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Introduzione
«Per 40 anni, o magari di piø, non ricordo, ho fatto tutto il possibile per dare alla gente case, ospedali,
scuole, e quando aveva fame, gli ho dato da mangiare convertendo anche il deserto di Bengasi in terra
coltivata. Ho resistito agli attacchi di quel cowboy di nome Reagan, anche quando uccise mia figlia, orfana
adottata, mentre in realtà cercando di uccidere me, tolse la vita a quella povera ragazza innocente.
Successivamente aiutai i miei fratelli e le mie sorelle d’Africa soccorrendo economicamente l’Unione
africana, ho fatto tutto quello che potevo per aiutare la gente a capire il concetto di vera democrazia in cui i
comitati popolari guidavano il nostro paese; ma non era mai abbastanza, qualcuno me lo disse, tra loro
persino alcuni che possedevano case con dieci camere, nuovi vestiti e mobili, non erano mai soddisfatti, così
egoisti che volevano di piø, dicendo agli statunitensi e ad altri visitatori, che avevano bisogno di
“democrazia” e “libertà”, senza rendersi conto che era un sistema crudele, dove il cane piø grande mangia gli
altri
1
.»
Tracciare un profilo ben preciso della figura di Mu’ammar Gheddafi è un’impresa piuttosto
complicata. La sua condotta è stata caratterizzata da enormi contraddizioni, da promesse non
mantenute e da speranze tradite. Teatralità mista a populismo, schiettezza e ambiguità,
provocazione e compromesso, hanno sempre contraddistinto i suoi discorsi alla nazione e al mondo,
minandone spesso la credibilità.
La sua è stata una vera e propria dittatura in cui i diritti dei singoli sono stati subordinati al bene
di tutto il popolo; anche se rinuncia, formalmente, ad ogni carica politica nel 1979, fregiandosi solo
dei titoli di qa’id (guida) e mu’allim (maestro), egli mantiene di fatto tutto il potere. Eliminazione
fisica degli avversari politici, militarizzazione delle classi dirigenti e populismo sfrenato sono gli
espedienti di cui il Colonnello si è servito per governare per ben quarantadue anni.
Ma in quarantadue anni (1969, colpo di stato degli Ufficiali Liberi – 2011, guerra civile libica e
assassinio di Gheddafi) la Libia è anche passata da un livello di povertà estrema ad un grado di
welfare unico nel continente africano. Nel 2011 la Libia è stata strumentalmente intrappolata nella
“primavera araba” pur avendo molto poco in comune con i suoi vicini egiziani o tunisini che tra
1
M.GHEDDAFI,Recollections of My Life: Col. Mu’ummar Qaddafi, The Leader of the Revolution., 8 aprile 2011, in
«www.informationclearinghouse.info», trad.it. da «http://www.thepostinternazionale.it/2011/10/il-testamento-di-
gheddafi/»
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l’altro beneficiavano del benessere libico lavorandovi; è iniziata una vera e propria guerra civile in
cui però una delle due parti, quella dei ribelli, ha avuto il sostegno fondamentale della NATO; i
movimenti pacifisti e le sinistre europee, tradizionalmente scettiche sulle soluzioni militari, non
hanno avuto dubbi e si sono schierati, con una parte massiccia dell’opinione pubblica, dalla parte
della «coalizione dei volenterosi» composta dalla NATO e dai suoi amici arabi.
I media mainstream, Al-Jazeera e Al-Arabiya su tutte ma anche BBC, New York Times e in Italia
la Repubblica ed il Corriere, hanno bombardato il pubblico con notizie agghiaccianti circa la
repressione atroce in atto in Libia nei primi giorni della rivolta, non preoccupandosi minimamente
di verificare i fatti e di accertare le fonti. La maggior parte delle notizie sulla Libia diffuse dal 21
febbraio in poi, che hanno occupato le prime pagine dei giornali e che hanno plasmato
l’indignazione dell’opinione pubblica, si sono rivelate in seguito false o notevolmente gonfiate.
L’ONU ha dato copertura legale all’operazione sfornando due risoluzioni che violano gli stessi
principi della Carta delle Nazioni Unite, privando uno stato membro della sovranità nazionale e
autorizzando, in nome dell’ambiguo concetto della “responsabilità a proteggere”, paesi terzi a
spodestare un governo legittimo, riconosciuto internazionalmente e omaggiato fino al giorno prima,
e ad armare l’opposizione
2
.
Ripercorrere la vicenda di Gheddafi, e soprattutto la sua fine, significa avventurarsi in trame
politiche non molto comprensibili, caratterizzate dalla menzogna e da interessi oscuri legati alla
crescente rivalità economica, soprattutto energetica e finanziaria, tra blocco occidentale e paesi
emergenti come Cina e Russia.
2
Scrive a proposito il giurista Ugo Villani: «[le due risoluzioni violano] il doveroso rispetto per la sovranità dello
Stato (art. 2, par.1, della Carta), che – per quanto “limitata” dalla responsibility to protect – vieta interventi a favore di
insorti per scalzare il governo effettivo di uno Stato; e, in secondo luogo, il principio di autodeterminazione dei popoli,
in virtø del quale non è consentito un intervento esterno diretto a promuovere la presa di potere da parte di un gruppo di
insorti.» in U.VILLANI, Aspetti problematici dell’intervento militare nella crisi libica, in «www.sidi-isil.org» [=Società
Italiana di Diritto Internazionale]
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Parte prima
19 19 19 1947 47 47 47- - - -2011, 2011, 2011, 2011, Storia della Libia indipendente Storia della Libia indipendente Storia della Libia indipendente Storia della Libia indipendente
1. Dalla monarchia alla repubblica rivoluzionaria
1.1 La Libia di re Idris
E’ il 1947, con il trattato di Parigi la Libia, reduce dall’esperienza coloniale italiana, viene
spartita tra Francia e Gran Bretagna: in attesa della piena indipendenza Tripolitania e Cirenaica
vengono affidate in amministrazione fiduciaria alla Gran Bretagna mentre il Fezzan viene affidato
alla Francia.
Nel dicembre del 1951 la Libia è indipendente: nasce il Regno Unito di Libia, una monarchia
ereditaria e costituzionale su base federale con a capo Sidi Muhammad Idris al-Mahdi al-Senussi,
che prende il nome di re Idris I di Libia. Re Idris è il capo della potente confraternita della Senussia
che ha base in Cirenaica; nel 1920 era stato riconosciuto emiro della Cirenaica dagli italiani, ma nel
1922, con l’avvento del fascismo, era fuggito in Egitto. Da lì aveva guidato la guerriglia contro gli
italiani ma in modo troppo indiretto; come nota Angelo Del Boca «quella dell’emiro Idris è una vera e
propria fuga e non gioverà, col tempo, alla sua immagine
3
.»
La nuova Libia non è però completamente indipendente, dipende infatti dagli aiuti economici
occidentali e dall’appoggio politico che questi ultimi danno alla nuova classe dirigente. USA e Gran
Bretagna non perdono tempo e ottengono rapidamente la concessione di due basi militari: nel 1953,
la Gran Bretagna, dopo essere stata cacciata dall’Egitto di Nasser, ottiene la base di El Adem, non
lontano da Tobruk, promettendo cospicui aiuti finanziari; l’anno dopo è la volta degli USA che,
ottenuta la base di Wheelus Field, ad un passo da Tripoli, si impegnano a concedere alla Libia oltre
che assistenza finanziaria anche assistenza nei settori della sanità, istruzione, agricoltura e risorse
naturali
4
; inoltre la Libia è legata alla Gran Bretagna da una vera e propria alleanza militare che,
3
A.DEL BOCA, Gli italiani in Libia, 1988, Roma-Bari, Laterza Editore, p.57
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Ivi, p.432
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stipulata nel 1953, prevede l’intervento delle forze armate britanniche in caso di invasione della
Libia da parte di un paese terzo.
In politica estera la monarchia libica è dunque caratterizzata da un deciso allineamento al blocco
occidentale. Il governo libico, ad esempio, verrà duramente attaccato dal mondo arabo quando
durante la crisi di Suez (1956) prima, e poi nella guerra dei Sei giorni (1967), inglesi e israeliani
utilizzeranno le basi della Cirenaica per bombardare i fratelli egiziani.
Un avvenimento importante, che segnerà la storia futura della Libia, è la scoperta, nel 1959, di un
giacimento ricchissimo di idrocarburi a Bi’r Zaltan, in Cirenaica. «Libya has hit the jackpot» (la
Libia ha fatto tombola) fu il commento del Dipartimento di Stato americano alla notizia notificata
dalla Standard Oil New Jersey
5
.
Il petrolio sarà per la Libia quello che il Nilo è stato per l’antico Egitto, ma, durante la monarchia,
solo il 50% dei suoi proventi andrà al popolo libico, il resto andrà alle compagnie petrolifere
straniere. Gli introiti derivanti dal petrolio contribuiranno così all’arricchimento di una minoranza
esigua della popolazione, fatta da uomini d’affari e da funzionari statali, ed all’aumento della
corruzione a tutti i livelli.
Il potere della Senussia si basa sulla repressione di ogni opposizione interna: nel 1952 tutti i
partiti organizzati vengono messi al bando, nel gennaio del 1964 a Bengasi una manifestazione di
studenti filo-nasseriani viene repressa nel sangue, nel dicembre del 1966 tutti i leader del
movimento studentesco vengono arrestati. Il Senusso aveva l’abitudine di imporre la propria linea
con la forza o addirittura di cambiare governo ogni volta che questo si palesava troppo riformista o
che dimostrava di dare ascolto a istanze popolari troppo filo-egiziane e anti-occidentali; è il caso del
marzo del 1964, quando, con Nasser che spronava il popolo libico a liberarsi della presenza
occidentale, il governo, costretto dalle circostanze, aprì un negoziato con le ambasciate britannica e
statunitense che aveva come tema la liquidazione delle basi militari straniere in territorio libico: re
Idris annunciò abilmente l’abdicazione se il governo non si fosse ricreduto. Il re, con questo gesto,
ricevette un enorme sostegno popolare e, forte di questo, riuscì a mantenere lo status quo.
Nel 1967, con l’inasprimento della crisi arabo-israeliana e lo scoppio della guerra dei Sei giorni,
la tensione è alle stelle: gli studenti libici in Europa occupano le loro ambasciate, nelle moschee
libiche viene proclamata la guerra santa contro Israele, i negozi di ebrei ed italiani vengono
incendiati, gli americani trasferiscono con un ponte aereo circa seimila connazionali. Vista la
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M.CRICCO, F.CRESTI, Gheddafi – I volti del potere, 2011, Roma, Carocci editore, p.32
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situazione il governo, guidato da Hussein Mazegh, avvia le trattative per un’immediata evacuazione
di tutte le truppe straniere ma, ancora una volta, re Idris interviene e blocca l’iniziativa: niente
smantellamento immediato delle basi straniere e cambio di governo.
Mentre la Libia sembra sempre di piø un vero e proprio protettorato anglo-americano, nel resto
del mondo arabo imperversano nazionalismo e socialismo, il nasserismo è sempre piø invadente (le
scuole libiche sono colme di maestri egiziani politicizzati) e l’aggressività di Israele funge da
collante per il popolo arabo. Re Idris, ormai percepito come un servo degli occidentali e come un
traditore della causa araba, ha i giorni contati ed è sempre piø arroccato nei suoi palazzi.
1.2 “Operazione Gerusalemme”
Mentre re Idris, ormai ottantenne, prepara la successione a favore di suo nipote, il principe Hasan
al-Rida, un gruppo di giovani ufficiali dagli ideali arabo-nazionalistici prepara un colpo di stato. ¨ il
1° settembre del 1969 quando scatta “l’operazione Gerusalemme”, così percepita dalla stampa
europea:
«Settanta gagliardi uomini di meno di trent'anni (cinquanta militari e venti civili), che stabiliscono in
cinque ore, e senza colpo ferire, un potere rivoluzionario in quello che è un vero protettorato anglo-
americano, feudo della Standard Oil e del Pentagono, è la realtà che supera l'immaginazione
6
».
I golpisti sono guidati dal movimento clandestino degli Ufficiali Unionisti Liberi che, nato tra le
file dell’esercito, ha in Mu’ammar Gheddafi il proprio leader. Gheddafi, come la maggior parte dei
suoi seguaci, ha umili origini: è nato e cresciuto non lontano da Sirte, in pieno deserto, da una
famiglia di beduini analfabeti. E’ cresciuto e si è politicamente formato ascoltando la radio egiziana
e precisamente la trasmissione “la Voce degli arabi” (Sawt al-‘Arab), che Nasser utilizzava per
diffondere il suo progetto politico, fondato su panarabismo e lotta all’imperialismo occidentale. Ha
vissuto con entusiasmo e rabbia l’umiliazione subita dal popolo arabo nella guerra dei sei giorni
(1967), vinta da Israele, crede fortemente nel progetto di unione dei paesi arabi elaborato da Nasser
e considera la presenza di basi straniere sul territorio libico come un oltraggio alla nazione araba.
Gheddafi e compagni si fanno portavoce di un malcontento diffuso in modo trasversale fra la
popolazione libica, difatti, gli Ufficiali liberi non erano gli unici a preparare un colpo di stato in
quei mesi: vi erano almeno altri tre gruppi clandestini che si preparavano a deporre il sovrano con
un colpo di mano; tra questi vi era il gruppo legato al capo dell’esercito e braccio destro del
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ALBERT-PAUL LENTIN,Le nouvel observateur, 29 settembre 1969, «Le pouvoir à neuf tetes»