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Introduzione
L’obiettivo del presente lavoro è la realizzazione di una strategia multiperiodale
del portafoglio che utilizzi la Cluster Analysis per la selezione dei prodotti finanziari
e sfrutti alcuni modelli statistici, tra i quali i GARCH multivariati, per
l’ottimizzazione vera e propria del portafoglio.
Le motivazioni alla base di questa tesi derivano da due interessi personali che ho
coltivato negli anni: i mercati finanziari e la programmazione; quest’ultima mi ha
permesso di sviluppare in prima persona tutto il codice necessario all’elaborazione
delle analisi svolte in questo lavoro. L’idea è stata fin dall’inizio quella di
concentrarmi più sul lato pratico che non quello teorico delle tecniche statistiche
utilizzate; verificare con l’ausilio di backtest se la teoria del portafoglio, descritta
ed approfondita in moltissimi libri ed articoli, mantenga le promesse anche sul
campo.
Questo lavoro è strutturato in quattro capitoli. Nel primo verranno presentati i
prodotti finanziari che saranno utilizzati nelle simulazioni e nei backtest che
effettueremo: Fondi Comuni di Investimento, Sicav ed ETF. Si procederà poi
all’approfondimento di ciò che si intende per rischio e rendimento in un contesto
di asset management e ad un rapido excursus di alcune delle principali teorie del
portafoglio: Modern Portfolio Theory (MPT), Capital Asset Pricing Model (CAPM) e
Arbitrage Pricing Theory (APT).
Il secondo capitolo affronterà il problema della stima del rendimento e della
varianza attesa, le due grandezze indispensabili per il calcolo della frontiera
efficiente e della ricerca del portafoglio ottimale. Verrà in particolar modo
analizzata la procedura di stima della varianza attesa con l’ausilio dei modelli
GARCH univariati e multivariati. I modelli multivariati che approfondiremo saranno
il Dynamic Conditional Correlation GARCH (DCC GARCH) ed il Generalized
Orthogonal GARCH (GO-GARCH).
Nel terzo capitolo entreremo nel vivo del nostro lavoro. Per mezzo della Cluster
Analysis selezioneremo i prodotti finanziari che andranno a far parte del nostro
portafoglio: ridurremo un universo di centinaia o addirittura migliaia di fondi a
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poche unità. Inizieremo quindi ad effettuare il backtest della strategia sviluppata,
che sarà strutturata nella selezione di fondi e nella conseguente ottimizzazione dei
rispettivi pesi in portafoglio, con rinnovo e ribilanciamento periodico. In questa
fase perfezioneremo il passaggio da un’analisi uniperiodale ad una multiperiodale
dal momento che l’intera procedura sarà ripetuta ciclicamente. I backtest
misureranno la bontà della strategia su tutto l’intervallo di tempo analizzato. In
questo capitolo verranno inoltre introdotti i concetti di finestra mobile (rolling
window) e di portafoglio casuale (random): le performance di quest’ultimo
saranno utilizzate come benchmark della nostra strategia e forniranno spesso
indicazioni utili. Nell’ultimo paragrafo esamineremo i backtest ingannevoli e
l’effetto distorsivo del Look-Ahead Bias.
Il quarto capitolo si aprirà con un approfondimento del concetto di backtest e dei
rischi insiti in fenomeni poco conosciuti come l’overfitting e il Look-Back Bias.
Effettueremo poi un’analisi delle variabili principali della strategia multiperiodale:
la lunghezza delle serie storiche, il numero di fondi in portafoglio e il periodo di
rinnovo/ribilanciamento. Numerosi backtest saranno sviluppati per capire come
ognuna di esse possa influenzare in un senso o nell’altro i risultati finali.
Un’attenzione particolare sarà dedicata ai costi di transazione ed alla tassazione
sulle rendite finanziarie; cercheremo di quantificarne l’impatto sui rendimenti e di
valutare possibili soluzioni. Continueremo il nostro lavoro esaminando i benefici
della gestione passiva e attiva di un fondo: le metteremo a confronto, ne
valuteremo i pro e i contro e verificheremo il loro apporto di valore in caso di uso
simbiotico. Un’analisi simile sarà effettuata sui portafogli composti da una singola
tipologia di fondi (obbligazionaria, bilanciata o azionaria); misureremo i rischi e i
rendimenti di ciascuno di essi in funzione dei nostri modelli e valuteremo se e
quando possa essere conveniente utilizzare questo tipo di portafogli. Anche
l’avversione al rischio sarà oggetto della nostra analisi. Il nostro scopo sarà quello
di sfruttare la gestione multiperiodale per rendere l’avversione al rischio dinamica:
svilupperemo un metodo per vincolarla ad un singolo parametro (indice VIX) e
discuteremo le condizioni in base alle quali questa variante tattica possa apportare
dei benefici alla performance del portafoglio. Termineremo il nostro lavoro con un
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raffronto tra la strategia di investimento multiperiodale che avremo sviluppato ed
altre metodologie di asset allocation molto diffuse quali il portafoglio permanente
di Harry Browne, cinque varianti di Lazy portfolios e i fondi Total Return.
La strategia di investimento sviluppata ha prodotto dei risultati molto promettenti
in termini di flessibilità, performance e affidabilità, come i numerosi backtest svolti
sembrano aver dimostrato.
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Capitolo 1. Le teorie del portafoglio e di asset allocation
1.1 Cenni sugli strumenti finanziari utilizzati nei backtest: Fondi Comuni di
Investimento, Sicav ed ETF
Il Decreto Legislativo n° 58/98 definisce il Fondo Comune di Investimento come «il
patrimonio autonomo, suddiviso in quote aventi il medesimo valore, di pertinenza
di una pluralità di partecipanti, gestito in monte». In altre parole i Fondi Comuni
di Investimento sono strumenti finanziari che raccolgono il denaro di risparmiatori
che affidano la gestione dei propri risparmi ad una società di gestione con
personalità giuridica e capitale distinti da quelli del fondo.
Una Sicav, invece, è una società per azioni a capitale variabile «avente per oggetto
esclusivo l'investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante l'offerta di
proprie azioni»
1
.
Sicav e fondi comuni di investimento sono molto simili. Si distinguono dal fatto che
nei fondi comuni l’investitore è titolare di una quota del fondo stesso che viene
amministrata da una società di gestione distinta, detta SGR, mentre nelle Sicav
l’investitore diventa socio e sottoscrive azioni emesse direttamente dalla società:
il capitale sociale della Sicav coincide con il patrimonio amministrato.
Sia i Fondi Comuni di Investimento che le Sicav sono gestiti attivamente
2
e
aggiornano il loro valore a fine giornata, al termine delle contrattazioni borsistiche.
Il loro prezzo è definito NAV (Net Asset Value).
I Fondi Comuni di Investimento si possono distinguere in:
Aperti o chiusi: i primi si caratterizzano per la libertà di entrata e di uscita
(intese come sottoscrizione e rimborso delle quote) in qualsiasi momento.
I fondi chiusi, invece, sono costituiti da un ammontare fissato al momento
dell'istituzione del fondo: la sottoscrizione delle quote avviene in un'unica
soluzione e i sottoscrittori non possono richiedere il rimborso delle quote
1
Decreto legislativo n. 58 del 24 febbraio 1998, articolo 1, comma 1, lettera i.
2
Esistono anche a gestione passiva ma la stragrande maggioranza di essi prevede dei gestori che
si occupano attivamente della selezione dei prodotti finanziari da inserire nel loro portafoglio. La
gestione attiva e passiva sarà approfondita nel quarto capitolo.
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se non alla scadenza del fondo o in casi eccezionali previsti dal
regolamento.
Mobiliari o Immobiliari: i fondi mobiliari possono investire il risparmio
raccolto in strumenti finanziari quotati o non quotati ma, data la difficoltà
di liquidare porzioni di investimenti non quotati, l'investimento dei fondi
mobiliari avviene soprattutto in strumenti finanziari quotati. La difficile
liquidazione degli strumenti finanziari non quotati, sui quali investono i
fondi immobiliari, è alla radice della mancata libertà del sottoscrittore di
richiedere in qualsiasi momento il rimborso delle quote.
In base alle forme di impiego si distinguono poi i fondi azionari da quelli
obbligazionari, bilanciati, flessibili ecc. Altre categorizzazioni di fondi possono
essere fatte in base all'area geografica o al settore di investimento.
Gli ETF (Exchange-Traded Fund) sono fondi negoziati in Borsa come le azioni,
caratterizzati da una gestione passiva. Questo significa che essi replicano un
benchmark passivamente: il numero di titoli compresi in un certo ETF rispecchia
fedelmente quello del suo benchmark (che ad esempio può essere un indice
borsistico). Se viene modificato il paniere di titoli inclusi nel benchmark, l'ETF si
allineerà in modo automatico. A differenza dei Fondi Comuni e delle Sicav, che
valorizzano solitamente a fine giornata borsistica, gli ETF vengono trattati nella
fase di Borsa che prende il nome di negoziazione continua, al pari delle azioni e
delle obbligazioni. La gestione passiva che contraddistingue gli ETF permette
l'applicazione di commissioni di gestione più basse rispetto a quelle dei Fondi
Comuni o delle Sicav a gestione attiva. Tutti gli ETF attualmente quotati su Borsa
Italiana sono armonizzati ed autorizzati dalla Banca d'Italia e dalla Consob.
Una peculiarità dei Fondi Comuni, delle Sicav e degli ETF è la particolare tutela per
gli investitori. Un primo livello di tutela è assicurato dalla diversificazione degli
investimenti e dalla trasparenza (pubblicazione del valore del Fondo).
L’investimento è poi tutelato attraverso una serie di controlli, interni ed esterni, e
soprattutto attraverso la qualificazione del Fondo Comune e dell’ETF come
patrimonio giuridicamente separato, sia dal patrimonio della società di gestione
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che da quello dei singoli partecipanti. Questa importante caratteristica mette al
riparo l'investitore dalla perdita di tutto il capitale investito nel caso di fallimento
della società che gestisce il Fondo. In una Sicav si ha lo stesso tipo di tutela anche
se, in questo caso, i sottoscrittori sono soci con tutti i relativi diritti e il patrimonio
della società corrisponde al capitale da questi versato. La tutela offerta da questi
prodotti finanziari è quindi maggiore di quella che si ha in caso di investimento
diretto in azioni (rischio massimo di perdita integrale del capitale investito) o in
obbligazioni (Titoli di Stato compresi, in quanto presentano un rischio minore ma
comunque esistente). Questa è una delle principali caratteristiche che ha fatto sì
che Fondi Comuni, Sicav ed ETF siano ormai entrati a far parte dei portafogli anche
dei piccoli investitori.
1.2 Modalità di misurazione del rendimento
Misurare il rendimento di uno strumento finanziario o di una collezione di
strumenti finanziari (il “Portafoglio”)
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significa quantificarne percentualmente
l’incremento o il decremento di valore in un certo periodo di tempo (generalmente
l’unità temporale è l’anno) attraverso il cosiddetto “Tasso di rendimento”
4
.
Esistono molte modalità di calcolo del tasso rendimento ma le più conosciute ed
utilizzate sono il time-weighted ed il money-weighted.
Tasso di rendimento time-weighted (TWRR)
5
. La formula di calcolo è la seguente:
=
−
3
Di seguito con “Portafoglio” si intenderà anche il caso particolare di un portafoglio composto da
un singolo strumento finanziario.
4
Non si deve confondere il tasso di rendimento con il tasso di interesse. Il tasso di interesse è
generalmente conosciuto al tempo 0 e ci permette di calcolare il montante al tempo t (con o senza
reinvestimento degli interessi, da qui la distinzione tra tasso di interesse semplice e composto). Il
calcolo del tasso di rendimento avviene invece al tempo t ed è funzione del valore del portafoglio
al tempo t (
) e iniziale (
).
5
Time Weighted Rate of Return.
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Dove
= valore finale e
= valore iniziale del portafoglio. Ipotizzando un valore
finale di 120 ed uno iniziale di 100 euro, il tasso di rendimento semplice sarà pari
a:
( 12 0 − 10 0 )
10 0
= 0 , 20 = 20 %
Allo stesso risultato potevamo arrivare dividendo il valore finale per quello iniziale,
togliendo poi 1 da quanto ottenuto:
− 1 =
12 0
10 0
− 1 = 1 , 20 − 1 = 0 , 20 = 20 %
Se il valore finale sarà inferiore a quello iniziale, il tasso di rendimento sarà
negativo e misurerà la perdita percentuale del portafoglio nell’unità di tempo
considerata.
L’equazione precedente può essere riscritta nel modo seguente:
1 + =
La quantità
/
è ottenibile anche moltiplicando i rapporti tra valori finali e
iniziali dei sottoperiodi che compongono il periodo principale t:
+
+
+ ⋯ +
=
= 1 +
E, per sostituzione, si può facilmente verificare che l’equazione precedente si può
anche scrivere nel modo seguente:
( 1 +
) ( 1 +
) ( 1 +
) … ( 1 +
) = 1 +
Il TWRR non prende in considerazione l’ammontare investito ed i flussi di cassa in
entrata e in uscita. Per questo motivo il TWRR è una misura appropriata a valutare
ed a confrontare tra loro le performance dei gestori dei fondi.
Tasso di rendimento money-weighted (MWRR)
6
. Nella realtà accade spesso che
durante la vita di un investimento vengano effettuati apporti e prelievi di capitale.
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Money Weighted Rate of Return