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dell’altro di questi due momenti determina già, di per sé, il taglio
dell’indagine che si intende svolgere. Buona parte degli studi
sull’emigrazione alpina piemontese nel corso dell’Ottocento hanno
affrontato il problema con particolare attenzione al momento della
partenza e attorno alle motivazioni che inducono alla partenza han-
no costruito il proprio impianto teorico
3
. Vi sono anche un numero
più ristretto di opere che si sono invece occupate degli emigranti nei
rispettivi luoghi di arrivo, brillando per l’originalità di alcuni risul-
tati ottenuti. Nel nostro caso abbiamo voluto tenere conto di en-
trambi i momenti, applicando però un metodo d’indagine particola-
re sia per quanto riguarda l’impostazione generale del lavoro, sia
per quanto concerne l’approccio metodologico. Innanzitutto abbia-
mo cercato di procedere a ritroso rispetto al movimento migratorio.
Gli abitanti del Piemonte emigravano dai loro rispettivi paesi in di-
rezione della Francia: e noi abbiamo voluto, nella nostra indagine,
partire dalla Francia per risalire la corrente sino a giungere ai paesi
natali in Piemonte.
Per evitare una eccessiva dispersione nell’indagine, è stato ne-
cessario focalizzare la nostra attenzione su un particolare diparti-
mento, quello delle Hautes Alpes, e, più nel dettaglio, su una speci-
fica area del dipartimento, il Guillestrois. La scelta del dipartimento
e dell’area non è stata casuale: abbiamo voluto scegliere una regio-
ne geografica dove l’emigrazione proveniente dalla Val Varaita fos-
se sì quantitativamente significativa, ma non predominante rispetto
3
È ad esempio una piacevole eccezione il lavoro di F. Ramella, Il Biellese nella “grande emi-
grazione di fine Ottocento”, in L’emigrazione biellese fra Ottocento e Novecento, Milano
1986. In questo caso il fenomeno viene affrontato proprio partendo da dati raccolti nelle zone
di arrivo degli emigranti. Un approccio simile, per quanto riguarda l’emigrazione cuneese, lo
troviamo in G. Claude, Les Piemontais originaires de la Province de Cuneo a Marseille et
dans les Bouches du Rhone contenuto in Migrazioni attraverso le Alpi Occidentali, Cuneo
1986.
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3
ad altri flussi provenienti da diverse aree del Piemonte, in modo da
poter stabilire raffronti fra i vari modelli . In questa prima parte del
lavoro abbiamo perciò lavorato, essenzialmente, sulle fonti anagra-
fiche francesi relative a un campione di 418 emigrati italiani regi-
strati nell’area del Guillestrois tra il 1888 e il 1898. Attraverso
un’analisi di tipo quantitativo, abbiamo quindi attestato la presenza
di diversi flussi migratori provenienti dall’Italia e abbiamo cercato
di cogliere i tratti comuni e le differenze tra i tre principali, prove-
nienti rispettivamente dal Biellese, dal Pinerolese e dalle valli del
Saluzzese.
Siamo poi passati dallo studio quantitativo del campione di
emigrati alla ricostruzione biografica degli individui originari della
valle Varaita e delle loro famiglie, basandoci, in questo caso, su
fonti anagrafiche e catastali italiane. In tale circostanza abbiamo
operato un confronto tra quanto è emerso dallo studio dei dati quan-
titativi e il risultato dell’indagine microstorica. Sullo sfondo delle
nostre ricostruzioni abbiamo tenuto presenti i principali lavori stori-
ci relativi alla tematica dell’emigrazione cuneese e le più recenti
opere antropologiche riguardanti l’organizzazione dell’arco alpino
4
.
La seconda particolarità del nostro studio sta nell’aver voluto
utilizzare due metodologie di lavoro differenti e, spesso, ritenute
addirittura contrapposte. L’uso incrociato dell’approccio microsto-
rico e dell’analisi quantitativa è stato la chiave di volta di tutta la
nostra indagine. La contestualizzazione dell’indagine microstorica,
che si è concretata anche sotto la forma di veri e propri case studies,
è in ogni caso uno degli obiettivi ai quali abbiamo maggiormente
mirato.
4
Vedi bibliografia generale.
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4
In sintesi il nostro metodo di lavoro ha inteso tener conto di due diverse
esigenze e si è basato su distinte tipologie di fonti. Da un lato abbiamo sca-
vato il più possibile in profondità nelle vicende familiari degli individui che
emigrarono a Guillestre tra il 1888 e il 1898, dall’altro non abbiamo ceduto
al fascino dell’indagine fine a se stessa, cercando di fare sempre riferimento
al quadro più generale dell’emigrazione verso la cittadina. L’articolazione
dialettica del rapporto tra ricostruzioni biografiche e contesto ha quindi ca-
ratterizzato il lavoro. Abbiamo in altri termini provato ad arricchire il conte-
sto storico dell’emigrazione cuneese ora in maniera statica, portando alla lu-
ce caratteristiche e meccanismi sociali che hanno in parte arricchito le cono-
scenze già note, ora in maniera dinamica, cioè introducendo alcuni elementi
innovativi, anche sotto forma di casi-limite, che hanno contribuito a delinea-
re un quadro nuovo.
CAPITOLO 1 – L’immigrazione italiana a Guillestre tra il 1888 e il 1898
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CAPITOLO 1
L’immigrazione italiana a Guillestre
tra il 1888 e il 1898
1.1 Le fonti francesi
Lo studio dell’emigrazione cuneese nei dipartimenti alpini fran-
cesi può essere condotto con risultati apprezzabili solo a partire da-
gli anni successivi alla metà dell’Ottocento. Prima del 1851, infatti,
i censimenti francesi non erano soliti tenere conto degli stranieri
presenti sul territorio nazionale. Da parte italiana, d’altro canto, le
statistiche sull’emigrazione, che compaiono in maniera diffusa dal
decennio successivo all’unità, sembrano essere poco attendibili poi-
ché basate esclusivamente sul numero di passaporti rilasciati. Nei
censimenti, prima sabaudi e poi italiani, l’informazione riguardante
il luogo ove si trova l’individuo censito al momento della rilevazio-
ne è anch’essa poco illuminante. Qualora il censìto si trovi
all’estero non viene, infatti, fornita l’indicazione del luogo di resi-
denza: questa è fornita semplicemente a livello aggregato, cioè na-
zionale. Di conseguenza il dato è talmente generico che non per-
mette di tracciare un percorso preciso dei movimenti migratori della
popolazione, ma semplicemente di trarre indicazioni di massima
1
.
1
Cfr. G. Claude – E. Temine, Les Piémontais originaires de la province de Cuneo a Marseille
et dans le Bouches du Rhone, in Migrazioni attraverso le Alpi Occidentali, Atti del convegno
di Cuneo, 1984
CAPITOLO 1 – L’immigrazione italiana a Guillestre tra il 1888 e il 1898
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Una possibile svolta, dal punto di vista del reperimento delle
fonti relative all’argomento, si ha, però, se si rivolge l’attenzione
all’ultima decade del secolo.
Nel 1888 il governo francese varò, infatti, una legge che impo-
neva, agli stranieri che intendevano prolungare il proprio periodo di
permanenza sul territorio francese oltre i quindici giorni, la registra-
zione delle proprie generalità presso il comune nel quale si intende-
va risiedere. Nascevano così i “Registres des Declarations faites par
Etrangers”, una sorta di anagrafe degli immigrati
2
. Lo straniero che
si recava in Francia era tenuto, in base alla legge del 2 ottobre 1888,
a presentarsi presso gli uffici del comune nel quale era immigrato
portando con sé un documento che comprovasse la propria identità.
Le autorità francesi provvedevano quindi a una vera e propria sche-
datura. Oltre ai semplici dati anagrafici dell’individuo (nome, co-
gnome, luogo e data di nascita), nei “Registres des Declarations” si
trovano molte altre informazioni. Dell’immigrato vengono infatti
annotati anche il nome del padre e della madre, l’ultimo comune di
residenza, la professione, lo stato civile, il nome e l’età
dell’eventuale moglie e il numero, il nome e l’età degli eventuali fi-
gli.
Pur nella loro straordinaria utilità i “Registres des Declarations”
presentano tuttavia alcune difficoltà di analisi e rielaborazione ai fi-
ni di uno studio storiografico.
Da un lato, la legge sulla naturalizzazione del 26 giugno 1889,
che vide la luce meno di un anno dopo il decreto sulla registrazione
degli stranieri del 1888, rendeva inutile la trascrizione nella voce
2
Tali registri sono, generalmente, conservati negli Archivi Dipartimentali, e raccolti all’interno
della Serie 4M.
CAPITOLO 1 – L’immigrazione italiana a Guillestre tra il 1888 e il 1898
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7
“immigrati” di alcune categorie di individui
3
; dall’altro, lo stesso
provvedimento del 1888 conteneva in nuce più di un difetto. Come
già affermato in precedenza, sulla base del decreto doveva presen-
tarsi alle autorità ogni cittadino straniero che si proponesse di stabi-
lire la sua residenza in Francia oltre i quindici giorni. Nel caso
dell’emigrazione di un nucleo famigliare o di una coppia di coniugi,
era tuttavia il solo capofamiglia a doversi recare presso gli uffici
comunali per la registrazione. Il capofamiglia si faceva così garante
della propria moglie e della propria prole davanti alle autorità fran-
cesi.
Dal momento che l’individuo che si presentava per la registra-
zione era tenuto a produrre una “pièce justificative”, vale a dire una
documentazione comprovante le dichiarazioni relative esclusiva-
mente ai dati anagrafici, le informazioni inerenti il coniuge e i figli
al seguito erano spesso registrate con scarsa cura. Risulta spesso in-
comprensibile, oggi, capire chi degli individui registrati in queste
liste fosse realmente emigrato in compagnia della moglie e dei figli
e chi invece avesse semplicemente dichiarato di essere sposato con
una donna che, però, era rimasta in Italia.
La compilazione della casella relativa allo stato civile, infatti,
non era certo improntata a un criterio rigoroso. Basti pensare che
anche all’interno dei “Registri” di uno stesso comune vi sono di-
screpanze assai notevoli nel metodo di compilazione, imputabili
all’approssimazione con la quale i singoli addetti comunali
provvedevano alla registrazione delle dichiarazioni degli immigrati.
Taluni si premuravano di segnalare dove si trovasse la moglie
3
Sulla base della legge del 26 giugno 1889 dovevano considerarsi francesi d’ufficio: i figli di
ignoti nati in Francia; gli individui nati in Francia da uno straniero a sua volta nato in Francia;
gli individui nati in Francia da padre straniero nato all’estero. In quest’ultimo caso vi era la fa-
coltà di declinare la nazionalità nell’anno successivo il compimento della maggiore età.
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dell’individuo che si presentava alla registrazione, altri ne segnala-
vano a mala pena il nome e il cognome. E un problema analogo si
ripresenta per quanto riguarda i figli minori a carico.
Nella realtà delle cose, inoltre, il provvedimento del 1888 ebbe
uno scarso successo, anche perché prevedeva pene assai blande per
coloro i quali si rifiutavano di recarsi presso gli uffici comunali per
la registrazione. Bisogna poi aggiungere che, proprio per lo scarso
potere deterrente che il provvedimento esercitava, appare alquanto
plausibile che la maggior parte degli emigranti stagionali, che per
altro costituivano una cospicua parte dell’intero flusso migratorio
verso la Francia, disattendessero in massa le registrazioni.
La politica governativa francese in tema di immigrazione tutta-
via, per quanto incline alle naturalizzazioni, non si diede per vinta e
modificò il provvedimento con un successivo decreto legge.
Quest’ultimo entrò in vigore l’8 agosto del 1893 ed ebbe il suo pun-
to di forza nelle pesanti sanzioni previste per chi cercasse di eluder-
lo.
Le registrazioni degli stranieri per gli anni successivi al 1893
appaiono quindi maggiormente attendibili e più ricche di informa-
zioni rispetto a quelle del quinquennio precedente, che pur non
vanno sottovalutate. Ciononostante, sebbene dal 1893 in poi tra-
spaia una maggior precisione anche da parte degli addetti comunali
alla registrazione, tale documentazione è solita presentare ancora
alcuni vizi ricorrenti. Continuano a essere registrati solamente i ca-
pofamiglia e il problema relativo alla comprensione di chi, fra le
mogli e i figli, si trovasse in Francia si ripresenta con la medesima
forza.
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Vi sono inoltre altri piccoli inconvenienti legati innanzitutto alla
trascrizione dei nomi italiani. Nei registri del Département des Hau-
tes Alpes si può osservare, ad esempio, come per tutto il 1893 e per
parte del 1894 i nomi di battesimo degli stranieri siano per lo più
francesizzati, analogamente a quanto avviene con il luogo di nasci-
ta. Ed è proprio quest’ultimo aspetto a creare la maggior parte dei
problemi. Le frequenti omonimie tra i toponimi francesi e alcuni
toponimi italiani (in particolar modo del Cuneese) creano problemi
di identificazione. Altrettanto avviene quando il luogo di nascita
viene riportato nella forma dialettale o quando invece del nome del
comune di residenza viene fornito dall’immigrato quello d’una sua
frazione o borgata, cosa che genera ulteriore confusione per la fre-
quenza di termini simili nella toponomastica piemontese.
Nel complesso, tuttavia, i “Registres des declarations faites par
etrangers” risultano una fonte tanto preziosa quanto quasi scono-
sciuta e poco utilizzata dagli studiosi che si sono occupati
dell’argomento
4
. Pur con tutti i limiti descritti, essi permettono in-
fatti di avere un quadro sufficientemente preciso, nonché circostan-
ziato nel tempo, dei luoghi di origine, delle fasce di età e delle pro-
fessioni degli emigrati italiani.
Non in tutti i dipartimenti francesi questo tipo di documentazio-
ne si è conservato. In taluni casi, come in quello della Savoia e del
Lionese
5
(zone peraltro di scarso interesse per lo studio
dell’emigrazione cuneese), il materiale è andato del tutto perduto; in
4
Renata Allio, che pur dimostra di conoscere questo tipo di fonti, sostiene che esse siano poco
precise di scarso aiuto rispetto ai censimenti (R. Allio, L’emigrazione dal cuneese al sud est
della Francia dalla crisi agraria alla Prima Guerra Mondiale, in Migrazioni attraverso le Alpi
Occidentali, Cuneo 1984). Non è di questo avviso Franco Ramella, il quale ritiene che “questa
straordinaria documentazione, seppur non sempre reperibile, è stata finora assai poco sfruttata
dagli storici” (F. Ramella, Il Biellese nella “grande emigrazione di fine Ottocento”, in
L’emigrazione biellese fra Ottocento e Novecento, Milano 1986).
5
F. Ramella, op. cit.
CAPITOLO 1 – L’immigrazione italiana a Guillestre tra il 1888 e il 1898
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altri, come nel Département des Alpes d’Haute-Provence, esso è re-
peribile solo parzialmente, dal momento che alcuni registri, non
conservati negli Archivi Dipartimentali, ma nei singoli comuni, so-
no andati persi
6
. Nel Département des Hautes-Alpes, che sarà og-
getto privilegiato del nostro studio, la situazione, dal punto di vista
della conservazione delle fonti, è invece ottima.
Esistono numerosi contributi allo studio e alla comprensione del
fenomeno dell’emigrazione piemontese (e in special modo cuneese)
in Francia, molti dei quali basati su fonti di tipo anagrafico. La
maggior parte di questi lavori hanno un taglio generale, che tende a
dare una visione globale del fenomeno: l’attenzione è indirizzata a
cogliere soprattutto i caratteri generali, tralasciando spesso i
particolarismi e le peculiarità locali. Spesso, tuttavia, quando si ha
la possibilità di abbandonare il quadro di massima per dedicarsi allo
studio dettagliato di una piccola realtà facente parte del fenomeno
generale, si riesce a portare a galla una serie di problematiche che,
altrimenti, rimarrebbero sepolte. Le sorprese, specie se si focalizza
l’obiettivo sulle storie famigliari degli emigranti, non mancano: si
riesce così a gettare luce su alcuni aspetti poco conosciuti o sottova-
lutati dell’emigrazione che permettono di avere, nell’insieme, una
visione globale più lucida, capace di tener conto anche dei risultati
ottenuti attraverso l’analisi microstorica.
Essendo proprio il nostro intento originario quello di compiere
una ricostruzione biografica di taglio microstorico delle scelte mi-
gratorie di alcune famiglie, abbiamo quindi dovuto scartare l’idea di
raccogliere, in maniera estensiva, i dati di tutto il Dipartimento delle
Alte Alpi.
6
Cfr. Les étrangers en France, guide des sources d’archives publiques et privées, a cura di P.
J. Derainne e P. Veglia, Parigi 1999, pp. 60-61
CAPITOLO 1 – L’immigrazione italiana a Guillestre tra il 1888 e il 1898
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Per la nostra indagine abbiamo perciò deciso di indirizzarci ver-
so un campione ridotto, ma rappresentativo, del vasto universo di
italiani registrati nel Dipartimento delle Alte Alpi a partire dal
1888.
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1.2 Il campione
1.2.1 Il Guillestrois: crocevia di strade
Il campione preso in esame si riferisce agli emigrati registrati
dalle autorità francesi a Guillestre e nei comuni limitrofi che com-
pongono l’unità amministrativa dell’Arrondissement di Guillestre,
negli anni che vanno dal 1888 al 1898, sulla base delle disposizioni
legislative del 1888 e del 1893. La scelta della zona del Guillestrois
non è stata certo casuale ai fini della nostra indagine.
Gli studiosi che in passato avevano già affrontato la tematica
dell’emigrazione italiana nel Dipartimento delle Alte Alpi avevano
potuto osservare come le zone di origine degli emigranti potessero
essere individuate seguendo due direttrici principali. Da un lato vi
era un flusso consistente di individui provenienti dal Biellese e
dall’Eporediese, dall’altro si segnalava anche un considerevole con-
tributo dalle valli montane del Pinerolese, del Saluzzese e del
Cuneese
7
. Uno studio che tenga conto dell’apporto di entrambe
queste direttrici dell’emigrazione piemontese nel Dipartimento in
questione comporterebbe una scelta indirizzata verso uno studio
estensivo dei dati relativi a tutto il Dipartimento, oppure
l’individuazione di un campione rappresentativo che, su scala
ridotta, possa fornire un quadro rappresentativo della situazione
generale. Andando alla ricerca di un’area che potesse raccogliere in
ugual misura l’emigrazione del Piemonte settentrionale e quella
della parte meridionale della regione, abbiamo trovato, nella
regione attorno a Guillestre, una particolare zona del
7
Cfr. G. Callon, Le mouvement de la population dans le département des Hautes Alpes de
1821 à 1920, Gap 1931, pp. 27-29 e F. Ramella, op. cit, pag. 314
CAPITOLO 1 – L’immigrazione italiana a Guillestre tra il 1888 e il 1898
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lestre, una particolare zona del Rassembrement di Embrun, ciò che
faceva al caso nostro .
L’area del Guillestrois, con il capoluogo nella caratteristica cit-
tadina di Guillestre, è quella che, sia dal punto di vista della localiz-
zazione geografica, sia da quello della consistenza demografica,
sembra andare maggiormente incontro ai requisiti che abbiamo de-
scritto. La zona è delimitata ad est dal Queyras, ad ovest
dall’Embrunais e Champsaur, a sud dalla Valle dell’Ubaye e a nord
da la Vallouis-les Ecrins. Essa è geograficamente costituita dalla
basse valle del Guil e dalle sue valli laterali (Ceillac, Vars e Risoul),
dalle spianate di Guillestre, Eygliers e Mont-Dauphin, oltre che da
un segmento della valle della Durance. Al centro, il borgo di Guil-
lestre, circondato da verdeggiante vegetazione, si propone come il
crocevia naturale e commerciale della regione. La cittadina, infatti,
gode di una posizione geografica privilegiata, situata ai piedi di
montagne che superano anche i 3000 metri di altitudine, sulla strada
di alcune delle più battute vie di comunicazioni delle Alpi meridio-
nali. Per intenderci, ciò fa sì che Guillestre sia stato e sia un luogo
di transito o di arrivo sia per chi espatria dall’Italia verso la Francia
attraverso il valico del Monginevro, sia per chi, giungendo dal
Piemonte meridionale, utilizza il Colle dell’Agnello per recarsi nei
territori d’Oltralpe.
Si può facilmente ipotizzare che l’emigrazione biellese ed epo-
rediese, e più in generale tutta l’emigrazione del Piemonte setten-
trionale, quando era rivolta verso il Dipartimento delle Alte Alpi u-
tilizzasse in prevalenza il valico del Monginevro. D’altro canto è
facile supporre, invece, che dalla provincia di Cuneo e dalle zone
meridionali della provincia di Torino chi intendesse emigrare nei
CAPITOLO 1 – L’immigrazione italiana a Guillestre tra il 1888 e il 1898
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vicini dipartimenti francesi utilizzasse altri valichi. In particolar
modo chi proveniva dalle valli del Pinerolese e dalle valli del Sa-
luzzese e intendeva espatriare non aveva altre alternative se non uti-
lizzare il colle dell’Agnello, il quale, una volta oltrepassato, co-
stringeva a scendere a valle sino a Guillestre. Qui il cammino di
molti emigranti era appena all’inizio, mentre quello di alcuni altri
era giunto al capolinea. Proprio da Guillestre e dalla circostante a-
rea del Guillestrois trarrà origine la nostra ricerca.
1.2.2 Le dimensioni del campione
La consultazione dei “Registres des Etrangers” relativi
all’arrondissement di Guillestre, attualmente custoditi all’interno
degli Archivi Dipartimentali di Gap, è stato il punto di partenza per
la costituzione del campione di popolazione che analizzeremo nelle
pagine seguenti. Vediamo dunque quale è la consistenza del cam-
pione sul quale ci troveremo a lavorare.
Si tratta di 418 individui, registrati tra il 1888 e il 1898 nei co-
muni di Guillestre, Risoul, Mont Dauphin, Vars, Réotier, Saint Cre-
pin, Eygliers e Ceillac. Del totale degli individui, ben 351 sono re-
gistrati nella sola Guillestre, mentre i restanti 67 sono suddivisi tra
gli altri comuni
8
.
Compiendo uno studio su fonti simili, ma relative al Diparti-
mento delle Alpi Marittime, Renata Allio aveva riscontrato una cer-
8
Le fonti a cui si fa riferimento sono conservate nelle Archives Départemental des Hautes Al-
pes a Gap. Per quanto riguarda i Registres des declarations faites par Etrangers, le serie di
competenza sono la 4m190 (dove sono raccolti i dati degli stranieri registrati tra il 1888 e il
1893 e la 4m191 (dove sono raccolti i dati relativi agli stranieri registrati dal settembre del
1893 al 1898).
CAPITOLO 1 – L’immigrazione italiana a Guillestre tra il 1888 e il 1898
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ta incongruenza tra i dati riportati dai censimenti quinquennali dello
stato francese e le liste di individui estrapolate dai “Registres des
declarations”
9
. Nel suo saggio sull’emigrazione cuneese a Grasse,
Allio aveva osservato una tendenza a sottostimare l’immigrazione
nei censimenti. In pratica il numero di italiani residenti nella citta-
dina di Grasse sulla base del censimento era nettamente inferiore ri-
spetto al numero di immigrati italiani registrati, in ottemperanza
della legge del 1888, in quello stesso anno. Questa stessa tendenza
pare essere presente anche nel Dipartimento oggetto del nostro stu-
dio, ma, in questo caso, più che di una tacita linea politica del Mini-
stero degli Interni francese
10
, il fenomeno pare piuttosto figlio di
una comprensibile impossibilità da parte delle autorità francesi di
tenere conto nei censimenti dei numerosi immigrati stagionali. Que-
sti ultimi, che invece risultano sulle liste comunali degli stranieri
entrati nel dipartimento, si soffermavano in territorio francese meno
di un anno, se non addirittura soltanto qualche mese, e difficilmente
venivano conteggiati nei censimenti ufficiali che si svolgevano con
cadenza quinquennale
11
.
9
R. Allio, Da Roccabruna a Grasse. Contributo per una storia dell’emigrazione cuneese nel
sud della Francia, Roma 1984
10
Allio sembra voler sottendere una certa complicità del governo francese nel sottostimare la
portata dell’immigrazione in un momento in cui stavano nascendo grandi tensioni tra francesi e
stranieri, e, contemporaneamente, nell’incoraggiarla per placare l’ingente fabbisogno di mano-
dopera che caratterizzava quegli anni della Terza Repubblica (cfr. R. Allio, op. cit., pp. 19-20).
11
Sull’alta diffusione dell’emigrazione stagionale ancora nell’ultimo decennio dell’Ottocento
concordano numerosi studiosi. Già ad inizio Novecento se faceva cenno: Baldioli-Chiorando,
L’emigrazione in alcuni paesi della provincia di Cuneo, (Montagna e collina), in “La Riforma
Sociale”, Roma 1903; ma illuminanti sono anche: P. Milza, L’emigration italienne en France
de 1870 a 1914, in P. Duroselle e E. Serra (a cura di), L’emigrazione italiana in Francia prima
del 1914, Milano 1978 e l’esaustivo E. Sori, L’emigrazione italiana dall’Unità alla II Guerra
Mondiale, Bologna 1979