INTRODUZIONE
Perché parlare di giovani?
Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, guarderà alla propria giovinezza e alle
difficoltà affrontate in un’età ricca di stimoli e paure. Dopo il dibattito avvenuto in Italia
a ridosso delle elezioni sulla possibilità di votare al di fuori del proprio comune di
residenza (particolarmente deleterio per giovani studenti e lavoratori), occorre porre
l’accento sull’importanza del coinvolgimento delle nuove generazioni nel sistema
politico di una nazione. Inoltre, è fondamentale analizzare le motivazioni per cui i giovani
non sembrano desiderosi di partecipare politicamente e attivamente all’interno della
società in cui vivono. Nonostante essa sia un luogo fondamentale per la costruzione di
un’identità individuale e del proprio futuro. Si approfondirà la tematica attraverso tre
capitoli. Il primo introdurrà in via generale la situazione giovanile, illustrando le
principali caratteristiche delle nuove generazioni e gli ostacoli che devono superare nel
loro percorso di vita. Il secondo descriverà un paese vicino a noi: la Spagna, che condivide
assieme all’Italia la sfortunata fama di nazione “debole” all’interno dello scacchiere
europeo. Infine, nell’ultimo capitolo, si farà riferimento alla comunità autonoma
andalusa, una delle regioni più rilevanti del panorama regionale spagnolo specialmente
dal punto di vista culturale. L’analisi di un paese diverso da quello in cui si vive aiuta in
una riflessione: si notano sempre con maggiore criticità e attenzione i problemi della
propria nazione, non accorgendosi che (spesso) anche al di fuori dei confini domestici si
presentano situazioni simili. Potrebbe essere uno punto di partenza per una comparazione
fra Italia e Spagna che permetta di comprendere l’importanza di un’azione congiunta per
gestire le sfide future. Prima di tutto, occorre individuare gli elementi della ricerca. In
questo caso le parole chiave sono “giovani” e “politica”, due concetti ampi che al loro
interno comprendono un’eterogeneità di situazioni. Il primo passo sarà, quindi, quello di
capire come si inseriscono all’interno di una società che muta e si globalizza, proseguendo
poi in un percorso che renda sempre più chiara la loro definizione all’interno della società.
Non resta che chiedersi se davvero si possa ancora parlare di “beata gioventù” o se i tempi
siano cambiati e non siano più così spensierati.
In tutto ciò, è importante capire il ruolo affidato alla politica: guida od ostacolo?
CAPITOLO 1: GIOVANI E PARTECIPAZIONE POLITICA: COSA È
CAMBIATO NEGLI ULTIMI ANNI?
1. Chi sono i “giovani”.
Nella ricerca di una definizione della parola “giovani” si arriva alla conclusione che non
è un concetto così semplice come potrebbe apparire in un primo momento. La gioventù
può essere certamente considerata come una tappa transitoria tra infanzia ed età adulta.
Appare evidente, però, che non possiamo tradurla utilizzando solamente termini
anagrafici e biologici. Si inseriscono infatti numerosi fattori, fra cui elementi psicologici
e sociali dipendenti dall’ambito storico, geografico e culturale dell’ambiente in cui un
individuo si trova immerso.
“In una prospettiva sociologica si può risolvere il problema terminologico rinviandolo
alla definizione del termine ad quem, considerando cioè come giovani tutti coloro che, se
da un lato hanno superato la soglia dell'infanzia, dall'altro non hanno ancora raggiunto
appieno lo status di persona adulta. Sono coloro, in altri termini, che sono impegnati nel
compito di diventare adulti. Questa definizione non è del tutto soddisfacente perché dice
poco sulle caratteristiche della gioventù e insiste solo sulle caratteristiche che ai giovani
mancano per essere adulti.” (A. Cavalli, 1994)
1
Cavalli utilizza questa definizione alla fine di una breve analisi sul concetto di gioventù,
ed è proprio da qui che si inizia a indagare su come viene oggi considerato un “giovane”
(da sé stesso e dagli altri) e sul suo inserimento all’interno della società. Spesso, infatti,
sono gli stessi giovani a descriversi con aggettivi che sottolineano le loro mancanze nei
confronti delle generazioni precedenti, e in particolare, di quella dei propri genitori. L’uso
di aggettivi come “demotivati”, “disinteressati” o “disincantati” è frequente in tutta la
letteratura oggetto di studio, e rappresenta un sentimento condiviso di assenza costante di
qualcosa di irraggiungibile da parte della gioventù. La sensazione di non trovarsi in
posizione paritaria rispetto ai loro padri e alle loro madri è in prevalenza dovuta
all’incertezza diffusa che complica la ricerca di una propria identità. Quando si parla di
incertezza, però, essa non deve essere ricondotta solo al tema economico, seppur esso sia
1
Cavalli A., “Giovani” in Enciclopedia delle scienze sociali, Treccani, 1994
fondamentale per lo sviluppo di sé e per definire il passaggio alla vita adulta. Si
racconterebbe solo una faccia del dado. Questa mancanza di sicurezza è dovuta, più in
generale, alla perdita di nitidezza dei confini che simboleggiano la fine della giovinezza
e l’inizio dell’età adulta: non basta più il superamento di soglie come la fine degli studi,
l’inizio di un lavoro stabile o la formazione di una famiglia propria lasciando quella di
origine. Nella società attuale si parla di allungamento della gioventù
2
riferendosi al
fenomeno per cui non si è adolescenti, ma nemmeno adulti, causato dalla perdita di quei
passaggi chiave che prima erano considerati fondamentali e ora hanno subito una
dilazione nel tempo talmente evidente che non possono più essere utilizzati per scandire
il ciclo di vita. A dimostrazione di ciò, numerosi governi hanno deciso di allungare l’età
di riferimento per la gioventù, permettendo l’accesso a politiche giovanili anche a coloro
che raggiungono i 25, 30 e a volte 35 anni di età. Prendendo come esempio la Spagna, il
governo include tutti coloro che hanno un’età compresa tra i 16 e i 29 anni compresi.
3
Il sentimento di insicurezza che aleggia sulle nuove generazioni è portatore di una forte
sfiducia nei confronti del futuro. A dimostrare ciò emerge un pensiero
4
: per la prima volta
dal dopoguerra, non si è più convinti che si potranno raggiungere condizioni di vita
migliori rispetto a quelle dei propri genitori. Ciò viene tristemente confermato dai dati
(che vedremo successivamente) su disoccupazione, precarietà e uscita dalle famiglie di
origine, specialmente per i paesi dell’Europa meridionale. Ne consegue una
focalizzazione sul presente, unica sede di coinvolgimento del soggetto, che guarda con
nostalgia al passato (rimarcando le mancanze, reali o meno che siano) e con diffidenza a
un futuro grigio e senza speranze. Proprio questo futuro nebuloso e senza sogni evidenzia
un’altra triste caratteristica della gioventù moderna: la disillusione. È ciò che li differenzia
dai giovani-adulti
5
, la “generazione delusa”, ovvero i ventenni dei primi anni 2000 che
hanno sperimentato sulla propria pelle la distruzione di desideri e passioni. Queste due
generazioni si differenziano, infatti, per la possibilità di avere un sogno: i primi lo hanno
seguito in un presente di benessere illusorio e (apparentemente infinita) crescita
2
Cavalli A. - Galland O., Senza fretta di crescere. L’ingresso difficile nella vita adulta, Liguori, Napoli,
1996
3
Equipo IGOPnet, Jóvenes, Internet y política, Centro Reina Sofia sobre Adolescencia y Juventud,
Madrid, 2014.
4
Lello E., La triste gioventù. Ritratto politico di una generazione, Maggioli editore, Sant’Arcangelo di
Romagna, 2015.
5
Ibidem.
economica; i secondi sono nati quando già il sogno si era spezzato, costretti ad affrontare
la vita con realismo e a ridimensionare le proprie aspettative. L’unica certezza che si ha,
oggi, è la necessità di dover progettare la propria vita in termini materialisti e utilitaristici.
Si guarda al proprio futuro con pragmatismo, senza concedersi la possibilità di sognare e
coltivare i propri interessi. La realtà viene accettata come data, senza possibilità di
cambiamento: sono i giovani a adattarsi e non viceversa. Come conseguenza di questa
consapevolezza, i giovani di oggi condividono un processo di individualizzazione che
conduce, in primo luogo, a pensare la propria sfera famigliare, e più in generale privata,
come a un’ancora di salvezza in un mare infinito di difficoltà economiche e sociali.
Inoltre, le scelte personali diventano fondamentali nella transizione alla vita adulta,
lasciando in secondo piano i tradizionali passaggi di soglia, poco flessibili e non adatti al
contesto della società moderna. L’individualismo è il risultato della disillusione che,
interiorizzata, porta a un sentimento di sfiducia nei confronti dei coetanei. È proprio
questo elemento che causa mancanza di solidarietà intragenerazionale: siamo in un’epoca
che insegna l’importanza di pensare prima a sé stessi, senza preoccuparsi di coloro che
stanno al di fuori della nostra sfera più intima, anche se coetanei.
Tutti questi presupposti portano alla definizione di “biografie fai-da-te”
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che sfumano le
tappe del ciclo di vita e introducono atteggiamenti disincantati e diffidenti nei confronti
di tutto ciò che si trova al di fuori della sfera maggiormente controllabile, quella privata.
Il percorso di vita perde, quindi, la sua standardizzazione tradizionale per dare spazio a
una maggiore complessità. Una conseguenza è, ad esempio, il prolungamento della vita
all’interno della famiglia di origine e il ritardo nella formazione della propria. Scelte di
vita che si contrappongono a quelle standard, che allungano il passaggio all’età adulta e
all’assunzione di responsabilità, che provocano nei giovani disagio nei confronti del
presente e timore per un futuro che sembra sempre più minaccioso.
1.1.1. Il concetto di generazione politica e identità generazionale.
È utile, a questo punto, chiarire il moderno concetto di “generazione politica”, grazie al
quale non ci si concentra più, come avveniva in passato, sul concetto di riproduzione della
società, ma si arriva a una produzione della società. Una definizione che non rappresenta
6
Pirni A. - Raffini L., Giovani e politica. La reinvenzione del sociale. Mondadori Università, Mondadori
Education, Milano, 2022.