politiche, anche la donna può rivendicare questo diritto, prima negato sulla base del
semplice pregiudizio sessuale.
Indagare i giochi di coppia significa andare oltre le teorie per rivolgersi alla vita
intellettuale ed affettiva dei due contrattualisti.
Così facendo, scopriamo infatti, due personaggi femminili, Margaret Cavendish e Lady
Damaris Masham, che ci interessano oltre che per le loro idee, anche per la capacità di
esprimerle attraverso i comportamenti, in un’epoca che ancora resiste nell’attribuire
piena libertà alla donna.
Inserita nello stesso circolo intellettuale parigino di cui fa parte anche Thomas Hobbes,
con cui entra sporadicamente in contatto, Margaret Cavendish, sposata con William
Cavendish, membro della famiglia in cui Hobbes fu accolto come tutore, scandalizza la
sua epoca per la capacità di esprimere sempre la sua posizione e di pubblicare i suoi
romanzi e i suoi racconti, che osano trattare in chiave fantastica, le più svariate
questioni intellettuali e politiche del suo tempo.
Probabilmente spinta dai discorsi in cui è immersa, anche Margaret Cavendish si
interroga sui meccanismi contrattuali e sulle condizioni che influiscono nella scelta
dell’individuo.
In polemica con il radicalismo hobbesiano per cui l’individuo è sempre mosso dalla
paura quando si obbliga ad un contratto, Cavendish sottolinea piuttosto l’importanza
dei sentimenti e dell’affetto sincero quale collante della relazione contrattuale.
Il fatto che più volte Cavendish abbia tentato di avvicinare Hobbes e di discutere a
proposito delle sue idee rappresenta le difficoltà per le intellettuali dell’epoca di essere
prese in considerazione dai loro colleghi maschi.
Evidentemente però lei non demorde nel voler esprimere le proprie argomentazioni e
l’appellativo di “Mad Madge” che molti intellettuali dell’epoca le attribuiscono è la
punizione del suo tempo per un atteggiamento giudicato eccessivo per una donna.
Di fronte allo stesso pregiudizio, si ritrova Lady Damaris Masham, amica di John Locke.
Incurante delle aspettative sociali, Damaris, dopo un intenso scambio epistolare con
Locke, decide di ospitarlo nella casa dove vive con il marito e con i figli: la quotidianità
della loro relazione e le discussioni che nel salotto di casa i due portano avanti, saranno
motivo di scandalo nella società dell’epoca.
Al di là del pubblico scherno però, è rilevante il fatto che molte delle opere scritte da
Locke nell’ultimo periodo della sua vita, tra cui i “Saggi sull’educazione” che nascono
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dall’osservazione della quotidianità dei figli di Masham, risentano proprio di queste
discussioni.
L’apertura mentale per cui a John Locke interessa il pensiero di Lady Damaris e lo
prende in considerazione nell’elaborazione delle sue idee è un atteggiamento che desta
scalpore: quando a pensare era una donna, la validità delle sue idee veniva
immediatamente macchiata dal pregiudizio sessuale.
La propensione lockiana nei confronti delle idee dell’altro sesso, si rinvengono in altri
due autori, John Stuart Mill e William Thompson, che, due secoli dopo, prendono
posizione sulla questione femminile e ne discutono con altre due donne della loro
epoca, Harriet Taylor e Anna Wheeler.
Dal XVII secolo il discorso balza perciò avanti fino a quei pensatori politici che nel XIX
secolo riflettono sulla contraddizione pratica che costantemente vive la donna nella
società inglese dell’epoca, sempre più tendente verso l’apertura democratica.
Le conseguenze teoriche che il pensiero contrattualista porta con sé non sono ancora
pienamente recepite dalla società inglese perché la donna possa dirsi realmente libera di
scegliere il proprio destino.
La condizione femminile, non a caso, non è determinata solo dall’incapacità politica di
riconoscerle una piena parità di diritti rispetto agli uomini: oltre che gestire i processi di
riforme che spingono per un’ apertura democratica, il Regno Unito si trova a dover
amministrare le conseguenze sociali della Rivoluzione industriale, in cui già pesa lo
spettro delle logiche capitalistiche e della competizione individuale
In questo scenario i pensieri di John Stuart Mill e di sua moglie Harriet Taylor vengono
analizzati perché sottolineano le conseguenze negative che pesano nella vita delle
donne, escluse dai diritti politici e dal diritto all’istruzione difficilmente saranno capaci
di sfuggire al destino matrimoniale.
A partire da questa preoccupata lettura del loro tempo, i due coniugi si impegnano
praticamente nello smontare i pregiudizi sociali che ingabbiano l’individualità
femminile: mentre Mill si batte in Parlamento per promuovere riforme a favore
dell’emancipazione della donna, Taylor tenta di proporre un esempio pratico di lotta e
per questo scrive a proposito dei movimenti femministi, in particolare di quelli
americani, che proprio in quegli anni iniziano a maturare i primi successi.
Interessanti per la presa di posizione politica che costantemente caratterizza la loro
vita, le idee dei due coniugi verranno qui prese in considerazione anche per la coerenza
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d’atteggiamento al momento del matrimonio che, come vedremo, li differenzia da gran
parte degli uomini e delle donne della loro epoca.
Nonostante sia stato elaborato qualche anno prima rispetto a quello dei coniugi Mill, il
pensiero di Thompson e Wheeler, viene analizzato per ultimo perché smaschera tutti
quegli elementi pratici che ancora ingabbiano l’individualità femminile, in barba alle
dichiarazioni di principi in favore dei diritti individuali che riecheggiano ovunque in
quegli anni.
Al di là della denuncia dei limiti della legge che ancora fatica a riconoscere eguali diritti
alle donne, i discorsi di Wheeler e Thompson, che culminano nella pubblicazione
dell’Appello, opera scritta e voluta da entrambi, introducono una nuova e interessante
concezione dell’individuo.
L’essere umano non può essere concepito esclusivamente in termini di diritti e doveri,
ma piuttosto è necessario tenere conto del contesto sociale, culturale, educativo ed
economico in cui nasce, cresce e prende posizione.
La donna, esclusa da tutto questo, oltre che privata della maggior parte dei diritti
politici e civili riconosciuti agli uomini, subisce la sua condizione piuttosto che
sceglierla.
Thompson, nonostante scriva prima di Mill, è più caparbio nel sottolineare che, al di là
di una parità di trattamento per la donna, ci sono comunque forti limiti alla sua libertà
di espressione che determinati dal carattere concorrenziale dell’economia di mercato.
Il sistema economico è un’ulteriore gabbia per l’individualità femminile che rischia di
essere inglobata in questi meccanismi in quanto essere sessualmente differenziato
rispetto all’uomo, piuttosto che in un’ottica di parità di trattamento: anche nei
meccanismi economici, quindi, la donna subisce delle forze estranee rispetto alla
propria volontà.
La dipendenza materiale dall’uomo a cui è costretta la donna inglese in questi anni, in
“Appeal of One Half the Human Race, Women, Against the Pretensions of the Other
Half, Men, To Retain Them in Political and Thence in Civil and Domestic Slavery”
diventa l’elemento che assicura la soggezione femminile e incide sulla scelta della donna
che è vincolata, per sopravvivere, a diventare moglie.
Evidentemente senza Wheeler, le idee dell’Appello avrebbero avuto un significato
diverso: di fronte alla difficoltà pratica, economica e sociale, di una donna che deve
sopravvivere dopo aver abbandonato il marito, Wheeler è ben consapevole dei legami
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sociali ed economici per cui molte mogli rimangono ingabbiate in un matrimonio che
non vorrebbero.
Al di là del contributo espresso nel testo scritto insieme a Thompson, Wheeler è una
figura chiave nel XIX secolo inglese perché è in grado di politicizzare il suo ruolo
all’interno della società, attraverso l’attività di salonniére, e di discutere pubblicamente
a proposito della liberazione della donna.
La sua vita, più che le sue idee, testimoniano che non solo è necessario ribellarsi ad una
condizione in cui la donna si vede costretta, ma anche che un’alternativa al matrimonio
è possibile e che nel momento in cui si decide di praticarla si mette in atto una chiara
rivendicazione politica.
Andando oltre le dispute tra biografi che tentano di definire l’influenza “femminile”
subita dagli autori descritti, qui si tenterà di dare valore ai singoli discorsi che ognuna
di queste personalità elabora in relazione alla condizione femminile.
In particolare, tutti i personaggi femminili qui trattati, nel momento in cui discutono
della condizione del proprio sesso, esprimono un punto di vista che deve essere
analizzato per la sua originalità: ognuna vive la condizione di donna che la sua epoca le
impone.
Seppure vissute in epoche diverse, ognuna di loro sente la gabbia imposta dalla società
in cui vivono, oltre che dalla mancanza di diritti.
Sia Taylor che Wheeler, inoltre, prendono posizione rispetto all’importanza per la
donna di reagire alla condizione in cui si vede costretta e, cosa più importante, come
anche Masham e Cavendish, assumono un atteggiamento che testimonia in pieno il loro
pensiero politico.
Il fatto che queste donne, condividano con alcuni importanti uomini un percorso di vita,
piuttosto che delle idee sull’argomento, è sufficiente perché qui si discuta anche di loro.
Se Hobbes e Locke meritano rilievo nella dibattito per aver cercato, attraverso la teoria
contrattualista, di emancipare l’individuo donna, Thompson e Mill, oltre che per il loro
approccio rivoluzionario alla questione femminile, meritano uno spazio anche per il
fatto che, con le loro azioni, sono stati in grado di contribuire praticamente al processo
di emancipazione femminile.
Come diremo a conclusione della nostra analisi, al di là del contributo indispensabile
che queste personalità sono state in grado di imprimere, il processo di emancipazione
femminile non può dirsi compiuto e per questo merita ancora un forte impegno da parte
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della donna che ancora oggi, lo vedremo, deve resistere ai meccanismi coercitivi imposti
dalla società globale.
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