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Nell'Odissea (VII secolo a.C.) si parla del “farmaco Nepente che
dona l'oblío dei mali”, probabilmente identificabile con l’oppio.
Ippocrate conosce l'uso dell'oppio non solo come analgesico e
ipnotico, ma anche come antidiarroico. Fra il IV secolo a.C. e il II d.C.,
Teofrasto, Nicandro, Temisio, Dioscoride, Celso, Plinio, Galeno ne
parlano diffusamente nei loro libri. Anche Virgilio parla dei papaveri
“perfusi di sonno”. Probabilmente l'oppio è dunque, insieme al vino, la
droga che caratterizza la Roma imperiale: Nerone, Tito, Nerva, Traiano e
Adriano ne fecero uso. Petronio ne parla descrivendo la famosa “Cena di
Trimalcione”. E il grande imperatore e filosofo Marco Aurelio è
probabilmente uno dei primi oppiomani di cui si ha notizia: per molti
anni egli assunse quotidianamente oppio sotto forma di theriaka, una
preparazione prescrittagli da Galeno, suo medico personale.
In Cina l'uso della capsula di papavero come medicina si è nel
frattempo diffuso; anche in India l'oppio è il rimedio casalingo più usato
da tutte le classi sociali per molti disturbi frequenti. In Cina e in India
l'oppio continua a essere il farmaco più usato contro molti disturbi e
malattie, mentre non sembra ancora diffuso, o comunque non è
considerato degno di nota, l'uso puramente voluttuario.
Nel 1526, in India, la prima dinastia Moghul crea un monopolio di
stato per la coltivazione del papavero e la vendita di oppio.
Nel 1541 l'alchimista svizzero Paracelso introduce in medicina il
laudano, una soluzione idroalcolica di oppio che diventa rapidamente
popolare in tutta Europa, e che è ancora in uso ai giorni nostri.
Intorno al 1732 in India crolla il monopolio statale dell'oppio, e la
famosa Compagnia delle Indie nel 1757 assume il controllo della
coltivazione di oppio in molte zone del Paese. In questo periodo, in Cina
si inizia a fumare l'oppio misto al tabacco e poi con una speciale
preparazione anche l'oppio da solo (fino ad allora lo si era usato solo per
via orale). La Compagnia delle Indie, appoggiandosi anche a un fiorente
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contrabbando, diventa la principale fornitrice di oppio per l'immensa
popolazione cinese. Nel 1729, le prime fumerie d'oppio cinesi vengono
chiuse dall'Imperatore Yung Chen, e questo sarà solo il primo di una
lunga serie di editti imperiali in materia.
Nel 1803 il chimico tedesco Sertürner isola dall'oppio l'alcaloide
principale e lo chiama morfina (dal nome del dio greco del sonno,
Morfeo). In questo periodo, l'uso di oppio in Inghilterra si espande
notevolmente: viene impiegato per tranquillizzare i bambini. A differenza
dell'uso di alcolici, non provoca ancora nessun particolare allarme
sociale.
A partire dal 1815 la Cina vede drasticamente ridursi le riserve di
argento, utilizzate per pagare le enormi importazioni di oppio.
Soppiantando la Compagnia delle Indie, il governo inglese prende
direttamente il controllo del commercio dell'oppio con la Cina. La Cina si
ribella e a Canton il Commissario Lin impone agli importatori inglesi la
consegna dell'intero stock di oppio presente in territorio cinese e poi lo
distrugge. Il racconto di questi fatti è necessario per comprendere
l’importanza del controllo della produzione dell’oppio e l’uso massiccio
di questa sostanza da parte della popolazione orientale; è così che scoppia
la prima Guerra dell'Oppio (1839-42).
Nel 1822, le Confessioni di un mangiatore d'oppio inglese di De
Quincey mettono a fuoco il fenomeno della dipendenza fisica che
compare con l'uso continuativo di questa sostanza, peraltro già noto dai
tempi di Galeno.
A poco a poco, verso la seconda metà del XIX secolo, anche in
Europa e in USA si comincia, in ambienti ristretti, come ad esempio fra i
marinai o fra gli immigrati dall'Oriente, a fumare oppio. Nel 1851, il
Maine è il primo stato USA a promulgare una legge proibizionistica
sull'alcool, seguito da altri 13 stati.
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Nel 1856 scoppia la “Seconda Guerra dell'Oppio” fra Inghilterra
e Cina: la Cina è nuovamente sconfitta, e con il Trattato di Tientsin
(1860) è costretta a legalizzare l'oppio. L'oppio diventa la fonte maggiore
di reddito per il governo indiano dopo la rendita dei terreni e del sale. In
Inghilterra, nasce un movimento di opposizione al commercio dell'oppio.
Gli oppiacei sono ovunque, probabilmente, i farmaci più usati: sia perché
costano molto meno delle bevande alcoliche sia perché non esistono
ancora in nessun paese controlli o restrizioni sulla produzione e la vendita
al pubblico.
Nel 1868 in Inghilterra viene emanata la “Legge sulla Farmacia”
che riserva a chimici e farmacisti iscritti agli albi professionali la vendita
di oppiacei. Fanno eccezione le “patent medicines” ossia le medicine
brevettate (ovvero quelle che anticipano le odierne “specialità
farmaceutiche”): queste restano escluse da ogni controllo (anche se
contenenti oppio o morfina). Anche negli USA l'uso delle “medicine
brevettate” si espande moltissimo. Essendo già noto il fenomeno della
dipendenza, molte di queste medicine a base di oppio o morfina sono
vendute in questo Paese come farmaco contro la dipendenza dagli stessi
oppiacei.
Verso il 1875 in California e negli altri Stati della costa
occidentale USA l'immigrazione cinese è in rapidissima crescita: nasce
un movimento anti-cinese, che trova subito un buon terreno di attacco
disapprovando l'abitudine dei cinesi di fumare oppio. Negli ultimi anni
del secolo le “fumerie” americane vengono chiuse per legge: il fumo
dell'oppio viene considerato clandestino ma resterà frequente fino al
1930.
Nel 1900, a parte l'oppio preparato per il fumo e proibito in alcuni
Paesi, la vendita di preparati farmaceutici a base di canapa indiana, oppio,
coca e loro derivati è ancora totalmente libera in tutto il mondo, senza
necessità di prescrizione medica. In Francia, fra il 1900 e il 1930 circa, il
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fumo dell'oppio conosce il suo periodo di massima popolarità: il
musicologo Louis Laloy ne canta le lodi in un libro lussuoso, A. de
Pouvourville scrive sotto uno pseudonimo vietnamita un manuale del
perfetto fumatore, Brassaï va a fotografare nelle fumerie, Jacques
Boissière, Claude Farrère, Picasso, Apollinaire e più tardi Jean Cocteau
sono fra i più entusiasti consumatori.
Nel 1906 l'Inghilterra decide di cessare il commercio dell'oppio
con la Cina, cosa che farà effettivamente dal 1917. Negli Stati Uniti la
“Legge su Cibi e Farmaci Puri” rende obbligatorio indicare sull'etichetta
delle “medicine brevettate” tutte le sostanze contenute. Oppio, morfina e
cocaina scompaiono da questi prodotti ma sono ancora liberamente
venduti nelle farmacie.
Nel 1909 a Shanghai e poi nel 1912 all'Aja sono convocate due
Conferenze internazionali sul problema dell'oppio. Gli Stati Uniti
proibiscono l'importazione di oppio se non per scopi medici e nel 1914,
con l'Harrison Narcotics Act, cessa la libera vendita di oppio, coca e loro
derivati (morfina, eroina, cocaina). Per ottenere queste sostanze occorre
una ricetta medica e i medici devono essere autorizzati a prescriverle,
pagare una tassa e tenere un registro delle sostanze in loro possesso. In
realtà, la legge non limita esplicitamente la libertà dei medici di
prescrivere queste sostanze, purché essa avvenga “nel corso dell'esercizio
della professione”.
L'uso di oppio resiste in Asia, ma in India si emanano leggi
restrittive a partire dal 1947; in Cina questo avviene nel 1949, con la
vittoria della rivoluzione maoista. In ossequio ai trattati post bellici, al
termine della Seconda Guerra Mondiale, vengono aboliti i vari sistemi
legali di controllo sulla distribuzione e il consumo dell'oppio: a Hong
Kong nel 1945, nell'Indocina francese nel 1954, in Iran nel 1955, in
Thailandia nel 1959. L'oppio diventa in tutto il mondo - salvo le aree
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tribali del Triangolo d'oro fra Thailandia, Laos e Birmania, a cui si
applicherà un'ulteriore moratoria - una droga illecita.
CANNABIS
Forse ancora più antica dell’oppio è però la conoscenza della
canapa (cannabis sativa). In un villaggio di circa 10000 anni fa nell'isola
di Taiwan se ne sono rinvenute tracce. Nello Shu King, libro cinese
risalente al 2350 a.C. circa, si parla della ricchezza della provincia di
Shantung in “seta, canapa, piombo, alberi di pino e strane pietre”.
Certamente in Cina la canapa è stata utilizzata fin dai tempi più antichi
per la tessitura: in una tomba della dinastia Chou I (249 a.C.) si sono
rinvenuti frammenti di un tessuto di canapa, e nel Libro dei Riti (II secolo
a.C.) si prescrive che i defunti siano avvolti in teli di canapa. Infine, non
bisogna dimenticare che intorno all'anno 105 d.C. i Cinesi inventarono la
carta, ottenuta proprio dalle fibre di canapa. L'uso della canapa come
pianta psicoattiva sembra, invece, aver avuto origine in India. Una
leggenda vedica racconta che il dio Shiva cercò rifugio dal sole cocente
in un boschetto di alte piante di canapa, provò a mangiarne le foglie e ne
trasse tanto beneficio da adottarle come suo cibo preferito. I Veda (in
particolare il quarto libro, risalente al 1400 a.C.) citano per la prima volta
la canapa come una delle piante che “liberano dall'ansia”.
Erodoto (V sec. a.C.) racconta dell'uso della canapa in un rito
funebre degli Sciti: dopo la sepoltura del defunto, gli uomini si
radunavano in piccole tende e buttavano semi di canapa in braceri con
pietre roventi, inalandone i vapori “con grida di gioia”.
Verso il 1850 i lavoratori indiani immigrati in Giamaica vi
importano l'uso della Cannabis. Negli USA, vari preparati di Cannabis -
tra cui la marijuana - sono ampiamente usati come farmaci.
Il “Rapporto del Canale di Panama” del 1925 afferma che l'uso di
canapa non è pericoloso o dannoso alla salute e sconsiglia ogni divieto
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per i militari della zona del canale. Tuttavia inizia una vera e propria
campagna di stampa contro la marijuana, finché nel 1937 viene
promulgata una legge che, sotto gli aspetti di una legge di tassazione, ne
stabilisce di fatto la proibizione.
ALCOOL
Anche la produzione di bevande alcoliche per fermentazione dei
cereali e dell'uva sembra perdersi nei millenni. Ci sono prove dell'uso di
un tipo di birra primitiva intorno al 6400 a.C. Forse il primo riferimento
scritto a una bevanda alcolica si trova in un papiro egizio del 3700 a.C., e
nel 2500 a.C. già si parla degli effetti nocivi legati all’alcool. Nel Codice
di Hammurabi (circa 1800 a.C.) si ritrovano le prime “leggi” per regolare
il commercio del vino. L'alcool di riso è citato nei più antichi testi cinesi.
Nella Bibbia, dalla Genesi al Cantico dei Cantici, compare più
volte il vino. Intorno al 1250 in Europa si ottengono i primi
“superalcolici” per distillazione del vino. Tra questi l'”aqua vitae” acqua
della vita: medicina straordinaria quasi esclusivamente riservata ai ricchi
a causa dell'alto costo.
A partire dal 1525, in Inghilterra si comincia a denunciare l'uso
eccessivo delle bevande distillate e l'ubriachezza viene per la prima volta
considerata un crimine.
A partire dal 1600 in Inghilterra il Parlamento approva la “Legge
per Reprimere l'Odioso e Ripugnante Peccato di Ubriachezza” (1606).
Anche nelle colonie inglesi d’America il consumo di alcolici è molto
elevato e inizia a sollevare preoccupazioni.
Fra il 1625 e il 1630 nella Nuova Inghilterra sono approvate le
prime leggi contro l'ubriachezza e per il controllo dei locali pubblici in
cui si vendono alcolici. Nel Massachusetts, le leggi cercano di definire
l'ubriachezza sulla base del tempo passato a bere e della quantità bevuta,
nonché del comportamento del bevitore; Nel 1672 un grande sciopero è
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provocato da una legge che vieta il pagamento del salario sotto forma di
alcolici.
Nel 1876 si scatena l'attacco contro l'alcool: non più solo a livello
locale e statale ma anche a livello federale, con un primo emendamento
alla Costituzione in senso proibizionistico. La Lega Anti-Saloon diventa
un importante movimento politico. In Finlandia, nel 1884, sorge un
movimento per la proibizione degli alcolici e vengono emesse leggi
strettissime sulla vendita dei liquori.
COCAINA
Nell'impero degli Inca (1200-1553) la coca, sacro dono del Dio
Sole, è al centro del sistema sociale e religioso: l'uso da parte della gente
comune è strettamente controllato e riservato a occasioni particolari.
Nel 1553 Pizarro distrugge l'impero Inca. Nei decenni seguenti,
con la scomparsa dei sistemi consolidati di controllo sociale, l'uso della
coca si diffonde senza regole anche fra le classi inferiori della
popolazione. La coca dà energia e calma la fame ed è di aiuto e conforto
nella durissima vita delle alte valli andine. E questa situazione resterà
praticamente immutata fino ai giorni nostri.
Nel 1859 il medico italiano Paolo Mantegazza è uno dei primi a
parlare entusiasticamente della coca nel suo volume “Sulle virtù igieniche
e medicinali della coca” come rimedio per disturbi nervosi e sessuali. A
partire dal 1863, Angelo Mariani produce il “Vin Mariani alla Coca del
Perù” e l'”Elisir Mariani”. Il successo è enorme: tra i molti entusiasti
consumatori ci saranno inventori come Edison, scrittori come Verne e
Zola, attrici come Eleonora Duse e Sarah Bernhardt, musicisti come
Gounod e Massenet, scultori come Rodin, cardinali, politici, medici e
persino due papi.
Alla fine del 1800 la cocaina viene ampiamente elogiata anche da
Sigmund Freud. Carl Koller è lo scopritore delle proprietà della cocaina
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come anestetico locale. Le bevande e gli elisir a base di coca si
moltiplicano, vivamente raccomandati da molti medici e pubblicizzati
come tonici e stimolanti.
La cocaina, al cui uso si attribuiscono violenze e delitti sessuali
soprattutto fra la popolazione di colore degli Stati del Sud, è la prima
droga ad essere proibita in molti stati USA.
La coltivazione della coca e l'uso tradizionale delle foglie restano
invece leciti in Perù e Bolivia, data l'opposizione dei governi a un
proibizionismo stretto.
EROINA
Nel 1874 in Inghilterra viene sintetizzata la diacetilmorfina.
Dapprima poco utilizzata, verrà molto pubblicizzata dall’azienda
chimico-farmaceutica Bayer una ventina di anni dopo, non solo come
farmaco contro la tosse ma anche per la cura dalla dipendenza da
morfina. La Bayer inventa per la sostanza un nome più semplice e più
attraente: eroina. Il successo non è strepitoso ma il fatto che a parità di
dose l'eroina sia più efficace della morfina concorre a farla diventare,
molti anni dopo, la regina delle droghe.
ALLUCINOGENI
Fra il 1547 e il 1569 Frate Bernardino di Sahagún descrive nella
sua “Storia generale delle cose della Nuova Spagna” (Codex
Florentinus), l'uso di funghi allucinogeni (teonanácatl) nelle cerimonie
religiose in Messico.
Nel 1943, Albert Hofmann sintetizza la “dietilemide dell’acido
lisergico”, o LSD, una sostanza estratta da un fungo chiamato Ergot. Nata
come farmaco, essa viene inizialmente usata in psicoterapia e come
stimolante contro l’alcool.
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Dal 1960 al 2000 gli allucinogeni (peyote, LSD, funghi, ecc.) -
grazie alla divulgazione di sperimentatori come Aldous Huxley e
Timothy Leary - escono dai laboratori di ricerca delle università e
diventano per qualche anno curiosità da prima pagina a causa dei loro
effetti “psichedelici”. Gli Stati Uniti, assistono al boom del consumo
(dovuto al fatto che venissero prescritti dai medici) di barbiturici,
amfetamine e tranquillanti fra gli adulti; successivamente l’assunzione di
marijuana ed allucinogeni, come l'LSD (che verrà proibito nel 1967) si
diffonde fra i giovani. Le mode americane vengono subito esportate.
Intorno agli anni Settanta, alla limitazione del consumo di barbiturici fa
seguito un aumento rilevante del consumo di tranquillanti minori, che
diventano i farmaci più prescritti; alle restrizioni nella produzione e nella
prescrizione di amfetamine, che entrano a far parte della lista delle
sostanze “controllate” nei primi anni ’70, si risponderà con un boom nella
produzione e nella vendita clandestina della cocaina.
AMFETAMINE
Negli anni Trenta, vengono messe in commercio alcune sostanze
indicate, tra l’altro, per curare la depressione e l’uso eccessivo di
medicinali ipnotici: si tratta delle amfetamine. A causa delle loro
proprietà eccitanti – che diminuiscono l’appetito, il sonno, la stanchezza e
lo sconforto - esse furono anche utilizzate in ambito militare, soprattutto
durante la Guerra Civile Spagnola (1939-1945).
Negli anni Cinquanta si diffonde il consumo delle sostanze
sedativo-ipnotiche, contro “il logorio della vita moderna”. Una di queste
sostanze, ampiamente usata, è la benzodiazepina, che viene introdotta in
commercio come sostanza ansiolitica.
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Come si può vedere, tutto questo allarmismo e tutte le sanzioni
hanno agito, nel corso della storia, come promozione indiretta. Nello
stesso tempo, l’enormità del fenomeno allestito per la produzione di
droghe illegali scatena cambiamenti di rilevante importanza: infatti
assieme ai “fabbricanti tradizionali” ne compaiono, ai giorni nostri, altri
che si spingono a cercare nuove sostanze psicotrope manipolando atomi,
molecole e composti di uso abituale nell’industria. In altri termini, i nostri
tempi possono essere definiti come “l’era dei surrogati”: le droghe
vengono “disegnate” e derivate da quelle che hanno accompagnato
l’uomo per tutto il corso della storia. Si tratta infatti delle cosiddette
“droghe sintetiche”, prodotte negli anni Ottanta, tra cui si ricordano la
“china white”derivato sintetico dell’oppio, l’”ice” delle amfetamine, il
“crack” della cocaina e il più famoso “ecstasy”. Quest’ultima è una
sostanza ad effetti stimolanti sintetizzata per la prima volta in Germania
nel 1914 come pillola per dimagrire, e utilizzata nella terapia
psicoanalitica nei primi anni Settanta grazie alla sua capacità di facilitare
il processo psicoterapeutico rendendo il paziente in grado recuperare e
comunicare le proprie rappresentazioni rimosse; dichiarata sostanza
illegale nel 1977, è divenuta droga d’abuso nei primi anni Ottanta negli
Stati Uniti, per poi diffondersi rapidamente in tutto il mondo.
In conclusione, la storia delle droghe non è più un campo riservato
al sensazionalismo giornalistico o a manuali di tossicologia ma ha
accompagnato la medicina nella sua evoluzione ed ha pervaso i campi
della morale, della religione, dell’economia e dei meccanismi di controllo
politico.