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CAPITOLO 1
RELIGIOSITÀ E TRASMISSIONE RELIGIOSA
1.1 Rapporto dialettico tra religione e società
La sostanza della parola “rapporto”, nella dialettica religione e società,
prende vita nel momento in cui ci si chiede se esista società conosciuta
priva di religione. La risposta è no. Non a caso il fenomeno religioso è stato
spesso al centro dell‟interesse dei sociologi, sia affrontato come istituzione
e considerandone gli aspetti costrittivi che implicava nelle società, come
esponeva Durkheim, sia che venisse individuato come aspetto primario
l‟esperienza religiosa degli individui, punto di partenza della filosofia
simmeliana. Addentrarsi in questo insieme di tematiche diventa assai
interessante, ma è necessario innanzitutto individuare un quadro generale di
cosa si debba intendere per religione, tentando di comprendere la
dimensione soggettiva ad essa collegata e le dinamiche che da essa
scaturiscono all‟interno della società. Certo, il presupposto di partenza e
senz‟altro quello di non cadere nelle generalizzazioni; ogni società è
assestante e ogni realtà sociale ha ed ha avuto, forse da sempre, le proprie
modalità nell‟approcciarsi alla religione. Per un‟esposizione analitica della
dicotomia religione-società mi affido inizialmente alle teorie di Emile
Durkheim che acutamente osservava, già nel 1912 con l‟opera “Le forme
elementari della vita religiosa”, i fenomeni religiosi sotto l‟aspetto
comunitario che come manifestazione di un‟esperienza individuale; egli
infatti scrive: “Una religione è un sistema solidale di credenze e di pratiche
relative a cose sacre, cioè separate, interdette, le quali uniscono in un‟unica
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comunità morale, chiamata chiesa, tutti quelli che vi aderiscono”.
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La
religione emerge qui come “coscienza di coscienze”, un fenomeno
prettamente sociale, con lo scopo di regolare i rapporti tra gli individui. Una
vera e propria istituzione prodotta da un bisogno sociale e avente funzione
integratrice degli individui, tramite regole e risorse simboliche, concepite
come un insieme di valori collettivi, che fa sentire loro l‟esistenza di una
coscienza unitaria superiore alle singole coscienze soggettive e che
impedisce di sfociare in processi sociali dissociativi. La religione si mostra
in determinati ambiti e situazioni, e gli uomini, quasi inconsapevolmente,
attraverso riti e simbolismi, celebrano il potere della società. Durkheim
aiuta la comprensione di questo punto di vista dall‟interno spiegando la
religione come trasfigurazione della società stessa, poichè è quest‟ultima
che genera le proprie divinità; gli interessi religiosi sono quindi soltanto la
forma simbolica degli interessi sociali e morali. Questa società trasfigurata
è però una realtà autentica dalla quale Durkheim coglie, tra la separatezza
della sfera del profano (regno delle attività quotidiane di tipo utilitaristico) e
la sfera del sacro (l‟area che riguarda il soprannaturale, lo straordinario,
l‟incomprensibile), i presupposti per il sorgere di fenomeni religiosi. Questi
fenomeni si basano su valori metafisici, i quali si pongono in ordine per
dare un significato ai quesiti quotidiani dell‟uomo, alla sua esistenza e a
tutto ciò che viene definito profano. Da qui l‟importanza dei riti, il cui
compito è di mantenere viva quella “religiosa effervescenza collettiva”
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che
serve da collante sociale; una forza, questa, che è indipendente dai soggetti
individuali, si alimenta dal gruppo, dalla società ed è così che continua a
vivere attraverso le generazioni. Si può quindi giustamente asserire che la
religione si definisce solo successivamente al sacro, nel momento in cui gli
1David Émile Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, 1912.
2David Émile Durkheim, Giudizi di valore e giudizi di realtà in Sociologia e Filosofia, pp. 216-
217, Ed. Comunità, 2001 (Ed. or. 1963).
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uomini, passato il momento dell'effervescenza, sentono la necessità di
incanalare la sacralità in qualcosa di concreto; essa diventa così un vero e
proprio prodotto sociale. L‟aspetto intimo della religiosità, quindi il
particolare dell‟esperienza soggettiva, fa emergere dall‟individuo la qualità
dell‟anima emozionale, base della coesione e del legame sociale. Partendo
da queste nozioni teoriche, uno degli intenti di questa ricerca è verificare se
nella società italiana moderna o meglio post-moderna, si faccia un “uso”
nuovo della religiosità e della religione. Sicuramente quest‟ultima continua
imperterrita ad avere un ruolo di mantenimento d‟identità comunitaria a
maggior ragione oggigiorno in quanto, alla facilità con cui le culture si
mescolano, ne consegue la necessità di mantenere confinate e forti le
proprie identità, compresa quella religiosa. I problemi cui le religioni hanno
dovuto far fronte con l‟avvento della modernità, cioè i cambiamenti
avvenuti dalla religione intesa classicamente, sono insiti nella convivenza
con società differenti da quella originaria, in poche parole nella
globalizzazione. Il legame tra religione e società è indiscutibilmente
mutato: nel tempo e nello spazio. Da un rapporto stretto tra identificazione
personale e situazione religiosa, si è passati ad un abbraccio più leggero e
meno diretto tra i due, per lo meno ad un confronto con il “diverso”, che ha
portato al formarsi d‟interrogativi, etici e identitari. Il punto focale sta
proprio nel nuovo rapporto società–religione; fenomeni che tra loro hanno
un contributo reciproco continuo: la religione di turno offre alla società
garanzie, sicurezze, stabilità, mentre la società (o lo stato) offre in cambio
protezione, mezzi e strumenti. Generalmente il contributo della religione
nel plasmare una società è notevole, come la storia delle società e delle
culture dimostra, ma non minore di certo è il contributo che le società
forniscono alle religioni: le modellano, le modificano, le cambiano. Le
religioni non possono rimanere indifferenti al modo di vivere di una società,
ai suoi costumi, alla sua cultura, ai suoi rapporti interculturali e
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interreligiosi. In Italia, ad esempio, vivono attualmente oltre un milione di
persone di religione musulmana
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; quest‟ultima infatti è la seconda religione
del paese. Non si può quindi pensare che questi due mondi in convivenza,
pur essendo così differenti, non si siano influenzati vicendevolmente. Una
spiegazione di questo fenomeno d‟interconnessioni si può ritrovare
nell‟interazionismo simbolico, una corrente sviluppatasi attorno al 1930
che, apportando un nuovo sguardo alla sociologia attraverso un preambolo
psicologico, diventerà l‟approccio dominante della scuola di Chicago. Il
principale punto di snodo di questa corrente teorica è intendere gli esseri
umani come persone che agiscono e pensano in base ai significati che le
cose hanno per loro; questi significati, però, sono costruiti attraverso il
processo d‟interazione sociale e simbolica, sono dunque in una mutazione
continua, proporzionale alla capacità di cambiamento della società stessa.
Questo punto spiega l‟importanza che gli individui hanno nella formazione
della società, nel dare senso e valore a ciò che li circonda. Gerorge Mead,
principale teorico dell'interazionismo simbolico, ha enfatizzato il ruolo
assunto dalle parole e come loro danno forma alla realtà. In quest‟ambito, la
religione può esser vista come un insieme di rappresentazioni simboliche le
quali aiutano l'uomo ad adattare la mente a un sistema di valori comuni. Lo
stesso Mead nella sua opera “Mind Self and Society” afferma che gli esseri
umani hanno bisogno di elaborare nella loro mente un insieme di
rappresentazioni simboliche della realtà sociale e la religione è uno di
questi, poiché offre agli individui un modo per fondare una propria identità
(il Self) e una propria auto-definizione nello spazio sociale
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. Osservando la
3 Censire la presenza musulmana all‟interno di un territorio è alquanto difficile, tendenzialmente
viene considerato credente e appartenente all‟islam chiunque giunga in Italia e provenga o abbia
origine in paesi islamici. I dati si aggirano attorno al milione di unità, corrispondente all'incirca all'
1,5% della popolazione italiana, 1.293.704 secondo le stime del Dossier 2008 Caritas-Migrantes.
4 Cfr. George Herbert Mead, George H. Mead, Giunti Editore, 2010. Ed. Or. “Mind, Self, and
Society”. By Charler W.Morris University of Chicago Press, 1934.
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mutevolezza di questo spazio si nota quindi come le religioni non possano
sottrarsi dal cambiare volto in base agli individui che le circondano. Un
nuovo abbraccio, dunque, fra religione e società, talvolta esplicito, più
spesso implicito. Per individuare le forme attraverso le quali ciò si
concretizzi, si è cercato di comprenderlo sottoponendo ad analisi l‟islam,
religione tanto complessa quanto stereotipata, in un paese non musulmano
come l‟Italia, più precisamente tra Padova e provincia. In questo caso, nulla
di meglio per comprendere le trasformazioni sono stati i giovani di seconda
generazione, nati e cresciuti in Italia, ma con un bagaglio identitario
proveniente dalle proprie origini che non può e non vuole essere
accantonato. Con loro ho cercato di capire se esista una nuova
interpretazione della religiosità, soprattutto osservando come può esser
difficile praticare un credo ritenuto fortemente dogmatico e poco chiaro da
parte di uno stato non islamico. L‟islam, infatti, è una religione particolare
nella realtà liberale occidentale, poiché rifiuta ogni forma di separazione tra
Stato e Chiesa, ogni forma di laicismo politico, fattore non di poco conto se
integrato in un contesto laico dove soprattutto l‟attenzione ai diritti umani e
alla persona in sé non può essere vincolata e per questo scissa dalla
religione. Viene invece individuata nello stato islamico la realizzazione di
una politica religiosa ispirata ai principi del Corano e della shari'a
5
. Questa
religione, basa tutte le norme che la disciplinano, politiche e di
comportamento sociale, sul corano; leggi, queste, che nei paesi islamici
sono perpetuate a livello statale. Tra gli aspetti positivi e negativi che questa
concezione totalizzante della religione può apportare, tenendo presente che
nell‟islam, musulmani si nasce e di conseguenza non può essere intesa
5 Shari‟a termine che indica l‟insieme di legge profuse da dio, le quali disciplinano l‟attività
umana nel mondo terreno. Cfr Glossario a cura di Fabio Perrocco in “l‟islam in Italia Una
presenza plurale”, a cura di Chantal Saint-Blancat. Ed. Lavoro, Roma, 1999.