riscritti e commentati
per ottenere una più rapida consultazione)
- D.lgs 192/2005 così come modificato dal 311/2006.
Dall’art.1:
Il decreto ha tra gli obiettivi prioritari quello di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e
l’integrazione in edilizia delle fonti rinnovabili, anche tramite sensibilizzazione ed informazione
degli utenti.
Dall’art.9:
Comma 5bis. Nelle normative e negli strumenti di pianificazione le amministrazioni devono dare
particolare importanza alla diffusione di fonti energetiche rinnovabili con indicazioni anche in
ordine all’orientamento e alla conformazione degli edifici da realizzare per massimizzare lo
sfruttamento della radiazione solare.
6.Conclusioni
Il progetto di architettura non può più essere estraneo alle componenti specialistiche che lo
compongono, per cui il progettista già in sede di progetto preliminare e definitivo, per raggiungere
il suo obiettivo e per dare quindi attuazione alla sua idea progettuale, deve conoscere, controllare ed
esplicitare i requisiti richiesti e dettati dalla norma; questo per evitare che in fase di progettazione
esecutiva gli specialisti, quali lo strutturista, l’impiantista, il consulente termoacustico, il
responsabile della sicurezza, nel rendere il progetto conforme alle specifiche normative,
modifichino l’oggetto dell’intervento, stravolgendo l’originaria idea progettuale.
Pertanto il lavoro svolto mette a sistema i dettati normativi dai vari Enti nell’ambito energetico,
elencando i requisiti necessari e segnala al progettista architettonico alcune prestazioni che
l’involucro deve fornire.
La conoscenza delle prescrizioni e degli effetti che esse hanno sull’involucro è dunque di estrema
importanza e implica maggior attenzione nella realizzazione degli edifici. Tuttavia questo impegno
con il necessario impiego di sistemi costruttivi e materiali innovativi, come i vari tipi di protezioni
solari esterne, di pannelli solari fotovoltaici e termici o di sistemi bioclimatici, se integrati in modo
coerente nella progettazione dell’involucro, può essere visto come aspetto positivo poiché offre la
possibilità di usufruire di ulteriori mezzi espressivi.