Introduzione
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INTRODUZIONE
E’ difficile immaginare la sofferenza in un bambino, eppure i bambini
soffrono. Hanno sofferto nei tempi passati e soffrono oggi nonostante la
condizione dell’infanzia sia stata molto rivalutata anche attraverso documenti
ufficiali, come la Convenzione ONU per i diritti dell’infanzia e
dell’adolescenza del 1989.
Il disagio infantile è rimasto invisibile per molto tempo, ma ancora oggi
affrontare questo argomento trova notevoli resistenze. Anzitutto,
accostandoci al disagio infantile, dobbiamo combattere contro quello che
viene definito lo “stato di negazione”, che consiste in quel processo psichico
inconscio che non vuole prendere atto ed affrontare il disagio e il dolore,
soprattutto nei bambini. Inoltre è ancora ben radicata la concezione secondo
cui l’età dell’infanzia viene vista come un’età estranea al disagio e alla
sofferenza, come un’età in cui tutto passa senza lasciare segno. In realtà non
è così. Anche i bambini vivono il disagio e il dolore ma non possiedono, al
contrario degli adulti, l’esperienza di vita necessaria che permetta loro di
rielaborarli, affrontarli e accettarli. La capacità comunicativa dei bambini è
diversa da quella degli adulti, spesso difficile da codificare, dobbiamo sempre
tenere presente che i bambini sono “altro” da noi adulti. Per aiutare un
bambino in una situazione di disagio, per capire il disagio di un bambino
occorre empatia, è necessario porsi in una posizione di ascolto attivo, leggere
il suo dolore ed accoglierlo. Solo così il bambino potrà a sua volta divenirne
cosciente per poi affrontarlo e lenirlo.
In tutto ciò il gioco rappresenta uno spazio dalle notevoli potenzialità,
soprattutto il gioco simbolico che stimola la creatività e la narrazione.
Avendo avuto io occasione, durante il mio percorso di studi, di riflettere sui
vari aspetti che caratterizzano il disagio infantile, è nata in me la volontà di
Introduzione
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approfondire lo studio su come il gioco simbolico possa rivelarsi occasione
per trattare le situazioni di difficoltà nei bambini.
Obiettivo di questo elaborato è, dunque, quello di avvalorare la tesi che vede
il gioco simbolico come utile mezzo per favorire nel bambino l’esternazione
del disagio e del dolore attraverso un percorso che stimola nel bambino la
rappresentazione di sé in uno spazio altro dalla realtà, privo delle conseguenze
che il mondo reale porterebbe.
L’argomento verrà trattato sia da un punto di vista teorico sia da un punto di
vista pratico, portando altresì l’esperienza da me vissuta durante il percorso
di tirocinio.
Il primo capitolo si propone di analizzare su basi quantitative il disagio
infantile attraverso l’esposizione dei dati forniti dal Centro Nazionale di
Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza (www.minori.it) e il
Rapporto Eurispes sulle Condizioni dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Grazie
a questi rapporti cercherò di presentare una “fotografia” della realtà delle
situazioni di disagio vissute dai bambini ai giorni d’oggi.
Il secondo capitolo sarà dedicato ad una definizione qualitativa del disagio
infantile: quali tipi di sofferenza provano i bambini? Cercherò di fornire una
panoramica il più possibile esaustiva dei vari tipi di disagio che i bambini
possono trovarsi a dover affrontare.
Il terzo capitolo, che insieme al quarto capitolo sono quelli centrali ai fini dei
dibattimenti della mia tesi, affronterà il tema del gioco simbolico
descrivendone le principali caratteristiche e le potenzialità. In questo capitolo
prenderò in considerazione le teorie di alcuni importanti autori e studiosi
dell’infanzia, in special modo in rapporto alla rappresentazione della realtà
che i bambini creano dentro di loro e a come si rapportano con essa.
Nel quarto capitolo esporrò come l’utilizzo programmato del gioco simbolico
possa essere un valido metodo per il trattamento dei bambini che vivono
situazioni di disagio. Proporrò in questo capitolo la mia idea di come potrebbe
Introduzione
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essere organizzato un percorso di trattamento del disagio nei bambini
attraverso l’approccio al gioco di finzione.
Il quinto capitolo presenterà la mia esperienza di tirocinio, particolarmente
intensa, e che si è dimostrata determinante nella mia decisione riguardo
all’argomento della tesi ed infine le conclusioni che porteranno una mia
personale riflessione riguardo al trattamento del disagio e del dolore nei
bambini.
Aiutare un bambino non significa trovare per lui le soluzioni ai problemi, ma
aiutarlo ad affrontarli, aiutarlo ad esprimere il dolore che vive attraverso il
contatto e attraverso la parola. Occuparsi del disagio infantile presuppone una
disponibilità totale da parte dell’adulto di vivere il dolore insieme al bambino
in modo tale da condurlo verso una situazione di recupero dell’esperienza e
di costruzione di un percorso di vita positivo.
Cap. 1 Il disagio infantile in Italia
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CAPITOLO 1
IL DISAGIO INFANTILE IN ITALIA
Intento di questo primo capitolo è quello di fornire alcuni dati statistici relativi
alle situazioni di disagio che hanno per protagonisti i bambini. Per fare ciò ho
preso come riferimenti due fonti di grande rilevanza relativamente
all’argomento affrontato: Eurispes e il Centro Nazionale di Documentazione
per l’Infanzia e l’Adolescenza.
1.1 Rapporto EURISPES: uno sguardo d’insieme.
Il Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza
presentato annualmente da Eurispes in collaborazione con Telefono Azzurro
descrive la condizione delle giovani generazioni in Italia. Esso fornisce un
ritratto dell’infanzia e dell’adolescenza affrontando anche alcuni temi che
spesso si preferisce non prendere in considerazione, come l’abuso, la
pedofilia e la devianza, oltre che i classici temi che riguardano la salute, i
rapporti familiari, l’educazione, il tempo libero e il rapporto con i media; tutto
ciò prestando sempre una particolare sensibilità alle esigenze emotive dei
giovani.
Il Rapporto si propone dunque di raccontare le diverse facce dell’infanzia e
dell’adolescenza in Italia e lo fa attraverso la prospettiva dei minori. Una delle
peculiarità del Rapporto Eurispes è infatti quella di cercare di comprendere la
condizione odierna dei giovani proprio attraverso la loro voce e i loro occhi,
proponendo i questionari direttamente a loro.
Risultato di questa ricerca vuole essere un ritratto realistico della condizione
minorile in Italia facendo emergere quelle che sono le criticità. Le varie
Cap. 1 Il disagio infantile in Italia
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indagini svolte, infatti, mettono in evidenza come “anche il nostro Paese sia
popolato da bambini e ragazzi dal futuro negato. E’ il caso dei minori la cui
vita è incrinata dall’abuso e dallo sfruttamento sessuale, ma anche di quelli
che smarriscono la strada cadendo nella devianza e di quelli ai quali la sorte
non ha mai concesso il diritto ad un futuro: si pensi, ad esempio, ai
giovanissimi, italiani e stranieri, arruolati dalla criminalità organizzata, o a
quelli costretti a vivere in condizioni di estrema povertà. Strade interrotte,
strade senza uscita.”
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Ma spesso non serve prendere in considerazione situazioni estreme come
quelle sopra descritte per trovare un bambino che vive una situazione di
disagio, anzi, molto spesso sono proprio i contesti di apparente normalità a
nascondere situazioni di violenze, subite e vissute da parte dei minori, che
faticano ad emergere.
Attraverso i dati forniti da Eurispes e Telefono azzurro e da quelli forniti dal
Centro Nazionale di Documentazione per l’Infanzia e l’Adolescenza,
cercherò di fornire nei prossimi paragrafi una panoramica dei numeri del
disagio infantile nel nostro Paese.
1.2 Bambini in emergenza: alcuni numeri.
Telefono Azzurro gestisce il 114 Emergenza Infanzia, un servizio di
emergenza attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per tutti i giorni dell’anno,
accessibile gratuitamente da chiunque voglia segnalare una situazione di
emergenza che veda protagonista un bambino. Secondo i dati forniti da questo
servizio, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2006 e il 31 luglio 2009, sono
stati gestiti in totale 5.830 interventi, con una media giornaliera di 4,5 casi.
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1
10° Rapporto Eurispes sulle Condizioni dell’Infanzia e dell’Adolescenza, 2009, p. 2
2
Ivi, p. 7
Cap. 1 Il disagio infantile in Italia
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E’ particolarmente interessante, a mio parere, notare come la maggior parte
delle chiamate risultano pervenire nelle fasce orarie serali e notturne (dalle
18.00 alle 9.00) e durante il week end. Infatti, ben il 35,5% delle richieste di
intervento avviene in questi questi orari e una chiamata su quattro è stata
ricevuta di sabato o domenica.
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Riflettendo su questi dati emerge come la
maggior parte delle richieste di intervento avviene nei momenti in cui la
famiglia si riunisce.
Un altro dato di particolare rilevanza riguarda la fascia di età dei soggetti per
i quali si ha la maggior parte delle richieste di intervento: il 63% degli
interventi viene richiesto per bambini da 0 a 10 anni. Proprio a causa della
giovane età solo una piccola parte degli interventi viene richiesta dai soggetti
direttamente interessati, mentre ben il 90% delle segnalazioni viene effettuato
da adulti.
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Proprio attraverso questi ultimi dati emerge la difficoltà di poter
effettivamente stimare quantitativamente il fenomeno dei maltrattamenti
all’ infanzia. In effetti, considerando la percentuale di richieste che arrivano
da parte di un adulto e quella delle richieste che arrivano direttamente dai
minori, possiamo pensare che in mancanza di un adulto che si prenda carico
della situazione per segnalarla, la stessa situazione non emerga a causa
dell’incapacità o impossibilità del bambino di chiedere aiuto.
In cima alla lista delle richieste di intervento troviamo la categoria “abusi e
violenze” (26,9%).
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Si tratta di una categoria molto ampia che comprende sia
le forme di violenza subita, di cui il bambino è direttamente vittima come
l’abuso psicologico e l’abuso sessuale, sia le forme di violenza assistita
3
Ibidem
4
Ibidem
5
Ibidem