6
L’immagine turistica è un prodotto complesso della comunicazione
pubblicitaria: il punto focale delle strategie di marketing e delle scelte
editoriali. Finalizzata a spingere il turista-cliente a preferire una meta, un
prodotto o un operatore fra i tanti, la fotografia, oscillante tra una
dimensione reale ed una fantastica, viene utilizzata per rispondere alle
tensioni del potenziale cliente e ai suoi desideri, grazie a un processo di
mitizzazione del soggetto fotografato.
Plasmata inizialmente dall’obiettivo del fotografo, strategicamente
elaborata dagli organizzatori delle vacanze, diffusa e perpetuata dai
turisti stessi, l’immagine turistica si è allontanata sempre di più dalla
realtà territoriale che vuole immortalare, trasformandosi in qualcosa
d’altro. Se il suo potere evocativo aumenta la propensione al viaggio,
paradossalmente diminuisce la genuina e vera conoscenza della località
rappresentata. Di conseguenza il turista arriva a possedere di un dato
luogo un’idea-immagine prestabilita che ha bisogno di essere
confermata durante il soggiorno. Pena la delusione.
Le fotografie trasmesse da dépliant, guide turistiche e riviste
specializzate, così rassicuranti e invoglianti, appartengono più a questo
universo ideale che al reale stesso. Ogni luogo è ritratto nel suo
momento ‘epico’, con la migliore inquadratura, i colori più sgargianti, gli
scorci più suggestivi, e tutto ciò che non corrisponde all’idea-immagine
viene accuratamente occultato. Cliché collaudati e universalmente
riconosciuti trasformano l’ambiente e lo spazio in un universo scenico
ricco di pathos, separandolo dalla sua verità territoriale. Ne consegue
un’omologazione delle immagini turistiche che nasce dall’imposizione,
nelle tecniche di marketing e comunicazione, di una strategia target-
oriented, ovvero rivolta alla soddisfazione delle richieste del target e
all’aderenza con le sue aspettative e motivazioni. Alla geografia reale si
affianca una geografia del turismo in grado di condizionare, fino a
trasformarlo, l’immaginario collettivo relativo.
7
Prima di entrare nel vivo dello studio, si è resa necessaria
un’introduzione storica con lo scopo di delineare il percorso compiuto dal
turismo dai suoi esordi come fenomeno di massa fino al suo sviluppo
internazionale come una delle prime voci dell’economia mondiale. La
storia dei movimenti turistici, delle loro caratteristiche e destinazioni, la
storia dell’evoluzione della propaganda turistica e della fotografia come
costume sociale, porta alla nascita del prodotto-vacanza che, come ogni
altro, entra a far parte di logiche di mercato, di produzione e di
commercializzazione. La necessità della sua distribuzione e
pubblicizzazione a livello globale ha sempre di più concentrato
l’attenzione degli operatori sull’uso strumentale della fotografia per la
promozione dei prodotti offerti.
Attraverso, poi, un approccio che si rifà alle principali teorie di
psicologia e geografia della percezione, si è tentato di capire come la
fotografia sia un elemento fondamentale nella percezione dello spazio e
nella scelta della meta. Il potere che le immagini hanno nell’influenzare il
processo decisionale del cliente-turista ha fatto della fotografia uno dei
mezzi principali cui la pubblicità si affida per la promozione del prodotto-
vacanza.
Una breve carrellata dei principi fondamentali del marketing turistico
riguardo all’immagine porta, inoltre, al riconoscimento di un uso
generalizzato, e in certo modo standardizzato, dell’immagine fotografica
nella produzione dei cataloghi dei tour operator. Un vero e proprio
dizionario fotografico detta le regole di base su come scattare le
fotografie turistiche che verranno in seguito selezionate e pubblicate sui
cataloghi. Per questo motivo non si è potuto prescindere da una lettura
tecnico-formale delle immagini turistiche, da un’analisi del loro specifico
linguaggio e dell’impatto che esso ha sulla percezione dell’ambiente.
Dopo un doveroso confronto tra le teorie riscontrate nella bibliografia
consultata e i dati conseguiti dallo studio analitico delle fotografie di
8
alcuni esemplari cataloghi, viene affrontata la modalità di utilizzo
dell’immagine nei cataloghi di Kel 12, nel tentativo di verificare la
possibilità di una scelta alternativa.
Per quanto riguarda le fonti, la presente ricerca ha voluto accorpare,
data la sua natura interdisciplinare, diversi ambiti della letteratura di
settore che vanno da testi che tracciano una storia del turismo,
monografie fondamentali di psicologia del turismo con esperimenti
condotti sulle immagini ambientali e sull’influenza che le fotografie
turistiche hanno su di esse, studi sulla geografia della percezione
(sviluppatisi negli ultimi trent’anni parallelamente a quelli prettamente
psicologici) fino ai manuali di marketing e tecnica turistica editi a partire
dagli anni Ottanta. Infine, saggi dedicati alla filosofia dell’immagine, alle
teorie sui mass media, articoli che indagano il rapporto tra immagine e
realtà, tra realtà e percezione mediatica della stessa, in aggiunta a testi
di teoria e critica fotografica, storia sociale e culturale del mezzo
fotografico, hanno supportato le teorie esposte sul diffuso modello
fotografico utilizzato dalla comunicazione turistica. Un apparato
antologico di cataloghi turistici dei più diversi operatori del settore
completa la ricerca, costituendosi come fonte sostanziale per un
approccio più analitico e sperimentale.
Sulla base di una dimostrata ed evidente importanza acquisita dalla
cultura visiva anche nel turismo, con la presente tesi, si vogliono mettere
insieme diverse prospettive emergenti sugli studi del turismo, nel
tentativo di rintracciare il rapporto tra il guardare, il vedere e il conoscere
nella moderna cultura occidentale e in particolare nella moderna
comunicazione visuale del turismo.
1
1
Un interessante articolo di Feighey, “Negative Image? Developing the Visual in Tourism
Research” (2003), nasce sulla scia di una serie di studi e articoli che prendono coscienza della
9
In definitiva, la tesi si propone di rispondere ad alcune domande
essenziali: la fotografia contribuisce in qualche modo alla produzione di
uno stereotipo turistico che veicola ed influenza la percezione dello
spazio e del territorio? La fotografia è, dunque, responsabile
dell’omologazione diffusa delle conoscenze che gli uomini hanno
dell’ambiente? È alla radice della ‘stereotipizzazione’ delle immagine
divulgate dalla pubblicità turistica? In altre parole, l’utilizzo
strumentalizzato del mezzo fotografico condurrà all’appiattimento delle
complessità territoriali o lo strumento fotografico in sé può ancora essere
in grado di restituirci un mondo vero e fedele alla realtà?
natura sempre più visiva del fenomeno turistico. L’articolo in questione esamina il ruolo
dell’evidenza visiva nelle ricerche sul turismo, e la predominanza di un approccio ocularcentric
nella cultura occidentale. L’autore, inoltre, indica l’importanza di una ricerca basata
sull’immagine, nonché l’emergere di metodologie basate sulla natura visiva della conoscenza
e sulla possibilità dell’utilizzo di strumenti visivi negli studi sul turismo.
10
1. Storia del turismo dal secondo dopoguerra ad oggi: il viaggio
come bene di consumo
Questo capitolo affronta le profonde trasformazioni sociali, economiche e
culturali che hanno portato alla nascita del turismo moderno e alla sua
evoluzione da fenomeno élitario a fenomeno di massa, evidenziando la
metamorfosi del viaggiatore d’elite in turista del package tour. Tale mutamento
è rintracciabile anche negli strumenti di propaganda turistica che assecondano
e si adattano ad un fenomeno in rapida espansione. Dai tour operator alle
agenzie di viaggio, dalle guide turistiche ai mass media è inesorabile il
diffondersi di stereotipi che dipingono il mondo quale luogo pittoresco, tipico e
sublime. I territori diventano atmosfere da raccontare e confezionare attraverso
la pratica fotografica: nuovo costume sociale, responsabile della
democratizzazione ed universalizzazione di un intero sistema di panorami che
ha educato il mondo su come osservare il mondo.
1.1 La nascita del turismo di massa
Ho visto spiagge di zucchero
e un’acqua di un blu limpidissimo
(FOSTER WALLACE, 1998: 5)
Sebbene vanti origini lontane
2
, il turismo
3
non sempre ha avuto le
caratteristiche e le dimensioni attuali. Ai nostri occhi esso sembra essere
una necessità primaria, un’esigenza sociale e uno status symbol.
2
Anche se per pochi benestanti, il viaggio per diletto (se di turismo vero e proprio non si può
ancora parlare) ha origini lontane: nell’America precolombiana i sovrani possedevano dimore
di campagna (Cortez racconta del grandioso orto botanico dell’imperatore Motecuhzoma a
11
Tuttavia, così come lo conosciamo, esso è un bisogno culturale
proprio della società industriale e postindustriale, diventato bene di
consumo di massa solo in seguito alle conquiste sociali, economiche e
tecniche dell’ultima metà del XX secolo che l’hanno preceduto e
permesso.
Perché il turismo potesse trasformarsi da bisogno a desiderio,
l’Europa doveva uscire dalla Seconda Guerra Mondiale. A partire dagli
anni Cinquanta le economie dei Paesi piegati dalla guerra intraprendono
il loro cammino di ripresa: è il decennio del boom economico che porta
con sé i presupposti fondamentali per lo sviluppo di un turismo di massa,
ovvero consumato da un grande numero di persone di estrazione
sociale diversa
4
.
Lo sviluppo economico di questo decennio aumenta la capacità di
spesa di nuove classi sociali, permette la proletarizzazione dei consumi
e la maggior fiducia nel futuro inaugura una nuova propensione a
spendere: la nuova società del miracolo economico va trasformandosi
da contadina a industriale, e con essa si modificano gli interessi e i
consumi che si allargano dai soli beni primari e di necessità a quelli
Oaxtépec); iscrizioni rinvenute in Egitto provano che alla finalità religiosa degli spostamenti di
folle di fedeli verso le località sacre, si accompagnavano spesso visite ai monumenti
esemplari; il tempio di Asclepio a Epidauro, l’oracolo di Apollo a Delfi, i giochi dedicati a
Poseidone a Corinto, i giochi di Olimpia intorno al tempio del sommo Zeus attiravano nella
Grecia classica gente da ogni regione. E ancora: Erodoto si spinse oltre le Colonne d’Ercole
mosso dalla curiosità intellettuale di conoscere nuove civiltà; la classe abbiente romana si
spostava stagionalmente nelle ville di campagna o nelle località termali, mentre gli studiosi
viaggiavano verso la Grecia in cerca di sapienti maestri (CORNA PELLEGRINI, 1984: 24-25).
3
“Turismo è quella attività di movimento sul territorio che si svolge nel tempo libero, al di fuori
di ogni finalità strumentale (economica o formativa), limitata nel tempo e che si sviluppa
secondo un circuito (tour), un’andata e un ritorno rispetto ad un ambiente di vita ordinaria che
rimane permanente.” (SAVELLI, 1988).
4
Per turismo di massa si sono elaborate, nel corso degli anni, differenti definizioni. Tra i
sociologi il turismo di massa è comunemente inteso come fenomeno collettivo: la sua nascita,
quindi, sarebbe da collocarsi allorché esso diventa elemento importante di integrazione
sociale. Tra gli economisti, invece, la caratteristica dominante del turismo di massa è l’offerta
di un prodotto standardizzato in cui si afferma un numero limitato di imprese che ne dominano
il mercato. Ma la definizione più comune e diffusa di turismo di massa è quella che lo identifica
come movimento di molte persone (di strati sociali diversi) negli stessi posti, negli stessi
periodi dell’anno e alla ricerca delle medesime cose (BATTILANI, 2003: 107-108).
12
secondari, tra cui le vacanze
5
. Il nuovo cittadino della società di massa
vuole vivere meglio, fare cose nuove e stare al passo coi tempi.
Il miracolo economico ne ha posto indubbiamente le premesse, ma
affinché il turismo potesse trasformarsi da fenomeno d’élite a fenomeno
di massa i lavoratori dovevano ottenere tempo e un surplus di denaro da
investire per il proprio loisir. Seconda conquista fondamentale, quindi,
per la democratizzazione del turismo è stata la conquista di tempo libero
da sottrarre alla pressione del lavoro industriale straordinariamente
aumentata nell’ultimo secolo, oltre che l’introduzione del sistema delle
ferie pagate. Gli operai di tutta Europa, grazie ad accordi sindacali e
legislazioni governative, si trovano ad ottenere, nel corso del XX secolo,
una riduzione media del 10% dell’orario di lavoro e ferie annue retribuite
fino a 4 settimane. In Inghilterra la scalata alla diminuzione dell’orario di
lavoro inizia addirittura sul finire del XIX secolo
6
, anche se il resto
d’Europa (in special modo l’Italia) e del mondo arriverà con un certo
ritardo. Nel 1919, in occasione della Conferenza Internazionale del
Lavoro di Washington, viene adottato il primo progetto di convenzione
della giornata lavorativa di otto ore nell’industria. Nel 1923, poi,
l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (O.I.L.) dichiara che il tempo
libero è da considerare un problema sociale (BRUSCHI, PAGNINI,
PINZAUTI, 1987: 64-65).
Una volta conquistato, però, era necessario che il tempo libero fosse
retribuito, così da liberare capitali da investire nelle vacanze. Anche in
questo caso i primi progressi vengono raggiunti dall’Inghilterra,
precursore di ogni nuova conquista sociale, mentre ancora nel 1940 solo
5
Secondo la cosiddetta ‘Legge di Engel’ (dal nome del suo teorizzatore, lo statistico tedesco
Ernst Engel, 1821-1896) la quota proporzionale di beni di prima necessità (alimentari e poi, via
via, abitazione, vestiario ecc.) sulla spesa totale è inversamente proporzionale al reddito:
all’aumentare di questo, si dovrebbe ridurre la quota dei beni necessari sul totale.
6
Alla fine dell’800 tra gli operai francesi era diffusa una canzonetta popolare intitolata Otto ore:
“Noi vogliamo cambiare le cose, siamo stanchi di lavorare senza scopo. Appena di che vivere,
non un’ora per sognare. Noi vogliamo gioire del sole e dei fiori. Ne siamo certi, questa è la
volontà di Dio. Otto ore per lavorare, otto ore per riposare, otto ore per vivere e sognare!”
(BRUSCHI, PAGNINI, PINZAUTI, 1987: 55).
13
un quarto degli operai americani aveva diritto alle ferie pagate. Nel 1870
viene varata una legge che istituisce il bank holiday: era un lunedì
d’agosto il primo giorno di vacanza prescritto dalla legge. Sarà poi nel
1897 che l’Amalgamated Society of Railway Servants ottiene una
settimana di ferie pagate per gli impiegati in servizio da almeno 5 anni.
Da allora turisti in cerca di ristoro si accalcheranno sulle spiagge
d’Inghilterra per fuggire dalle città industriali verso la nuova libertà
conquistata. Estesasi oltre Manica l’avanzata sociale verso la conquista
delle ferie pagate, i tipografi di un giornale di Strasburgo ottengono, nel
1894, un periodo di ferie pagate dai 3 ai 6 giorni. Dal 1905 al 1910 lo
stesso accade in Austria, Svizzera, Norvegia e Ungheria, ma solo dopo
la Prima Guerra Mondiale le ferie pagate cominciano ad entrare a tutti gli
effetti nei contratti collettivi tra datori di lavoro e sindacati
7
. In Francia
una legge del 1936 garantisce agli operai una settimana di congedo
retribuito da scegliere tra il 14 luglio e il 30 agosto (inizia a prospettarsi
quella che sarà la concentrazione stagionale delle ferie, tipica del primo
periodo di sviluppo del turismo di massa). Infine il tempo libero diventa
un diritto dell’uomo il 10 dicembre 1948, sancito dalla Dichiarazione dei
Diritti Umani dell’ONU. Bisognerà comunque attendere gli anni ’60
perché vengano istituite in tutta Europa le 4 settimane all’anno di ferie
retribuite
8
, che si trasformeranno nell’esplosione delle ‘ferie d’agosto’
anche in Italia (GULOTTA, 1997: 42). I lavoratori acquistano, così, la
coscienza del tempo libero come diritto, e la vacanza inizia il suo
7
Nel 1911 in Germania su 851 contratti collettivi solo 27 contemplavano le ferie annuali
(ENZENSBERGER, 1998: 39).
8
Nel 1956, poi nel 1969 e ancora nel 1982 il diritto alle ferie per i francesi verrà portato
rispettivamente a tre, quattro e cinque settimane. In Italia, nel rapporto del Convegno del
Touring Club Italiano tenutosi nelle giornate dell’11-12-13 Novembre 1960 e intitolato Il
Turismo Sociale, si legge: “Per praticare turismo occorre disporre di tempo libero e di denaro
in misura sufficiente. Il diritto alle ferie pagate ha ingigantito il numero delle persone che
vorrebbero utilizzare le loro ferie per allontanarsi dall’ambiente di lavoro, dal frastuono delle
officine o dal chiuso dei laboratori e degli uffici. La riduzione degli orari di lavoro (ferie
stagionali, settimana corta, ecc.) favorisce la vacanza breve e lunga. La situazione è destinata
a migliorare anche da noi per quanto riguarda il tempo e il denaro di cui i lavoratori dispongono
per «andare in vacanza».” (CHIODI-MARTELLO, 1960: 1-2).
14
processo di trasformazione da bisogno a desiderio: un nuovo turismo è
pronto per svilupparsi, nuovi potenziali turisti decidono di investire
denaro e il loro nuovo tempo libero nelle vacanze.
A stimolare un aumento del consumo turistico contribuisce anche la
rapida urbanizzazione che accompagna questi due decenni di sviluppo.
Lo stile di vita urbano incentiva il bisogno di villeggiatura, poiché
allontana un numero sempre maggiore di uomini dalla natura, così che
la ricerca di una fuga non è più appannaggio di una minoranza residente
in città ma di un numero crescente di nuovi cittadini. Il turismo si
trasforma da forma di lusso riservata a pochi a esigenza di tutti, bisogno
e diritto di ognuno all’evasione.
A questa diffusione dell’abitudine alla vacanza corrisponde, peraltro,
l’universalizzazione di valori e comportamenti prima tipicamente popolari
a spese degli usi e costumi turistici d’élite. È il caso dei bagni di mare
estivi a scopo ludico e non terapeutico, e l’abbronzatura che diventa uno
status symbol
9
.
Tuttavia solo un viaggio più veloce ed economico poteva accogliere
ed assecondare l’esodo di massa che andava preparandosi. Non solo la
borghesia ma anche gli operai d’Europa chiedevano di viaggiare
comodamente e in modo più economico. Lo sviluppo tecnologico dei
mezzi di trasporto è stato un presupposto imprescindibile per la
massificazione turistica. Le conquiste nel campo dei sistemi di trasporto
terrestre, marittimo e aereo, la maggior velocità, comodità e sicurezza
da essi raggiunta, oltre all’abbassamento dei costi delle tratte, consente
una maggior mobilità geografica ad un numero crescente di persone. La
rivoluzione dei trasporti muterà radicalmente, e in modo irreversibile, la
natura stessa del viaggio, fino ad allora prerogativa di un’élite
9
Per secoli la pelle chiara è stata simbolo di superiorità delle classi benestanti sulla massa dei
lavoratori nei campi e nei cantieri: i turisti passavano il tempo della villeggiatura a ripararsi dai
raggi del sole con ombrellini e gazebo.
15
coraggiosa in cerca di avventure e pronta a percorrere distanze
lunghissime e oltremodo scomode
10
.
Se un esploratore riesce a coprire in sei mesi una distanza di mille
miglia nautiche
11
, attraverso un paese duro, il suo viaggio è da considerare
un grosso successo. (GALTON, 1999: 52).
Sebbene, già dalla fine dell’Ottocento
12
, una minoranza benestante
della società aveva la possibilità di viaggiare in automobile, la vera
svolta nel sistema dei mezzi di trasporto si avrà dal momento in cui
questi diventeranno sicuri, economici, comodi e, soprattutto, accessibili
alla maggior parte delle persone. Il trasferimento, che un tempo era un
viaggio pieno di incognite, comincerà a far parte della vacanza! Con
l’applicazione della produzione fordista
13
(ovvero l’organizzazione
scientifica del lavoro che permette l’abbassamento dei costi e la
produzione in serie) ai nuovi mezzi di produzione del secondo
dopoguerra l’automobile si democratizza e diventa l’emblema delle
vacanze di massa come il treno lo era stato del viaggiatore d’élite
ottocentesco. Lo sviluppo della motorizzazione privata dà finalmente la
possibilità a chiunque di spostarsi. Un numero crescente di vacanzieri
può decidere di partire autonomamente, quando vuole, verso località di
sua scelta e lungo le strade che preferisce. Asseconderanno il fenomeno
l’ampliamento di un sistema stradale sicuro, asfaltato e provvisto di
segnaletica, di distributori di benzina e autofficine, oltre ad una crescente
pubblicazione di carte automobilistiche dettagliate e guide turistiche
10
Goethe nel suo Viaggio in Italia racconta di zone dell’Italia attraversate a dorso di mulo!
11
Un miglio nautico (per il quale si utilizza la misura del miglio inglese) corrisponde a circa
1,853 km!
12
Per portare solo l’esempio italiano, l’ACI (Automobil Club Italiano) nasce nel 1898 con lo
scopo di sviluppare il turismo automobilistico, renderlo più informato e sicuro, mentre la
produzione industriale dei veicoli automobilistici inizia in Italia con la fondazione della Fiat nel
1899.
13
Rivoluzione della produzione basata sull’utilizzo della tecnologia della catena di montaggio
al fine di incrementare la produttività, applicata per la prima volta da Henry Ford (1863-1947) a
partire dal 1913.
16
dotate di indicazioni pratiche (in Italia fondamentale è stato, in questa
direzione, il contributo del Touring Club Italiano
14
).
Le nuove strade vengono presto solcate anche da un altro
protagonista di questa prima stagione del turismo di massa: il pullman
15
.
Esso permetterà di soddisfare le esigenze dei nuovi viaggiatori della
classe operaia. Comodo ed economico permette di raggiungere con
facilità le spiagge attrezzate del Mediterraneo, qualificandosi come
mezzo di trasporto prescelto dalla nuova classe di viaggiatori non
disposta alle avventure vissute dai suoi precursori borghesi. Il pullman
diventa una seconda casa per i vacanzieri itineranti, anticipando il
costume sociale dei viaggi di gruppo organizzati
16
che di lì a poco
avrebbero conquistato il mercato turistico (LÖFGREN, 2001: 173-175)
17
.
Complementare alla diffusione della motorizzazione terrestre, un
ruolo di primo piano nella rivoluzione dei trasporti spetta all’aviazione
civile. Grazie al sistema di piste di atterraggio lasciato in eredità dalla
Seconda Guerra Mondiale, all’enorme numero di piloti e aerei militari
disponibili per una riconversione ad uso civile, e grazie all’introduzione
14
Vedi anche nota 179, p. 175.
15
Dal nome del suo inventore, il pullman comincia ad essere lanciato sul mercato da
costruttori come Fiat, Mercedes o Berliet a partire dagli anni Venti, fino a diventare, nel corso
degli anni, sempre più confortevole, piccolo e maneggevole.
16
Il vero iniziatore del package tour è l’inglese Thomas Cook che programmò la prima
escursione di gruppo organizzata nel 1841, facendo viaggiare seicento persone in treno da
Leicester a Loughborough al costo di 1 scellino per persona. Il pretesto era la partecipazione
ad un raduno della lega antialcolista, ma Cook aveva interpretato l’esigenza di viaggiare
dell’intera società non borghese del suo tempo e aveva fatto nascere il primo vero tour
operator della storia (ancora oggi operante in tutto il mondo) che sarebbe stato d’esempio per
una formula che tanto successo riscuote ancora oggi: il pacchetto turistico.
17
Professore di Etnologia Europea all’Università di Lund in Svezia, nella sua Storia delle
vacanze Löfgren offre una rassegna del tutto singolare sull’evoluzione della vacanza e delle
abitudini turistiche nell’Europa moderna. A partire dai pionieri del viaggio del XVIII secolo
prende in rassegna la vacanza come elemento fondamentale della cultura e del modo di
vivere europeo degli ultimi due secoli. Con uno sguardo critico Löfgren affronta il tema della
villeggiatura in quanto fenomeno sociale ed antropologico, creatore di routine e pratiche
condivise entrate a pieno titolo a far parte dello stile di vita occidentale. L’autore passa in
rassegna tutti gli aspetti della vita turistica: dal modo di vedere il mondo da essa plasmato alla
produzione mentale di ricordi di viaggio, dal desiderio di evasione e rilassamento in fuga dalla
vita quotidiana alle standardizzazioni operate e subite dal turismo. Negli intenti di questo
saggio sulla storia delle vacanze più che del turismo, è la comprensione di come esse abbiano
contribuito a plasmare, nel mondo moderno, i rapporti con la natura, le interazioni sociali e il
punto di vista su sé stessi che sono propri della cultura occidentale.
17
dei motori a reazione
18
e degli aerei di grandi dimensioni (i jumbo, da
200 a 400 passeggeri), si sviluppa un’offerta di trasporto aereo regolare
che permetterà alla nuova massa di turisti di raggiungere località prima
neppure sognate, consentendo anche a località lontane dai centri di
generazione di domanda (l’Europa centrale e settentrionale, dove
maggiori erano stati lo sviluppo economico e l’urbanizzazione) di
trasformarsi in zone d’attrazione. Oltre a rendere diffusa la mobilità tra
strati più ampi di popolazione, la diffusione di mezzi di trasporto
alternativi al treno (simbolo per eccellenza del turismo ‘romantico’)
permette, quindi, di decentrare i flussi turistici fino a quel momento
legati, per evidenti necessità, alle zone raggiunte dalla ferrovia.
A fronte della concorrenza di questi nuovi mezzi di trasporto, le navi
(che tanto successo avevano avuto per i trasporti nel XIX secolo, a
seguito dell’invenzione della navigazione a vapore e dell’introduzione
dell’acciaio nella loro costruzione) nel secondo dopoguerra si
trasformano in vere e proprie navi da crociera. Bar e sale da ballo,
attrezzature sportive e spettacoli animano la navigazione, che va
trasformandosi in una vera e propria formula di vacanza.
Ma come accogliere ed assecondare questo nuovo esodo di
vacanzieri?
Dal momento stesso in cui nasce il turismo di massa oltre a
consumare reddito ne produce, prospettandosi come grande affare
economico. Governi, enti e organi pubblici competenti delle nazioni
urbanizzate iniziano ad investire in strutture ricettive, di intrattenimento,
e in servizi di trasporto. Lo Stato riconosce nel turismo un’industria utile
per le entrate oltre che, ormai, un bisogno pubblico da soddisfare
19
.
18
Inventati nel 1940 durante la guerra, verranno perfezionati per l’uso civile nella seconda
metà degli anni '60.
19
Nel 1959 la Direzione Generale per il Turismo, fondata nel 1934 e che aveva compito di
dirigere, coordinare, vigilare le attività dei vari enti ed istituti del settore turistico, viene
assorbita dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Nel 1960 l’ENIT (Ente Nazionale per le
Industrie Turistiche nato in Italia nel 1919 e facente parte della allora Direzione Generale per il
18
Capitali e iniziative private e pubbliche si accumulano in modo crescente
per accompagnare il neonato fenomeno turistico e organizzarne la
gestione, cominciando, così, a cambiare il volto dei Paesi di tutto il
mondo. Senza investimenti le risorse (di cui l’Italia è tanto ricca) non
sarebbero state in grado di generare flussi turistici
20
.
L’ampliamento e la differenziazione delle strutture ricettive è il
presupposto di base per accogliere il turismo crescente. Occorre
ricostruire un apparato carente a causa dei danni bellici
21
e
dell’insensibilità dimostrata, fino ad allora, dallo Stato nei confronti di
questo fenomeno
22
.
Turismo) si trasforma in Ente Nazionale Italiano per il Turismo, subendo un cambiamento
funzionale e organizzativo. Nel D.P.R. no. 1044, sempre del 1960, si dice che il ruolo degli enti
provinciali per il turismo è quello “di svolgere le attività necessarie per promuovere ed
incrementare il movimento dei forestieri e per realizzare iniziative e manifestazioni […]”. Nel
1972, con l’istituzione delle Regioni, sono trasferite a questo livello tutte le funzioni in materia
turistica prima assolte dal Ministero del Turismo e dello Spettacolo (nato, peraltro, solo nel
1959), cui rimangono compiti di coordinamento e provvedimenti legislativi generali (BRUSCHI,
PAGNINI, PINZAUTI, 1987: 70).
20
Si veda, per esempio il caso della Costa Smeralda. Fino al programma di bonifica del 1946-
1950 non era che una zona infestata dalla malaria in cui l’unica attività era la pastorizia. Sul
finire degli anni Cinquanta Karim Aga Khan IV compra un’area di circa 45 km di costa, ricca di
meravigliose risorse naturali, ma deserta e assolutamente priva di servizi. Insieme a numerosi
esponenti del mondo finanziario internazionale fonda il Consorzio Costa Smeralda che si
occuperà della costruzione di servizi e alloggi che faranno diventare questa costa la nuova
meta del turismo elitario, ‘sfrattato’ dalle altre spiagge del Mediterraneo diventate ormai meta
del turismo popolare. Questo grande progetto ha indubbiamente contribuito a fare della
Sardegna una delle regioni italiane a più elevato numero di presenze turistiche (BATTILANI,
2003: 194-195).
21
In Lussemburgo era stato distrutto l’80% delle strutture ricettive del paese, in Belgio il 33%,
in Inghilterra il 25%, mentre in Francia erano andate perse 25.000 stanze.
22
Nelle giornate dell’11, 12 e 13 Novembre del 1960 il Touring Club Italiano organizza un
convegno intitolato Il Turismo Sociale. In quell’occasione si discute diffusamente delle nuove
necessità del Turismo Sociale che era nato nella prima metà del Novecento come attività dello
Stato al fine di promuovere il fenomeno turistico tra le classi sociali economicamente deboli.
Nel rapporto del convegno si legge: “«Turismo per tutti» è il titolo di una pubblicazione che il
Touring sforna puntualmente nella primavera di ogni anno, a partire dal 1949. Ma non tutti,
però, possono ancora praticare il turismo, fare cioè dei viaggi o delle vacanze fuori dalla sede
abituale di residenza e di lavoro. […] si pone anche come un obiettivo ambizioso per il futuro:
e per un futuro che si raggiungerà tanto prima quanto più ci adopereremo in varia guisa per
accelerarne i tempi […] attraverso iniziative e provvedimenti. […]. Nell’immediato dopoguerra,
rimarginate le ferite aperte dal conflitto mondiale, si avvertiva nel Paese l’ansia di muoversi, di
vedere, di conoscersi al di là dei confini posti dalla politica, dalla economia e dalle convenzioni
sociali. Il progresso tecnico ampliava a dismisura gli orizzonti intellettuali di tutti e di ciascuno
di noi. Questo lievito, già vivo sin dal secolo scorso in determinati ceti sociali, si
«popolarizzava», agiva in dimensioni di massa. […]. Sì, il turismo di tutti è una necessità civile
del nostro tempo per cui si deve fare ogni sforzo per soddisfarla.” (CHIODI-MARTELLO, 1960:
1-2).