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INTRODUZIONE
Prima di tutto occorre definire il concetto di gestione forestale . La
gestione forestale Ł l insieme delle azioni e degli indirizzi di amministrazione
sul patrimonio forestale e, in generale, sull economia montana che
scaturiscono da atti concreti sul territorio o da documenti di programmazione.
L analisi della gestione forestale di un determinato territorio implica
l’acquisizione di un bagaglio di conoscenze preliminari, oltre ad una serie di
dati da raccogliere ed elaborare in seguito.
Le conoscenze preliminari allo studio di un territorio sono
essenzialmente quattro:
1. Conoscenza pratica e reale del territorio e dell ambiente stesso.
2. Conoscenza delle problematiche selvicolturali legate all ambiente
dell area in questione, legate alla posizione geografica, geologica
ed orografica, oltre che dall utilizzo del territorio fatto dall uomo
nel corso dei secoli.
3. Tipo di propriet (pubblica o privata), relative leggi e normative
gestionali.
4. Consistenza delle principali attivit lavorative dei residenti il
territorio.
Le tipologie di dati da raccogliere per analizzare la gestione del
patrimonio forestale sono varie, ma si possono restringere a poche categorie:
- Acquisizione di tutti i Piani di Gestione-Assestamento
redatti per zone ricadenti anche in parte nel territorio
oggetto di studio. Le prescrizioni, i suggerimenti gestionali
e le proposte scaturite da tali Piani andranno analizzate e
verr fatto un confronto tra queste e la situazione reale in
campo;
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- Entit nel tempo e nello spazio delle utilizzazioni forestali;
- Entit nel tempo e nello spazio degli incendi boschivi;
- Rimboschimenti effettuati in passato e loro stato attuale;
- Attivit pascolive nel tempo e nello spazio (produttivit dei
pascoli, capacit di carico, carico reale, modalit di
pascolamento, patrimonio zootecnico);
Sar inoltre importante vagliare ed analizzate le attivit svolte negli
ultimi quaranta anni dagli Enti Territoriali competenti in materia forestale
(Comunit Montane, Aziende Speciali Forestali, C.F.S., ecc.)..
Per quanto riguarda la redazione della Carta della Copertura del Suolo
del Parco e dei Tipi Forestali , essa Ł strumento essenziale per giungere a
proposte di gestione forestale che si fondano su una reale quantificazione e
qualificazione delle risorse boschive. Questa conoscenza Ł, infatti, il miglior
presupposto per poter definire i metodi di gestione e di assestamento piø
adatti per il mantenimento della funzionalit globale dell ecosistema forestale,
soprattutto quando questo assume il valore di bene di interesse pubblico.
Per la costituzione della Carta della Copertura del Suolo del Parco e dei
Tipi Forestali sono stati utilizzati metodi di tipo inventariale. Vi Ł stata una
fase preliminare di fotorestituzione e di fotointerpretazione delle foto aeree,
derivanti dai voli per la costituzione della Carta Tecnica Regionale del Lazio
del 1990, alla scala media 1:35.000, che ha evidenziato le zone di bosco e
di non bosco . A questa prima fase Ł seguita una seconda fase di rilievo in
campo. Rilievo che Ł servito all aggiornamento, alla verifica e alla
qualificazione di tali superfici, quindi per la definizione dei relativi tipi di
bosco e di tutte le altre categorie inventariali.
La scala finale della Carta dei Tipi Forestali Ł di 1:50.000.
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PARTE PRIMA
L AMBIENTE
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CAPITOLO 1 - L AMBIENTE FISICO
1.1. ASPETTI DELLA GEOGRAFIA E MORFOLOGIA DEL
TERRITORIO (da Benito Moraldo, Francesco Minutillo, Walter
Rossi, 1990)
L area di studio di questo lavoro coincide con i confini dell attuale Parco
Regionale dei Monti Aurunci.
Il Parco Ł situato nella parte meridionale della Regione Lazio,
precisamente dove sono localizzati i Monti Aurunci, vale a dire nella zona
compresa tra la parte meridionale della provincia di Latina e la parte
meridionale della provincia di Frosinone. I Comuni del Parco per la provincia
di Latina sono Formia, Itri, Fondi, Spigno Saturnia, Campodimele, Lenola;
quelli per la provincia di Frosinone sono Esperia, Pico, Ausonia, Pontecorvo.
Il territorio del Parco rimane poi incluso nei comprensori di due Comunit
Montane, precisamente della XVI Monti Ausoni e della XVII Monti
Aurunci della Regione Lazio. La direzione del Parco Ł nel Comune di
Campodimele. La superficie del Parco Ł attualmente di 19.375 ha. La
posizione geografica e la carta del Parco sono riportate in Fig. n 1 e Fig. n 2.
L area di studio, per quanto riguarda la redazione della Carta dei tipi
forestali e della Copertura del Suolo, Ł nettamente superiore fino ad arrivare
ad una superficie analizzata di 25.446 ha come si vedr nella Parte Sesta di
questo lavoro.
Il gruppo montuoso dei Monti Aurunci costituisce l estremit
meridionale del Lazio. Intorno a questo si estendono aree collinari e
pianeggianti delimitate ad Est dal fiume Garigliano, a Nord dal fiume Liri,
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Fig. n 1
Fig. n 2
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mentre ad Ovest si adagia la Piana di Fondi. I confini con i vicini Monti
Ausoni non sono e non sono mai stati precisi, per questo ho scelto, come linea
di demarcazione, lo spartiacque che dopo Pico porta a Fondi toccando le cime
del M. Appiolo e del M. Passignano. Il territorio del gruppo montuoso dei
Monti Aurunci, la cui superficie totale Ł di circa 860 km2, presenta quindi i
seguenti confini:
Est il fiume Garigliano, dalla confluenza del Liri con il Gari, alla foce.
Nord - la parte inferiore della Valle Latina segnata dal fiume Liri, fino
alla confluenza con il Rio Forma Quesa, poi lungo questo torrente ed il
torrente Forma di S. Oliva fino a Pico.
Sud il Mar Tirreno.
Ovest la strada che parte da Pico fino al bivio per Lenola, e da qui
lungo la linea dello spartiacque fino alla vetta del M. Appiolo, del M. Crispi e
del M. Passignano e, lungo la Via Appia, fino al bivio con la Via Flacca in
localit Canneto.
Il territorio pu essere diviso in tre parti:
- La Piana di Fondi e i Colli Cecubi, questi ultimi delimitati dal
torrente S. Andrea e dal Rio Itri, costituiscono la parte
occidentale.
- Una zona centrale, molto ampia e comprendente i rilievi
montuosi piø elevati, si estende dai confini dell area precedente
fino al Torrente Ausente e alla valle di S. Giorgio a Liri.
- La parte orientale, che prosegue fino alle sponde del Garigliano,
dalla confluenza con il Gari fino alla foce.
La porzione piø occidentale dell area Ł costituita dall ampia Piana di
Fondi. Questa ha numerose sorgenti e canali che riforniscono d acqua
l omonimo Lago il quale Ł collegato al mare con il canale di S. Anastasia e
con quello di Canneto. Piø ad oriente si presentano altri due laghi (L. Lungo e
L. di S. Puoto): essi sono antiche insenature separate dal mare per mezzo dei
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tumoleti , cordoni di dune che si trovano lungo tutto il lido di Fondi.
Geologicamente la Piana di Fondi fa parte delle numerose pianure alluvionali
recenti comprese tra il rilievo antiappenninico calcareo ed il Mar Tirreno.
Alla Piana seguono i Colli Cecubi, poco elevati, che raggiungono la quota
massima con il M. Cefalo (543 m). I Monti Aurunci sono costituiti
prevalentemente da calcari e dolomie cretaciche e giurassiche, hanno la
caratteristica di terminare sul mare con falesie piø o meno ripide (M. Moneta,
Capo Spartivento, M. Orlando), che si alternano con arenili isolati (Baia di S.
Agostino, d Ariana, dell Arenuta e di Serapo).
Nella parte centrale si elevano le cime piø alte: M. Ruazzo 1314 m, M.
Revole 1285 m, M. Faggeto 1256 m, M. Altino 1367 m, M. S. Angelo 1402
m, M. Forte 1321 m, M. Fammera 1168 m e cima Petrella, la piø alta del
comprensorio, che con i suoi 1533 metri costituisce la vetta italiana piø vicina
al mare, tra quelle superanti i 1500 metri. Gli Aurunci sono costituiti
prevalentemente da calcari bianchi del Cretaceo superiore, sono quindi ricchi
di fenomeni carsici, di grotte, di ampie doline e rari sono i corsi d acqua, tutti
a carattere torrentizio. Alla base dei massicci montuosi affiorano spesso
conglomerati ed argille pleistoceniche. La serie carbonatica del gruppo dei
Monti Aurunci resta divisa in una porzione inferiore, potente circa 1500
metri, scarsamente permeabile ed in gran parte dolomitizzata, ed una parte
superiore altrettanto potente ma piø permeabile. Quest ultima contiene dei
bacini idrici sotterranei delimitati dal complesso giurassico sottostante, quindi
le sorgenti che prendono origine da questi bacini sono situate alla base dei
rilievi, alcune addirittura al livello del mare. Di conseguenza la zona centrale,
la piø elevata, Ł povera di risorse idriche. Queste sono costituite da piccole
sorgenti, non sempre perenni, dovute ad un sottile e discontinuo strato
impermeabile intercalato nei calcari del Cretaceo. Purtroppo l azione
antropica ha quasi del tutto cancellato la presenza di zone paludose che, fino a
qualche decennio addietro, caratterizzavano i terreni alla foce del Garigliano
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(Pantano di Minturno). La zona a diretto contatto del mare si presenta
completamente sabbiosa ed Ł interrotta solo dai modesti rilievi di M. Scauri e
M. Argento. Anche se essa Ł stata manomessa dall uomo per evidenti
interessi turistici, presenta ancora qualche angolo interessante presso la foce
del Garigliano, vicino Scauri e a Formia.
La parte piø orientale dei Monti Aurunci raggiunge la massima altezza
con il M. Mario (940 m) ove si incontrano banchi di dolomia pura e da dove
degrada verso il Garigliano. Nei pressi di Suio e delle omonime Terme si
trovano una decina di sorgenti di acque mineralizzate e termalizzate a base
sulfurea, esse sono generate dal bacino magmatico del vulcano di
Roccamonfina le cui lave sotterranee vengono a contatto con la falda nella
regione sorgentizia.
Il territorio occidentale Ł il piø ricco di acque sorgive; Ł stato calcolato
che complessivamente le sorgenti del bacino della Piana di Fondi danno un
tributo d acqua che, tra le sorgenti principali e quelle minori, pu raggiungere
il valore di circa 5 m3/sec. Piø modesto Ł il contributo delle sorgenti del
territorio centrale che pu raggiungere valori valutabili intorno ai 2 m 3/sec.
Irrilevante, invece, Ł quello delle sorgenti del territorio orientale che non
raggiunge il 0,5 m3/sec.
Gli strati di calcare del Cretaceo sono spesso molto potenti. Le
inclinazioni maggiori sono verso la Valle Latina mentre dal lato tirrenico sono
piø tormentati. La morfologia non mostra aspetti molto vari ma Ł
caratterizzata da una compattezza dei rilievi; ci Ł dovuto alla loro origine
tettonica ed ai successivi processi di alterazione molto intensi. Quest ultima Ł
in stretto rapporto con la natura dei rilievi affioranti, con il loro assetto
strutturale e con l azione degli agenti geomorfici.
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1.2. IDROLOGIA E IDROGRAFIA (da Volpini, 1969)
Di tutta l acqua piovana che annualmente cade su i Monti Aurunci, si
pu ritenere che circa i tre quarti sia assorbita dal blocco carbonatico e vada a
costituire la circolazione sotterranea delle acque, ci a causa della
permeabilit media delle masse calcaree. Se per si tiene conto della portata
complessiva dell acqua erogata dalle sorgenti visibili, si pu dedurre che una
gran parte dell acqua assorbita dalle zone montane e collinari defluisca al
mare sottopassando la formazione costiera del Quaternario. Le perforazioni,
nella zona tra Formia e Gaeta hanno dimostrato la presenza di un eccellente
falda freatica.
L infiltrazione sotterranea non sempre consente un adeguato
smaltimento di tutte le acque meteoriche. Sulle pendici piø acclivi, quelle con
spessori di suolo piø esigui, la roccia Ł affiorante e la copertura arborea Ł
spesso carente. I relativi fenomeni di deflusso superficiale, con il progressivo
dilavamento delle pendici stesse, portano di conseguenza all instabilit delle
coltri superficiali.
Molto frequenti sono i fenomeni carsici di varia natura, come doline e
voragini. Queste fungono da inghiottitoi nelle quali s inalveano le acque di
precipitazione. Tali acque si raccolgono in caverne sotterranee; una volta
raggiunto un dato livello l acqua sgorga all esterno a mo di sifone.
Nel complesso, a causa dell infiltrazione nel sottosuolo, sono molto
frequenti le situazioni di aridit superficiale.
Il territorio dei Monti Aurunci presenta una complessa rete idrografica,
non tanto per l apporto di masse d acqua nei bacini collettori, quanto per la
distribuzione di acque zenitali nei diversi bacini imbriferi che interessano il
territorio stesso. La natura carsica della zona rende talvolta difficile stabilire
se una determinata vallecola appartiene all uno o all altro bacino.
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I bacini montani classificati per i Monti Aurunci sono:
1. Gronde dei monti prospicenti la Piana di Fondi.
2. Bassa Valle del Liri.
3. Rio d Itri e dei fossi adiacenti.
4. Ausente, Capo d Acqua, Rio Grande.
1.3. GEOLOGIA ED OROGRAFIA (da Marzano, 1989)
Il sistema orografico generale del territorio aurunco, tipico
dell Antiappennino laziale e dell Appennino laziale-abruzzese, permette
l individuazione di tutta una serie di strutture costituite da massicci calcarei
allungati in direzione Nord-Ovest Sud-Est scomposti in grandi blocchi da una
serie di faglie normali ed inverse. Questo sistema ha permesso di formulare
l ipotesi che i piani tettonici, che separano alcune strutture del substrato, non
vadano considerati come semplici faglie inverse bens come piani di
slittamento. Tali piani hanno traslazioni che raggiungono anche svariati
chilometri.
Si ebbero movimenti di grandi masse dall area tirrenica verso Nord-Est.
Tali movimenti iniziarono nel Miocene superiore e continuarono per tutto il
Pliocene determinando la successione delle strutture attuali: la Piana di Fondi
e la pianura Pontina. Nella direzione verso il Tirreno le catene dei Lepini,
degli Ausoni e degli Aurunci seguiti poi dalla Valle Latina e dal gruppo dei
Simbruini-Ernici. Tutto ci con lo stesso andamento Nord-Ovest Sud-Est.
I Monti Musoni, a loro volta, hanno carattere strutturale definibile a
sinclinaloide. Questi si saldano alla parte occidentale dei Monti Aurunci i
quali mostrano i segni di un intensa fratturazione. Entrambi mostrano la
testimonianza dei movimenti traslativi, parte verso Nord, e parte verso Nord-
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Est, come l ampio fronte di sovrascorrimento verso la Valle Latina. Tale
struttura Ł palesata dalla presenza di livelli argillosi profondi o dalla presenza
di ciottoli di natura diversa rispetto al calcare sovrastante. Le striature
tettoniche sono rivolte verso Nord-Est.
Tale assetto orografico generale trova in ogni modo spiegazione nelle
condizioni paleogeografiche e nelle modalit tettonico-genetiche
dell evoluzione geologica dell intero Appennino Centrale. A partire dai primi
movimenti tettonici dei fondali marini calcareo-dolomitici nel Mesozoico, e
dei successivi fenomeni di sollevamento ed emersione durati fino al Miocene
si giunse, per l aumentato pendio della dorsale tirrenica, allo scivolamento
verso Nord-Est delle masse calcaree che ora occupano quest area. Tali masse
le possiamo considerare alloctone, avendo compiuto una traslazione superiore
ai 30-40 km. Tali movimenti si sono avuti sia per fenomeni orogenetici
normali sia per scivolamenti gravitativi e sono durati fino al Pliocene medio.
In seguito si ebbero i fenomeni che portarono alla formazione dell intenso
reticolo di faglie ed alla costituzione dell attuale struttura morfologica.
1.4. LITOLOGIA
Per lo studio delle categorie litologiche presenti nel territorio dei Monti
Aurunci ci avvaliamo della Carta Litostratigrafica del Territorio della Regione
Lazio con scala 1:250.000, a foglio unico.
Una suddivisione preliminare delle categorie litologiche in tre Classi di
Unit Litologiche permette di distinguerne le diverse nature litologiche oltre i
fattori morfogenici che le hanno modificate ed eventualmente traslocate dai
luoghi di primitiva genesi.
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1. DEPOSITI E ROCCE MAGMATICHE DELLA CATENA,
SUCCESSIVI ALLA FASE TETTONICA TORTONIANA. Sono
prevalentemente detriti, depositi fluvio-palustri e alluvionali, suoli e
paleosuoli, sabbie dunari, depositi clastici eterogenei e conglomerati. Sono
quindi prevalentemente detriti di varia natura la cui morfogenesi Ł dovuta ad
azioni di scavo-deposito dovute a fattori climatici, marino-fluviali di trasporto
o di semplice alterazione del substrato coerente. Sono presenti
prevalentemente nelle pianure e nelle zone periferiche del massiccio
montuoso dove ci sono o ci sono stati fiumi e laghi o lungo le coste. Le Ere
geologiche vanno dall Olocene, Olocene-Pleistocene, Pleistocene fino al
Pleistocene-Pliocene.
2. UNITA SILICIDI A FORTE ALLOCTONIA. Vi rientra solo il
complesso caotico costituito da argille variegate ed argilliti includenti piø
sequenze di torbiditi arenacee e calcaree. Si tratta di argille la cui origine e
genesi Ł chiaramente avvenuta lontano da dove sono ora depositate; si trovano
piø spesso alla base dei rilievi montuosi in prossimit di fiumi o delle coste.
Risalgono all Eocene-Cretacico superiore.
3. UNITA CARBONATICHE DELLE SERIE LAZIALI-
ABRUZZESI. Quella calcarea Ł la categoria litologica piø rappresentata
costituendo l ossatura dell intera struttura montuosa del territorio aurunco.
Rientrano in questa classe le unit costituite da torbiditi argilloso-arenacee
contenenti olistostromi di scisti varicolori, marne ad orbulina con localmente
calciruditi del Tortoniano-Serravalliano p.p., calcari organogeni di mare poco
profondo (calcari a Briozoi e Litotamni) del Serravalliano p.p.-Langhiano,
calcari di mare poco profondo del Paleocene-Cretacico superiore e calcari di
mare poco profondo del Cretacico inferiore-Giurassico (queste due ultime
unit sono a luoghi separati da un orizzonte bauxitico di alcuni metri di
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spessore), calcari e calcari dolomitici di mare poco profondo del Lias
inferiore. Sono chiaramente tutti calcari originatisi sui fondali marini che in
seguito sono emersi sollevandosi dalle acque con l innalzamento della
piattaforma continentale.
1.5. IL CLIMA
L estensione del territorio e la sua complessa orografia determinano
sostanziali variazioni climatiche al suo interno. Per un adeguata
comprensione e delimitazione dei vari climi presenti sul territorio far
riferimento alla Carta del Fitoclima del Lazio di C. Blasi.
La Carta definisce per la Regione Lazio 15 unit fitoclimatiche. Tali
unit sono aree omogenee caratterizzate sia dal punto di vista climatico che
vegetazionale. Esse mettono in relazione il clima con la distribuzione delle
specie legnose valutata mediante un corretto censimento qualitativo e
quantitativo. I dati climatici provengono da 49 stazioni termo-pluviometriche
e da 62 stazioni pluviometriche sparse sul territorio della Regione. I dati di
tipo vegetazionale provengono, oltre che da studi di carattere fitosociologico,
da un censimento delle specie legnose effettuato sul territorio della Regione
con metodi di tipo sistematico.
REGIONE TEMPERATA
Unit 2 (colore verde) TERMOTIPO MONTANO INFERIORE
OMBROTIPO UMIDO SUPERIORE/IPERUMIDO INFERIORE
REGIONE MESAXERICA/AXERICA FREDDA
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(sottoregione ipomesaxerica e temperata fredda)
Precipitazioni medie annuali abbondanti (1247-1558 mm)
Precipitazioni estive abbondanti (160-205 mm)
Temperatura media annuale da 9 a 9.8 C con Temperatura media
mensile <10 C per 6 mesi
Temperatura media minima del mese piø freddo <0 C (-2.1 C)
Aridit assente o molto debole (luglio ed agosto)
Forte stress da freddo in inverno che si prolunga da ottobre a maggio
MORFOLOGIA: aree cacuminali secondarie e versanti di raccordo con i
fondovalle
LOCALITA : vette dei rilievi calcarei piø elevati
Unit 4 (colore marrone scuro) TERMOTIPO COLLINARE
SUPERIORE
(SUBMONTANO)
OMBROTIPO IPERUMIDO INFERIORE
REGIONE MESAXERICA (sottoregione ipomesaxerica)
Precipitazioni medie annuali molto abbondanti (1431-1606 mm)
Precipitazioni estive abbondanti (173-200 mm)
Temperatura media annuale da 12 a 13.6 C con Temperatura media
mensile <10 C per 5-6 mesi
Temperatura media minima del mese piø freddo da 0.1 a 1.3 C
Aridit assente
Stress da freddo sensibile in inverno
MORFOLOGIA: rilievi collinari e fondovalle interni
LOCALITA : zona pedemontana dei Monti Aurunci
Unit 5 (colore marrone chiaro) TERMOTIPO COLLINARE
INFERIORE/SUPERIORE
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OMBROTIPO UMIDO SUPERIORE/IPERUMIDO INFERIORE
REGIONE MESAXERICA (sottoregione ipomesaxerica)
Precipitazioni medie annuali molto abbondanti (1234-1463 mm)
Precipitazioni estive da 123 a 160 mm
Temperatura media annuale da 12.5 a 14.2 C con Temperatura media
mensile <10 C per 4-5 mesi
Temperatura media minima del mese piø freddo da 1.9 a 2.9 C
Debole aridit a luglio e agosto
Stress da freddo da novembre ad aprile
MORFOLOGIA: aree di raccordo con fondovalle. Esposizioni
prevalenti Nord-orientali
LOCALITA : versante Nord-orientale dei Monti Aurunci
REGIONE MEDITERRANEA DI TRANSIZIONE
Unit 10 (colore arancio) TERMOTIPO MESOMEDITERRANEO
INFERIORE O TERMOCOLLINARE
OMBROTIPO UMIDO INFERIORE
REGIONE XEROTERICA (sottoregione mesomediterranea)
Precipitazioni medie annuali abbondanti (1132-1519 mm)
Precipitazioni estive da 96 a130 mm
Temperatura media annuale di 17 C con Temperatura media mensile
<10 C per 2 mesi
Temperatura media minima del mese piø freddo di 4.4 C
Debole aridit concentrata nei mesi di luglio ed agosto
Stress da freddo da novembre a marzo con episodi nel mese di aprile
MORFOLOGIA: colline e zone pedemontane
LOCALITA : versanti Sud-occidentali dei Monti Aurunci