I
INTRODUZIONE
Questo lavoro è volto a presentare la situazione storica, legale e criminale
della Londra di Defoe, per evidenziare quanto fedelmente quest’ultima è riportata
nelle due opere qui analizzate: Moll Flanders e Jonathan Wild. Dall’analisi,
inoltre, è emerso il particolare metodo narrativo dell’autore, (grazie al quale è
considerato ‘il padre del romanzo inglese moderno’),
1
La scelta di queste due opere non è casuale.
caratterizzato dalla sua
capacità di fondere fact e fiction in episodi e descrizioni relativi particolarmente ai
membri della classe criminale.
Innanzi tutto Moll Flanders e Jonathan Wild insieme offrono un quadro
completo della microsocietà criminale londinese (presentata nel terzo capitolo).
Infatti, in Moll Flanders è descritto molto bene tutto ciò che concerne la figura del
ladro ed inoltre grazie ad altri personaggi, come per esempio la Governess ed il
quarto marito della protagonista, Jemy, Defoe presenta le figure della prostituta,
della tenutaria di bordelli, della borseggiatrice e del bandito, highwayman, con
tutta l’organizzazione criminale attraverso la quale essi operavano; in Jonathan
Wild sono rappresentate le figure del Receiver e del Thief-taker con la descrizione
di come questi due personaggi manovravano il crimine.
Inoltre queste due opere, nonostante siano diverse tra loro quanto a genere
letterario, essendo Moll Flanders un novel e Jonathan Wild un account della vita
di un criminale, esemplificano entrambe il metodo narrativo realistico dell’autore,
risultato dell’abilità del Defoe-giornalista.
2
1
Cfr. Spina G., La nascita del romanzo inglese moderno, Genova, Tilgher, 1972, p. 17.
Infatti, dal momento che l’Applebee’s
Original Weekly Journal, per il quale Defoe lavorò, era specializzato nella
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La carriera giornalistica di Defoe è molto importante poiché fornisce all’autore le basi del suo
metodo narrativo. Secondo Spina, la vocazione giornalistica di Defoe gli permise di fondare nel
1704 un suo giornale, la Review, e di continuare a gestirlo fino al 1713. Successivamente lavorò
per il Weekly Journal or Saturday Post di Nathaniel Mist dal 1716 al 1719 e per l’ Applebee’s
Original Weekly Journal dal 1720 al 1727. Di conseguenza il realismo di Defoe, che sta alla base
II
pubblicazione sia degli Accounts dell’Ordinary di Newgate sia delle last dying
speeches of criminals, Spina sostiene che Defoe, grazie a questo impiego, ebbe
libero accesso alla prigione per intervistare i carcerati in attesa della sentenza o
criminali già condannati. Inoltre Defoe, come tutti gli altri cittadini londinesi, ebbe
la possibilità di assistere alle Sessions of Oyer and Terminer, ed ai processi, grazie
ai quali egli poté imparare il linguaggio idiomatico degli highwaymen e dei
pickpockets ed ascoltare le loro deposizioni per inserirle sia nei suoi articoli che
nei suoi romanzi.
3
Analizzando il tipo di narrativa utilizzata da Defoe in Moll Flanders si
nota che l’autore rimane sostanzialmente un giornalista, ma sposta l’asse della sua
prosa dalla terza persona alla prima; infatti, nonostante l’uso della prima persona
singolare sia un fictional device dell’autore per far credere che sia la protagonista
stessa a raccontare la sua storia, il linguaggio e lo stile rispecchiano fedelmente le
descrizioni minuziose ed il gusto del particolare realistico tipico del giornalista. La
prosa di Moll Flanders è chiara e schietta più vicina al linguaggio degli artigiani e
dei mercanti ed evidenzia la volontà di Defoe di rivolgersi ad un pubblico di
lettori ampio e la sua convinzione dell’efficacia della parola semplice ed
accessibile a tutti.
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La vocazione giornalistica è presente in entrambe le opere, ma tra Moll
Flanders del 1722 ed il Jonathan Wild del 1725, si riscontrano differenze sul
piano delle tecniche narrative, oltre che di genere letterario. Infatti, nel periodo in
cui Defoe scrive il Jonathan Wild, i racconti sui criminali si presentano come una
composizione a metà strada tra il racconto fictional ed il documento storico. Si
avverte, rispetto a Moll Flanders, l’abbandono del fictional character a favore di
quello ritratto dal vero. Secondo Colaiacomo questo fatto esprime una minor
fiducia da parte dell’autore nella possibilità di ricomporre il reale in un’immagine
del suo metodo narrativo si fonda sul suo lavoro come giornalista e pamphleteer. Cfr. Spina G., La
nascita del romanzo inglese moderno, op. cit. p. 25 e p. 34.
3
Cfr. Spina G., La nascita del romanzo inglese moderno, op. cit. p. 61-62.
4
Cfr. Spina G., La nascita del romanzo inglese moderno, op. cit. p. 47 e p. 59.
III
finta. Inoltre l’obbligo della fedeltà agli eventi storici impone che la storia di Wild
si concluda tragicamente, a differenza di Moll Flanders, che si conclude con la
rinascita ed il pentimento della protagonista. La Colaiacomo sottolinea che Defoe
nel Jonathan Wild abbandona il consueto metodo narrativo sviluppato in Moll
Flanders, e ritorna al racconto in terza persona tipico del realismo giornalistico,
eliminando completamente il narratore in prima persona e sviluppando ciò che la
Colaiacomo chiama ‘un narratore onniscente’.
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Date queste premesse, il lavoro si articola tra ricerca storica ed analisi dei
testi secondo le seguenti linee.
I primi due capitoli hanno lo scopo di presentare, attingendo al piano
storico reale, la situazione criminale penale e carceraria della Londra ‘defoeiana’ e
sono utili per confrontare nel terzo capitolo come Defoe ha inserito il contesto
legale in Moll Flanders ed in Jonathan Wild.
Nel primo capitolo si presenta la situazione criminale e penale a Londra,
analizzando in modo particolare i tipi di crimini verso la proprietà ed i tipi di pene
ad essi relative. Infatti, è proprio nel periodo tra la seconda metà del XVII secolo e
la prima del successivo che i crimini verso la proprietà aumentarono enormemente
rispetto ai secoli precedenti a causa delle migrazioni dei contadini che dalle
campagne si spostavano in città per cercare lavoro. Londra era considerata la
grande metropoli d’Inghilterra, sviluppatasi appunto grazie a questo continuo
flusso di manodopera iniziato secoli prima con il fenomeno dell’enclosures.
6
5
Cfr. Colaiacomo P., Biografia del personaggio nei romanzi di Daniel Defoe, Roma, Bulzoni,
1975, p. 216.
Dal
momento che l’offerta di lavoro nella città era nettamente inferiore rispetto alla
domanda, la maggior parte degli immigrati rimaneva disoccupata ed andava ad
aggiungersi al numero dei vagrants e beggars che vivevano di elemosina. Con il
passare del tempo questo gruppo di individui si riunì in confraternite di ladri e
banditi, alcuni per sopravvivenza, altri perché attratti dal lusso della città.
6
Gotti M., The Language of Thieves and Vagabonds, Tuebingen, Max Niemeyer, 1999, p. 7.
IV
L’ampiezza della città e l’eterogeneità della popolazione, causate dai fussi
migratori, allargarono l’underworld criminale, consentendo la creazione di rifugi
per i fuorilegge nelle periferie di Londra.
7
A causa dell’estendersi del criminal underworld si ebbe come conseguenza
tra il XVII e il XVIII secolo un forte aumento dei crimini verso la proprietà, reati
che più di altri preoccupavano i membri della classe borghese,
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la quale sviluppò
in questo periodo le basi della legislazione per la tutela della proprietà
(considerandola un bene inviolabile), servendosi del codice penale come
strumento per proteggerla.
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Grazie all’aumento dei crimini contro la proprietà e alla notorietà di famosi
fuorilegge, come per esempio Jack Sheppard, abile nell’evadere dalle prigioni, la
letteratura popolare tra XVII e XVIII secolo sviluppò un forte interesse per le
tipologie di crimini, gli arresti ed i processi dei criminali ed il loro stile di vita.
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L’analisi del primo capitolo prosegue con la classificazione e la
presentazione delle pene più usate, partendo da quella capitale, prevista dalle
nuove leggi, per ogni più piccolo furto, ed arrivando alla legalizzazione della
deportazione nel 1719. Inoltre si descrivono le figure del Receiver e del Thief-
taker ed il loro importante ruolo a Londra, visto la funzione che hanno nei lavori
di Defoe.
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7
Gotti M., The Language of Thieves and Vagabonds, op. cit. p. 11.
Si fa anche un accenno ai tribunali dell’epoca ed ai processi che vi
avevano luogo; in particolare si descrive il tribunale dell’Old Bailey, appunto per
confrontarlo con le descrizioni presenti nelle due opere qui analizzate ed arrivare a
dimostrare l’alto grado di realismo dell’autore nelle sue narrazioni e descrizioni.
8
Rawlings P., Drunks, Whores and Idle Apprentices, London, Routledge, 1992, p. 18. L’autore
afferma che la classe borghese del XVIII secolo non voleva spodestare quella aristocratica, ma
solo emularla, poiché, sebbene la ricchezza finanziaria della borghesia era importante, il potere
politico ed il successo sociale erano legati indissolubilmente all’acquisizione di uno status
attraverso l’acquisizione di proprietà terriere.
9
Colaiacomo P., Biografia del Personaggio nei romanzi di Daniel Defoe, op. cit. p. 214.
10
Rawlings P., Drunks, Whores and Idle Apprentices, op. cit. p. 1.
11
Cfr. West R., The Life & Strange Surprising Adventures of Daniel Defoe, London, Harper
Collins, 1997, p. 66-85. L’autore riferisce che Defoe, durante il periodo in cui rimase a Newgate,
V
Si presentano anche le principali prigioni londinesi ponendo particolare attenzione
a quelle in cui Defoe è stato rinchiuso per bancarotta, come la Fleet nel 1692 e
quella in cui è stato rinchiuso il personaggio storico Jonathan Wild, la Wood-
Street Compter. Inoltre si evidenzia il ruolo delle prigioni sottolineandone il
passaggio alla fine del XVIII secolo da luoghi di custodia a luoghi di punizione.
Infatti, l’incarcerazione come pena non si sviluppò nel primo settecento a causa
della legalizzazione come pena della deportazione, avvenuta nel 1719.
Nel secondo capitolo si ricostruisce una dettagliata descrizione storica
della prigione di Newgate, partendo dalla sua origine nel 1188 fino alla chiusura
nel 1902, proseguendo con la sua rappresentazione architettonica nell’epoca di
Defoe e concludendo con l’esposizione dei tipi di prigionieri e delle loro
condizioni di vita all’interno di essa.
Ci sono due motivi per cui si è scelto di dedicare un intero capitolo a
questa prigione. La prima è una ragione biografica, infatti, come sostiene Spina,
l’esperienza di Defoe a Newgate a contatto con i malviventi valse a richiamare i
suoi interessi letterari verso la classe criminale ed ad utilizzarne gli elementi per i
suoi romanzi.
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Addirittura West afferma che la vocazione e l’ispirazione di Defoe
alla composizione dei suoi romanzi derivi dal periodo trascorso dall’autore in
questa prigione “…this spell in Newgate obviously helped Defoe when he come to
Moll Flanders…if Newgate did not turn Defoe into England’s first great novelist,
it helped to make it its first great journalist…”.
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sviluppò un particolare interesse per la classe criminale, avendo avuto la possibilità di conoscerne i
suoi membri da vicino.
Quindi, Newgate è importante
per Defoe perché ha influito sulla sua formazione come novelist. La seconda
ragione per cui questa prigione è stata messa in rilievo deriva dal fatto che,
analizzando sia Moll Flanders che Jonathan Wild, non si sono riscontrate
particolari descrizioni fisico-materiali di Newgate, ma solo accenni a qualche
12
Spina G., La nascita del romanzo inglese moderno, op. cit. p. 24.
13
West R., The Life & Strange Surprising Adventures of Daniel Defoe, op. cit. p. 84.
VI
luogo architettonico interno, nonostante entrambi i protagonisti, come l’autore, vi
siano stati rinchiusi.
Da qui è nata la curiosità verso una rappresentazione realistica e fedele
della prigione, sia per offrirne una visione completa che permetta al lettore
moderno di inquadrarla meglio nelle due opere analizzate, sia per verificare, in
Moll Flanders ed in Jonathan Wild, il grado di realismo che l’autore aveva
impiegato negli accenni alla struttura della prigione.
La mancanza di una descrizione dettagliata di Newgate all’interno delle
due opere, probabilmente si basa sul fatto che l’interesse dell’autore era incentrato
su aspetti diversi dalla pura descrizione materiale: in Moll Flanders, l’attenzione
di Defoe è rivolta all’esperienza psicologica di trasformazione della protagonista
durante la prigionia, mentre in Jonathan Wild l’autore evidenzia principalmente il
comportamento di quest’uomo all’interno del carcere. In entrambe le opere
dunque a Defoe sembra interessare l’interazione tra personaggio e carcere più che
il carcere in sé.
Nel terzo capitolo si analizzano le due opere dal punto di vista criminale,
penale e carcerario, cercando di confrontare, sulla base dei due precedenti capitoli
introduttivi ed attraverso il metodo narrativo dell’autore, il grado di realismo in
esse presente.
A Moll Flanders sono dedicati tre paragrafi.
Nel primo (cfr. § 3.1.1) si presenta la classificazione dei furti compiuti
dalla protagonista a seconda della tipologia e del luogo in cui sono stati eseguiti;
infatti, le leggi relative ai crimini verso la proprietà tenevano conto sia del fatto
che il furto avvenisse con o senza scasso, sia del valore delle merci rubate e del
luogo in cui esse erano state sottratte. Inoltre ci si sofferma sull’arresto della
protagonista, il suo processo e la pena inflittale: l’impiccagione; poi commutata in
deportazione.
Da questa analisi emerge un fatto molto curioso che evidenzia la capacità
dell’autore di fondere magnificamente nel suo metodo narrativo il realismo e la
VII
finzione. Nonostante tutti i particolari legali descritti in Moll Flanders, le fasi del
processo, il tipo di pena inflitta e la metodologia con la quale erano compiuti i
furti corrispondano perfettamente alla realtà e siano descritti con assoluta fedeltà,
è curioso che il contesto al quale essi si riferiscono sia il XVIII secolo e non il
XVII come l’autore vuol far credere, quando finge di pubblicare un’autobiografia
scritta nel 1683 da una criminale famosa, incarcerata a Newgate. Questa
ambientazione nel secolo XVII si scontra però regolarmente con i riferimenti a
leggi e pene documentati nel secolo successivo. Questa contraddizione è la spia
che dimostra l’unione di fiction e realismo nell’opera. Allora non solo Moll
Flanders è un fictional character, ma anche lo sbaglio dei contesti è finzione,
sarebbe ingenuo, infatti, pensare che Defoe inconsapevolmente avesse commesso
questa svista, quindi l’ipotesi più corretta è appunto che questo errore rientri nel
metodo narrativo di Defoe.
14
Secondo West, Defoe non si preocuppava molto di distinguere i fatti reali
da quelli fittizi, infatti, “…we like to make a distinction between…fact and
fiction…for Defoe the distinction was less clear out…just as his works of fiction,
such as Moll Flanders, are based on facts…he mixed fact with fiction in order to
tell a better story and entertain the reader…”.
15
14
Questa ipotesi è sostenuta da Alkon (Alkon P.K., Defoe and Fictional Time, Athens, University
of Georgia Press, 1979, p. 44). Infatti, egli afferma che “…Defoe’s major anachronisms are best
regarded as intentional, not accidental, strategies. They reinforce the effects of his fiction…”.
Alkon considera queste apparenti incongruenze temporali o anacronismi, come una “…strategy of
double temporal setting…”. (Cfr. p. 58). Secondo Alkon, il fatto che Defoe intenzionalmente
introduce una data precisa _ il 1683_ solo alla fine dell’opera, dopo aver ambientato tutti gli eventi
nel secolo successivo, dimostra che l’ idea dell’autore era di creare una distanza temporale tra il
lettore ed il personaggio allo scopo di sospendere il giudizio, appunto, del lettore su Moll. Alkon
afferma, dunque, che “…this distancing inclines readers to suspend their impulses to condemn
Moll in favour of emotions more closely approaching pity…”, infatti, “…As [she is] perceived as
having lived a long time ago, the impulse to condemn [her] is weakened…”. (Cfr. p. 52 e p. 58).
Contemporaneamente questa distanza è ridotta da Defoe con l’uso della narrazione in prima
persona, che porta il lettore, oltre a considerare Moll una persona vera, anche ad immedesimarsi
nella protagonista. (Cfr. p. 52).
Mayer spiega l’affermazione di
West, (secondo la quale appunto Defoe non sia interessanto a separare fact e
fiction) partendo dal presupposto secondo il quale per Defoe “…fiction was a
15
West R., The Life & Strange Surprising Adventures of Daniel Defoe, op. cit. p. 218.
VIII
legitimate means of historical representation …”,
16
e quindi Mayer spiega il fatto
che Defoe “…sought to ensure that his most famous narratives would be read not
as fiction but as history…”.
17
Mayer sottolinea, infatti, che, nell’epoca in cui
vennero pubblicati, i romanzi di Defoe erano presentati e letti come storie vere e
solo nei secoli successivi furono recepiti come fictional histories. Quindi, secondo
Mayer il considerare Defoe come il primo romanziere inglese, iniziatore del
genere novel, si spiega, oltre che con il suo metodo narrativo, anche con la diversa
fruizione che ‘i suoi romanzi’ hanno avuto durante i secoli, infatti, “…Defoe’s
novels were first read as histories and then …they were gradually assimilated to
the the tradition of the novel in English…”.
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Nel secondo paragrafo (cfr. 3.1.2) si presenta la prigione di Newgate
evidenziando l’ossessività con cui essa è presente nel romanzo. La protagonista
teme non solo la prigione come luogo fisico, ma addirittura ne teme anche anche il
nome. E’ continuamente terrorizzata di finire a Newgate, anche quando ha
scampato il pericolo. Questa ossessione è spiegata da West analizzando la vita
dell’autore: infatti, nella sua biografia, egli sostiene che il terrore provato dalla
protagonista all’interno della prigione e tutte le sue paure siano le stesse
sperimentate dall’autore durante la sua permanenza a Newgate. In seguito si
analizza la trasformazione psicologica della protagonista all’interno della prigione,
trasformazione attraverso la quale muore la Moll-criminale e rinasce la Moll-
penitente. Inoltre si cerca di identificare i luoghi della prigione accennati nel
romanzo, secondo una possibile corrispondenza con quelli reali descritti nel
secondo capitolo. Infatti, è possibile constatare che nel romanzo i nomi delle parti
della prigione e le loro funzioni rispettavano fedelmente quelli reali.
16
Mayer R., History and the Early English Novel, Cambridge, Cambridge University Press, 1997,
p. 172. Anche Mayer come West afferma che Defoe attraverso l’uso dei fictional devices
“…sought to write history that would provide matters of fact and delight his readers…”. Cfr. p.
169.
17
Mayer R., History and the Early English Novel, op. cit. p. 181.
18
Mayer R., History and the Early English Novel, op. cit. p. 182.
IX
Successivamente si presenta la figura del cappellano della prigione, in
quanto Defoe nella sua opera inserisce un’aspra critica al comportamento
dell’Ordinary Paul Lorrain. Si riscontra poi nel romanzo la reale usanza del
garnish nelle prigioni, infatti, Moll come nuova arrivata a Newgate è costretta a
pagare del brandy alle carcerate rinchiuse con lei. Si è potuto supporre, grazie alle
parole della protagonista, che ella, possedendo molto denaro, ricavato dalla sua
precedente attività criminale, alloggiasse nelle parte migliore della prigione, cioè
la Master’s Side.
Nel terzo paragrafo (cfr. 3.1.3) si analizza la deportazione, che conferma la
sfasatura tra realtà e fiction di cui si è parlato. Infatti, tenendo conto della data
1683 posta alla fine del presunto testo ripreso, la data fittizia in cui l’autore
colloca la deportazione della protagonista sarebbe il 1675.
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A Jonathan Wild sono dedicati tre paragrafi, presentando anche
quest’opera seguendo la stessa struttura d’analisi utilizzata per la precedente,
sottolineando però il fatto che Wild fosse una persona realmente vissuta a
differenza di Moll.
Tuttavia storicamente
questo non poteva essere avvenuto, in quanto dal 1670 le colonie della Virginia e
del Maryland avevano emanato leggi contro lo sbarco dei prigionieri, leggi che
vennero tolte solo nel 1719 quando il governo inglese riuscì ad imporsi sulle
colonie, riportando in vigore la deportazione e legalizzandola come pena
attraverso il Transportation Act. Quindi anche questo a prima vista potrebbe
essere considerato un errore se non si fosse a conoscenza del metodo narrativo di
Defoe, che univa fact e fiction. Infatti, la protagonista non potrebbe essere stata
deportata nel 1675, ma solo dopo il 1719, e questo ancora una volta sostiene il
fatto che l’opera sia a work of fiction.
Nel primo paragrafo (cfr. 3.2.1) si presenta la carriera criminale di Wild,
sottolineando come Defoe nella narrazione (in terza persona), riporti fedelissimi