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ABSTRACT
Речевые формулы ̶ выражения, которые выполняют конкретную прагматическую
функцию. Они не только выполняют функции речи и коммуникативного акта, но у них
есть социальный аспект. Учитывая их многофункциональность, то есть их способность
выполнять несколько функций, как межличностные так и организации речи, их трудно
понять и использовать. Они тесно связаны с культурным измерением, отражают нормы
и ценности, по их использованию и форме передают культурную информацию как
способы взаимодействия, мышления определенной культуры. Все эти элементы
способствуют затруднить их категоризацию. Необходимо изучить их использование на
примерах в контексте чтобы классифицировать их различных функций и значений. В
этом исследовании мы анализировали примеры из корпусов. Наш анализ показал, что
эти выражения используются в разных контекстах и незут разную смысловую нагрузку.
Обучение этих формул представляет собой огромную проблему для студентов, но
главное для развития прагматической навыки. По этой причине в последней главе мы
сделали предложение упражнений, используя другое средство обучения ̶ мемы.
Эмоции играют важную роль в речевых формулах и поэтому мемы могут быть
эффективным инструментом.
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INTRODUZIONE
La scelta dell’argomento di tesi non è mai una cosa semplice, soprattutto quando si termina
un percorso di laurea magistrale, si sente il peso di dover fare un lavoro bello e importante ma
soprattutto scegliere qualcosa che sia inerente ai propri obiettivi, sembra quasi che si stia per
“giocarsi tutto” con la tesi. Io mi sono interrogata a lungo sui miei obiettivi e avevo in mente
diversi possibili argomenti di tesi. Nel momento della scelta però ero già sicura che avrei
trattato qualcosa inerente alla lingua e cultura russa poiché da quando l’ho scelta come lingua
di studio ho sempre trovato che sia una lingua che non smette mai di sorprendermi.
Ho deciso di fare una ricerca sulle formule di routine conversazionali perché mi sono posta
una domanda, che cosa mi affascina di più dello studiare lingue straniere? E nello specifico,
una lingua come il russo, totalmente diversa dalle europee? La mia risposta è stata, l’esistenza
di espressioni che spesso non sono traducibili, espressioni uniche che appartengono solo a un
popolo, a un paese, che uno straniero non può arrivare a comprendere così facilmente. Sono
convinta che ci sia fascino nelle cose che non si possono semplicemente spiegare con una
regoletta grammaticale. Bisogna analizzarne la loro funzione illocutiva, ovvero lo scopo
comunicativo che si pone il parlante, e le intenzioni che sono alla base della realizzazione del
concreto atto linguistico. La comunicazione verbale viene considerata un processo di
codificazione e decodificazione di un segnale Arrivare a padroneggiare queste espressioni non
è solo indice di fluenza linguistica perché come ci dice la ricerca nemmeno studenti con un
livello avanzato riescono a padroneggiarle in maniera corretta, entra un meccanismo in gioco
ben più ampio, bisogna chiedersi che forza pragmatica, significato voglio dare all’enunciato
che sto pronunciando? Il significato di un’espressione è sempre in correlazione con una
situazione specifica. Se guardo letteralmente ai componenti di una frase non posso
comprenderne il senso totale, le implicazioni soggettive che spesso suggerisce se non guardo
al contesto comunicativo, i partecipanti alla comunicazione, l’intonazione. Lo studio di una
lingua non è solo studiarne la grammatica, i vocaboli, imparare la pronuncia corretta delle
parole, è soprattutto imparare a usare le parole per comunicare un obiettivo, per ottenere
qualcosa dall’interlocutore con cui parliamo. E se ci pensiamo su, quanto una formula può
facilitare la comunicazione? Se possiamo ad esempio con una formula riuscire a esprimere
contemporaneamente disaccordo e insoddisfazione (Nu ty daeš'! I ty tuda že!) oppure sorpresa
e tristezza (Nu i nu). La curiosità della scoperta, della ricerca mi ha portato a godere più del
processo che del vero e proprio risultato di questa ricerca. Mi ha affascinato il poter scoprire
queste formule ascoltandole direttamente sul posto, facendomi continuamente domande e
3
interrogando così corpora, dizionari, libri e persone. Se avessi utilizzato un solo strumento di
ricerca per l’approfondimento probabilmente non sarei riuscita a farmi una panoramica quasi
completa su queste espressioni e sicuramente se continuassi ancora a ricercare scoprirei ancora
nuove cose. È proprio questa la parte più bella dello studio di una lingua, scoprire che esistono
modi diversi per dire “sono completamente in disaccordo con te” oppure “lo sono
parzialmente” o ancora aggiungere a questo “sono in disaccordo perché per me è un fatto
ovvio il contrario” o perché “dubito della veridicità di ciò che dici”o “Sono sorpreso perché
ciò che mi dici non può essere vero, nel senso che dubito che lo sia e pertanto sono perplesso”
oppure “sono meravigliato/stupito”. Ma proprio per la varietà di significati che le formule
possono avere ci si chiede, come insegnarle? E soprattutto, dovrei insegnarle? Negli ultimi
anni la dimensione socioculturale e interculturale dell'apprendimento delle lingue straniere si
sta rapidamente sviluppando. È difficile rispondere a questa domanda perché se pensiamo
alle ore in classe solitamente sono troppe poche e principalmente i programmi si focalizzano
sulla grammatica, vocabolario e sintassi. La componente culturale di queste formule potrebbe
attrarre gli studenti stranieri, stimolare il loro interesse verso lo studio della lingua russa,
supportarne la motivazione, rendere le lezioni appassionanti oltre che educative. Inserire
queste formule nei programmi di insegnamento della lingua russa permetterebbe agli studenti
stranieri di avere una conoscenza solida e approfondita delle formule, che renderebbe gli
studenti più fiduciosi delle loro capacità linguistiche proprio per la possibilità di sviluppare
una competenza pragmalinguistica, che darebbe loro l’opportunità di usarle nel discorso
minimizzando il rischio di errori socioculturali. Dopo aver analizzato le formule in esempi in
contesto è venuta l’idea di proporre degli esercizi utilizzando dei memi. Quest’idea è nata da
una sorta di “detto” molto diffuso sulle pagine social dedicate agli studenti di lingua. È
comune sui social e tra gli studenti il meme “studio lingue straniere per imparare a capire i
memi nelle altre lingue”. Questo perché i memi rappresentano nella società attuale un modo
velato di comunicare, e solitamente se non si è parlanti di quella lingua e non si condivide la
vita di quella specifica comunità è difficile capirli. E da appassionata di lingue mi chiedo,
quanto sarebbe bello riuscire a capire tutti i memi delle lingue che studiamo? Solo la
comprensione di questo tipo di comunicazione che difficilmente si può apprendere nel
contesto classe ci renderebbe davvero fluenti e profondi conoscitori non solo di una lingua
bensì di una cultura. Spesso i memi giocano su temi politici, su tendenze attuali in un
determinato paese, quindi, sono veramente ristretti alla comunità linguistica di un determinato
paese. Infatti, anche i memi nella madrelingua sono difficili da capire se non si sta al passo
4
con la società, eventi e tendenze in voga del momento. Solo la curiosità e la passione verso le
lingue e il “diverso” può portarci a trovare sempre nuovi modi di apprendere e imparare.
CAPITOLO 1. SEQUENZE FORMULAICHE E ASPETTI PRAGMATICI
In questo primo capitolo ci soffermeremo sull’introduzione della fraseologia come recente
disciplina di studio e sul concetto di unità fraseologica come punto di partenza per l’analisi dal
punto di vista pragmatico di alcune espressioni fraseologiche russe. Adotteremo la definizione
di formule di routine (rispettivamente in ing. speech fomulas e in ru. rečevye formuly) per
riferirci a espressioni utilizzate durante l’interazione con una funzione pragmatica (ad esempio
esprimere sorpresa, disinteresse o accordo). Le formule di routine che prenderemo in esame
sono le espressioni del corso di russo conversazionale kak skažeš' presente sul sito vernye slova.
Il capitolo sarà articolato come segue: partiremo da un’introduzione alla fraseologia, sezione
della linguistica che studia le espressioni fisse, stabili del linguaggio, le unità fraseologiche.
Tracceremo brevemente le sue origini, citando i diversi precursori degli studi fraseologici.
Esemplificheremo le diverse classificazioni delle unità fraseologiche e ne elencheremo le
principali caratteristiche. Seguiremo poi con una panoramica sulla pragmatica, disciplina che
mette in relazione il significato semantico di una frase con la funzione pragmatica, dipendente
dal contesto. Questo studio fa da cornice necessaria all’introduzione degli atti linguistici e del
linguaggio formulaico. Si continuerà poi con l’identificazione e la classificazione di una ben
più specifica categoria di sequenze formulaiche: le formule di routine. In particolare,
presenteremo le formule di routine che servono ad esprimere le seguenti funzioni pragmatiche:
indifferenza, accordo/disaccordo, rifiuto, sorpresa, insoddisfazione e richiesta di chiarimento.
Sono quindi sette le categorie che tratteremo e analizzeremo in maniera più approfondita nel
secondo capitolo.
1.1 INTRODUZIONE ALLA FRASEOLOGIA
La fraseologia è una disciplina che ha origini piuttosto recenti. Negli ultimi decenni questo
campo di studi ha ricevuto una grande attenzione da parte dei linguisti, che ha portato a
molteplici classificazioni e caratterizzazioni delle sequenze di parole che costituiscono il
cosiddetto repertorio fraseologico. Nel secolo scorso si è trasformata in un'area di ricerca
riconosciuta espandendosi a livello internazionale. Esiste un ampio consenso sul fatto che la
fraseologia sia un campo che ingloba molti fenomeni linguistici. Una questione interessante
per la fraseologia, soprattutto dal punto di vista della linguistica contrastiva è il rapporto tra la
5
formazione delle parole e la fraseologia, poiché questa relazione si manifesta in modi diversi
da un sistema di lingua a all'altro (Burger et al. 1982: 12). Gli studi linguistici in ambito
fraseologico hanno portato all’identificazione di diversi tipi di multi-word sequences
descrivendo come vengono usati nel discorso naturale. Charles Bally, con la pubblicazione
del suo Traité de Stylistique Française
1
viene considerato il padre della fraseologia. Fu il
primo a presentare una classificazione sistematica delle combinazioni fisse, non scomponibili
del linguaggio che egli denomina locutions phraséologiques ‘locuzioni fraseologiche’. Ancor
prima di Bally, è bene citare altri studiosi tra i precursori degli studi fraseologici
2
, tuttavia è
stata l’opera di Bally che ha stimolato lo sviluppo della fraseologia come disciplina linguistica.
È proprio a partire dal lavoro di Bally che, in Europa, durante il Novecento si sviluppano due
filoni di studi
3
: quello della scuola britannica con Firth (1957) e quello sovietico con
Vinogradov (1986). La fraseologia come disciplina a sé stante, dapprima considerata come
una sottodisciplina della lessicologia, si afferma negli anni Quaranta e Cinquanta del XX
secolo in Unione Sovietica grazie al lavoro pionieristico di diversi linguisti russi, oltre a
Vinogradov, citiamo Amosova, Chernysheva, Kunin e Polivanov
4
. Polivanov (1928: 61)
sosteneva che la fraseologia “займет устойчивую и обособленную позицию (подобно
морфологии, фонетике, грамматике и т.п.) в лингвистической литературе
5
”.
Il linguista sovietico considerava la fraseologia come una scienza linguistica dotata di una
propria autonomia, volta allo studio dei significati individuali delle espressioni fisse.
1.1.2 LE UNITÁ FRASEOLOGICHE
In riferimento all’etimologia della parola ‘fraseologia’, il termine è composto dalle parole
greche phrásis-eōs ‘discorso’ e -logia ‘logica’. La definizione generale di fraseologia è la
seguente: “L’insieme delle frasi proprie di una determinata lingua (nel senso di locuzioni o
espressioni caratteristiche, idiomatiche) o di una determinata sezione del lessico, relativa a
una particolare attività umana
6
. L’oggetto di studi di questa disciplina sono le combinazioni
1
Per un approfondimento sulla nascita della fraseologia si rimanda a Bally, C., Traité de stylistique française,
Klincksieck, Paris 1909
2
cfr. Bréal 1897
3
cfr. Cowie 1998 per una rassegna
4
Per una lettura critica sugli studi della fraseologia russa si rimanda a Rigotti, Eddo, La linguistica in Russia
dagli inizi del secolo XIX ad oggi: III. Il ventennio critico della linguistica sovietica In: Rivista di Filosofia Neo-
Scolastica, 1972, 64 (4), pp. 648–671.
5
Avrà una posizione stabile e separata (come morfologia, fonetica, grammatica, ecc.) nella letteratura linguistica
(traduzione mia qui e in seguito ove non sarà indicato diversamente)
6
Vocabolario Treccani della lingua italiana online http://www.treccani.it/vocabolario/fraseologia/ - (ultima
consultazione 20/02/2022)
6
stabili di parole, le cosiddette unità fraseologiche, anche conosciute con i seguenti sinonimi
phraseologismen, set phrases, idioms o formulaic sequences
7
. I ricercatori sono spesso vaghi
nella loro definizione di linguaggio formulaico e nella scelta dei termini che usano, dal
momento che assume varie forme e risulta difficile fornire una definizione ampia del
fenomeno. Numerosi studi sono stati fatti allo scopo di classificare il linguaggio formulaico
(Wray 2000: 464)
8
. Pertanto, noi partiremo dalle classificazioni esistenti per fare una
classificazione più ampia delle sequenze di nostro interesse. Ma prima di procedere alla
classificazione si rende necessario cercare di rispondere a una domanda di base: Cos’è il
linguaggio formulaico? Le sequenze formulaiche sono definite come espressioni multiparola
che co-occorrono secondo patterns prefissati e altamente prevedibili. Tra tutte, la definizione
più chiara risulta quella di Wray (2002: 9) secondo cui, una sequenza formulaica è
a sequence, continuous or discontinuous, of words or other elements, which is, or appears to be,
prefabricated: that is, stored, retrieved whole from memory at the time of use, rather than being
subject to generation or analysis by the language grammar
9
In effetti, ciò significa che le linguistic strings in una sequenza formulaica sono “attaccate
tra loro” e memorizzate come singole big words (Ellis 1996, citato in Wray 2000:465).
Sinclair (1991: 110) le considera come “single choices, even though they might appear to
be analyzable into segments
10
”. Diversi studiosi hanno adottato diverse terminologie in
riferimento a queste “strings”, ne nominiamo alcune come chunks, prefabs, collocations,
fixed expressions, multi-word expressions, recurring utterances.
Sebbene le sequenze formulaiche possano coincidere in parte con gli idioms in quanto è
comune che abbiano un significato metaforico, l’ambito delle sequenze formulaiche è molto
più ampio. Wray & Perkins elencano oltre 40 termini usati in letteratura per descrivere le unità
fraseologiche e i loro aspetti di fomulaicità, inclusi in gran parte nella seguente tabella
11
.
7
Vedi Fleischer 1997, Moon 1998, Fillmore, Kay, O’Connor 1988, Sinclair 1991 &Wray 2002
8
Vedi anche Aijmer 1996, Becker 1975, Bolinger 1976, Coulmas 1979, 1994, Hatch et al. 1979, Howarth 1998,
Hudson 1998, Lattey 1986, Moon 1992, Nattinger e DeCarrico 1992, Van Lancker 1987 & Yorio 1980
9
Una sequenza continua o discontinua, di parole o di altri elementi, che sono o sembrano essere prefabbricati:
cioè memorizzati, recuperati interi dalla memoria al momento dell'uso, piuttosto che essere oggetto di
generazione o analisi da parte della grammatica linguistica.
10
Scelte singole, anche se potrebbero sembrare analizzabili in segmenti.
11
Termini usati in letteratura per descrivere sequenze formulaiche adattato da Wray, A. & Perkins, M. R.,
The functions of formulaic language: an integrated model. Language & Communication, 2000, 20 (1), pp.1-28
Amalgams Gambits Preassembled speech
Automatic Gestalt Prefabricated routines and
7
Il fatto che esistano tutte queste variazioni terminologiche non ci suggerisce solo che ogni
termine fa riferimento a uno specifico fenomeno, bensì è evidente la natura multiforme del
linguaggio formulaico che ha forme, funzioni e proprietà semantiche, sintattiche e lessicali
varie tra diversi tipi di lingua (Wray & Perkins 2000:3). Sebbene il termine di unità
fraseologica (fraseologismo) venga utilizzato come termine ombrello, è bene tenere a mente
che non rispecchia un fenomeno univoco, ci sono diverse categorie e ognuna ha una
caratteristica e un comportamento specifico (Vilkaitè 2016: 30). Infatti, alcuni studiosi parlano
di chunks e prefabs sulla base dell’idea che gli elementi lessicali multi-parola sono
memorizzati e processati nella mente come un insieme, altri si focalizzano sulle caratteristiche
di parole multiple parlando di multi-word expressions, altri parlano di fixed expressions
focalizzandosi sulla stabilità degli elementi e altri ancora sulla fraseologia ricorrente parlando
di recurring sentences (Id: 29). Queste unità multiparola sono definite con diversi aggettivi
come prepackaged, prefabricated, ready-made, unanalyzed, e frozen
12
.
Secondo Ermann & Warren (2000: 31) un prefab è “a combination of at least two words
favoured by native speakers in preference to an alternative combination which could have
12
Vedi Clark 1974, Brown, Hakuta 1974, Krashen & Scarcella 1978, Raupach 1984, Weinert 1995, Fillmore
1979, Hickey 1993, Lyons 1968, Hickey 1993, Lieven, Pine, & Barnes, 1992 citati in Jiang, N., Nekrasova, T.
M., The processing of formulaic sequences by second language speakers,“The Modern language journal”,2007,
91, p. 434
Chunks Holistic Patterns
Cliches Holophrases Ready-made expressions
Co-ordinate constructions Idiomatic Ready-made utterances
Collocations Idioms Rote
Composites Irregular Routine formula
Conventionalized forms Lexical(ised) phrases Schemata
FEIs
a
Lexicalised sentence stems Semi-preconstructed phrases
Fixed expressions Multiword units that constitute single choices
Formulaic language Non-compositional Sentence builders
Formulaic speech Non-computational Stable and familiar expressions
Formulas/formulae Non-productive with specialized subsenses
Fossilized forms Petrification Synthetic
Frozen phrases Praxons Unanalysed chunks of speech
8
been equivalent had there been no conventionalization
13
”. I termini phraseologie/phraseology
prevalgono in tedesco e inglese e altre lingue romanze, in russo abbiamo frazeologija. (Burger
et al. 1982:11). Il termine generico set phrase è l’equivalente inglese del tedesco
phraseologismus in un’accezione ampia, come definito da Burger (1998). Include tutte le
espressioni fisse del linguaggio, come collocazioni, idiomi, proverbi ecc. (Id:12).
Il linguista A.V. Kunin (1970) definiva l’unità fraseologica come una combinazione stabile
di parole con un significato parzialmente o completamente traslato. Queste combinazioni di
parole, da un minimo di due parole a una frase completa presentano un elevato grado di fissità
formale, semantica, pragmatica e idiomaticità (Corpas 1997).
Corpas (1997: 19-32) ne elenca le principali caratteristiche:
1. la variazione in quanto esistono una o più varianti di alcune unità fraseologiche;
2. la frequenza d’uso e la frequenza di co-apparizione degli elementi costitutivi dell’unità
fraseologica;
3. la convenzionalizzazione che riguarda l’abitudine dei parlanti di far uso di combinazioni
già disponibili nella lingua;
4. la lessicalizzazione che fa riferimento al processo mediante cui il parlante conserva nella
memoria unità fraseologiche dovute alla loro frequenza d’uso;
5. l’idiomaticità, per cui non è possibile dedurre il significato complessivo dell’espressione
dagli elementi che compongono un’unità fraseologica presi singolarmente.
Skytte (1998), a sua volta le definisce come “espressioni linguistiche, formate da due o più
elementi lessicali liberi, il significato dei quali non è direttamente deducibile dal significato dei
singoli e la cui combinazione è consolidata da una certa frequenza di uso”. Esistono molte
classificazioni delle unità fraseologiche basate su criteri diversi. La più conosciuta è quella di
V.V. Vinogradov, va menzionata in quanto è stata esemplare per le diverse classificazioni
successive. Il linguista concentra la sua attenzione sulla struttura dei fraseologismi e illustra il
diverso grado di dipendenza degli elementi e di accoppiamento semantico.
Egli parlando di frazeologičeskie edinicy ‘unità fraseologiche’ ne distingue tre tipi sulla
base di criteri semantici:
• frazeologičeskie sraščenija ‘fusioni fraseologiche’, combinazioni di parole indivisibili il
cui significato è immotivato. Spesso per il traduttore risulta difficile trovare l’esatto
equivalente nella lingua di arrivo proprio per il fatto che il significato di tali parole esula
13
Una combinazione di almeno due parole privilegiate da parlanti nativi a una combinazione alternativa che
avrebbe potuto essere equivalente se non ci fosse stata una convenzionalizzazione.