del discorso nietzschiano. Anzi si può dire che l’aspetto peculiare di questa lettura
sia proprio la categoria della molteplicità, in qualità di tratto distintivo dell’interprete
francese nell’approccio del filosofo tedesco e della filosofia in generale.
Soffermandosi, poi, su uno degli aspetti di F. Nietzsche che, più di ogni altro, ha
interessato la speculazione del filosofo parigino, vale a dire l’eterno ritorno, si può
notare come tali “punti di contatto” trovino la loro realizzazione nel quadro della
grande dottrina nietzschiana.
Il presente lavoro si pone l’obiettivo di fornire una presentazione
dell’interpretazione di G. Deleuze della più discussa e citata dottrina di
F. Nietzsche: la focalizzazione su tale argomento presenta una riduzione del
quadro ermeneutico, in realtà, solo apparente. Infatti, nella sua visione dell’eterno
ritorno, G. Deleuze pone la piattaforma concettuale attraverso la quale può essere
filtrato l’intero sistema di Nietzsche, in cui, cioè, le complessità del discorso del
pensatore tedesco trovano il loro completamento.
In altri termini, la difficile teoria, frutto della famosa intuizione del 1881, è
l’espressione della molteplicità del pensatore tedesco: essa viene esposta a
partire dalla nozione di differenziale, che rappresenta il cardine interpretativo e il
mezzo concettuale attraverso il quale G. Deleuze intende presentare le sue tesi
circa l’eterno ritorno e il suo principio, la volontà di potenza.
Senza alcuna pretesa di esaustività sull’argomento, la finalità principale della
presentazione di questa posizione consiste principalmente nell’indicare una delle
possibili soluzioni dei problemi che l’eterno ritorno nietzschiano riesce a sollevare
attraverso i testi riguardanti la dotttrina, resi pubblici direttamente da Nietzsche o
contenuti nelle raccolte postume, in molti casi di difficile interpretazione.
La sistemazione coerente della dottrina dell’eterno ritorno nel sistema
nietzschiano, non priva di un radicalismo che ha sempre caratterizzato la
speculazione del filosofo francese, rappresenta il termine di paragone attraverso il
quale G. Deleuze verifica gli aspetti fondamentali delle dottrine di Nietzsche: nel
corso dell’esposizione si è cercato di tenere separati i diversi ambiti della teoria del
pensatore tedesco che, già intrecciati nelle loro relazionalità essenziali, si
articolano all’interno dei numerosi rimandi del complesso discorso deleuziano.
La presente rielaborazione è, per questo, suddivisa in tre parti principali, anticipate
da una breve nota sintetica sulla vita e l’attività di G. Deleuze, che pone l’accento
in particolar modo sull’aspetto bibliografico.
Nella prima, corrispondente al primo capitolo diviso in tre paragrafi principali, è
contenuta una ricognizione generale sulla metodologia interpretativa dell’autore
francese e, soprattutto, l’esposizione dei tratti essenziali della visione molteplice e
pluralista dell’autore tedesco, legata alla concezione della forza e alla natura del
pensiero, proposta dall’interprete francese.
Il problema della differenza è qui affrontato in base a questi argomenti che
costituiscono il fondamento concettuale indispensabile per la comprensione della
dottrina dell’eterno ritorno.
La trattazione, che, non a caso, è stata preceduta dall’analisi del procedimento di
lettura deleuziano, è rivolta, contemporaneamente, a chiarire alcuni fondamentali
aspetti della speculazione di G. Deleuze che tale metodo mette in luce,
confermando lo stretto legame fra i due pensatori cui si accennava nelle premesse
iniziali: a questo proposito si sono utilizzati, dunque, sia i testi in cui Deleuze si
occupa direttamente dell’interpretazione di Nietzsche, sia le opere appartenenti
alla teoresi deleuziana, costantemente in dialogo con il pensatore tedesco.
Nella seconda parte, che corrisponde al capitolo secondo ripartito in quattro
sezioni principali, ciascuna corrispondente ad un autore, si è analizzato il
problema dell’eterno ritorno all’interno delle grandi interpretazioni tedesche degli
anni Trenta di M. Heidegger, K. Löwith e K. Jaspers, imprescindibili per ogni studio
critico del pensiero nietzschiano, e di quella italiana di E. Severino, il filosofo che
recentemente si è occupato in maniera sistematica della teoria di Nietzcshe.
Per ogni singolo autore si sono presentate, attraverso un confronto diretto con il
testo, le connessioni principali dell’eterno ritorno in riferimento ad altre dottrine del
sistema di Nietzsche.
La finalità principale è quella di caratterizzare la dottrina attraverso la ricognizione
delle acquisizioni concettuali dei quattro grandi interpreti, per presentare un
quadro generale sull’argomento e, soprattutto, porre le basi per un possibile
confronto con la posizione deleuziana sullo stesso.
Tale posizione è, infatti, discussa direttamente nel terzo e ultimo capitolo:
l’originalità delle visioni di Deleuze colloca il “pensiero dei pensieri” di Nietzsche in
un contesto profondamente diverso da quello maturato dalle precedenti esegesi.
Attraverso l’analisi degli aspetti salienti della volontà di potenza come differenziale,
che occupa la prima parte dello scritto, e successivamente dell’eterno ritorno,
scandito, nel corso dell’esposizione, dalla presentazione degli ambiti fondamentali
che lo costituiscono, l’interpretazione di G. Deleuze, presentata nel primo capitolo,
si ricollega direttamente a questa parte del lavoro, completandone gli aspetti già
messi in luce.
Le tematiche fondamentali che riguardano l’eterno ritorno nel lavoro interpretativo
deleuziano finiscono per prolungarsi l’una nell’altra: il problema della ripetizione
differenziale è, infatti, inseparabile dalla critica e dalla creazione, proprie del
pensiero di Nietzsche.
Si è preferito, comunque, separare i vari ambiti, nella preoccupazione di fornire un
quadro quanto più possibile rispettoso della fluidità e della molteplicità dei concetti
di cui G. Deleuze si serve per l’interpretazione dell’eterno ritorno di F. Nietzsche.
Notizia bio-bibliografica
1
: vita e opere di G. Deleuze.
Il panorama filosofico francese è caratterizzato, negli anni che seguono il
secondo conflitto mondiale, dalla presenza di un pensatore che ha saputo dare un
contributo notevole alle tematiche del pensiero contemporaneo, non rinunciando
ad una visione originale e ad una sistemazione “eccentrica” delle sue posizioni
rispetto agli ambiti tradizionali: a partire dall’attività intorno al pensiero di
F. Nietzsche, Gilles Deleuze conoscerà la notorietà accademica in Francia e in
Europa.
Il filosofo nasce a Parigi nel gennaio del 1925: giovane studente farà il suo primo
incontro decisivo a scuola «con un professore dal nome illustre, Pierre Halbwachs,
figlio di Maurice, uno dei padri della sociologia francese»
2
, che lo introdurrà alla
lettura dei grandi classici della letteratura francese contemporanea (su tutti A.
Gide, A. France e C. Baudelaire). Frequenta il Liceo Carnot di Parigi e decide di
iscriversi alla Sorbona, dove vi rimarrà, a partire dal 1944, fino al 1948, anno in cui
conseguirà la licenza in filosofia: i suoi professori sono F. Alquié, J. Hippolyte e
G. Canguilhelm. In questo periodo saranno altrettanto decisive, per la formazione
del pensatore parigino
3
, le amicizie con F. Châtelet e con futuri scrittori come
M. Tournier e M. Butor. Gli anni universitari sono caratterizzati, inoltre, da una
certa insofferenza e da una polemica nei confronti delle scuole tradizionali e delle
sue metodologie, contrassegnando i tratti della personalità del futuro professore:
1
La compilazione della scheda sulla vita e l’attività di Gilles Deleuze si è avvalsa, unitamente alle
notizie contenute nelle monografie consultate, del supporto del sito internet sulla figura del filosofo
curato da P. Blasone e G. Puntarello, che contiene, inoltre, un ampio repertorio bibliografico e un
elenco di ulteriori luoghi telematici dedicati al pensatore. Il sito è disponibile all’indirizzo:
www.swif.uniba.it/lei/filosofi/deleuze.html.
2
M. Guareschi, Gilles Deleuze. Popfilosofo, Shake, Milano 2001, pag. 20.
3
Ibidem.
Io ho dunque cominciato con la storia della filosofia, nel periodo in cui
essa ancora si imponeva. Non vedevo come potermene tirare fuori per
conto mio. Non sopportavo Cartesio, i dualismi e il Cogito, né Hegel, le
triadi e il lavoro del negativo. A quel tempo amavo degli autori che
avevano l’aria di far parte della storia della filosofia, pur sfuggendone da
un lato o da tutte le parti: Lucrezio, Spinoza, Hume, Nietzsche, Bergson.
4
L’itinerario speculativo del pensatore francese sarà profondamente segnato dalla
lettura di questi autori, cui Deleuze, insieme ad altri non espressamente citati nella
dichiarazione, ha dedicato monografie, articoli, antologie di scritti e lezioni
universitarie. L’idea di fondo che accomuna, secondo il filosofo, i referenti
storiografici è molto precisa:
Tutti questi pensatori hanno una costituzione fragile, eppure sono
attraversati da una vita insuperabile. Procedono solo per potenza positiva
e per affermazione. Hanno una sorta di culto della vita […].
5
Nel periodo compreso tra il 1948 e il 1957, anno in cui diventa assistente di storia
della filosofia alla Sorbona, insegna presso i licei di Amiens, Orleans e Parigi. In
questo periodo pubblicherà la sua prima opera monografica sul pensiero di
D. Hume
6
: seguirà un lungo silenzio interrotto dalla pubblicazione del suo studio
su F. Nietzsche, di cui si daranno notizie
7
più dettagliate in seguito.
A partire dal 1960 l’attività di ricerca si sposta al CNRS, per poi giungere nel 1964
all’università di Lione.
4
G. Deleuze-C. Parnet, Dialogues, Flammarion, Paris 1977
1
, 1996
2
; tr. it. G. Comolli e
R. Kirchmayr, Conversazioni, Ombre Corte, Verona 1998, pag. 20.
5
Ibi, pag. 21.
6
G. Deleuze, Empirisme et subjectivité, PUF, Paris 1953; tr. it. Empirismo e soggettività. Saggio
sulla natura umana secondo Hume, Cronopio, Napoli 2000.
7
Per il momento può valere la seguente affermazione: «Deleuze ha tratto da Nietzsche le più
estreme e coerenti conseguenze teoretiche. In questo senso si può dire che il libro del 1962
Nietzsche e la filosofia costituisce la via di accesso più diretta e più intima per penetrare nel
pensiero di Deleuze» (L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, vol. IX, cap. 1: “I
nuovi scenari filosofici: Gilles Deleuze”, Garzanti, Milano 1996, pagg. 43-47, pag. 43).
La pubblicazione delle due tesi di dottorato («come prevedeva a quel tempo
l’ordinamento universitario francese»
8
), la prima (considerata il capolavoro
teoretico), sotto la direzione di M. de Gandillac, dal titolo Differenza e ripetizione
9
e
la seconda, sotto la direzione di F. Alquié, Spinoza e il problema
dell’espressione
10
, gli valgono la nomina di professore nel 1969. Pubblica
contemporaneamente un’altra opera destinata ad attirare l’interesse degli ambienti
specializzati, Logica del senso
11
, che presenta delle innovazioni a livello formale.
Grazie all’interessamento del suo amico Michel Foucault otterrà la cattedra
nell’università di Paris VIII-Vincennes, ateneo di carattere sperimentale, che
estendeva il discorso filosofico anche ai non addetti ai lavori, rispondendo ad
un’esigenza sempre viva nel pensatore Deleuze, preoccupato di parlare anche a
coloro che non avevano una formazione filosofica.
Nel corso degli anni Settanta la collaborazione con lo psichiatra francese Félix
Guattari (1930-1992), e la pubblicazione delle opere, frutto del sodalizio, L’anti-
Edipo
12
e Millepiani
13
, darà al filosofo la fama anche in ambito internazionale,
specie nel mondo anglosassone. Attraverso una critica serrata della psicanalisi, i
due autori, inoltre, giungeranno, molto più tardi, all’opera, di stampo quasi
pedagogico, Che cos’è la filosofia?
14
, in grado di chiarire la posizione nei riguardi
8
M. Guareschi, Gilles Deleuze…, pag. 20.
9
L’opera verrà pubblicata nel 1968: G. Deleuze, Différence et répétition, PUF, Paris 1968; tr. it.
G. Guglielmi, Differenza e ripetizione, Il Mulino, Bologna 1971. La trattazione in essa contenuta si
orienta attorno al problema della “pura” differenza, spingendola agli esiti più estremi.
10
G. Deleuze, Spinoza et le problème de l’expression, Minuit, Paris 1968; tr. it. S. Ansaldi, Spinoza
e il problema dell’espressione, Quodlibet, Macerata 1999.
11
G. Deleuze, Logique du sens, Minuit, Paris 1969; tr. it. M. de Stefanis, Logica del senso,
Feltrinelli, Milano 1975. Si tratta di un volume strutturato su diverse serie di paradossi sul rapporto
tra senso e non-senso, simili a percorsi frammentati, dotate nel medesimo tempo, e secondo lo
stile tipico dell’autore, di una propria autonomia.
12
G. Deleuze- F. Guattari, L’Anti-Œdipe. Capitalisme et schizophrénie, Minuit, Paris 1972; tr. it.
A. Fontana, L’Anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia, Einaudi, Torino 1975.
13
G. Deleuze- F. Guattari, Mille Plateaux. Capitalisme et schizophrénie, Minuit, Paris 1980; tr. it.
Mille piani. Capitalismo e schizofrenia, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma 1987.
14
G. Deleuze-Guattari, Qu’est-ce que la philosophie?, Minuit, Paris 1991; tr. it. A. De Lorenzis, Che
cos’è la filosofia?, Einaudi, Torino 1996.
della tradizione filosofica colta nei suoi aspetti, si potrebbe dire, più creativi e, allo
stesso tempo, più funzionali alle nuove aperture del pensiero, proposte dai due
studiosi, nei confronti, ad esempio, della scienza e dell’arte.
La vasta produzione di Gilles Deleuze si è sempre dedicata a questo tipo di
prospettive, alternando volumi di carattere storiografico, a testi dedicati alla critica
letteraria e cinematografica, passando per la pittura e il teatro
15
: in tutti i contributi
non viene mai a mancare il tecnicismo filosofico dell’autore e la consapevolezza
del sapere specialistico di una filosofia aperta alle istanze più disparate.
Negli anni Ottanta, a ridosso del congedo dall’insegnamento, avvenuto nel 1987,
G. Deleuze ritornerà al tipo di attività che aveva contraddistinto i suoi inizi, vale a
dire quegli esercizi storiografici che hanno permesso al pensatore parigino,
«attraverso un corpo a corpo con le costellazioni concettuali di un singolo
autore»
16
di costruire la sua filosofia nel confronto con i grandi referenti del suo
pensiero: tra questi sembra essere di particolare rilievo lo studio dedicato all’amico
M. Foucault
17
, in cui la sintesi della filosofia del celebre pensatore francese
operata da Deleuze appare come una meditazione speculativa intrisa di profonda
ammirazione.
15
Tra i numerosi titoli si possono citare, a partire dai primi anni di attività: G. Deleuze, Marcel
Proust et les signes, PUF, Paris 1964; tr. it. C. Lusignoli, Marcel Proust e i segni, Einaudi, Torino
1967. G. Deleuze.- C. Bene, Superpositions, Minuit, Paris 1979; tr. it. J.-P. Manganaro,
Sovrapposizioni. Un manifesto in meno di Gilles Deleuze, Feltrinelli, Milano 1978. G. Deleuze,
Francis Bacon. Logique de la sensation, Éditions de la différence, Paris 1981; tr. it. S. Verdicchio,
Francis Bacon. Logica della sensazione, Quodlibet, Macerata 1995. Id., Cinéma 1. L’image-
mouvement, Minuit, Paris 1983; tr. it. J.-P. Manganaro, Cinema 1. L’immagine-movimento, Ubulibri,
Milano 1984. Id., Cinéma 2. L’image-temps, Minuit, Paris 1985; tr. it. L. Rampello, Cinema 2.
L’immagine-tempo, Ubulibri, Milano 1989.
16
M. Guareschi, Gilles Deleuze…, pag. 27. Si tratta del libro sul pensiero di Leibinz (G. Deleuze,
Le pli. Leibniz et le baroque, Minuit, Paris 1988; tr. it. V. Gianolio, La piega. Leibniz e il barocco,
Einaudi, Torino 1990) e su F. Châtelet ( Id., Périclès et Verdi. La philosophie de François Châtelet,
Minuit, Paris, 1988 ; tr. it. A. Moscati, Pericle e Verdi. La filosofia di François Châtelet, Cronopio,
Napoli 1996), oltre ai numerosi contributi sugli scrittori (Melville, Tournier, Artaud, Beckett) raccolti
nel volume Id., Critique et Clinique, Minuit, Paris 1993; tr. it. A. Panaro, Critica e Clinica, Cortina,
Milano 1996.
17
G. Deleuze, Foucault, Minuit, Paris 1986; tr. it. P. A. Rovatti e F. Sossi, Foucault, Feltrinelli,
Milano 1987.
Colpito da una grave malattia (soffriva di insufficienze respiratorie che lo avevano
costretto a subire una tracheotomia) G. Deleuze si toglie la vita nel novembre del
1995, defenestrandosi dalla sua abitazione parigina: aveva 70 anni.
Così si esprime Jacques Derrida, commentando la morte di un filosofo che ha
lasciato un profondo segno nel pensiero contemporaneo:
Il segno di un grande filosofo e di un grande professore. Lo storico della
filosofia che tracciò una sorta di elezione configurale della propria
genealogia (gli stoici, Lucrezio, Spinoza, Hume, Kant, Nietzsche,
Bergson ecc.) fu anche inventore di filosofia che non si costrinse mai
entro un qualche 'ambito' filosofico […].
18
Due mesi prima della tragica scomparsa comparirà l’ultimo testo, un articolo
significativamente titolato “L’immanenza: una vita…”
19
, che, quasi alla maniera di
un’eredità speculativa, mostra il lascito di una filosofia che ha cercato di riflettere
sulla vita e le sue innumerevoli prospettive, per fare del pensiero un vero e proprio
«esercizio di salute»
20
.
18
J. Derrida, Je devrai errer tout seul, “Libération”, 7 novembre 1995, pagg. 37-38; tr. it. F. Polidori,
Dovrò vagare da solo, “aut aut”, 271-272, 1996, pagg. 8-10, pagg. 9-10.
19
G. Deleuze, L’immanence: une vie…, “Philosophie”, 47, 1995, pagg. 3-7; tr. it. F. Polidori,
L’immanenza: una vita…, “aut aut”, 271-272, 1996, pagg. 4-7.
20
T. Villani, Gilles Deleuze. Un filosofo dalla parte del fuoco, Costa & Nolan, Genova 1998,
pag. 139.
Capitolo 1.
Il pensiero di F. Nietzsche nell’interpretazione di G. Deleuze.
Nel corso della sua lunga attività, sviluppatasi per più di quarant’anni,
G. Deleuze si è interessato ai campi più svariati: dalla letteratura al cinema,
dall’arte pittorica al teatro, dalla politica alla psicanalisi. Il suo pensiero è stato
sempre caratterizzato, difatti, da un’estrema mobilità e una disponibilità dei suoi
apparati nei confronti di ciò che, di primo acchito, non appare come propriamente
filosofico: si tratta dell’idea di molteplicità che Deleuze assegna al suo sistema. Si
può leggere a questo proposito una dichiarazione del filosofo:
Je crois à la philosophie comme système. […] Pour moi le système ne
doit pas seulement être en perpétuelle hétérogénéité, il doit être une
hétérogenèse, ce qui, il me semble, n’a jamais été tenté.
1
Anche la sua produzione storiografica presenta caratteri innovativi: gli studi di
storia della filosofia sono lavori particolarmente originali, sia per quanto riguarda il
metodo di indagine, sia per i contenuti espressi. In tal senso l’opera dedicata a
F. Nietzsche
2
,
una delle prime pubblicate dall’autore, rappresenta un esempio
valido di quanto si è appena detto, come si avrà modo di illustrare in seguito. Per il
momento alcune brevi caratterizzazioni storiche aiuteranno a comprendere la
posizione di tale interpretazione all’interno della storia della critica nietzschiana in
Francia.
1
G. Deleuze, Lettre-préface à J.-C. Martin, Variations. La philosophie de G. Deleuze, Payot &
Rivages, Paris 1993, pagg. 7-9, pag. 7.
(«Credo alla filosofia come sistema. […] Per me il sistema non deve solamente essere in perpetua
eterogeneità, deve essere un’eterogenesi, ciò che, mi sembra, non è stato mai tentato»; traduzione
mia.)
2
G. Deleuze, Nietzsche et la philosophie, PUF, Paris 1962
1
, 1977
5
; tr. it. F. Polidori, Nietzsche e la
filosofia, Feltrinelli, Milano 1992.
Negli anni Sessanta il dibattito in Francia sul pensiero di F. Nietzsche è
contrassegnato da una serie di inziative culturali e dalla pubblicazione di opere
che per numero e importanza favoriscono una vera e propria Nietzsche
Renaissance
3
.
Il nuovo fervore è stimolato, oltre che dalla già citata pubblicazione dell’opera
deleuziana avvenuta nel 1962, da un convegno svoltosi a Royaumont due anni più
tardi e la cui organizzazione fu affidata proprio all’autore francese
4
.
Vi parteciparono, tra gli altri, importanti studiosi come, ad esempio, M. Foucault,
G. Vattimo, P. Klossowski, K. Löwith, e G. Colli e M. Montinari, i due studiosi
italiani che, com’è noto, progettarono ed avviarono l’edizione critica delle opere
nietzschiane e che presentarono per la prima volta la loro ricerca
in questa sede.
G. Deleuze concluse i lavori con una relazione
5
sulla volontà di potenza e l’eterno
ritorno, concetti di peculiare importanza per la speculazione del filosofo,
aumentando la notorietà del relatore presso gli ambienti accademici francesi.
Il momento di grande interesse per la critica del pensatore tedesco
proseguirà con
la pubblicazione delle Oeuvres Philosophiques complètes basata sui testi
sistemati da Colli e Montinari, la cui direzione è affidata nuovamente a G. Deleuze
(questa volta con la collaborazione di Maurice de Gandillac), e nel 1967 comparirà
il primo volume de La Gaia Scienza, tradotto da P. Klossowski, con una
prefazione
6
scritta insieme a M. Foucault.
3
Cfr. G. Vattimo, Introduzione a Nietzsche, Laterza, Roma-Bari 1985, pag.146.
4
Cfr. G. Deleuze, Divenire molteplice: Nietzsche, Foucault ed altri intercessori, a cura di U. Fadini,
Ombre Corte, Verona 1996, pag. 78.
5
G. Deleuze, Conclusion. Sur la volonté de puissance et l’éternel retour, in AA.VV., Nietzsche.
Cahiers de Royaumont, Philosophie, t. VI, Minuit, Paris 1967, pagg. 275-287; tr. it. C. A. Sitta, Sulla
volontà di potenza e l’eterno ritorno, “Il Verri”, 39-40, 1972, pagg. 69-81.
6
G. Deleuze-M. Foucault, Introduction générale a F. Nietzsche, Œuvres Philosophiques complètes,
tr. fr. P. Klossowski, Le Gai Savoir et fragments posthumes, t. 5, Gallimard, Paris 1967, pagg. I-IV.
L’interpretazione di F. Nietzsche negli anni Sessanta si presenta, dunque, grazie
all’attività di G. Deleuze, come un’opera di denazificazione del pensatore tedesco,
supportata dagli studi di G. Colli e M. Montinari, e nel contempo come una
presentazione del suo pensiero in chiave antimetafisica
7
, segnando in tal modo il
distacco dalla visione heideggeriana del caso Nietzsche. Quest’atteggiamento da
parte del filosofo francese rimarrà invariato anche nel corso del decennio
successivo, quando, cioè, verrà tradotto in Francia, ad opera di P. Klossowski, il
Nietzsche di M. Heidegger: le tesi di G. Deleuze non subiranno sostanziali
modifiche, ma un’ulteriore radicalizzazione.
Nel corso di un altro importante convegno, tenutosi a Cerisy-la-Salle nel 1972,
Deleuze propone, infatti, una relazione che insisterà sulla non appartenenza del
filosofo tedesco ad alcun quadro filosofico preesistente e sulla rottura di ogni tipo
di alleanza da parte del suo pensiero, compresa quella con K. Marx e S. Freud,
che ebbe molto spazio nella cultura francese
8
.
Il filosofo parigino in questo frangente si farà portavoce del nietzchianesimo del
’68
9
, con una prolusione dal titolo Pensiero nomade, nel senso di un pensiero
“inattuale” che non si lascia codificare per la sua natura nomadica e
“rivoluzionaria”
10
, e che si propone come ispiratore di nuove soluzioni formali.
7
Cfr. G. Vattimo, Introduzione…, pag. 147.
8
Si può citare a questo proposito, a titolo d’esempio, M. Foucault, Nietzsche, Freud, Marx, in
AA.VV., Nietzsche. Cahiers…, pagg. 183-200; tr. it. F. Polidori, Nietzsche, Freud, Marx, “aut aut”,
262-263, 1994, pagg. 99-112.
9
Cfr. J. Le Rider, Nietzsche en France. De la fin du XIX
e
siècle au temps présent, PUF, Paris 1999,
pag. 232.
10
Cfr. G. Deleuze, Pensée nomade, in AA.VV., Nietzsche aujourd’hui, Actes du colloque de Cerisy-
la-Salle, 2 voll., UGE «10/18», Paris 1973, vol. I, pagg. 159-174; tr. it. F. Polidori, Pensiero
nomade, “aut aut”, 276, 1996, pagg. 13-21, pag. 14.