l’approccio psicologico centrato sulla persona, sono tutte
linee guida per mantenere l’ottica della mia analisi centrato
su: il rispetto del genitore come parte attiva del processo
di formazione, il rispetto della “non direttività” del
processo di sostegno, e l’impegno a cogliere –nelle mie
analisi- la complessità insita nel rapporto di
interdipendenza tra la famiglia e il suo contesto.
Per mantenere questa intenzionalità di rispetto della figura
genitoriale, e riconoscere ad essa le capacità reali che
possiede, parto dal presupposto che genitori è un “essere”,
non un “fare”. Ovviamente non intendo con ciò esaltare la
mera dimensione biologica; la genitorialità è un ruolo che si
sceglie attivamente e consapevolmente di esercitare, senza
discriminazioni, quindi, tra paternità e maternità naturali o
sociali. Intendo invece avanzare l’idea che la genitorialità
sia un “ruolo”, una condizione dell’esistenza umana che va a
toccare tutti gli aspetti personali dell’individuo:
comportamentali, mentali e filosofici; non è un semplice
“lavoro o mestiere” che si può svolgere meccanicamente senza
coinvolgere il proprio essere.
In ambito educativo penso sia molto difficile mantenere
l’equilibrio tra l’intervento formativo e il rispetto di
obiettivi/stile educativo/filosofia dell’altra persona. E nel
caso della genitorialità questo può essere vero più che mai,
proprio per la complessità del suo “essere genitori” e non
semplice “fare”.
Il sostegno del ruolo genitoriale, in quest’ottica, dovrebbe
porre una grande attenzione sull’intima natura dei soggetti
coinvolti: sostenendo il processo di autoanalisi e
consapevolezza, potenziando le capacità comunicative-
2
psicologiche e relazionali, aiutando ad utilizzare al meglio
le risorse già presenti in se stessi.
Per poter mantenere questa obiettività di analisi senza
cadere in un’ottica di “direttività” dell’intervento di
sostegno, considero essenziale una comprensione della
condizione sociale della famiglia. Nel primo capitolo ho
cercato quindi di analizzare tutte le principali
trasformazioni del nostro contesto che vanno ad incidere
sulle famiglie: i cambiamenti economici, culturali, sociali e
mentali relativi alla genitorialità e all’infanzia. E
studiando le nuove tipologie di famiglia, le loro relazioni e
le eventuali difficoltà, ho cercato di cogliere le emergenze
educative del nostro contesto, per poi confrontarle –nel
terzo capitolo- con quelle effettivamente sentite dai
genitori stessi, tramite interviste.
Nella seconda parte della tesi ho approfondito le pratiche di
educazione familiare e la filosofia alla base del sostegno
genitoriale come fin qui proposto; ho citato le leggi
dell’Emilia Romagna in materia di genitorialità, compresa la
genitorialità sociale; e ho presentato i servizi educativi di
una realtà territoriale a me vicina e circoscritta: il Comune
di San Lazzaro nella provincia di Bologna.
Nel terzo ed ultimo capitolo ho inserito il resoconto
dell’indagine che ho svolto durante il mio tirocinio in un
nido di San Lazzaro. Questa ricerca mi ha permesso di
intervistare madri ed educatrici dell’asilo, e verificare
così i bisogni sociali dei genitori, e l’approccio educativo
nei loro confronti degli addetti ai servizi; in questo modo
ho avuto ulteriore materiale a supporto dell’analisi sulla
condizione sociale della genitorialità.
3
Capitolo 1: le famiglie contemporanee
“Se tutti credono di sapere che cosa sia la famiglia […], è
interessante constatare che, per quanto vitale, essenziale e,
all’apparenza, universale sia l’istituzione familiare, non ne
esiste una definizione rigorosa”
1
. L’etnologa francese Anne
Cadoret riporta nell’introduzione al suo libro questa frase
dell’antropologa Françoise Héritier, e la connota di un
significato che -a mio avviso- è oggi più che mai attuale ed
evidente: la famiglia è l’attuazione della genitorialità. Il
modo in cui la genitorialità viene poi definita e attribuita,
varia a seconda di epoche e culture, e ciò contribuisce a
rendere la famiglia un sistema plastico e flessibile,
difficilmente inquadrabile in un unico fine o in unico modo
di strutturarsi e relazionarsi.
Proprio per questo suo trasformismo, la famiglia ha la
possibilità di sopravvivere in differenti contesti,
adattandosi come un vero e proprio “organismo mutante”, come
l’ha definita Alessandra Gigli. Non serve che i contesti
culturali siano molto distanti tra loro: anche all’interno
della stessa Europa è difficile riscontrarne un’idea univoca.
E non solo perché lo schema di cosa sia effettivamente
“famiglia” è costruito su valori, costumi e credenze,
rielaborati e filtrati sia dai singoli individui che dalle
varie agenzie educative e comunicative. Ma anche perché i
confini di questa istituzione sono diversamente tracciabili a
seconda dell’ottica con cui li si vuole guardare: si possono
assumere ad esempio criteri spaziali, ma anche relazionali,
di scambio e condivisione di risorse
2
.
1
Cit. in A. CADORET, Genitori come gli altri. Omosessualità e genitorialità, Feltrinelli Editore, Milano 2008
2
C. SARACENO, Sociologia della famiglia, Il Mulino, Bologna 2001, p. 34
4
Il mutare delle forme di famiglia è legato principalmente ai
bisogni socio-economici di una data cultura, e questi possono
ovviamente dare notevoli variazioni anche tra paesi non
troppo lontani per valori o credenze, come già detto; per
determinare atteggiamenti culturali anche molto diversi tra
loro basta poco, ad esempio che una società in stretto
contatto con la nostra riconosca in anticipo un’esigenza
sociale o economica che condividiamo, e adotti una strategia
che noi possiamo confrontare e analizzare prima di scegliere
se attuarla o invertire totalmente la rotta. Ogni società
quindi -oltre ad esigenze precise per riprodursi e
sopravvivere- ha anche modalità di risposta differenti, e per
diffonderle la famiglia è un veicolo ottimale, in quanto è la
prima agenzia educativa e la prima forma sociale di ogni
individuo. Sembrerebbe quindi che la famiglia riproduca il
contesto in cui è collocata, e si evolva in parallelo alle
evoluzioni della sua società.
Ma se attualmente viene percepita una crisi diffusa di tale
istituzione, cosa è in crisi nel nostro contesto? In realtà
ad un’analisi più accurata può emergere che non si sta
sfaldando o indebolendo la famiglia moderna; anzi, nello
svolgimento di talune funzioni sembra anche più forte. Come
appunto sostiene Chiara Saraceno “la famiglia del passato
appare molto più instabile e soggetta a disgregazione, di
fatto se non di principio, di quella contemporanea”
3
. La
percezione, oggi comune, di instabilità e disgregazione è
riconducibile al fatto che la famiglia sta evolvendo, si sta
adeguando alle nuove richieste del suo contesto sociale, che
è cambiato in modo evidente in seguito a un evento “epocale”:
la globalizzazione.
3
Ibidem, p. 27
5
Possiamo definire la globalizzazione come “l’intensificazione
di relazioni sociali mondiali che collegano tra loro località
distanti facendo sì che gli eventi locali vengano modellati
dagli eventi che si verificano a migliaia di chilometri di
distanza e viceversa. Si tratta di un processo dialettico
perché questi eventi locali possono andare in direzione
opposta alle relazioni distanziate che li modellano
4
”.
Il mondo ha assunto la dimensione di un paese di fronte ai
mezzi comunicativi odierni. Il diffondersi delle diverse
culture ha creato contaminazioni sociali, formato nuove
domande economiche, esportato usi e costumi tipici di altri
paesi. Questa realtà “senza barriere” ha permesso di
allargare i propri orizzonti e sentirsi cosmopoliti, ma ha
anche creato una perdita dei propri confini, soprattutto
mentali, che danno sicurezza e stabilità quando si pensa alla
propria identità. Se si definisce se stessi in base
all’alterità, è ovvio che quando “gli altri” vengono a
mancare, la propria individualità viene minacciata. Da qui si
capisce che la percezione della caduta della famiglia sia
erronea: è vero che i legami sono più solubili
5
, perché il
singolo individuo è maggiormente libero da vincoli di
coesione familiare; ma è proprio questa loro caratteristica
che porta a cercare sempre di più riferimenti, confini
protettivi e senso d’identità all’interno del nucleo
familiare. Nucleo che viene creato ovviamente con modalità
differenti rispetto al passato, dovute come già detto dalle
trasformazioni del contesto, sia da un punto di vista
culturale, che sociale, economico e demografico.
A livello culturale influiscono sulla gestione della famiglia
i cambiamenti legati alle proiezioni di concetti quali:
4
A. GIDDENS, Le conseguenze della modernità, Il Mulino, Bologna 1994, p. 71
5
A. GIGLI, Famiglie mutanti. Pedagogia e famiglie nella società globalizzata, edizioni ETS, Pisa 2007, p. 33
6
l’educazione, la genitorialità, la famiglia stessa, ma anche
in cosa consista una realizzazione personale. Questi assiomi
culturali producono una filosofia condivisa, un insieme di
stereotipi, che danno vita a vere e proprie trasformazioni
dei comportamenti sociali, non più solo della mentalità
comune; ed ecco quindi che questi cambiamenti si traducono in
nuovi modelli relazionali e parentali, nuove forme di legame,
nuovi atteggiamenti sociali nei confronti della famiglia. Ciò
si ripercuote anche a livello demografico, producendo così
nuovi “modelli” di famiglia che vedono in gioco -anche solo
rispetto a 30 anni prima- genitori di età diverse o un
diverso numero di figli. Trasformazioni culturali, sociali e
demografiche sono ovviamente interconnesse e interdipendenti
con i cambiamenti economici, di cui il processo di
globalizzazione è il motore. Il mercato del lavoro e le
possibilità economiche ed occupazionali ad esso connesse,
incidono in modo significativo sulle aspettative relative al
proprio futuro e quindi anche sull’organizzazione del proprio
presente. Analizzando nello specifico le evoluzioni di questi
aspetti contestuali, si può procedere ad un’analisi più
profonda delle nuove tipologie familiari presenti oggi, con
tutte le loro peculiarità ed esigenze educative.
1.1.1 Trasformazioni culturali: cambiamenti mentali tra
individualismo, parità sessuale e puerocentrismo narcisistico
La diretta conseguenza dell’ampliamento dei mercati, delle
lingue, dei costumi, è stata paradossalmente il nascere di
localismi sempre più frammentati e chiusi, anche a livello
psicologico: Charles Taylor parla di “atomismo sociale
riferendosi a questa dominanza dell’individualismo-egoismo
sulla dimensione comunitaria tradizionale, cui si può far
7
corrispondere un progressivo declino dei legami sociali”
6
.
Questa visione individualista ha portato molti assiomi base a
mutare. La famiglia basata sui legami di sangue pare aver
perduto forza, per lasciare invece posto ad un legame più
sentimentale/affettivo; infatti possiamo notare un calo del
numero di matrimoni e un aumento delle convivenze. Questo
perché lo stesso fidanzamento ha perso quasi totalmente la
funzione di “rito di passaggio” verso un’ufficializzazione
sociale, per diventare sempre più un patto fiduciario tra due
individui che si scelgono senza testimoni. Il significato del
matrimonio muta quindi profondamente: da alleanza tra
famiglie diviene dapprima un affare di “successo” sociale, e
in seguito una questione di autorealizzazione espressiva
personale. Ora infatti al centro della coniugalità si pongono
la coppia e la sua relazione, gestita autonomamente dai
partners. Il continuo confronto che viene gestito dalla
coppia porta ad una negoziazione di diritti, doveri e spazi
d’azione, che non sono quindi più fissati rigidamente dalla
società sulla differenza sessuale.
La dimensione totalmente privata del legame di coppia emerge
chiaramente, mentre un tempo la dimensione sociale della
famiglia era centrale. Infatti, come ben risalta dalla storia
di Enrico riportata dal sociologo Richard Sennett
7
, le parole
chiave del legame familiare tradizionale erano: sacrificio,
abnegazione e condivisione degli stessi fini. Oggi invece
l’anteporre se stessi alla coppia fa si che il legame creato
sia estremamente flessibile: sia per permettere uno
scioglimento -o un cambiamento- di tale legame nel momento in
cui questo si riveli un limite alla propria felicità, sia
perché le esigenze economiche della società lo richiedono.
6
Cit. in A. GIGLI, Famiglie mutanti. Pedagogia e famiglie nella società globalizzata, edizioni ETS, Pisa 2007,
p. 29
7
Ibidem, p. 30
8