Premessa
In tutta la mia carriera universitaria, molti sono stati gli argomenti
interessanti che mi sono stati proposti e sui quali sono riuscito a sviluppare
un’idea personale anche alla luce dei fatti quotidiani di cronaca. Di pari passo con
i miei studi, ho avuto la possibilità di effettuare esperienze lavorative, in ambito
turistico e non, riuscendo a mettere in pratica e a potermi confrontare su
determinate tematiche, sfruttando gli insegnamenti e le nozioni che, in modo
particolare, quest’ultima fase di studi mi ha lasciato.
Tra i molti argomenti sviluppati durante i corsi universitari, diversi sono
stati gli aspetti che maggiormente mi hanno colpito e suscitato il mio interesse. Ho
affrontato problematiche di Micro e Macroeconomia, analizzato in modo statistico
la Customer Satisfaction, ho sviluppato teorie di Gestione del Territorio Rurale,
studiato le Evoluzioni Economiche in campo Internazionale e approfondito
ulteriormente temi e teorie di Economia del Turismo. Ma, sicuramente, le ultime
esperienze di Economia del Turismo Avanzato, che prevedevano la creazione di
progetti di consulenza aziendale, mi hanno permesso di capire, dandomi ulteriore
conferma, che tutte le informazioni e le conoscenze acquisite in questi cinque anni
universitari, possono veramente essere sfruttate in modo pratico nel mondo del
lavoro e nella vita di tutti i giorni.
Ecco che vanno così delineandosi i motivi di questa scelta di argomento
per la tesi di chiusura della Laurea Magistrale: la volontà di unire un argomento
del tutto attuale, la crisi economica, visto in un’ottica e attraverso un’analisi che
coinvolge il settore turistico e la relazione diretta con un particolare comparto,
quello alberghiero, di mio grande interesse e in cui ho già avuto esperienze
lavorative.
In questo elaborato inizierò a trattare gli aspetti che hanno portato alla crisi
economica mondiale, gli effetti che ne sono scaturiti, le influenze che ha portato al
settore turistico nel suo complesso, con un’ampia analisi specifica per il settore
4
degli hotel di lusso, sulle conseguenze per la destinazione e concluderò questa
prima parte con alcune riflessioni su come la società moderna farà le sue scelte
per uscire da questo momento difficile, anche con la testimonianza diretta di
imprenditori o manager che lavorano in questo tipo di strutture. La mia analisi si
concentra successivamente su uno studio delle strutture ricettive a cinque stelle
presenti nella città e nella provincia di Venezia. In particolare mi soffermerò sulle
caratteristiche che rendono queste aziende competitive sul mercato, con riflessioni
sull’offerta e sulla domanda attuale della città storica e su come vengono
strutturati a livello macroeconomico gli hotel nella destinazione. Un ulteriore
passaggio sarà quello di capire, grazie alla lettura delle serie storiche riguardanti
le presenze e le tabelle di turisti incoming, quali strategie il management intende
attuare per ovviare a questo rilevante problema economico che coinvolge il
mercato internazionale, inserendo anche personali considerazioni. Altra
interessante analisi sarà quella rivolta ai possibili nuovi scenari e attrattive
turistiche, ovvero una riflessione su come si sta trasformando l’industria di questo
settore in relazione agli effetti della crisi economica. Infine, verranno trattati più
nel dettaglio alcuni sviluppi a seguito di tale problematica dal punto di vista
dell’occupazione, con le nuove prospettive lavorative sia per i dipendenti, sia per
la nuova offerta entrante e verranno analizzati concretamente esempi virtuosi in
questa direzione.
La struttura quindi sarà articolata in cinque differenti capitoli:
- il primo tratterà dell’analisi dell’attuale crisi economica mondiale, sarà
posta attenzione alle cause, alla sua evoluzione e alle possibili strategie per
la sua risoluzione. Gli ultimi due paragrafi del capitolo andranno ad
analizzare la crisi del settore turistico, soffermandosi sui processi in atto
per il superamento di tale momento di difficoltà;
- il secondo capitolo presenta un’accurata analisi sia dell’industria turistica,
sia del comparto alberghiero in generale, ponendo così l’attenzione
sull’organizzazione di questo tipo di aziende. Infine verrà analizzato il
5
motivo per cui gli hotel di lusso hanno un valore aggiunto rispetto alle
altre categorie;
- il terzo capitolo si soffermerà sull’analisi delle strutture ricettive di lusso
di Venezia e provincia, evidenziando le ultime tendenze dell’offerta;
- il quarto capitolo analizzerà da un punto di vista statistico l’andamento dei
flussi turistici del Veneto e della città di Venezia, con accurate riflessioni e
considerazioni sui dati raccolti;
- il quinto capitolo presenterà l’analisi dettagliata della crisi alberghiera del
lusso di Venezia, determinata da interviste, per mezzo di questionario, a
direttori e albergatori che hanno vissuto il momento di ristrettezza
economica in prima persona. Il capitolo si concluderà con opportune
considerazioni e valutazioni del fenomeno anche in una prospettiva di
lungo periodo.
Tutto questo grazie all’aiuto e alla collaborazione con l’Associazione Veneziana
Albergatori e al suo Centro Studi che si occupano dell’assistenza e della gestione
del comparto alberghiero nella città storica.
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Capitolo 1. Analisi dell’attuale crisi economica mondiale
1.1 Crisi: le cause e la sua evoluzione
Negli ultimi anni l’intero mondo ha assistito ad un evento che ha cambiato
per molti il modo di vivere. Si tratta di una crisi globale che colpisce il lavoro, la
produzione, che influisce sui prezzi, ma allo stesso tempo rivoluziona l’assetto del
mercato industriale. Inizialmente la crisi è nata come finanziaria e, precisamente,
ha iniziato col colpire il mercato del credito e dei sub-prime. Negli anni
precedenti, infatti, è stato concesso credito a tassi molto bassi e a soggetti o
individui che di fatto non potevano assicurare nessuna garanzia. Il rischio
derivante veniva poi trasferito dalle Banche ad altri istituti di credito attraverso il
meccanismo della cartolarizzazione, anche fuori dai confini nazionali.1
La situazione oggi è molto complessa e piuttosto delicata. Si è assistito in
tutti i Paesi del mondo ad un calo della produzione e di conseguenza della
occupazione, portando il PIL prima a fasi di stagnazione e poi di declino. Questo
calo mette in luce il fatto che, da finanziaria, sia diventata una crisi reale, la quale
ha investito tutti i mercati esistenti, mettendo in risalto nuovi scenari e nuovi
assetti economici che prima non avevano lo stesso peso. Ecco che la crescita
economica ha subito un forte rallentamento, coinvolgendo anche settori e mercati
che dimostravano di saper espandersi in maniera costante.
Già dagli anni ’90 e fino al 2007, negli Stati Uniti si è assistito ad una
crescita esponenziale del credito, il quale ha arricchito le Banche per tutto questo
periodo, ma, sviluppandosi, ha creato allo stesso tempo una bolla destinata a
scoppiare. L’aumento esponenziale di questo credito, ha fatto crescere a ritmi
vertiginosi il mercato finanziario, dovuto all’integrazione dei mercati dei singoli
Paesi nel mondo, in seguito alla eliminazione delle barriere create per la
1
Fonte: Martellato “Corso di Macroeconomia Avanzato” 2008
7
circolazione del capitale globale. In secondo luogo, è opportuno considerare anche
l’innovazione che il mercato finanziario ha subito, cioè la creazione di nuovi
strumenti e prodotti di risparmio e di investimento su misura e personalizzati per
particolari esigenze o necessità e per singoli investitori. Altro fattore importante
va identificato nella forte competizione tra le diverse Piazze mondiali che
traggono vantaggio dal business della finanza (come Londra, New York, Milano,
Tokyo, ecc.), le quali possono essere ritenute responsabili dell’innovazione che ha
coinvolto questo tipo di settore. Questi quindi sono stati i fattori a determinare il
boom finanziario e in particolare quello del credito.
L’espansione del mercato del credito è stata ovviamente favorita dalla
continua diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine, per esempio in
America il tasso del debito pubblico è inferiore al 3%. In secondo luogo, è stata
favorita ulteriormente dalla nascita di nuovi strumenti che hanno permesso una
importante riduzione del rischio, grazie all’innovazione finanziaria.2
La vera e propria “incubazione” della crisi inizia a partire dal 2000, anno in cui si
possono collocare le più importanti novità per quanto riguarda internet e la
finanza. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, può essere individuata
nell’andamento del FED Funds Rate, cioè il tasso ufficiale della Federal Riserve,
la Banca Centrale degli Stati Uniti. Questo tasso, dopo un periodo di netto calo, ha
cominciato a salire nel 2004, a seguito del tentativo della Banca di far fronte
all’aumento di inflazione che si stava manifestando. L’improvviso aumento
percentuale ha creato uno shock ed un’enorme difficoltà dei debitori a pagare
debiti e mutui. In seguito all’impossibilità di estinguere tali cespiti, le banche si
sono ritrovate con meno credito e con immobili difficili da rivendere in un
mercato in cui i prezzi erano decisamente scesi, portando una conseguente perdita
e svalutazione dei beni in loro possesso.3 Questo inaspettato shock ha determinato
una importante perdita di valore dei titoli emessi dalle banche attraverso la
cartolarizzazione, ovvero titoli acquistati da diversi istituti e investitori che si sono
2
Fonte: Il Sole 24 Ore, Lepido 2009
3
Fonte: Martellato “Corso di Macroeconomia Avanzato” 2008
8
assunti così il rischio dei crediti concessi da questi, con un conseguente crollo
delle quotazioni. Tutto ciò provoca una stretta del credito e va a intaccare la
liquidità, che le banche si scambiano, facendola inesorabilmente scarseggiare
anche perché gli istituti di credito che ne dispongono non sono più disposti a
cederla, vista la criticità della situazione che andava delineandosi. Si innalza così
anche il tasso di interesse del mercato interbancario.
La FED allora cerca di rimediare diminuendo nuovamente il tasso
ufficiale, ma senza alcun riscontro positivo in quanto, come detto, quello
interbancario continua a crescere. Come conseguenza, visto l’insuccesso di tale
intervento e la continua carenza di liquidità, la FED, ma anche le altre Banche
Centrali, decidono di aumentare lo stock di moneta, immettendo nel mercato una
quantità superiore di carta moneta. Va evidenziato a questo punto un particolare
importante: mentre nel mercato del credito la crisi si manifesta nel 2007, nello
stesso anno il mercato della borsa fa segnare un trend e alcuni segnali di crescita.
Risulta opportuno, a questo punto, fare una breve precisazione sulla
differenza tra la crisi finanziaria e la crisi economica. La prima riguarda il mercato
azionario dei titoli, la borsa e tutti gli enti della finanza, tra cui le banche. La crisi
economica scaturisce da quella finanziaria e coinvolge l’assetto e il volume di
domanda e offerta nel mercato dei beni e dei servizi. Sono due tipi di crisi
complementari e non indipendenti una dall’altra.
Verso la fine del 2007, alcune banche iniziano ad entrare in crisi, come ad
esempio la Norden Rock in Inghilterra, la quale ha subito l’intervento della Banca
Centrale per un aiuto a superare il momento difficile e per evitare il fallimento,
oppure la Country Side negli Stati Uniti d’America. A marzo del 2008 si avvicina
al fallimento, sempre negli USA, anche la Bearn Sterns, anche se verrà poi
salvata. Nello stesso mese, uguale sorte capita alla Freddie Mac, la quale viene
salvata grazie ad un processo che la porterà ad essere nazionalizzata.4
Sempre nel 2008, a metà anno, inizia a manifestarsi volatilità nel mercato
dei cambi, in cui il Dollaro, a sorpresa, si rafforza leggermente rispetto alla sua
4
Fonte: Martellato “Corso di Macroeconomia Avanzato” 2008
9
precedente debolezza. Decisamente un fatto inaspettato poiché è proprio negli
USA che la crisi è scoppiata. La motivazione a tutto ciò può essere ricercata nella
domanda di liquidità delle banche americane, in un momento in cui sono propense
a vendere le proprie attività per scongiurare la chiusura. Per quanto riguarda
l’Euro, esso si rafforza fino a raggiungere il massimo a luglio dello stesso anno,
per poi, nei mesi successivi, indebolirsi notevolmente.
Ritornando a focalizzare l’attenzione sul mercato del credito, nonostante
l’immediato intervento con l’immissione di liquidità nel sistema, si protrae la
stretta, poiché le banche la trattengono presso di se senza scambiarla. Questo
sembra contraddire il modello che B. Bernanke (Presidente della FED) aveva
previsto e che pensava si attuasse, in quanto, a suo parere, ad un aumento di base
monetaria doveva seguire un aumento del credito ed evitare la stretta. Si capisce
quindi che la politica monetaria, al fine di risolvere tale problema, risulti
insufficiente ed inefficace.
Esaminando ora l’inflazione, questa ha iniziato a diminuire visto il calo
delle aspettative che ha fatto scendere i prezzi di tutte le materie prime. Risulta
ancora una volta essere un fenomeno strano, visto che, secondo i modelli,
l’aumento di liquidità dovrebbe portare ad un aumento della domanda aggregata e
conseguentemente anche dei prezzi. Tuttavia oggi la domanda sta diminuendo a
causa della recessione.
Nel 2008 si assiste al fallimento di altri istituti bancari in America, alcune
vengono salvate grazie all’intervento dello Stato, altre invece chiudono
definitivamente. Di ciò si ha un chiaro esempio con la Lehman Brothers, per la
quale il Governo ha assunto una posizione di distacco, decidendo di non
intervenire in soccorso di questa banca.5 Così facendo, ha innescato una serie di
situazioni ed eventi drammatici e assolutamente negativi, provocando un
susseguirsi di crolli in borsa, poiché gli investitori temevano il ripetersi di questo
processo anche nei confronti di altre aziende titolate.6 Dei casi positivi si possono
5
Fonte: www.wikipedia.org consultato il 22/02/2010
6
Fonte: The New York Times, Krugman 2008
10
individuare nella Goldman Sachs e nella Morgan Stanley, che riescono a salvarsi
perché erano meno esposte al mercato ipotecario rispetto ad altre realtà. Accettano
però la condizione di diventare banche commerciali e di sottostare a maggiori
controlli da parte della Securities and Exchange Commission (l’ente governativo
americano preposto alla vigilanza della borsa valori). Riescono a sopravvivere
anche Citigroup Inc. e Bank of America. Di seguito a questi avvenimenti, si
assiste anche al crollo degli Hedge Funds, ossia dei grandi speculatori, i quali, per
tentare di salvarsi, cercano di vendere tutte le loro attività, provocando così una
ulteriore diminuzione dei prezzi.
A questo punto diventa sempre più evidente e riscontrabile l’effetto
ricchezza o “wealth effect”. In particolare questo comporta che, se la popolazione
si sente più ricca, avrà un atteggiamento molto più favorevole al consumo e
all’acquisto di beni, servizi e titoli di borsa. Mentre in periodi in cui la sensazione
di povertà si avverte maggiormente, la tendenza dei consumatori sarà quella di
ridurre gli acquisti e i consumi e cercare di vendere i titoli e gli immobili nella
speranza di ridurre il più possibile il rischio di un abbassamento eccessivo del loro
valore. Questa situazione è proprio quella che si è verificata con la crisi
economica degli ultimi anni. Gli acquisti si sono notevolmente ridotti, le richieste
di beni e servizi sono scese rapidamente portando ad un blocco dell’economia e
della circolazione di moneta.7 Il risultato di tutto ciò determina il crollo dei titoli
azionari ed un sempre maggiore acuirsi della crisi economica.
A settembre del 2008 la crisi finanziaria americana colpisce tutte le
Nazioni e i mercati del mondo, proprio nel momento in cui il Ministro del Tesoro
USA H. Paulson rende noto il suo piano di salvataggio, che prevedeva l’acquisto
delle banche con i soldi pubblici, cioè nazionalizzandole.8 Il questo piano
includeva anche l’acquisto del valore di 700 miliardi di dollari di “troubled assets”
dalle banche, ovvero di ipoteche ad alto rischio. Così facendo, le azioni subirono
un ulteriore crollo, poiché nemmeno lo stesso Paulson era in grado di spiegare
7
Fonte: www.economist.com consultato il 21/06/2010
8
Fonte: Il Sole 24 Ore, Lepido 2009
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come questo piano avrebbe potuto risollevare le sorti dell’America dalla crisi9.
L’obiettivo principale comunque era quello di aiutare con dei capitali le più grosse
società finanziare.
La crisi arriva successivamente anche in Europa, ma l’UE fatica a reagire
prontamente rispetto agli Stati Uniti, come si vedrà in seguito, vista la mancanza
di un Governo Centrale. Le strategie e gli interventi europei, quindi, restano
troppo lievi e arrivano troppo tardi, proprio per questo motivo.
Questi ultimi anni sono stati davvero difficili per tutto il settore
economico. Si è assistito alla chiusura di molte aziende, altre, che sono riuscite a
continuare nel loro lavoro, hanno visto una notevole diminuzione della domanda e
come conseguenza hanno tagliato drasticamente la produzione e il personale
interno. Ancora oggi, agli inizi del 2010, si assiste alla chiusura di grossi
stabilimenti e ad un aumento di disoccupazione e precarietà che portano a proteste
e scioperi nelle piazze. Certi studiosi ritengono che la crisi sia necessaria per
eliminare le aziende e gli istituti meno virtuosi e che hanno lavorato in modo poco
precauzionale, favorendo il fenomeno del darwinismo sociale. A mio parere, è
opportuno specificare che era difficile fare una previsione su quelli che sarebbero
stati gli avvenimenti degli ultimi anni, inoltre stiamo assistendo ad una crisi
globale che colpisce tutto e tutti in maniera più o meno forte, con le relative
difficoltà per uscirne. Si prevede che la situazione ritornerà alla normalità verso il
2012, ma al momento le criticità e le problematiche restano molto forti e difficili
da superare.
1.2 Processi e strategie per la risoluzione della crisi
La crisi economico-finanziaria è scaturita a causa della carenza di
liquidità, alla quale le banche centrali hanno cercato di far fronte con una politica
al ribasso del costo del denaro.
9
Fonte: The New York Times, Krugman 2008
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