1
Introduzione.
Se si domandasse in giro quali sono i più grandi scrittori e curatori di fiabe in Germania
di tutti i tempi, la risposta sarà ovviamente il menzionare i nomi di Jacob e Wilhelm
Grimm. Tuttavia, solo determinati studiosi all‟estero, in Germania, in Austria e negli
Stati Uniti in particolare
1
, sono a conoscenza delle Deutsche Sagen, una raccolta in due
volumi edita proprio da questi due grandi germanisti. In Italia, continuano a rimanere
quasi del tutto ignorate, né tantomeno è stata mai proposta una traduzione di questi
racconti della tradizione folcloristica tedesca. Già a partire dal titolo, in cui compare il
termine tedesco Sage, non è facile stabilire con esattezza di che genere di testi si possa
mai trattare; sono “saghe” vere e proprie, o semplici “racconti della tradizione orale”?
Come potrebbero essere rese in italiano?
2
Questa tesi nasce proprio dalle suddette domande; nel primo capitolo, infatti, si andrà a
descrivere il capo di ricerca sulle leggende popolari, in tedesco definito Sagenforschung
e verranno delimitati i principi, proposti da Leander Petzoldt, per cui si devono basare le
analisi testuali delle leggende e, infine, si proporrà una traduzione italiana del termine
Sage. Nel secondo capitolo, si applicheranno tali regole d‟analisi per poter fare un
confronto con la fiaba, un altro genere legato sia alla cultura popolare e sia alla
letteratura tedesca canonica, tramite la figura di Frau Holle. Nell‟ultima parte, invece, si
prenderà in esame il mito del Kyffhäuser, monte situato in Turingia nella Germania
centrale, per poter fare un confronto tra le Sagen proposte dai fratelli Grimm e i versi
estratti dal capolavoro di Heinrich Heine, Deutschland – Ein Wintermärchen, che
trattano di tale mito, in modo da individuare analogie e differenze tra questi e per aprire
una riflessione finale sui pensieri contrapposti degli autori di tali testi.
1
Cfr. nella Sekundärliteratur della bibliografia i testi critici di Leander Petzoldt, Friedrich Ranke o le
censure alle German Legends di Jack Zipes, trattati nei cap. 1 e 2.
2
Cfr. cap. 2 § 2.2.1. Per la trad. del vocabolo Sage cfr. cap. 1. § 1.2., in cui lo si porrà a confronto con i
connotativi delle parole italiane “leggenda” e “saga”.
2
Capitolo 1
1. Definizione dei vocaboli tedeschi Sage e Legende.
1.1. Il concetto di Sage.
Il vocabolo Sage, apparentemente, può sembrare del tutto equivoco per un apprendente
italiano della lingua tedesca; infatti, è facilmente confondibile con il termine saga,
perché i loro significanti sono molto simili. Pertanto, prima di trovare un‟adeguata
soluzione traduttiva di questa parola in italiano, è opportuno analizzare ed addentrarsi in
determinati contesti, dove si vuole dare un‟esemplificazione il più esauriente possibile
del concetto di Sage
3
. Se si cercasse questa parola in un vocabolario monolingue
aggiornato, come ad esempio il Wahrig, il termine Sage viene introdotto come un
“racconto tramandato oralmente che ha un contenuto storico o mitologico”
4
ed è un
sinonimo di “tradizione” e “diceria”
5
. Questa breve definizione non risulta del tutto
soddisfacente per un non-nativo germanofono, perché il significato di Sage rimanda ad
un background culturale tipicamente tedesco. Di conseguenza, per chiarire il suddetto
termine, lo studioso della lingua tedesca potrà andare a cercare il concetto di Sage,
utilizzando il Vocabolario della lingua tedesca per eccellenza, edito dai fratelli Jacob e
Wilhelm Grimm:
II. Bedeutung
1) im sinne von sprache, fähigkeit zu sprechen, thätigkeit des
sprechens; […]
3) auf mündlichem wege verbreiteter bericht über etwas, kunde
von etwas.
a) mit bezug auf ungefähr gleichzeitiges (in älterer
sprache). leicht verbindet sich mit sage die vorstellung des
unsicheren, unglaubwürdigen, auch des verleumderischen,
doch wird es auch ohne eine solche modificierung des begriffes
gebraucht; […]
3
La spiegazione, su come dovrà essere reso in italiano, sarà approfondita nel § 1.2. Per il momento si
delimiterà ad usare sinonimi italiani racconto orale o aneddoto, basati sulle definizioni analizzate in
questo paragrafo.
4
WAHING, G., WAHRIG-BURFEIND R., (edito da), Deutsches Wörterbuch, Neu herausgegeben von
Dr. Renate Wahrig-Burfeind, mit einem „Lexikon der deutschen Sprachlehre“, München, Bertelsmann
Lexikon Verlag, 2000. p. 1074.
5
In tedesco: Überlieferung, Gerücht. WAHRIG, 2000, p. ibid.
3
b) kunde, bericht über vergangenes und zwar besonders über
weit in der vergangenheit zurückliegendes, wie er von
geschlecht zu geschlecht sich fortpflanzt.
α) in älterer sprache ist die vorstellung des unhistorischen
noch nicht unlösbar mit dem begriff sage verknüpft: […]
β) […] kunde von ereignissen der vergangenheit, welche
einer historischen beglaubigung entbehrt; […]und wird
nachher ausgebildet als der naiver geschichtserzählung und
überlieferung, die bei ihrer wanderung von geschlecht zu
geschlecht durch das dichterische vermögen des
volksgemüthes umgestaltet wurde, freier schöpfung der
volksphantasie, welche ihre gebilde an bedeutsame
ereignisse, personen, stätten anknüpfte[...]
6
la prima voce proposta è strettamente collegata alla capacità umana del saper discorrere,
in altre parole tutto ciò che è definito come attività orale in generale. Tuttavia, la
definizione successiva può essere vista come un ampliamento del significato suggerito
dal Wahrig, sicuramente subito apprezzabile anche per un non-madrelingua tedesco. La
Sage è un racconto essenzialmente orale; nelle sole lingue antiche, si trattava di
aneddoti che sono collocabili lontani da periodi storici definiti. Nell‟uso della lingua ai
tempi dei Grimm, ovvero il XIX secolo, il vocabolo connotava un racconto di eventi del
passato, tramandato oralmente di generazione in generazione, basato su eventi semplici
e lineari, che venivano rimodellati secondo la fantasia creativa del popolo. Alcuni
classici esempi di Sagen narrano gesta o eventi miticizzati su personaggi storici famosi,
come ad esempio gli imperatori medievali Carlo Magno e Federico I Barbarossa
7
, o
anche su luoghi leggendari dove si presupponeva che avesse vissuto una o più figure
mitologiche
8
. Altresì, il vocabolo è una sostantivazione del verbo sagen, che già in alto
tedesco antico, designava e significa tuttora “dire” o “ciò che viene detto oralmente”
9
.
6
1) Linguisticamente è l‟abilità e l‟attività del parlare […]. 3) Racconto o notizia orale basata su qualcosa.
a) nelle lingue antiche, in riferimento a tutto quello che è contemporaneo. Il termine Sage si collega il
concetto d‟insicurezza, dubbio e diffamazione; viene usato certamente anche senza modificarne il senso.
b) notizia, racconto sul passato lontano che si tramanda di generazione in generazione. α) nelle lingue
antiche, tutto quello che è collocabile in un periodo lontano dalla storia può essere relazionato al concetto
di Sage. β) […] racconto di eventi del passato che non sono stati attestati. […] e, successivamente,
diventa un racconto storico ingenuo o un modo di tramare qualcosa, che viene rimodellato di generazione
in generazione tramite il patrimonio dell‟animo popolare. Oppure, viene vista come libera fantasia
popolare che si ricollega a importati eventi, persone o luoghi. […] trad. di A.V. da:
GRIMM, J., GRIMM, W., Deutsches Wörterbuch. 8. Band, R-Schiefe, bearbeitet von und unter Leitung
von Dr. Moriz Heyne, Leipzig, Hirzel, 1854-1971. pp. 1644 – 1647.
7
Cfr. cap. 3.
8
Cfr. cap. 2
9
come illustrato da Karl Wehrham, in base ai precedenti studi fatti di linguistica storico-comparata, il
verbo sagen è riscontrabile anche in altre lingue, antiche e moderne; il primo con lo stesso significato,
come ad esempio l‟antico sassone seggjan, divenuto in olandese zeggen, inglese antico secgan e inglese
moderno to say, riconducibili a loro volta con il lituano sakyti e l‟antico slavo sociti. Il sostantivo Sage,
invece, è riscontrabile solo in alto tedesco antico con saga e medio alto tedesco sage, in inglese antico
con sagu, divenuto in inglese moderno saw, ma con il significato di “sega”, e infine in antico nordico sög
4
Per i fratelli Grimm e in particolar modo per Jacob, la Sage fa parte della “poesia di
natura”
10
, così come la fiaba e la canzone popolare. Perciò, questo tipo di racconto orale
descrive una “verità genuina”, che viene collocata al di sopra della realtà di fatti
storici
11
. Inoltre, nella prefazione alla raccolta delle Deutsche Sagen, i fratelli Grimm
analizzano e confrontano dettagliatamente questo tipo di racconto orale con la fiaba, in
modo da delimitare le caratteristiche e le peculiarità che contraddistinguono l‟uno
dall‟altra.
12
Momentaneamente, si può ampliare il concetto di Sage con altre definizioni proposte da
due grandi studiosi di questi particolari racconti; Friedrich Ranke, vissuto agli inizi del
XX secolo, e Leander Petzoldt, nostro contemporaneo. In questo modo, lo studioso
italiano del tedesco potrà avere un quadro scientifico e aggiornato per quanto riguarda il
concetto di Sage. Per il primo,
Die Sage verlangt ihrem Wesen nach, daß sie geglaubt werde,
vom Erzähler wie vom Hörer; sie will Wirklichkeit geben,
Dinge erzählen, die wirklich geschehen sind […] Volkssage
sind vorläufige Erzählungen objektiv unwahren,
phantasiegeborenen Inhalts, der als tatsächliches Geschehnis in
der Form des einfachen Ereignisberichtes erzählt wird
13
.
Secondo Petzoldt, Ranke non approfondisce del tutto il concetto di Sage e resta
fortemente ancorato alle analogie e differenze con la fiaba, esattamente come è stato
fatto dai fratelli Grimm. Solo in studi successivi, Ranke porrà l‟attenzione
esclusivamente sulla credibilità o no di questi racconti
14
.
o saga, di cui si descriveranno in seguito i suoi connotati culturali e letterari specifici. Cfr. WEHRHAN,
K., Die Sage, Leipzig, Wilhelm Heims, 1908, p. 3.
10
Naturpoesie. Jacob Grimm distingue tra poesia di natura e poesia d‟arte (Kunstpoesie). La prima si basa
sul mito e non considera tutte le differenziazioni estetiche esistenti in letteratura. Grimm è convinto,
perciò, che la poesia popolare sia il prodotto dell‟intero popolo e che per questo motivo la poesia antica ci
sia tramandata solo anonimamente. La poesia d‟arte, invece, è una visione soggettiva del mondo perché
nasce dalla mente di una sola persona. Cfr. REINIGER, A. (a cura di), Profilo storico della letteratura
tedesca., Torino, Rosenberg & Sellier, 1999. p. 208, e FOI, M. C., Heine e la vecchia Germania. Le
radici della questione tra poesia e diritto. s.l., Garzanti, 1990, pp. 53 – 60. Cfr. ulteriormente cap. 2. §
2.2.1. e § 2.2.2. e cap. 3. § 3.4.1.
11
BRUNNER, H., RAINER, M., (a cura di) Literaturwissenschaftliches Lexikon. Grundbegriffe der
Germanistik., Berlin, Erich Schmidt Verlag, 1997, p. 302.
12
Cfr. cap. 2 § 2.2.1.
13
“La Sage, [rispetto alla fiaba], vuole essere creduta sia dal narratore e sia dall‟uditore. Vuole dire la
verità e raccontare fatti che sono realmente accaduti. […] Le Sagen popolari sono racconti temporanei dai
contenuti oggettivamente irreali e nati dalla fantasia. L‟argomento della Sage viene raccontato come se
fosse una raccolta di brevi notizie che sono accadute realmente.” Trad. A. V. di Cit. RANKE, F.,
“Grundfragen der Volkssagenforschung”, In: PETZOLDT, L., Vergleichende Sagenforschung,
Darmstadt, Wege der Forschung no. 152, 1969, p. 3
14
PETZOLDT, L., Einführung in die Sagenforschung., Konstanz, UVK-Ver.-Ges., 2001. p. 45.
5
Pertanto, lo stesso Petzoldt cerca di proporre una definizione complessa, che possa
fondere insieme tutti i tratti distintivi di questo racconto popolare particolare, senza
confronti dettagliati con la fiaba. La Sage è, dunque, un racconto che, in un primo
momento, nasce oralmente e solo in una fase successiva viene fissata per iscritto
15
. I dati
temporali, spaziali, e riguardanti determinati personaggi storici, su cui si basa una Sage,
sono realmente esistiti, ma vengono rielaborati secondo la mentalità e la memoria
collettiva di un popolo
16
. Anche gli eventi paranormali e i personaggi sovrumani
presenti sono considerati come autentici ed accreditati, attraverso il narratore
17
.
Strutturalmente, la Sage è considerata un modello narrativo che, grazie alla sua
semplicità contenutistica e linguistica, sembra essere accessibile a tutte le persone
appartenenti ad ogni ceto sociale. La trama della Sage mette in rilievo e confronta
l‟essere umano con le forze della natura che lo circonda; o anche con lontane realtà
storiche e il mondo trascendentale dell‟aldilà. Dalla sua affinità del soprannaturale e
dall‟inconscio che domina nella psiche umana, la Sage viene motivata anche attraverso
diverse esperienze personali del narratore, che, nella maggior parte dei casi, si scontrano
con l‟ignoto, il paranormale e l‟aldilà. Perciò, la Sage è “uno specifico modello
antropologico” che innalza l‟esperienza personale e la percezione della realtà su un
livello astratto del proprio inconscio.
18
Questa dettagliata e complessa definizione di
Leander Petzoldt è in buona parte in grado di spiegare benissimo allo studioso della
lingua tedesca tutte le caratteristiche che il significato della parola Sage può evocare
nella mente di un madrelingua germanofono.
Tuttavia, c‟è da prendere in considerazione un‟ulteriore precisazione linguistica. Se si
riprendesse il dizionario monolingue Wahrig, oltre al termine Sage, si troverà anche il
vocabolo Saga
19
, simile per significante, tuttavia spiegato in una sua voce a parte.
Quest‟ultimo, infatti, viene introdotto come “modello della prosa narrativa islandese dei
secoli XI e XIV” e si introduce la traduzione dell‟etimo in antico nordico come “storia
(rappresentata o vissuta)”. Infine, la definizione rimanda con un segno grafico di una
freccetta al vocabolo Sage, perché i due significanti, sebbene abbiano differenti
significati e siano stati introdotti in due voci diverse, possono indubbiamente avere le
15
Cfr. nello studio critico di PETZOLDT, 2001, pp. 17 – 28 dove descrive analiticamente le raccolte di
Sagen precedentemente edite da quella dei fratelli Grimm.
16
Cfr. le historische Sagen, descritte nel §1.1.2.
17
Cfr le dämonologische Sagen, descritte nel § ibid.
18
PETZOLDT, 2001, pp. 58 – 59.
19
L‟apprendente italiano del tedesco noterà subito che il significante di questa parola è uguale all‟italiano
“saga”. Cfr. § 1.2.2.
6
seguente caratteristiche comuni
20
. Ad esempio, hanno lo stesso etimo, come si può
notare dai loro significanti e inoltre, sono nate, in una prima fase, come racconto orale e,
successivamente, fissati per iscritto
21
.
Nella ricerca della letteratura folcloristica, esiste un buon contributo di studi
22
fatto
dall‟olandese André Jolles nel 1930, inerente alle “forme brevi”
23
della tradizione
popolare. Questa analisi dimostra, tuttavia, che un non-germanofono può facilmente
cadere in errore e confondere i termini tedeschi Sage e Saga, come confermato da
Leander Petzoldt, secondo il quale Jolles “associa la Sage non secondo la definizione
filologica e folcloristica del termine”, bensì secondo il concetto di Saga in ambito
nordico
24
, descrivendo tutte le diverse classificazioni inerenti alle saghe antico-
islandesi, rinvenute nei manoscritti dei secoli X e XI
25
. Infatti,
Was die Sage betrifft, klärt Jolles Darstellung weder ihre
Genese noch ihre gattungstypologischen Differenzierung; er
berücksichtigt weder ihre motivischen Ausprägung, noch
erklärt er Struktur und Wesen der Sage als eine ursprünglich
>einfache< Form.
26
In questo primo capitolo, si continuerà ad approfondire il discorso sulla Sage; si
presenteranno le ipotesi principali sulle loro origini e le teorie e le “leggi” inerenti alla
loro struttura formale, in modo da delimitare un‟analisi particolareggiata. Infine, si
proporrà una soluzione traduttiva in italiana che possa ricoprire tutti i tratti semantici
della parola Sage.
20
WAHING, G., WAHRIG-BURFEIND R., (edito da), 2000, p. 1074.
21
Uniche due caratteristiche che mettono d‟accordo gli studiosi Leander Petzoldt e André Jolles. Cfr.
JOLLES, A., Einfache Formen: Legende, Sage, Mythe, Rätsel, Spruch, Kasus, Memorable , Märchen,
Witz., Tübingen, Niemeyer Verlag, 1999, pp. 63 – 64 e PETZOLDT, 2001, pp. 58 – 59.
22
Kurt Ranke lo ha utilizzato per confermare la sua teoria sui “bisogni primari dell‟animo umano” che
ogni essere umano ha nel creare le Sagen, le fiabe, gli indovinelli e le altre forme “brevi”della tradizione
popolare. Cfr. Kurt Ranke cit. in: PETZOLDT, 2001, p. 101.
23
In tedesco Einfache Formen. Cfr. In: JOLLES, 1999, pp. 1 – 22.
24
PETZOLDT, 2001, p. 98.
25
Cfr JOLLES, 1999, pp. 66 – 70, dove analizza i tre gruppi principali di saghe, basati sui contenuti
narrativi, catalogati da Andreas Hausler.
26
Per quanto riguarda la Sage, l‟analisi di Jolles non chiarisce né la sua genesi né la sua distinzione
tipologica. Non tiene conto né del‟importanza al livello di “motivo”, né spiega la struttura e l‟essenza
della Sage come modello originariamente “breve”. Trad. A. V. In: PETZOLDT, 2001, p. 99. Cfr. § 1.2.
dove si analizzerà il contesto italiano della parola “saga”
7
1.1.1. Teorie sulle loro origini
Dopo aver lasciato gli studi giuridici ed essersi interessato allo studio del medioevo
27
,
Jacob Grimm aveva l‟intenzione di scrivere una “mitologia tedesca”
28
, ovvero decise di
fare una ricerca sulle usanze e le credenze pagane che erano presenti soprattutto in
Germania, senza considerare troppo la ben consolidata mitologia scandinava, come
afferma nella prefazione a quest‟opera enciclopedica:
Hätte ich den vollen nordischen Reichtum der Untersuchung
zum Grund gelegt, so würde von ihm die deutsche
Besonderheit gefährlich überwuchert worden sein.
29
Perciò, decise di comparare diverse fonti indirette sulle antiche popolazioni tedesche
che furono tramandate da altre culture, quali ad esempio romana, celtica, anglosassone e
danese. Tuttavia, decisive per la ricerca di Jacob Grimm, furono i racconti popolari
diffusi dalla gente comune del suo tempo, in quanto potevano essere considerati
importanti fonti primarie esclusive, provenienti da una genuina storia mitologica
tedesca. Oltre alle divinità maggiori, infatti, come ad esempio Wotan
30
, Jacob Grimm
voleva mettere in rilievo anche le figure divine secondarie che si possono riscontrare a
livello nazionale tedesco.
31
Successori alla sua idea di “mitologia tedesca” furono Max
Müller (1823-1876) e Adalbert Kuhn (1812-1881), che fondarono la Scuola di
Mitologia Comparata. Entrambi gli studiosi usarono ed ampliarono il materiale proposto
e raccolto da Jacob Grimm; in particolare Kuhn volle confrontare i miti tedeschi in un
contesto non solo germanico, ma anche indoeuropeo. Per questo ricercatore, inoltre, le
Sage costituiscono il materiale da cui si può ricavare l‟esistenza della mitologia
primordiale. Pertanto, analizzò non solo la “mitologia superiore” con la propria schiera
di divinità, ma anche le figure demoniache della “mitologia inferiore”, come ad esempio
gli spiriti dei boschi, i coboldi e gli spiriti della natura
32
.
27
Cfr. cap. 3 § 3.3.1.
28
L‟opera si intitola Deutsche Mythologie.
29
GRIMM, J., Deutschen Mythologie, Göttingen, In der Dieterichschen Buchhandlung, 1835, p. ix.
30
Odino: “Dio supremo dell'antica religione nordica; forse erede di una tradizione religiosa pre-
germanica. È dio della guerra, creatore del mondo e della prima coppia umana, e capo della 'caccia
selvaggia', schiera delle anime dei morti. La sua potenza, che esercita sia nel bene sia nel male, gli deriva
da una suprema sapienza magica: per acquistarla egli ha dato in cambio un occhio.”
Cit. in Treccani On-line, Odino.
http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Encicloped
ia_online/O/ENCICLOPEDIA_UNIVERSALE_3_VOLUMI_3_vol_017469.xml
31
Si pensi a Frau Holle: cfr. cap. 2. § 2.3.
32
Niedere Mythologie, ovvero quella poco conosciuta e studiata in precendeza. Con l‟espressione Höhere
Mythologie,ci si riferisce alla mitologia germanica precristiana. Cfr. PETZOLDT, 2001, p. 65.
8
Da queste idee di ricerca sulla mitologia comparata, sono sorte contemporaneamente
ulteriori ipotesi sulla genesi della Sage. Le teorie più significative erano definite
“monogenesi” e “poligenesi”. La prima spiega che la Sage si è originata da un modello
primordiale, definibile come “archetipo”, il quale si è propagato nel tempo e nello
spazio. Sostenitore di tale teoria, fu l‟orientalista Theodor Benfey (1809-1881). Questi
ritenne che l‟ archetipo della Sage, così come la fiaba, si sia sviluppata in India. Lo
studioso, infatti, ha cercato di rintracciare, tramite la comparazione del sanscrito con
altre lingue e civiltà antiche, diversi elementi culturali che sono in comune con tutti i
popoli indoeuropei e che costituiscono un probabile modello primordiale che si è
diffuso in seguito nel tempo e nello spazio attraverso la tradizione orale.
Successivamente, Joseph Bédier (1864-1938) si contrappone fortemente a questo
tentativo comparatistico di Benfey, perché riuscirà a dimostrare l‟impossibilità per cui
diversi popoli lontani geograficamente possano avere gli stessi elementi comuni
riconducibili in un unico “archetipo”
33
.
L‟ipotesi della “poligenesi”, al contrario, concorda con il fatto che ogni popolo con una
determinata cultura e propri luoghi e tempi abbia sviluppato un proprio modello –
archetipo da cui ha origine il racconto orale e popolare. Adolf Bastian (1826-1905), nel
1868, formulò una spiegazione appropriata a tale teoria. Secondo questo antropologo, i
temi mitologici e popolari corrisponderebbero a “pensieri elementari” dell‟umanità, che
sarebbero innati in ogni individuo e troverebbero espressione in storie rappresentanti
“pensieri nazionali”. Non essendo concretamente dimostrabili, l‟esistenza della
razionalità testimonierebbe in modo indiretto l‟esistenza dei pensieri elementari.
Esattamente come dire che le Sagen sarebbero nate da pensieri elementari individuali
riflettenti “pensieri nazionali” e sarebbero basate su elementi mitologici razionali che
rifletterebbero in un‟organizzazione sociale e statale
34
.
Nonostante questo interessante tentativo di spiegare la teoria della “poligenesi”,
entrambe le ipotesi, tuttavia, non sono facili da sviluppare con ulteriori esempi
significativi, come dimostra lo studioso Karl Kalinger, il quale suggerisce che
Der Archetypus der Volkserzählung ist nämlich nicht ein Text
und kann nie ein Text sein, was durch die mündliche Tradition
33
Cfr. BÉDIER, J., Les Fabliaux, étudies de littérature populaire et d‟histoire littéraire du moyen áge.,
Genève, Slatkine, 1982, p. 68.
34
BORRUSO, F., Fiabe ed identità, Roma, Armando Editori, 2005, p. 41.
9
des Märchens bedingt wird. Er ist Stoff, der sich als
Sinnzusammenhang bietet.
35
[corsivi miei]
Tuttavia, entrambe sono comunque un buon punto di partenza per spiegare le fonti
scritte della tradizione popolare. I fratelli Grimm, ad esempio, hanno difeso la teoria
della “monogenesi”, ritenendo che la Sage debba essere una comune eredità originaria
dei popoli indoeuropei. Per ampliare la suddetta teoria usarono l‟interessante metafora
della “pietra preziosa”, che rappresenterebbe “l‟archetipo comune”, la quale nei tempi
remoti risplendeva fortemente; in seguito, si frantumò e le sue schegge, che solo gli
osservatori più acuti e attenti possono ritrovarle nelle fiabe e nelle Sagen, finirono in
diversi luoghi lontani da dove era situata la pietra preziosa
36
. La teoria della
“monogenesi”, inoltre, è stata ripresa anche dalla Scuola Finlandese che utilizza il
metodo storico-geografico per individuare le „leggi‟ che regolano le strutture intrinseche
dei racconti popolari
37
.
A tal proposito, importanti tentativi per evidenziare che la Sage sia una costante
esistente in ogni tradizione e cultura della terra, a prescindere che sia nata dalle suddette
ipotesi, sono stati fatto da Leander Petzoldt e dallo psicologo Kurt Schier. Il primo, con
il seguente schema,
1. Mündliches Erzählen in vorliterarischer Zeit:
Dokumentations- und Reproduktions-Möglichkeiten:
a) Gedächtniskultur (oral)
2. Mündliches Erzählen in literarischer Zeit:
Dokumentations- und Reproduktions-Möglichkeiten:
a) traditional: Gedächtniskultur (oral)
b) indirekt: durch Nachrichten über Erzählvorgänge.
c) direkt: durch schriftliche Fixierung oraler Erzählungen
(literal)
3. Mündliches Erzählen in audiovisueller Zeit:
Dokumentations- und Reproduktions-Möglichkeiten:
a) wie unter 2 b, c.
b)Fixierung durch audiovisuelle Medien.
38
35
L‟archetipo del racconto popolare non è un testo e non potrà mai essere un testo scritto su ciò che è
presupposto da una tradizione orale di una fiaba. L‟archetipo è un materiale che si presenta un‟unica
unità di senso a se stante. [corsivi miei]. Cit. di Karl Kalinger in: PETZOLDT, 2001, p. 69.
36
Cfr. cit. Grimm in: PETZOLDT, 2001, p. 70.
37
Cfr. le „leggi epiche‟ analizzate nel § 1.1.2.
38
1. Racconto orale nell‟epoca preletteraria: possibilità di documentazione e riproduzione. a) cultura della
memoria (orale). 2. Racconto orale nell‟epoca letteraria: possibilità di documentazione e riproduzione. a)
tradizionale: cultura della memoria (orale). b) indiretta: attraverso notizie su fatti narrati. c) diretta:
trascrizione di racconti orali (letterario). 3. Racconto orale nell‟epoca multimediale: possibilità di
documentazione e riproduzione. a) come 2 b e c. b) trasmissione di racconti orali attraverso i media. Trad.
A. V. In: PETZOLDT, 2001, p. 85.