3
1. WHO: chi compra?
1.1 Dalle stalle alle stelle - il profilo del milionario cinese medio
Con una popolazione (ufficialmente) censita di 1.370.344,089 di abitanti e un
tasso di crescita economica che, da 15 anni, oscilla tra l‟8 e il 10%, la Cina dei
grandi numeri si sta affermando come uno dei paesi in via di sviluppo nei quali la
„classe borghese‟ conquista di anno in anno sempre maggior potere d‟acquisto e
moltiplica a vista d‟occhio i propri componenti. Tuttavia i grandi compratori
d‟arte non vanno ricercati all‟interno della nascente borghesia cinese, toccata,
anche se con meno violenza rispetto a quella occidentale, dalla crisi che scuote le
non più solide fondamenta dell‟economia capitalista globale. I grandi compratori
vanno invece ricercati tra le schiere dei nuovi milionari (e miliardari) cinesi, che
hanno cominciato a fare capolino sulla scena internazionale solo dopo il 1978,
anno in cui Deng Xiao Ping varò una politica di liberalizzazione economica, atta a
trasformare l‟arretrata e chiusa Repubblica Popolare Cinese in una potenza
mondiale dall‟altro tasso di crescita. Prima in sordina, successivamente sempre
con maggior aggressività e forza, la potenza economica del paese e quindi dei suoi
nuovi ricchi si è imposta al panorama internazionale sconvolgendo il rassicurante
equilibrio stabilito e consolidato dai paesi del primo mondo, al punto da non poter
essere più sottovalutata, ma anzi tenuta in grande considerazione.
Secondo quanto emerge dall‟analisi del 2010 Wealth Report pubblicato
dall‟Hurun Research Institute
1
, nel 2009 il numero di milionari cinesi si attestava
sulle 875mila unità, con una crescita del 6,1 % sull‟anno precedente
2
. L‟indagine
escludeva i residenti di Hong Kong, Macao e Taiwan, e partiva dal presupposto
che dovesse essere considerato „milionario' chiunque possedesse più di 10 milioni
di yuan (pari ad oltre 1,46 milioni di dollari) comprese le collezioni d‟arte, le
proprietà immobiliari, le attività di investimento e le partecipazioni in società non
1
Istituto di ricerca facente capo all‟Hurun Report Inc., unità di ricerca fondata nel 1999 de Rupert
Hoogewerf, con base a Shanghai.
2
«There are 875,000 millionaires in China, a rise of 6.1% on last year.» (Hurun Wealth Report
2010).
4
Figura 1 quotate; 55mila di essi era in possesso
di un patrimonio personale superiore
ai 100 milioni di yuan, 1,990 di un
patrimonio superiore al miliardo di
yuan e infine 140 di un patrimonio di
più di 10 miliardi di yuan.
Nel 2011 si è registrata un‟ulteriore
impennata: il numero di milionari
censiti in Cina ha raggiunto la cifra
di un milione e centomila unità,
numero cresciuto del 31% rispetto
all‟anno precedente. Nessuno dei
nuovi miliardari cinesi ha fatto
ancora breccia all‟interno della Top
Ten stilata ogni anno dalla rivista americana „Forbes‟, ma in un futuro prossimo,
se l‟economia della nuova potenza orientale procedesse nella sua corsa allo
sviluppo, indifferente alla crisi che si abbatte sui mercati mondiali, non sarà
improbabile che alcuni di essi possano entrare a farne parte (a discapito,
ovviamente, dei già affermati plurimiliardari europei, americani e giapponesi).
Ma chi è, tirando le somme, il nuovo ricco, anzi ricchissimo, cinese? E‟
importante, in questo contesto, stilarne un profilo, per quanto sommario ed
imperfetto: è un uomo (o donna: il 30% dei miliardari con un tesoro superiore al
miliardo di yuan appartiene al gentil sesso) nuovo, e con ciò si intenda non una
persona nata in circostanze di indigenza, ma semplicemente appartenente a
un‟estrazione più modesta o „borghese‟; è un Self-Made Man formatosi in
prestigiose università statunitensi ed europee (ma sempre più frequentemente
anche cinesi; le università leader nello „sfornare miliardari‟, secondo una stima del
2010, sono, in ordine: la Peking University, la Tsinghua University, entrambe a
Pechino, la Zhejiang University di Hangzhou, la Fudan University di Shanghai, la
China Renmin University di Pechino e la Shanghai Jiao Tong University di
Shanghai), conscio del valore e del plus conferitogli da un titolo di studio
superiore in un paese nel quale il tasso di analfabetismo e di abbandono scolastico
5
sono ancora moderatamente alti; un imprenditore fedele al proprio regime (un
terzo dei ricchi cinesi è iscritto al Partito Comunista, non tanto per credo politico
quanto per i vantaggi che se ne possono ricavare sotto ogni aspetto) che, tramite
investimenti oculati, intuito, capitale e, spesso, arbitrario rispetto delle deboli
leggi vigenti nel paese sui diritti umani e sull‟ambiente, ha accumulato nel
periodo di pochi decenni o addirittura pochi anni quantità di denaro che fanno
sembrare inezie i patrimoni conquistati da tante grandi famiglie di imprenditori
occidentali nel corso di un secolo; è giovane: l‟età media dei milionari cinesi è di
39 anni, quella dei miliardari 43: quasi 15 anni più giovani rispetto ai „Paperoni‟
del mondo occidentale; il 55% di loro è rappresentato da uomini di affari, il 20%
da speculatori immobiliari, il 15% da agenti di borsa e il 10% da dirigenti
aziendali; qualunque sia il settore nel quale lavora, il risultato è sempre e
comunque lo stesso: è in possesso di un potere d‟acquisto estremamente elevato.
Ma soprattutto, e questo è il punto centrale, spende.
Come ogni nuovo ricco degno del suddetto nome, affronta spese
stratosferiche, esagerate, eccessive, forse un po‟ volgari, magari anche insensate:
sfreccia su quattro ruote di lusso preordinate a prestigiose case automobilistiche
europee ed americane, che producono modelli esclusivi e personalizzati a seconda
del cliente; pasteggia con i migliori champagne e vini francesi i cui prezzi
spingerebbero i più a conservarne intatte le bottiglie quasi fossero reliquie;
compra abiti, scarpe, borse delle grandi marche europee che, paradossalmente, la
maggior parte degli europei ora non si può più permettere di acquistare; indossa
gioielli degni dei tesori di una casa reale; e, ovviamente, compra, investe nell‟arte,
in attesa di afferrare il testimone dalle mani dei tycoon americani. Un‟attesa che si
fa sempre più breve.
1.2 Imprenditrici ambiziose e ‘Baroni del carbone’ - il collezionismo dei
nuovi tycoon d’Oriente
Nell‟ottobre del 2010, nella sede di Sotheby‟s di Hong Kong si tiene un‟asta
di pitture ad inchiostro cinesi che fattura complessivamente la cifra record di
407,3 milioni di dollari di Hong Kong (52,5 milioni di dollari statunitensi). Il
pezzo della vendita più caro viene battuto all‟asta per 33,1 milioni di dollari di
6
Hong Kong: Court Ladies, del pittore Fu Baoshi, raffigurante una dama della
dinastia Tang in compagnia della sua serva, riesce ad aggiudicarselo un ragazzo
seduto in prima fila, che seguendo scrupolosamente le istruzioni dell‟uomo seduto
al suo fianco alza la paletta fino a rimanere il solo offerente. 270 i lotti presenti
all‟asta, dei quali solo tre quelli rimasti invenduti. I restanti 267 vengono venduti
per cifre record, molto al di sopra delle quotazioni iniziali. Court Ladies
raggiunge un prezzo più di quattro volte superiore a quello di stima iniziale. Ad
aggiudicarsi i primi dieci lotti per prezzo di vendita solo compratori asiatici.
Questo non è che uno dei tanti esempi lampanti dello sfoggio della potenza
economica con la quale i nuovi ricchi cinesi investono il campo dell‟arte: pochi o
nulli i lotti rimasti invenduti, prezzi di acquisto alle stelle. Per la gioia di
Sotheby‟s, che al termine dalla vendita autunnale, durata una settimana, incassa
più di due miliardi di dollari di Hong Kong, cifra superiore a quella guadagnata
nella settimana di vendita nell‟aprile dello stesso anno.
«30 milioni di dollari non sono nulla.» afferma Bao Mingshan, un
businessman di Suzhou, riferendosi alla cifra spesa per l‟acquisto di cinque pitture
ad inchiostro. Polo lilla della Kappa, accompagnato da una donna di una casa
d‟asta pechinese, specifica «All‟asta di primavera avevo comprato anche di più.»
3
Richard Chang, noto in Cina come il „re del pollo‟, ha invece esposto nel 2008 la
sua ricca collezione di arte contemporanea cinese all‟UCCA, ovvero l‟Ullens
Center for Contemporary Art, fondato dall‟industriale belga Guy Ullens e da sua
moglie Myriam nel distretto artistico di Dashanzi, a Pechino. Zhang Xiaogang,
Cao Fei, Huang Yong Ping, Nam June Paik, Stephan Balkenhol, Yves Klein,
Anish Kapoor, Tony Oursler: questi sono solo alcuni dei nomi degli artisti le quali
opere sono già parte integrante della collezione privata del ricco industriale
cinese, le cui mire si spingono ben al di là del mero acquisto di dipinti ed
installazioni. Già fondatore di un museo a Giacarta, Richard sta pensando di
aprirne un altro a Shanghai.
Sarebbe erroneo credere che chi compra arte in Cina siano solo gli uomini: in
verità quasi la metà sono donne, e spesso gli uomini che spendono cifre
3
«Thirty million is nothing. I bought even more at the spring auction.» (Wan, Hanny, “Fu, Zhang
Dominate Sotheby's $52 Million Chinese Ink Auction”, in Bloomberg.com, 6 ottobre 2010).
7
astronomiche alle aste sono incaricati o convinti dalle proprie mogli ad investire
nel campo dell‟arte.
Liu Yiqian, 48 anni, è uno degli uomini più ricchi ed influenti di Shanghai:
nato da una famiglia di normale estrazione sociale, ha lavorato in una fabbrica di
scarpe, ha guidato un taxi, comprato un negozio, fino a quando non si è cimentato
nella compravendita di azioni. E così ha fatto il botto. Recentemente ha ammesso
che i maggiori profitti da lui ottenuti sono legati ai suoi investimenti nell‟arte, e ha
altrettanto candidamente ammesso che lui di arte non ne capisce niente, e che
quando compra qualcosa lo fa perché vuole averla e perché gli piace godere della
sensazione di aver tolto qualcosa che desiderava a qualcun altro.
Differente sembra invece l‟approccio nonché il pensiero di suo moglie, Wang
Wei. Considerata nel mondo dell‟arte una delle più importanti collezioniste di arte
cinese, la moglie di Liu Yiqian è sempre informata su quale sia l‟andamento del
mercato delle opere cinesi, e pare che sia esperta nel riconoscere quali siano i
pezzi sui quali investire e fare affidamento. Wang Wei comincia a muover i primi
passi nel 2003, anno in cui la miliardaria acquista un dipinto ad olio per decorare
la sua nuova casa nel distretto di Pudong, a Shanghai. Ancora inesperta sul come
comprare e comportarsi ad un‟asta, si lascia sfuggire alcuni pezzi della cui perdita,
ammette, tutt‟ora non riesce a perdonarsi. Col tempo affina le sue conoscenze, si
informa su cosa valga la pena comprare e su cosa possieda un buon potenziale e,
aiutata da un patrimonio familiare di miliardi di yuan e da un marito
accondiscendente, inizia a comprare. E‟ una scalata senza fine, un climax di
acquisti e vincite, che la lanciano alla ribalta nel mondo delle aste e la rendono
famosa non solo nel panorama cinese, ma anche in quello internazionale.
Invidiabile la sua collezione di Red Classics, i classici rossi: dipinti e disegni
risalenti al periodo tra il 1949 e il 1979, espressione della Rivoluzione Culturale
Maoista. Buona parte delle opere di questo genere sono ricercate dai musei cinesi,
motivo per cui Wang confida nel loro valore; ma c‟è di più: sono parte di un
patrimonio storico-culturale che, secondo Wang, solo i cinesi posso comprendere
appieno;
4
ragione per cui devono rimanere dove sono stati concepiti, di modo da
essere compresi e apprezzati nel giusto modo. Alla fine del novembre 2009
4
«Red Classics” are totally rooted in China. […], these times are deeply imprinted within our
bones.» - (Feng, Li, “Interview: Collector Wang Wei”, in Artron.net, 11 novembre 2009).
8
Christie‟s International tiene ad Hong Kong un‟asta di opere d‟arte asiatiche, alla
quale prende parte anche Wang Wei: alzando la paletta ripetutamente, la donna
sbaraglia facilmente la concorrenza nel momento in cui decide che un determinato
lotto deve essere suo. In alcune occasioni tiene addirittura costantemente alzata la
paletta fino al ritiro dell‟ultimo avversario: scene alle quali, anche nel mondo
delle case d‟asta ad Hong Kong, difficilmente si assiste.
Il marito non è da meno: nell‟ottobre dello stesso anno acquista ad un‟asta di
Sotheby‟s Honk Kong un trono imperiale decorato da dragoni intagliati, risalente
al periodo della dinastia Qing; prezzo d‟acquisto: 11 milioni di dollari statunitensi.
In novembre si è aggiudicato all‟asta di Poly a Pechino un rotolo dipinto di epoca
Ming, al prezzo di 25 milioni di dollari statunitensi. Pochi possono dirsi rivali
della coppia, che combatte strenuamente per accaparrarsi ciò su cui ha messo gli
occhi; vero anche che nell‟aprile del 2011, ad un asta organizzata da Sotheby‟s ad
Honk Kong, Wang Wei, nonostante sostenga che i prezzi non siano mai troppo
alti («nemmeno nel caso in cui i venditori aggiungessero un altro zero al
cartellino»
5
), ha dovuto affrontare la concorrenza di alcuni compratori
indonesiani, che secondo i direttori delle più importanti case d‟asta si stanno
facendo largo nel mercato dell‟arte facendo schizzare i prezzi alle stelle: i nuovi
arrivati hanno comprato qualsiasi tipo d‟oggetto d‟arte di provenienza asiatica,
compreso alcuni lavori dell‟artista cinese contemporaneo Zao Wou-ki, uno degli
artisti prediletti dalla stessa Wang, nonché l‟artista cinesi le cui opere hanno
ricevuto le stime più alte durante le aste organizzate nel 2009.
Wang rivela di essere stata sempre innamorata della pittura, fin da quando era
bambina e i suoi voti in educazione artistica non andavano mai al di sotto della
valutazione „eccellente‟.
6
E se non fa mistero che compra anche per divertimento,
7
un vezzo che pochi potrebbero sostenere visto che si parla ogni volta di svariati
milioni di dollari, lo scopo finale si rivela essere un altro: nel novembre del 2012
Wang Wei ed il marito Liu Yi Qian apriranno le porte, a Shanghai, del Dragon
Art Museum: uno spazio su tre piani che ospiterà la collezione della coppia,
5
«Not even if the sellers were to add another zero to the tag.» - (Lim, Le-Min, “China
Contemporary Art Soars; Liu Ye Makes Record $2.5 Million”, in Bloomberg.com, 5 aprile 2010).
6
«[…], and in art class the worst grade I ever got was still “excellent”» - Ivi, p.7
7
«I just bought those for fun.» - (Lim, Le-Min, “Chinese Buyers Waving Paddles Push Art to
Records in Hong Kong”, in Bloomberg.com, 30 novembre 2010).
9
dall‟arte contemporanea cinese ai Red Classics, per poi arrivare ai rari pezzi
antichi e ai manufatti tradizionali. Lo scopo è che tutti possano fruire liberamente
dei frutti dei loro acquisti. La miliardaria cinese corona così il sogno di una vita,
mettendo a tacere coloro che già da tempo avevano iniziato a vociferare di
un‟imminente vendita al super rialzo della sua collezione.
Zhang Lan, 52 anni, presidente della South Beauty Co., Ltd., azienda con
sede a Pechino che gestisce una rete di ristoranti sofisticati e club sparsi per la
tutta la Cina, è un‟altra dei cosiddetti nuovi ricchi appassionati d‟arte. L‟amore
per la pittura l‟ha portata a dar vita ad una collezione variegata, all‟interno della
quale trovano posto artisti quali Andy Warhol, Fang Lijun e Liu Xiadong, due
artisti contemporanei cinesi tra i più quotati degli ultimi anni. Zhang sostiene che
non sia importante la ragione per la quale si decide di comprare un pezzo d‟arte:
che venga fatto per piacere o per tornaconto economico personale, investire
nell‟arte cinese significa dare lustro ai nomi dei pittori cinesi, dando loro così una
nuova e più forte posizione all‟interno del mondo delle arti.
8
«Il denaro in sé e per sé non ha vita, ma l‟arte sì.
9
». Questa è la ragione per la
quale Zhang non bada a spese nel momento in cui decide di far suo un nuovo
capolavoro. Una volta comprato un‟opera di un artista del cui potenziale è
convinta, sostiene, non la venderà, ma la terrà all‟interno della propria collezione,
dandole modo di crescere con l‟artista e di influenzare la sua vita e il suo lavoro
positivamente.
Si pensa spesso, e spesso a torto, che i nuovi ricchi cinesi risiedano solo a
Pechino, a Shanghai e nella provincia meridionale del Guangdong: se in queste tre
zone è indubbio che la concentrazione dei milionari sia più elevata rispetto alle
altre megalopoli cinesi, è comunque vero che ogni provincia cinese possiede i
suoi Paperoni che, esattamente come i loro cugini più urbani ed internazionali,
non si tirano indietro quando si tratta di sborsare cifre iperboliche per comprare un
pezzo d‟arte.
Zhao Xin appartiene al gruppo dei ricchi tycoon della provincia cinese dello
8
«"It doesn't really matter whether we do it for investment or just to collect. I think investing in
Chinese art, in particular, can only build the reputation of Chinese artists, giving them a stronger
and more prominent position in the world,» she says. (Ding, Yu, “Why Chinese art buyers are
not buying in China”, in China Dialy European Weekly, 18 febbraio 2011).
9
«Money in itself has no life, but the arts do.» - Ibidem
10
Shanxi, molti dei quali si sono arricchiti vendendo combustibile (lo Shanxi è la
provincia leader in Cina nella produzione di carbone). Taiyuan, la capitale dello
stato, una città industriale in rapido sviluppo che conta più di quattro milioni di
abitanti, ha ospitato nel suo World Trade Center, dal 12 al 14 giugno del 2009, l‟
International Antique & Arts Expo Tai Yuan – Shanxi, una delle maggiori
esposizioni di antichità cinesi; cinquanta tra i più famosi e prestigiosi nomi che
operano nella vendita di antichità cinesi si sono spostati da Hong Kong, Londra e
dagli Stati Uniti per riunirsi in questa città lontana dai circuiti turistici, pronti a
vendere i propri pezzi per svariati milioni di dollari alle frotte di compratori dagli
occhi a mandorla armate di libretti di assegni e carte di credito. I collegamenti
sono agevoli: nel 2009 due voli settimanali collegavano Hong Kong alla capitale
dello Shanxi, facilmente raggiungibile anche da Pechino con un volo della durata
di una sola ora.
Secondo il parere dei presenti, il look normale, quasi trasandato di Zhao non
ha catturato l‟attenzione degli avventori che passeggiavano per l‟esposizione;
almeno fino a quando, avvicinatosi allo stand di Raymond Chak, famoso
venditore d‟arte di Hong Kong, proprietario della Chak‟s Co., Ltd., ha puntato il
dito su un Buddha di bronzo dorato esclamando «Mi mostri questo, quello e
quell‟altro ancora
10
». Dieci minuti dopo aveva speso circa un milione e mezzo di
yuan (approssimativamente 200mila dollari statunitensi) per otto pezzi
d‟antiquariato cinese. Nell‟ora successiva Zhao aveva speso altri due milioni di
yuan in quadri, ceramiche e altri pezzi d‟arte da acquistati in altri stand.
Zhao Xin è tenuto in gran considerazione dai venditori di arte antica cinese,
che lo considerano uno dei più importanti compratori a livello mondiale, sia per
numero di oggetti acquistati sia per somma di denaro speso: la sua passione per le
reliquie cinesi lo porta a spostarsi per aste e gallerie in tutto il mondo, da Hong
Kong a New York, sempre in cerca di nuovi pezzi rari con i quali arricchire la
propria collezione. Ad oggi, Zhao è il possessore della collezione più importante e
preziosa di ceramiche risalenti al periodo dell‟imperatore Daoguang (che regnò
dal 1820 al 1850) della dinastia Qing.
10
«Show me this, that, and that.» (Lim, Le-Min, “China Coal City‟s Tycoons Splurge on Antiques
as Dealers Swoop”, in Bloomberg.com, 25 giugno 2009).