Gli attentati di matrice mafiosa contro gli amministratori locali in Calabria
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CAPITOLO 3
ATTENTATI CONTRO AMMINISTRATORI LOCALI
3.1 Il rapporto ‘ndrangheta - politica
Alcuni sostengono che il panorama degli uomini politici in
rapporti con la mafia è diventato sempre più ampio tra la fine del
secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio come peraltro ha
documentato, nel gennaio del 2006, la relazione di minoranza
presentata in Commissione antimafia dall’onorevole Giuseppe
Lumia e quella del presidente Forgione approvata nel febbraio
2008. I tanti processi celebrati dagli anni ’80 sino ad oggi e le
dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, anche quelle che non
hanno un profilo di reato penale, al di là delle condanne o delle
assoluzioni ci danno un quadro inquietante della contiguità tra
uomini politici e mafiosi, di frequentazioni in periodo elettorale e
di affari che si fanno insieme. Ci dicono come, nonostante
processi, sentenze e condanne i rapporti siano continuati, seppure
non siano più esibiti come un tempo. Tra il 1992 e il 1993 si
scatenò la fase finale della furia omicida dei corleonesi. Alla
vigilia delle elezioni politiche, il 12 marzo 1992 viene ucciso
l’uomo più potente della DC siciliana, per alcuni decenni, Salvo
Lima. Il delitto segna una svolta “si vuole chiudere un’epoca dei
rapporti tra mafia e politica e porre le premesse per aprirne
un’altra”. Il 17 settembre viene ucciso l’esattore Ignazio Salvo,
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condannato al maxi-processo per associazione mafiosa
76
. In
Calabria il decennio di sangue si concluse drammaticamente a
Bocale di Reggio Calabria dove il 26 agosto 1989 fu ucciso
davanti alla sua villa Lodovico Ligato, Vico come lo chiamavano
gli amici era stato eletto nel 1979 con 87.130 voti di preferenza, a
pochi voti di distanza dal capolista Riccardo Misasi, figura di
primissimo piano in città e uomo politico conosciuta a livello
nazionale anche per il suo coinvolgimento nello scandalo delle
lenzuola d’oro. La sua era la storia esemplare di come fosse
cambiata la politica in Calabria nel rapporto con la ‘ndrangheta e
di come fossero cambiati gli stessi dirigenti politici che adesso
facevano affari in proprio costruendo delle società. Ligato era un
esempio, ma non era il solo, gli facevano buona compagnia
Franco Quattrone e Domenico Cozzupoli, quest’ultimo ex
sindaco di Reggio Calabria, entrambi uomini politici ed uomini
d’affari. Quando qualche anno dopo l’ex sindaco della città
Agatino Licandro scoperchierà la pentola della tangentopoli
reggina fu evidente a tutti a che punto era arrivato il degrado
della politica che coinvolgeva i maggiori partiti della città e gli
intrecci diretti o indiretti e i condizionamenti subiti dal rapporto
con la ‘ndrangheta. C’era una gestione di interessi comuni tra
‘ndrangheta e politica. Furono gli anti-destefaniani a decretarne
la morte. I giudici di primo grado di Reggio scrissero “l’omicidio
eccellente si inseriva in un salto di qualità della mafia
76
Ciconte E., Storia Criminale, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2008.
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vincente”.
77
Come dire “la storia si ripete ciclicamente” (come in
precedenza ricordato), la tradizione della legislatura d’emergenza
come risposta ai grandi delitti, si fanno nuove leggi, il decreto
legge 8 giugno 1992, n. 306, convertito nella legge 7 agosto
1992, n. 356, introduce nuove disposizioni sull’acquisizione
delle prove (consentendo, per esempio, l’uso di prove acquisite in
altri processi senza doverne ripercorrere l’iter formativo); sui
collaboratori di giustizia (prevedendo benefici penitenziari e una
più adeguata protezione e assistenza); per la prima volta
considera reato lo scambio elettorale politico-mafioso (ma
limitatamente allo scambio voti-denaro, mentre la proposta era di
considerare fattispecie più significative e frequenti, come lo
scambio con appalti di opere pubbliche, autorizzazioni e
concessioni) e dispone il carcere duro per i mafiosi (prevedendo
l’applicazione del regime d’emergenza introdotto dall’art. 41 bis
della legge 26 luglio 1975, n. 354)
78
.
Altri sostengono che il rapporto tra le ‘ndrine e il mondo
della politica non s’è mai interrotto, anzi per certi aspetti e in
certe aree della regione si sarebbe persino intensificato. Certo
oggi è difficile che accada quello accaduto durante i primi anni
ottanta, quando sul lungomare di Reggio Calabria era possibile
incontrare sotto braccio Paolo De Stefano e Lodovico Ligato. E
77
E. Ciconte, ‘ndrangheta, Rubettino, Soveria Mannelli (CZ) 2008.
78
U. Santino, Storia del movimento antimafia, Riuniti, Roma 2000, rif. p. 288.
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non è neanche facile, seppure accaduto di recente, trovare
qualche deputato partecipare ai battesimi o ai matrimoni dei figli
degli ‘ndranghetisti. Sono cambiate le forme esteriori (entrambi,
uomini politici e ‘ndranghetisti, sanno che è bene limitare
all’indispensabile gli incontri diretti soprattutto se pubblici) ma è
cambiata anche la sostanza del rapporto. Un fatto è certo: le
‘ndrine hanno intrattenuto rapporti con uomini politici, e hanno
votato per vari partiti. La presenza di uomini di ‘ndrangheta
direttamente in politica è aumentata per cui è impossibile
distinguere dove finisce l’uomo politico e inizia lo ndranghetista
e viceversa. Altri invece sono del parere che lo stile dei rapporti
tra mafiosi e uomini politici è cambiato per effetto
dell’accresciuto potere dei primi. Può, infatti, accadere che non
siano più i mafiosi a far visita ai loro protettori, ma che siano
questi ultimi ad affrontare perfino faticosi viaggi per mare allo
scopo di incontrarsi con i mafiosi stessi
79
. Altrettanto inquietanti
rimangono gli atti intimidatori commessi dalla mafia calabrese
nei confronti degli amministratori pubblici, che hanno assunto
frequenza e forme che meritano sicuramente grande attenzione.
Tali attentati evidenziano il tentativo da parte delle cosche di
influenzare la vita pubblica e istituzionale di alcuni centri della
regione.
79
P. Arlacchi, La mafia imprenditrice dalla Calabria al centro dell’inferno, Il Saggiatore,
Milano, 2007.
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3.2 Aspetti generali degli attentati
La ’Ndrangheta, attraverso l’uso sistematico e
indiscriminato dell’intimidazione, del terrore, dell’omicidio,
aspira ad affermare contro le Istituzioni locali una vera e propria
contro-cultura, cioè un’esplicita quanto determinata richiesta di
potere. Un’analisi molto inquietante, appare quella secondo la
quale “la ‘ndrangheta stia infiltrandosi nelle amministrazioni
locali e comunali esponenti, per tutelare così direttamente i
propri interessi economici e di lucro a discapito di quelli
collettivi e sociali”
80
. Quando tale forma diretta di gestione di
affari non si realizza, anche per la resistenza dei gruppi e partiti
politici in sede di esame delle candidature, le cosche attuano, a
danno degli amministratori, tutta una serie d’intimidazioni e
minacce per costringerli a cedere alle loro pressioni e alle
richieste illecite, che spaziano dal favoritismo agli affari più
rilevanti, e tra questi vanno annoverati gli appalti di opere
pubbliche e la concessione di servizi pubblici
81
. Oggi la
‘ndrangheta, con la sua attività criminale, non ha solo fini di
arricchimento economico, ma anche di presa e distribuzione del
potere, utilizzando la forza e la violenza. La presa del potere,
80
Inaugurazione dell’anno Giudiziario 2007, relazione del Presidente della Corte d’Appello
di Catanzaro, presentata all’assemblea generale del 27 gennaio 2007.
81
Inaugurazione dell’anno Giudiziario 1999, relazione del Procuratore Generale della
Repubblica presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, presentata all’assemblea
generale dell’11 gennaio 1999.
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sugli altri e sul territorio, è dunque una pratica costante che va
inclusa nella comprensione teorica del fenomeno ‘Ndrangheta, lo
testimonierebbe la sempre crescente pressione sulle
Amministrazioni locali, dalla quale deriva o l’infiltrazione delle
Amministrazioni comunali e provinciali o la serie d’intimidazioni
e attentati cui si assiste quasi giornalmente in Calabria.
Come abbiamo visto nel primo capitolo, i gruppi mafiosi
sono gruppi familiari, parentali, amicali. Chi entra a far parte di
una cosca viene subito coinvolto in un giro di comparaggi,
matrimoni e clientele molto vasto, che può includere anche
diverse centinaia di persone. Ciò che giornalisti e studiosi
superficiali chiamano “l’organizzazione mondiale del crimine”,
l’holding del terrore, l’implacabile multinazionale del mafiosa
ramificata in tutti i continenti e in tutti i paesi, non è altro, molto
spesso, che l’insieme delle relazioni di parentela e di affari
vigenti tra piccoli nuclei di consanguinei e di compaesani,
provenienti da zone, quartieri e villaggi ben individuabili della
Calabria e della Sicilia. Il 15 luglio 1977 nella cittadina di
Griffith, in Australia, viene ucciso un candidato al Parlamento,
Donald MacKay, il quale stava concludendo una campagna
contro l’intervento del crimine organizzato nel traffico della
droga. L’inchiesta giudiziaria avviata immediatamente dopo, si
conclude nel 1979 con un rapporto nel quale viene accusato
dell’omicidio un gruppo di mafiosi originari di Platì, un comune
di 3800 abitanti in provincia di Reggio Calabria. Le ulteriori