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Laura Raduta Università Degli Studi Di Roma Tre Facoltà di Ingegneria
PREMESSA
Uno dei problemi più urgenti che la nostra civiltà è chiamata a risolvere
attualmente è quello dell’approvvigionamento energetico.
È indubbio che la diffusa disponibilità di energia e il suo sfruttamento hanno
portato enormi benefici al benessere della popolazione mondiale, anche se con
le dovute distinzioni da paese a paese.
Tutte le attività della nostra società, cosi come la conosciamo, si basano su uno
sfruttamento necessario, non sempre efficiente, di energia. La mancanza di
energia provocherebbe stravolgimenti facilmente immaginabili nelle nostre
abitudini di vita e scatenerebbe conflitti per il suo approvvigionamento.
È oggettivo che l’attuale modello di sfruttamento delle risorse energetiche
presenti sul pianeta, principalmente non rinnovabili, è destinato a collassare a
causa della mancanza delle stesse.
Una soluzione è vista nell’utilizzo di energia rinnovabile, il Sole, le forze relative
al campo gravitazionale di pianeti e satelliti e quella derivante dal calore
residuo della formazione del pianeta. Nel primo caso abbiamo energia termica,
idroelettrica, eolica, biomasse e fotovoltaica, nel secondo sostanzialmente lo
sfruttamento delle maree, mentre nel terzo ricade la geotermia.
L’attuale sistema di produzione di energia, nazionale ed internazionale, è
basato maggiormente su fonti fossili e sull’utilizzo del nucleare. Una certa
percentuale, in genere minoritaria e variabile, ma in costante aumento, è
costituita da fonti rinnovabili come quelle appena citate.
Il problema energetico influisce su una serie complessa di aspetti della vita di
ogni singolo paese e della popolazione mondiale in genere.
È un dato di fatto che gli stati maggiori consumatori di energia sono
importatori di fonti energetiche, proprio da quegli stati poco sviluppati che
hanno minori consumi.
La distanza tra il luogo dove avviene il consumo e quello della fonte di energia
utilizzata ha portato a squilibri politici, economici e sociali facilmente visibili.
Il risultato sono state e purtroppo lo sono tuttora guerre violente, economiche
e socio-culturali che imperversano il cosiddetto terzo mondo.
L’avvicinarsi della fine delle risorse aumenta i conflitti e i disequilibri che
accentuano il problema dell’insicurezza del prezzo e dell’approvvigionamento.
L’Italia è un paese povero di risorse energetiche tradizionali e per questo
importa la maggior parte delle fonti, partecipando attivamente agli squilibri
sopra ricordati.
Non solo, ma ai problemi brevemente accennati sopra si aggiunge quello
ambientale, non collocabile geograficamente e per questo sentito con maggiore
sensibilità dai paesi cosiddetti sviluppati.
Prescindendo dal riscaldamento globale, il quale ancora riesce a trovare
qualche scettico, in barba all’evidenza, l’inquinamento atmosferico provocato
dall’uso massiccio di fonti fossili non può più essere ignorato. Fortunatamente
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una nuova e più sentita sensibilità delle autorità, anche mondiali, verso
quest’aspetto critico del nostro modello di sviluppo, sta muovendo i suoi primi
ma decisi passi.
Oltre ai danni in vite umane e salute pubblica, difficilmente valutabili, l’ OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità) ha calcolato i danni economici, in
termini di spesa sanitaria, che l’inquinamento da fonti fossili provoca.
Ricapitolando ci sono una serie di motivi per cui bisogna svincolarsi dalla
dipendenza da fonti fossili per loro natura non rinnovabili:
• la loro carenza nello spazio e nel tempo;
• i costi economici e politici;
• i costi ambientali.
In questo scenario si inseriscono diverse politiche incentivanti verso le fonti
rinnovabili che i singoli stati hanno adottato o sono in procinto di farlo.
La Germania è uno dei paesi all’avanguardia per quest’aspetto, in quanto fu il
primo ad incentivare la produzione da fonte rinnovabile, soprattutto con il
sistema fotovoltaico, fin dai primi anni novanta. Sotto la spinta dell’opinione
pubblica e degli interessi economici e politici, diversi paesi si stanno muovendo
in questa direzione;ne è un esempio eccellente la Comunità Europea con i suoi
programmi di sostegno.
Per tutta questa serie di motivi l’interesse per lo sfruttamento delle energie
rinnovabili è cresciuto, soprattutto per l’eolico e il fotovoltaico.
Quando negli anni della rivoluzione industriale e poi successivamente, si
costruivano impianti di produzione di energia da fonti fossili l’unico interesse
era la produzione e il guadagno, parole come impatto ambientale ,
sostenibilità, esternalità, inquinamento, erano pressoché sconosciute o al più
non interessanti.
Per fortuna oggi le cose sono cambiate e prima di implementare una tecnologia
in maniera massiccia ci si interroga sulla sua sostenibilità su larga scala,
sull’inquinamento provocato, sui vantaggi e svantaggi ambientali.
Lo svolgimento della presente tesi si propone di investigare uno dei molteplici
aspetti che riguardano lo studio della sostenibilità dell’uso crescente del
sistema fotovoltaico, cioè lo smaltimento o il riciclo dei pannelli a fine vita.
VII
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Introduzione
L’obiettivo del lavoro di tesi che viene presentato nelle seguenti pagine è la
presentazione e descrizione di una soluzione sostenibile allo smaltimento a fine
vita dei pannelli fotovoltaici. L’argomento della tesi è nato dalla curiosità di
conoscere le varie soluzioni attuali e future per il trattamento dei rifiuti
derivanti dalla dismissione del sistema fotovoltaico. L’attenzione è stata posta
fin da subito sull’elemento più critico, da questo punto di vista dell’intero
sistema ossia il pannello per conversione fotovoltaica. Questo perché il resto
dei componenti presenti in un impianto fotovoltaico sono prodotti comuni a
molti impianti di produzione di energia e comunque dispositivi elettrici ed
elettronici di uso comune che quindi hanno gia una filiera per il trattamento a
fine vita.
Il lavoro di ricerca è stato svolto grazie all’ausilio di documenti preparati da
istituti di ricerca di tutto il mondo su progetti destinati ai convegni
internazionali del settore.
La struttura della presente tesi è suddivisa sostanzialmente in tre parti; una
prima parte (Cap.1 e 2) introduttiva del sistema fotovoltaico e più nello
specifico dei moduli, affrontando di questi anche il processo produttivo, una
seconda parte (Cap 3) in cui si descrive e si stima la sostenibilità energetica
ed ambientale di questo sistema di produzione, anche in confronto ai
tradizionali sistemi di produzione energetica elettrica ed infine una terza parte
(Cap 4), in cui si descrive il processo di riciclaggio dei pannelli attualmente più
avanzato al mondo, che viene inoltre messo a confronto con il tradizionale
incenerimento e conferimento in discarica.
Nell’ultimo capitolo verranno presentati i risultati dell’indagine svolta.
Capitolo 1 - 1.1 - Cenni storici sul fotovoltaico 8
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CAPITOLO 1
Il sistema fotovoltaico
Un sistema fotovoltaico è un generatore di energia, la cui fonte primaria è la
radiazione solare. La natura della radiazione solare fa si che la potenza
generata sia molto variabile e discontinua. Per ovviare a questo inconveniente
in genere si ha bisogno di un accumulatore che immagazzini l’energia prodotta
quando questa non viene utilizzata e fornirla nei momenti di minore
generazione. Questo accumulatore puo essere un banco di batterie o anche la
rete elettrica gia esistente nella quale viene immessa energia e potenza
generati da altri tipi di impianti oltre che fotovoltaici.
In questo capitolo si fornirà una breve panoramica sul fotovoltaico(di seguito
abbreviato PV, dal termine inglese, photovoltaics), alcuni cenni storici ,il
principio fisico su cui si basa il funzionamento, i vari tipi di sfruttamento della
risorsa solare attraverso i sistemi fotovoltaici, inoltre si accennerà alla
situazione italiana e al sistema di incentivi statali.
1.1 - Cenni storici sul fotovoltaico
L'effetto fotovoltaico fu osservato per la prima volta da Becquerel nel 1839 ed
è rimasto a lungo una curiosità di laboratorio fino alla primavera del 1953,
quando, studiando il silicio e le sue possibili applicazioni nell’elettronica, Gerald
Pearson, fisico presso i laboratori Bell, costruì involontariamente una cella
solare al silicio.
Altri due scienziati della Bell, Darryl Chapin e Calvin Fuller, perfezionarono la
scoperta di Pearson e realizzarono la prima cella in grado di convertire in
elettricità abbastanza energia solare per alimentare dispositivi elettrici di uso
quotidiano: il primo giorno di sole del 1954 la cella al silicio funzionava con un
rendimento del 6%.
Negli anni ’60 si cominciò a pensare di produrre “nastri e fogli” di silicio, per
cercare di risolvere il problema degli ingenti sprechi di materiale dovuti al
taglio dei lingotti. Ancora negli anni ’60 Shurland propose l’utilizzo del solfuro
di Cadmio, e nel ’67 era pronta la prima cella a solfuro di cadmio depositato su
plastica.
Negli anni ’70 cominciarono ad essere sviluppate, nell’ambito delle applicazioni
spaziali, celle all’arseniuro di Gallio, le quali presero definitivamente piede
nell’ultimo decennio del secolo. La svolta per le applicazioni terrestri del
fotovoltaico, fino ad allora principalmente utilizzato per applicazioni spaziali, fu
data dalla crisi energetica del 1973/74. Esperti di tutto il mondo cominciarono
a guardare con interesse a questa tecnologia la quale prometteva di svincolarsi
dalle fonti fossili. Gli sforzi fatti negli anni ‘80 furono notevoli e riuscirono a far
Capitolo 1 - 1.2 - L’effetto fotovoltaico 9
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diminuire i costi delle celle di un fattore 1000, anche se ancora non sufficiente
per essere competitivo con i sistemi tradizionali di produzione di energia
elettrica.
Vennero sviluppati procedimenti per produrre silicio policristallino, meno
costosi e meno dispendiosi di quelli utilizzati per il monocristallino. Dopo la crisi
petrolifera del ’73 Carson ottiene per caso una pellicola sottile di silicio amorfo
idrogenato, che nel ’76 raggiunge il rendimento del 5,5%. In quegli anni il DOE
PV Research and Development Program sperimentava pellicole sottili al silicio
cristallino, e tutta una gamma di nuovi materiali: CIS, CdTe, InP, Zn3P2, Cu2Se,
WSe2, GaAs, ZnSiAs.
È interessante notare che l’utilizzo di pellicole sottili era già stato proposto
dallo stesso Chapin all’epoca delle sue prime scoperte.
Nei primi anni ’80 Barnett, per conto della SERI, si interessò al tellururo di
cadmio e alle pellicole di silicio policristallino, fondando la società “AstroPower”,
oggi ben nota.
Sempre nei primi anni ’80, Martin Green, lavorando alla tecnologia del silicio,
sostituì la serigrafia con solchi in rame realizzati con il laser.
Nel 1997 veniva “lanciata” la prima cella a giunzione tripla a silicio amorfo.
Le ricerche continueranno fino ai giorni nostri su più fronti, quello di aumentare
l’efficienza dei processi e delle celle gia affermate sul mercato da un lato e
sullo sviluppo di nuovi materiali dall’altro.
I ricercatori operanti nel settore del fotovoltaico hanno avuto un ruolo chiave
nella scoperta di nuovi materiali semiconduttori e, se da una parte le ricerche
sul fotovoltaico hanno beneficiato enormemente dell’esplosione della tecnologia
microelettronica, nel contempo producevano nuove conoscenze a beneficio di
quella stessa industria elettronica con cui sono tuttora intimamente legati.
1.2 - L’effetto fotovoltaico
L'effetto fotovoltaico consente di trasformare l'energia della radiazione solare
in energia elettrica, senza parti meccaniche in movimento e senza l'uso di
alcun combustibile.
La conversione della radiazione solare in energia elettrica avviene sfruttando
l’effetto indotto da un flusso luminoso che investe un materiale semiconduttore
(per la maggior parte della applicazioni il silicio drogato).
Per comprendere i fenomeni che ricorrono nei semiconduttori è necessario
ricordare degli aspetti relativi alla struttura della materia.
Il Silicio (Si), maggiormente utilizzato, ha 4 elettroni di valenza; ciò rende le
sue caratteristiche simili né a un conduttore né a un isolante e viene chiamato
“semiconduttore”.
In condizioni ordinarie un pezzo di silicio è neutro: le cariche dei suoi nuclei
sono bilanciate da quelle della coorte di elettroni che riempiono i vari strati,
compresi quelli di valenza. Nel cristallo si hanno legami covalenti in cui i 4
elettroni di valenza si legano con altri 4 elettroni di atomi contigui.
Per avere l’effetto fotovoltaico il silicio viene drogato.
Capitolo 1 - 1.2 - L’effetto fotovoltaico 10
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Drogare un semiconduttore, significa aggiungere piccole percentuali di atomi
diversi del semiconduttore stesso allo scopo di modificare le proprietà
elettriche del materiale, variando il numero e il tipo delle valenze.
Il drogaggio può essere di tipo n, l'atomo drogante ha un elettrone in più di
quelli che servono per soddisfare i legami del reticolo cristallino e tale elettrone
acquista libertà di movimento all'interno del semiconduttore, o di tipo p,
allorchè l'atomo drogante ha un elettrone in meno di quelli che servono per
soddisfare i legami del reticolo cristallino e tale mancanza o vacanza di
elettrone, indicata con il nome di lacuna, si comporta come una particella
carica positivamente e si può spostare all'interno del semiconduttore.
Le quantità di elementi droganti utilizzate per effettuare il drogaggio sono, in
termini percentuali, bassissime: si parla per l'appunto di impurità elettroniche
in quanto tali impurità sono in grado di modificare le proprietà elettriche del
semiconduttore ma non le proprietà chimiche dello stesso.
Per il silicio, il drogaggio di tipo n può essere effettuato mediante atomi di
fosforo o arsenico, mentre il drogaggio di tipo p è generalmente effettuato
mediante atomi di boro.
Ponendo a contatto uno strato di tipo n con uno di tipo p si ha una giunzione p-
n. Per diffusione avviene uno scambio di elettroni e di lacune da una parte
all’altra. Gli elettroni liberi dello strato n tendono a spostarsi verso quello p, e
viceversa per le lacune. Questo spostamento continua fino a che il potenziale
elettrico generato non controbilancia il moto di diffusione, arrivando a un
equilibrio.
Fig. 1.1 Effetto fotovoltaico
Se si espone ad un flusso di fotoni di congrua energia (per i fotoni E=hν, quindi
di opportuna frequenza) la giunzione p-n, questa libera coppie elettroni-lacune
aggiuntivi che risentono del potenziale della giunzione spostandosi di
conseguenza, gli elettroni si muovono verso il giunto n e le lacune verso il
giunto p.
Questo è il funzionamento di una Cella Fotovoltaica, che è principalmente un
generatore con il polo positivo nel giunto p e quello negativo nel giunto n e
che, se collegato ad un carico, produce corrente continua.
Capitolo 1 - 1.3 - Il sistema di produzione basato sul effetto fotovoltaico 11
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1.3 - Il sistema di produzione basato sul effetto fotovoltaico
Per molti anni l’applicazione delle celle solari rimase nell’ambito spaziale. Le
applicazioni terrestri del PV si svilupparono lentamente per essere attualmente
in rapida crescita e sviluppo.
Il PV non è interessante solo agli addetti ai lavori ma anche al grande pubblico
per una serie di motivi:
• converte direttamente la radiazione solare in elettricità;
• non ci sono parti meccaniche in movimento, non provoca rumore;
• non ci sono alte temperature;
• non provoca inquinamento;
• la vita dei moduli PV è lunga;
• la fonte primaria, il sole, è gratuita, distribuita e inesauribile;
• è sistema di produzione energetica molto flessibile e scalabile potendo
applicarsi come generatore con potenze dai miliwatt ai megawatt.
La tecnologia PV poi si avvantaggia dello sviluppo della lavorazione del silicio
richiesta nella micro-elettronica.
Le caratteristiche sopraelencate fanno del fotovoltaico una tecnologia molto
interessante e dagli usi molteplici.
La caratteristica di convertire direttamente la radiazione in energia elettrica la
rende molto affascinante, poiché l’elettricità è una forma particolarmente
pregiata e utile di energia , in quanto facilmente trasportabile, trasformabile e
misurabile. Queste tre caratteristiche hanno reso l’energia elettrica la più
diffusa su scala mondiale e la maggior parte dei processi di conversione
energetica hanno come prodotto finale proprio l’energia elettrica.
Un sistema fotovoltaico poi, non avendo parti meccaniche in movimento è
meno soggetto all’usura e ai guasti. La caratteristica di non provocare rumore
insieme alla sua grande modularità la rende adatta per essere utilizzata
praticamente ovunque, a differenza della maggior parte delle altre tecnologie
di conversione dell’energia. È una tecnologia sicura e pulita, non provocando
inquinamento durante il suo funzionamento. Inoltre la vita dei moduli
(l’insieme di celle fotovoltaiche)si aggira attorno ai 25-30 anni, associata al
vantaggio di richiedere una manutenzione minima e poco costosa.
A tutti questi vantaggi si aggiunge quello di utilizzare una risorsa primaria,
come la radiazione solare, gratuita, distribuita su tutto il pianeta e inesauribile.
Questo la rende una tecnologia potenzialmente utilizzabile da tutti, per
produrre energia autonomamente e senza essere in balia alle variazioni di
mercato.
La possibilità di avere sistemi da pochi miliwatt a decine di megawatt accresce
il campo di applicazione in maniera incredibile, dai piccoli gadget, come le
calcolatrici, agli impianti di illuminazione pubblica, ai sistemi di depurazione
delle acque, alle grandi centrali fotovoltaiche.
Capitolo 1 - 1.3 - Il sistema di produzione basato sul effetto fotovoltaico 12
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I sistemi fotovoltaici possono appartenere a due grandi categorie, impianti
grid-connected o stand-alone; entrambi verranno introdotti nelle prossime
pagine..
1.3.1 - Impianto grid-connected
Un impianto cosi denominato, è collegato alla rete, in genere nazionale, di
distribuzione di energia elettrica, la quale fa da accumulo per l’energia
prodotta.
Ci sono diversi motivi per cui si sceglie di collegare un impianto alla rete.
La produzione di un impianto fotovoltaico è vincolata alla presenza della
radiazione solare. Si produce solo quando il sole c’è, inoltre la potenza in uscita
dall’impianto non è costante ma varia con l’intensità della radiazione solare.
Impianti di questo tipo trovano impiego in generatori domestici o grandi
centrali fotovoltaiche, in zone raggiunte dalla rete di distribuzione elettrica,
posti sui tetti o su tutte quelle aree non utilizzate altrimenti.
In genere non hanno bisogno di una progettazione attenta al fabbisogno
energetico.
La mancanza di questo vincolo sul dimensionamento dell’impianto lascia spazio
ad altri vincoli quali possono essere il budget preventivato o disponibile, la
utilizzabilità dello spazio o il risultato estetico.
Le componenti di un impianto grid-connected sono :
• il generatore fotovoltaico;
• i cavi elettrici e i dispositivi di protezione;
• la struttura di sostegno e di fissaggio;
• l’inverter.
A fianco del generatore fotovoltaico, il quale essendo protagonista della
presente tesi, sarà ampiamente analizzato nei prossimi capitoli, l’inverter è un
componente fondamentale di un impianto grid-connected. Il suo compito
principale è quello di immettere in rete l’energia prodotta dal generatore dopo
averla trasformata in corrente alternata, con caratteristiche di tensione e
frequenza pari a quelle della rete stessa.
Una regolazione implementata nell’elettronica dell’inverter,chiamata MPP-
Tracking, serve a far lavorare i moduli collegati sempre al punto della loro
potenza massima. La regolazione MPP di un inverter deve determinare sempre
il punto di lavoro migliore del generatore PV, che varia al variare delle
condizioni di irraggiamento e di temperatura. La capacità di adeguarsi al punto
di massima emissione di potenza è descritta dal grado di efficienza di
adeguamento. Il grado di efficienza di trasformazione di un inverter è definito
come il rapporto tra la potenza di output in corrente alternata e la potenza di
input in corrente continua.
Capitolo 1 - 1.3 - Il sistema di produzione basato sul effetto fotovoltaico 13
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Inoltre deve essere previsto un dispositivo di sicurezza richiesto dall’azienda
elettrica di riferimento, per cui ogni volta che vi è un’interruzione di tensione
sulla rete (per esempio in caso di manutenzione), l’inverter interrompe
automaticamente l’erogazione di corrente. Altro dispositivo di sicurezza
previene la rete dalla pericolosissima immissione di corrente continua.
Attualmente appartiene all’equipaggiamento standard degli inverter disponibili
sul mercato anche un’interfaccia per PC oppure un display interno che rileva
tutti i dati notevoli di funzionamento.
I collegamenti elettrici, i dispositivi di protezione e la struttura di fissaggio sono
elementi non specifici del impianto fotovoltaico e per questo la loro descrizione
non viene affrontata .
Fig. 1.2 Impianto grid-connected
1.3.2 - Impianto stand alone
I sistemi fotovoltaici terrestri sono stati utilizzati fin dall’inizio come sistemi
stand-alone. Un impianto stand alone, anche detto off-grid, è un sistema
isolato, non collegato alla rete.
Solo ultimamente con l’incrementarsi dell’interesse per le energie rinnovabili i
sistemi connessi alla rete sono divenuti la maggioranza.
Attualmente ci sono una grande varietà di sistemi non collegati alla rete.
Gli esempi vanno dalle calcolatrici agli orologi, ai sistemi per il controllo del
traffico, per l’illuminazione, collegamenti radio, pompaggio dell’acqua, fino a
sistemi per l’alimentazione con energia elettrica di unità abitative in zone
isolate.
Possono essere sistemi che utilizzano la corrente continua oppure sistemi in
corrente alternata con un inverter; entrambe le tipologie possono inoltre
essere completate da un sistema di accumulo, generalmente basato su batterie
al piombo..
I sistemi stand-alone possono essere usati da soli oppure insieme ad altri
generatori sia che utilizzano fonti fossili, come per esempio motori diesel, sia
rinnovabili, eolico, biomasse, idroelettrico, formando cosi un impianto ibrido.
Capitolo 1 - 1.3 - Il sistema di produzione basato sul effetto fotovoltaico 14
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Esiste una parte non indifferente di popolazione sul nostro pianeta che non ha
accesso alla rete di distribuzione di energia elettrica e difficilmente lo avrà.
La tecnologia PV potrebbe dare un contributo notevole a far arrivare a queste
popolazioni energia elettrica.E’ il caso di molte parti dell’Africa e dell’America
del Sud dove questo già sta avvenendo.
Un grosso impedimento al diffondersi di questo tipo di impianti in questi paesi
è l’alto costo della tecnologia. Tuttavia le potenzialità della tecnologia destano
l’interesse dei governi, considerando che la maggior parte di questi paesi
bisognosi di energia è situata in aree soleggiate e che il loro fabbisogno è
inferiore al nostro.
In genere un impianto stand alone può necessitare di un sistema di accumulo
dell’energia elettrica, obbligatorio quando è indispensabile garantire la
continuità della fornitura, per i momenti come la notte e comunque nei casi di
irraggiamento solare insufficiente.
I sistemi maggiormente utilizzati per l’accumulo sono le batterie al piombo,
anche se si sta diffondendo un nuovo sistema di accumulo che utilizza
l’idrogeno come vettore energetico. Tuttavia tale soluzione ancora non è
competitiva dal punto di vista economico. Inoltre la produzione di idrogeno a
partire dall’energia prodotta da impianti fotovoltaici e con l’utilizzo delle celle a
combustibile è vista come una soluzione per alimentare le automobili del
futuro.
Le componenti di un impianto stand-alone sono:
• il generatore fotovoltaico
• l’eventuale banco degli accumulatori
• i cavi elettrici e i dispositivi di protezione
• la struttura di sostegno e di fissaggio
• l’eventuale inverter
Rispetto ai sistemi grid-connected gli impianti off-grid hanno la complicazione
del sistema di accumulo, in genere di tipo elettrochimico. La presenza di
batterie di accumulatori di opportuna capacità permette al sistema di far fronte
alle punte di carico senza dover sovradimensionare il generatore fotovoltaico e
garantisce la continuità del servizio elettrico anche in condizioni di basso o
nullo irraggiamento oppure di guasto temporaneo degli stessi. Inoltre, in alcuni
casi, la batteria consente di ottimizzare l’accoppiamento fra il generatore
fotovoltaico ed il resto dell’impianto.
Fra le diverse tipologie disponibili, l’accumulatore adatto per l’uso in impianti
per lo sfruttamento del solare fotovoltaico dovrebbe possedere le seguenti
peculiarità tecniche:
• elevata efficienza (rapporto tra energia fornita ed energia
immagazzinata);
• lunga durata (numero di cicli di carica/scarica);