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servizio dei cittadini, intesi come utenti, clienti consumatori o partners degli stessi
organismi pubblici, instaurando con essi relazioni di tipo consensuale e
collaborativo.
A questo si collega il tentativo di definire meglio i rapporti politica-
amministrazione, di valorizzare competenze tecniche e professionalità
nell’ambito dell’organizzazione pubblica e insieme di responsabilizzare di
dirigenti e impiegati, dando spazio ad una visione “aziendalistica” dei problemi
amministrativi.
E’ tipico del nostro presente storico – e non soltanto in Italia – che le riforme
amministrative coinvolgano processi di decentramento e deconcentrazione di
funzioni e strutture, di deregulation e semplificazione delle procedure.
In tutto questo clima di riforme la scuola è sempre stata la grande assente.
Soltanto con la legge 15 marzo 1997 n. 59 viene dedicato ad essa un piccolo
spazio.
Si ha come obiettivo la trasformazione del vecchio sistema della scuola-apparato,
costruito su principi di centralismo, di verticismo burocratico e di rigidità
organizzativa, in un nuovo sistema della scuola-servizio costruita su principi
opposti a quelli precedenti
In funzione del principio di decentramento previsto dalla legge n. 59/97 si
attribuisce alle Istituzioni Scolastiche ampi poteri di autonomia didattica e
amministrativa.
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Comunque nonostante l’influenza esercitata dal diritto privato nella
organizzazione del personale e dei mezzi necessari al suo funzionamento e, la
maggiore attenzione al perseguimento dei risultati oggetto di valutazione,la
Pubblica Amministrazione continua a distinguersi dall’impresa privata perché, a
differenza di questa, trova nella legge il proprio fondamento, rispondendo a
finalità istituzionali eterodefinite, cioè definite da altri livelli di governo che
condizionano l’autonomia, per la cultura prevalentemente burocratica che per
anni è stata prevalente.
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1. RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
1.1. I processi di cambiamento della Pubblica Amministrazione.
Le Amministrazioni Pubbliche sono considerate il regno delle regole. La gestione
della cosa pubblica implica che, l’attività svolta sia sempre controllabile
individuando nelle regole lo strumento centrale di controllo.
Nell’ultimo decennio, in Italia come in Europa, profondi processi di riforma hanno
interessato tutti i settori della Pubblica Amministrazione, le riforme hanno
profondamente cambiato il quadro istituzionale ed operativo delle pubbliche
amministrazioni al fine di conciliare nel modo miglior le necessità di tutelare lo
Stato di diritto e dei servizi, con le necessità di avere uno Stato più efficiente.
I pilastri portanti dei processi di riforma attuati sono due:
1. la delegificazione;
2. il decentramento.
Laddove possibile, i processi di riforma hanno attuato processi di delegificazione,
spostando le fonte regolative di determinate fenomeni, dal livello legislativo a
livelli regolamentari, consentendo il decentramento delle responsabilità alle
singole amministrazioni e spostando la responsabilità dall’alto al basso, dalle
amministrazioni centrali alle periferiche, dagli organi politici alla dirigenza.
Questo fenomeno, particolarmente evidente nei processi di riforma, che hanno
riguardato gli strumenti dell’amministrazione (bilanci, organici ecc) è stato
generalizzato, nella convinzione che il perseguimento di una maggiore efficacia ed
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efficienza nella produzione dei servizi pubblici sia più facilmente perseguibile
responsabilizzando le singole istituzioni pubbliche.
La Pubblica Amministrazione si trasforma da un organizzazione di tipo
burocratico, che fonda la sua legittimità sulle regole e sul loro rispetto, ad un
organizzazione diretta al conseguimento di una produttività che basa le proprie
fondamenta nei principi di efficienza, efficacia ed economicità al fine di
migliorare la qualità del servizio.
Tale cambiamento è reso necessario al fine di attuare una riduzione della spesa
pubblica garantendo al tempo stesso lo stesso livello di soddisfazione dei bisogni
della comunità.
Il termine efficienza viene inteso in diverse eccezioni. Una prima eccezione è
quella più generale e nella quale il termine efficienza viene spesso collegato alla
“funzionalità”.
Una seconda eccezione, è quella che riferendosi più in particolare alla P.A, viene
a coincidere con il concetto di produttività definendo l’efficienza come
l’ottimizzazione delle risorse per il conseguimento degli obiettivi cioè come
insieme di produzione al minimo costo e con il massimo di gradimento
dell’utenza.
Per efficacia si intende il rapporto fra obiettivo raggiunto ed obiettivo prefissato.
L’attività è efficace sia quando, dato un certo obiettivo, questo viene raggiunto,
indipendentemente dal grado di gradimento, sia quando il rapporto può essere
inteso come grado di raggiungimento dell’obiettivo.
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L’efficacia può avere come contenuto l’efficienza, come nel caso che l’obiettivo
prefissato sia quello, ad esempio di ridurre i costi di percentuali.
Il grado di efficacia è dato dal miglioramento dell’efficienza.
L’economicità è l’equilibrio dinamico nel tempo tra la quantità delle risorse
impiegate nei processi di produzione di servizi di un’azienda pubblica e la
quantità e qualità dei servizi prodotti per la soddisfazione della domanda e bisogni
che hanno richiesto l’intervento pubblico.
I fattori che concorrono al raggiungimento dell’economicità sono:
1. L’equilibrio economico e l’equilibrio monetario;
2. il soddisfacimento dei bisogni rispetto cui l’azienda è chiamata ad operare.
L’equilibrio economico individua la capacità dell’azienda sia ad acquisire i fattori
produttivi, necessari per l’erogazione del servizio o lo svolgimento della funzione,
sia ad acquisire un adeguato patrimonio, in grado di permettere all’ente di
mantenere ed accrescere le condizioni operative e strategiche per il perseguimento
delle proprie finalità.
L’equilibrio monetario individua il rapporto tra i volumi di entrata e di uscita, con
ricorso eventualmente all’indebitamento.
L’equilibrio economico e monetario dipendono da numerosi elementi connessi
alle politiche perseguite dall’azienda, alle condizioni dei mercati ed alle scelte
istituzionali dei livelli di governo propri del settore pubblico.
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Il soddisfacimento dei bisogni rispetto a cui l’azienda è chiamata ad operare,
implica l’analisi che focalizzi l’attenzione sul rapporto tra finalità dichiarate,
obiettivi perseguiti e risultati raggiunti.
L’ente pubblico deve essere in grado, nell’ambito delle proprie competenze, di
sviluppare tutte le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
In altre parole nel proprio spazio d’azione deve essere dotato di autonomia
gestendo tutti gli strumenti necessari per condizionare i risultati.
L’autonomia produce differenziazione nei processi gestionali, organizzativi e di
rilevazione.
L’ente pubblico, nell’esercizio della propria autonomia, può adottare strategie,
definire i propri obiettivi, le modalità di acquisizione delle risorse finanziarie,
umane e così via.
Questo consente la realizzazione di combinazioni dei processi atti a produrre le
finalità istituzionali.
Nella realtà l’autonomia delle aziende pubbliche è fortemente limitata dall’azione
azione pubblica e dalle esigenze di coordinamento tra aziende.
Infatti, le Amministrazioni Pubbliche, nell’esercizio delle proprie funzioni sono
chiamate a non ledere i diritti della comunità, orientando la propria attività verso
una trasparenza amministrativa diretta a dimostrare che le azioni degli
amministratori e del manegement sono state svolte adottando criteri ben definiti.
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Le amministrazioni pubbliche devono essere espressioni di politiche nazionali,
quindi le sue finalità e il suo campo d’azione sono definite da altri in base ad un
disegno politico e istituzionale.
Tutto ciò ostacola la ricerca di equilibrio e sposta le responsabilità del
raggiungimento del risultato da un ente altro, riconducendo lo spazio di azione
solo a livelli operativi.
Se da un lato la definizione delle competenze nell’ambito dell’azione è di
responsabilità degli organi sovraordinati, dall’altro l’azienda pubblica gode
un’ampia autonomia nella definizione del servizio e degli obiettivi conseguenti.
L’azienda nel definire il servizio progetta cosa offrire all’utente per soddisfare il
bisogno.
L’autonomia nel definire il servizio permette all’azienda di agire direttamente sui
risultati attesi e sul livello del servizio che si vuole erogare.
Questo consente di adeguare il servizio ad attese ed obiettivi specifici.
Tale autonomia ha una forte influenza sull’impiego delle risorse,
sull’organizzazione del lavoro e sui criteri di valutazione quindi la progettazione
del servizio diventa la sintesi di molti aspetti gestionali e organizzativi.
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1.2. I Controlli di gestione
La ricerca della qualità e dell’efficienza nell’erogazione dei servizi ha sviluppato
la necessità di individuare nuovi strumenti di controllo.
Il processo di controllo esprime un insieme di attività mediante il quale il
management si assicura che le risorse siano efficacemente ed efficientemente
acquisite e impiegate in vista di un raggiungimento degli obiettivi.
Le condizioni necessarie per introdurre in una struttura pubblica un processo di
controllo di gestione sono:
1. una gestione per obiettivi e non per atti;
2. garantire al dirigente l’autonomia gestionale;
3. assicurare la chiarezza organizzativa. Ogni dirigente deve conoscere i suoi
obiettivi ed i limiti delle sue responsabilità;
4. attivare un sistema premiante, ad avvenuto raggiungimento degli obiettivi.
Il controllo di gestione agevola la trasparenza e l’informazione sulla gestione e
direzione della P.A..
Con il controllo di gestione le rilevazioni amministrative si spostano dal
considerare esclusivamente l’aspetto finanziario della spesa, intenso come
l’erogazione monetaria per l’acquisto dei fattori produttivi, all’aspetto di costo,
inteso come valore dei fattori produttivi di un determinato centro di costo.
L’individuazione del costo per un dato centro di spesa richiede la determinazione
della competenza economica dei consumi di fattori produttivi effettuati per il
centro e la distinzione fra i costi diretti e indiretti, al fine di una corretta
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aggregazione dei valori che in misura diretta o indiretta, hanno contribuito alla
realizzazione dell’output.
La rilevazione dei costi della P.A. può fornire informazioni utili sia per il processo
decisorio, in quanto a monte del processo i costi sono un supporto per adottare le
decisioni e per un’allocazione ottimale delle risorse ed a valle consentono di
raffrontare il costo preventivo al costo consuntivo o l’obiettivo programmato con
l’obiettivo realizzato, sia al fine di controllare l’efficienza, l’economicità della
gestione.
Per la determinazione del centro di costo si può adottare il criterio organizzativo,
in base al quale gli oggetti di costo si fanno coincidere con le unità organizzative,
oppure il criterio funzionale, in base al quale si raggruppano i costi per funzione o
servizi.
Un ruolo fondamentale, nell’ambito del controllo di gestione, è rappresentato dal
“Budget” , che realizza un collegamento tra il processo di pianificazione strategica
e il controllo direzionale.
Il Budget è costituito da un piano, redatto in termini monetari, che è tradotto in
termini di responsabilità attribuendo a ciascun “centro di responsabilità” un
risultato da ottenere.
Una volta che il budget viene definito, l’aspetto centrale diventano le modalità di
gestione, attraverso le fasi della rilevazione e del controllo dell’efficienza e
dell’efficacia.
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La contabilità analitica, che presuppone la suddivisione dei costi e dei ricavi per
centro di responsabilità, costituisce la più importante fonte di informazioni, sia per
l’elaborazione del budget, sia per la verifica dell’efficacia e dell’efficienza.
Si è rilevato come l’applicabilità di tali tecniche è difficile nel settore pubblico,
perché:
gli obiettivi sono poco chiari e valutabili, in particolare nei settori della
giustizia, della difesa, della sanità, dell’istruzione;
Se da un lato si possono valutare i costi sostenuti dall’altro lato i prodotti e
i servizi possono essere valutati solo attraverso valutazioni soggettive, non
confrontabili con il relativo costo delle risorse impiegate;
Le risorse, essendo derivate dall’imposizione fiscale, non risultano
espressione diretta di scambio, così come nel mercato dei beni e servizi;
Il divario tra le aspettative del cliente e quelle del management;
Il divario tra la qualità del servizio e le modalità di forniture
a
.
a
G. Trinci, Il controllo della qualità e il controllo di gestione. Applicabilità della metodologia alla Pubblica
Amministrazione, Centro Editoriale e Librario Università degli Studi della Calabria, Rende (CS)
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1.3. Razionalizzazione e Revisione del Pubblico Impiego.
Le amministrazioni pubbliche hanno subito nell’ultimo decennio una modifica
significativa dei paradigmi di riferimento per quanto attiene l’organizzazione e la
gestione del personale.
In particolare ciò che è cambiato non sono solo le regole con cui si fa
organizzazione, ma anche i soggetti che le emanano e le modalità con cui le regole
devono essere governate.
Si ha un passaggio dal sistema pubblicistico, in cui vige l’imperium della legge,
al sistema privatistico, dove il datore di lavoro deve confrontarsi con interessi
particolari, si sono ampliate le fonti delle regole e le logiche con cui queste
possono essere gestite, passando dalla sola legge ai contratti ed ai regolamenti
interni emanati dall’amministrazione di competenza (mansionari, procedure,
organigrammi, ecc.).
L’azienda pubblica acquisisce autonomia nella individuazione della struttura
organizzativa, e unicamente per alcuni segmenti di attività le modalità
organizzative, le strutture da approntare, le principali procedure da realizzare.
Le regole dettate dall’ente pubblico, al pari delle altre, hanno carattere formale,
ma se ne differenziano sotto vari aspetti.
Infatti tali regole riguardano un aspetto peculiare della vita organizzativa cioè il
modo in cui i lavoratori devono svolgere i compiti loro assegnati o devono
eseguire determinati lavori.
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In questo tipo di regole, è incorporata la conoscenza accumulata
dall’organizzazione per svolgere i lavori e risolvere i problemi.
Quindi, oggi, il dirigente deve abbondare definitivamente una visione
deterministica e burocratica dell’organizzazione e della gestione del personale, in
cui le regole e le norme sono elementi distintivi, e svolgere un ruolo nuovo, cioè
costruire e mobilitare la cooperazione delle persone intorno ad un progetto o una
strategia di cambiamento, utilizzando al meglio tutte le risorse di cui il sistema
dispone.
Quindi il dirigente oltre a semplificare il quadro normativo e definire le regole
deve anche comunicarle, farle conoscere e ricercare il consenso tra i suoi
collaboratori.
L’autonomia organizzativa è un elemento di responsabilizzazione dell’azienda
pubblica, la cui assenza comporterebbe la perdita della capacità di raggiungere in
modo autonomo un equilibrio finanziario e la soddisfazione degli utenti.
Le pubbliche amministrazioni dovranno garantire ai propri dipendenti parità di
trattamenti contrattuali e comunque trattamenti non inferiori a quelli prescritti dai
contratti collettivi;
Sono state definite nuove modalità di nomina dei dirigenti, tali criteri sono legati
soprattutto alla capacità professionale di perseguire gli obiettivi prefissati. E’
stata previsto l’introduzione di figure di vertice con distinte responsabilità
didattico-scientifiche e gestionali-organizzative;
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Al fine di assicurare economicità, speditezza e rispondenza al pubblico interesse
dell'attività degli uffici dipendenti è stato previsto la separazione tra i compiti di
direzione politica e quelli di direzione amministrativa e si è affidato ai dirigenti -
nell'ambito delle scelte di programma degli obiettivi e delle direttive fissate dal
titolare dell'organo - autonomi poteri di direzione, di vigilanza e di controllo, in
particolare la gestione di risorse finanziarie attraverso l'adozione di idonee
tecniche di bilancio, la gestione delle risorse umane e la gestione di risorse
strumentali.
La verifica dei risultati ottenuti da quest’ultimi è effettuata da appositi nuclei di
valutazione composti da dirigenti generali e da esperti o attraverso convenzioni
con organismi pubblici o privati particolarmente qualificati nel controllo di
gestione.
I dirigenti passano da garante dell’azione amministrativa a responsabile dei
risultati della gestione dell’azienda.
I dirigenti, in caso di mancato conseguimento degli obiettivi, potranno essere
soggetti alla rimozione e al collocamento a disposizione.
Il personale dirigenziale è sottoposto ad una separata area di contrattazione cui
partecipano le confederazioni sindacali e le organizzazioni sindacali del personale
interessato maggiormente rappresentative sul piano nazionale, assicurando un
adeguato riconoscimento delle specifiche tipologie professionali.
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Uno degli obiettivi principali di tale legge è l’istituzione di procedure di
contenimento e controllo della spesa globale per i dipendenti pubblici, per ciascun
comparto e per ciascuna amministrazione o ente.
Il bilancio dello Stato e i bilanci delle altre amministrazioni ed enti, dovranno
contenere la spesa complessiva per il personale, sia a preventivo che a consuntivo.
La revisione dei controlli amministrativi dello Stato sulle regioni dovrà riguardare
gli atti fondamentali della gestione.
Quindi obiettivi principali della revisione sarà verificare che le Pubbliche
Amministrazioni abbiano perseguito gli obiettivi stabiliti in termini di costi
contrattuali. Questo potrà essere monitorato attraverso la rilevazione dei dati da
parte della Ragioneria Prov.le dello Stato e del Dipartimento della funzione
pubblica realizzando un’integrazione funzionale fra i due enti, per il più efficace
perseguimento di tali obiettivi.