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INTRODUZIONE
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Nel corso degli ultimi decenni la fotografia ha dimostrato la propria autonomia
ricavandosi uno spazio preciso fra le arti visive.
Al fotografo è stato dato quindi il ruolo di chi, nel ritrarre la realtà, sa cogliere
l’essenza che essa cela, cioè di artista.
L’obiettivo principale di questa tesi è l’indagine relativa al rapporto tra arte e
fotografia, ossia la relazione di scambio che è avvenuta tra artisti e fotografi nel
corso del tempo. In modo particolare si è analizzato il come e il perchØ la
fotografia si sia introdotta sempre piø nell’arte, diventando “artistica”, dando
occasione al fotografo di diventare “fotografo d’arte”.
In questa ricerca sarà analizzata, nel concreto, la figura del “fotografo d’arte”
Enrico Cattaneo.
L’intento specifico di questa seconda parte dello studio è quello di fornire una
ricerca di carattere informativo. Manca, infatti, completamente una letteratura
specializzata sulla figura di Cattaneo, che consenta di fornire le basi per
ulteriori approfondimenti.
Per sviluppare la ricerca ho incontrato personalmente Cattaneo nella sua
abitazione – studio nel mese di gennaio del 2011. In questa occasione ho
potuto presentargli il tipo di lavoro che intendevo sviluppare chiedendo così
la sua disponibilità. Nel corso dei successivi incontri ho avuto modo di
conoscere piø approfonditamente il fotografo, di dialogare con lui e di entrare
a conoscenza di tutti, o quasi, gli aspetti della sua figura professionale
accresciutasi nel corso della sua esperienza lavorativa a stretto contatto con il
mondo dell’arte dalla fine degli anni ’50 a oggi.
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Lo studio si compone pertanto di tre capitoli.
Nel primo capitolo si è ritenuto opportuno accennare brevemente al contesto
storico-artistico in cui è nata e si è sviluppata la fotografia, analizzando nello
specifico l’intreccio delle sue relazioni con l’arte: dalle rivoluzionarie scoperte
antecedenti la fotografia, quali la camera oscura; procedendo verso il 1839,
anno di presentazione ufficiale della fotografia; fino al panorama artistico degli
anni ‘60 - ‘70.
Nel secondo capitolo si è posta l’attenzione sul doppio ruolo della fotografia:
quello documentario e quello artistico, sottolineando l’importanza che riveste
quest’ultima nel proporre una figura professionale, capace di comunicare e
mostrare l’opera senza apporre alcun giudizio critico, come quella del
fotoreporter d’arte.
Nella sfera della fotografia d’arte si analizzeranno poi nello specifico tutte le
varie tipologie degli “scatti all’arte”, a partire dal genere piø vicino alla pittura
ossia il ritratto, fino alle foto di gruppo e all’artista immortalato durante la
creazione dell’opera, evidenziando alcuni esempi di fotografi di spicco quali
Hans Namuth e Ugo Mulas.
Nel terzo capitolo è riportata l’indagine esplorativa sulla ricostruzione – grazie
all’incontro diretto e ai cataloghi e le brochure delle mostre – della figura
personale e professionale di Enrico Cattaneo, il quale ha avuto modo di lavorare
a stretto contatto con le realtà artistiche degli ultimi cinquanta anni in Italia,
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fotografando vari artisti in diversi contesti e occasioni quali Biennali,
inaugurazioni, mostre personali e collettive.
Infine nella parte finale del capitolo viene messo in luce anche il suo ruolo di
artista, che lo vede impegnato nella creazione di sculture e nella realizzazione di
fotografie artistiche.
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CAPITOLO I
LA FOTOGRAFIA NELL’ARTE.
L’ARTE NELLA FOTOGRAFIA.
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Nella ricerca artistica contemporanea la presenza e l’uso della fotografia
vengono sempre piø intesi non tanto in riferimento al mezzo materiale e ai suoi
prodotti, quanto alla nozione piø concettuale di “fotografico”.
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Come la maggior parte dei metodi di riproduzione, anche la fotografia ha una
lunga storia che risale a molti anni prima della data ufficiale della sua
invenzione.
La questione nasce infatti già nel Rinascimento, epoca in cui era stato affermato
e universalmente accettato un principio di teoria estetica estremamente
fondamentale: il dogma secondo cui l’opera d’arte sarebbe una diretta e fedele
rappresentazione di un oggetto reale.
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Solo dopo il 1839, anno della presentazione ufficiale della scoperta della
fotografia, questa tecnica diviene sempre piø autonoma, a seguito di un lungo
processo di sviluppo che in certi periodi si era manifestato in modo evidente
mentre in altri era rimasto all’ombra.
Infatti il punto di vista fisso e le rigide teorie imposte dalla prospettiva
rinascimentale, che miravano alla rappresentazione di una verosimiglianza
provata scientificamente, trovano una loro applicazione in uno degli strumenti
ottici piø importanti: la camera oscura, annoverata tra le premesse materiali
necessarie all’invenzione della fotografia.
Concepita già da Aristotele nel IV sec. a.C. per osservare una eclissi di sole, fu
nel Rinascimento, e soprattutto con Leonardo da Vinci, che la camera oscura
1
C. Marra, Fotografia e pittura nel Novecento. Una storia “senza combattimento”, Milano,
Mondadori, 1999, p. 168.
2
A. Scharf, Arte e fotografia, Torino, Einaudi, 1979, pp. 2-3.
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vide uno sviluppo sostanziale imponendosi così come fondamento ottico della
moderna fotografia.
Questi strumenti possono essere a tutti gli effetti considerati gli antenati della
fotografia che indicano i chiari indizi del continuo interscambio tra arte e
scienza.
Pittori e disegnatori cominciarono ad usare questi strumenti ottici nelle loro
diverse versioni nel momento in cui la realtà divenne per loro un insieme di fatti
visibili e non piø un sistema di simboli.
La camera oscura fu utilizzata dapprima dagli astronomi e dai cartografi e
successivamente apprezzata anche dagli artisti per verificare ciò che vedevano
in natura e che utilizzavano come mezzo per risparmiare fatica.
Con la camera oscura le immagini naturali potevano essere registrate su una
superficie corrispondente a una retina, per poi trarne tracciati lineari, disegni
colorati e persino dipinti.
Nel 1839 il pittore Louis-Jacques-MandØ Daguerre potØ annunciare al mondo
che i suoi prolungati esperimenti avevano finalmente avuto un buon esito: aveva
trovato il modo di fissare l’immagine ottenuta nella camera oscura. Si realizzava
così una idea che, nata nel tardo Medioevo e inaspettatamente riemersa nel
XVIII secolo con maggiore chiarezza e precisione, apportò un cambiamento
fondamentale nella visione del mondo.
Daguerre precedentemente aveva iniziato una intensa corrispondenza con
Joseph NicØphore NiØpce, il quale nei decenni precedenti si era interessato della
recente scoperta della litografia e aveva approfondito gli studi alla ricerca di una
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sostanza che potesse impressionarsi alla luce in maniera esatta mantenendo il
risultato nel tempo. Sei anni dopo la morte di NiØpce Daguerre riuscì a mettere
a punto la tecnica che prese il suo nome, il dagherrotipo.
Quindi l’anno dell’invenzione di Daguerre segnò il momento in cui le
conoscenze acquisite nel passato si erano consolidate e il bisogno di rendere
operativa questa invenzione era divenuto così pressante che non avrebbe potuto
essere ritardata da alcuna difficoltà o ostacolo.
Il passaggio dalla camera oscura alla fotografia, che permise all’uomo di fissare
l’immagine disegnata dal sole, è ancora piø semplice da seguire.
Con la nascita della fotografia il binomio luce-sole si rivelò come la vera forza
creativa nel processo di produzione dell’immagine. Infatti nei suoi primi anni di
vita, la fotografia fu chiamata “arte eliografica”, “incisione solare”, “pittura
solare”.
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E’ da considerare, dunque, quanto determinante e forte deve essere stata
l’influenza della fotografia sull’arte e sugli artisti dell’Ottocento dopo che le
invenzioni di Daguerre e di William Fox Talbot (che sperimentò una nuova
tecnica chiamata calotipia) diedero all’uomo i mezzi per fissare l’immagine,
fino ad allora effimera, che appariva nella camera oscura.
Il rapporto tra arte e fotografia può essere studiato sotto innumerevoli aspetti.
L’influenza della fotografia sulla vita e sull’arte del XIX e del XX secolo
3
H. Schwarz, Arte e fotografia. Precursori e influenze, Torino, Bollati Boringhieri, 1992, pp.
37-38.
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rappresentò un danno e un vantaggio, un indebolimento e un rafforzamento,
portò confusione e chiarezza, amore e odio.
A partire dal giorno in cui fu annunciata l’invenzione della fotografia, ci si pose
la domanda se questo nuovo strumento potesse essere classificato secondo le
tradizionali categorie artistiche; domanda alquanto spinosa che non ebbe modo
di ricevere una risposta unanimemente condivisa.
Per la storia dell’arte il problema della fotografia si è presentato sin dall’inizio
sotto due aspetti: da una parte il suo proporsi come mezzo d’espressione
creativa assolutamente autonomo, dall’altra la sua influenza sulla pittura. I due
aspetti sono stati spesso trascurati e questa omissione diventa tanto piø
inconcepibile quanto piø ci si rende conto dell’influenza notevole che la
fotografia ha esercitato sulla pittura di paesaggio e sulla ritrattistica del XIX
secolo, sui processi visivi delle varie tendenze artistiche e piø in generale sulle
tecniche di riproduzione.
Lo stupore che aveva accolto l’invenzione non si era ancora placato che già
artisti e scienziati si chiedevano se questo nuovo strumento fosse un mezzo
espressivo accettabile, se esso potesse essere considerato una forma d’arte e se
dovesse essergli concesso o negato di entrare a far parte delle categorie
artistiche tradizionali.
La gara tra i due mezzi, fotografia e pittura, non fu soltanto questione di
precisione e di velocità. Gli artisti furono tormentati da un complesso a due
sensi, d’inferiorità e di superiorità: d’inferiorità perchØ la macchina era piø