68
una delle caratteristiche cardine della paternità, tema sul quale si
concentra molto Tebas Land. Lo stratagemma dell’antinomia viene poi
rimarcato da un’altra ricerca effettuata da S.: il nome Martín Santos risulta
in forte opposizione ai 666 link online che il drammaturgo ha reperito sul
parricida, marcando la bipartizione del personaggio puro che si è
macchiato di un omicidio e che possiede quindi due facce, una buona
(suggerita dal cognome Santos) e una cattiva (alludendo al 666
demoniaco). Infine, il contrasto per eccellenza: la rappresentazione di un
ragazzo parricida che deve fare i conti con l’angusta ed opprimente
prigionia va in opposizione totale con il concetto di teatro, che rappresenta
invece l’assoluta libertà culturale e spirituale.
L’inserimento di questi elementi, convergenti e divergenti, è
funzionale in quanto riesce a creare una sorta di circolarità del testo,
divenendo così ancora più intrigante ed avvincente. Anche gli aspetti
asimmetrici concorrono a creare un forte collegamento intratestuale che
insinua la verità di un assunto: tutto transita, tutto si sposta, tutto cambia,
ma in realtà tutto è minuziosamente interconnesso.
2.2.4 Un nuovo mito di Edipo
Alla commistione di elementi reali e fittivi, e di simmetrie ed
asimmetrie, si aggiungono riflessioni sulla vita e nozioni
storico/filosofiche. Tebas Land trasuda richiami e molteplici riferimenti: con
un linguaggio algido e raffinato, Sergio Blanco maneggia e manipola
materiali eterogenei come realtà e fantasia, autobiografia e
immaginazione, temi d'attualità e miti, letteratura e psicologia,
69
aggiungendo suggestioni musicali come Mozart, gli U2 e Roberto Carlos
91
.
L’intessitura del testo è colma di digressioni che attingono da generi
diversi: si crea una commistione di brani di natura differente sui quali
Blanco non teme di indugiare, anzi, l’autore riesce a far confluire con
pregevole abilità una mole incredibile di materiale letterario, storico,
psicanalitico e teatrale che analizza, sminuzza e confronta passando per
Kafka, Sofocle, Dostoevskij, Freud, non mancando riferimenti poi alla
Bibbia, alla tragedia greca, alle opere d’arte
92
. Citati, richiamati o
solamente evocati, sapendoli fondere con maestria in un'originale
scrittura. A fare da portavoce è il dottor S., prodigo di teorie estetiche, di
disquisizioni storico-letterarie, di citazioni di film e di canzoni.
Ma il riferimento cardine di Tebas Land è ovviamente Edipo: il tema
centrale, il parricidio, è un ovvio rimando alla versione sofoclea del 430
a.C. del mito leggendario di Edipo che uccide inconsapevolmente il padre.
Non a caso è stato scelto il titolo Tebas Land, ovvero La terra di Tebe, quella
di Edipo, il parricida per eccellenza. Blanco crea dunque un espediente, la
storia di Martín che ha ucciso il proprio padre, per prendere come tema
91
Gli additivi musicali, che possono sembrare solo una cornice o una semplice melodia di
sottofondo, in realtà sono stati selezionati maniacalmente. Non a caso, è una delle prime
cose che, aprendo il libro di Tebas Land, appaiono nel paratesto. Ogni musica in realtà si
ispira ad uno specifico personaggio: il drammaturgo S., più intellettuale ed erudito,
corrisponde a Mozart, il parricida Martín, più carnale e passionale, invece è ricollegabile
a Roberto Carlos, ed infine l’attore, per ovvi motivi, a With or without you di Bono.
L’intento è sia quello di distinguere i vari mondi di appartenenza di ciascuno, sia quello
di rendere chiaro che, fondamentalmente, nonostante le notevoli differenze tutti e tre
possono convergere in un unico universo, per questa ragione S. rimane affascinato dalla
meravigliosa poesia di Amada amante e Martín scopre e rimane incantato dal meraviglioso
Concerto n.21 di Mozart.
92
L’inserimento di tali elementi è dovuto essenzialmente al tentativo di Sergio Blanco di
trovare un dialogo con i vari testi, in particolar modo con tutti quei testi in cui è presente
il vincolo padre-figlio, come Edipo e Sofocle. Il pubblico percepisce l’inserimento di
riferimenti estranei allo svolgimento narrativo come un modo per dilazionare l’azione
drammatica, cosa che costringe quindi a pause contemplative e va così ad intensificare la
sensazione di interesse e di vicinanza al racconto.
70
centrale la figura mitologica e psicoanalitica del parricida
93
. È importante
sottolineare che Blanco non è interessato alla questione con il padre inteso
come l’uomo che dà geneticamente la vita al proprio figlio, bensì
all’archetipo della paternità, ossia il vincolo che gli esseri umani in genere
hanno con la versione mitica ed archetipica del padre. Il primo caso
tramandato nella storia – così studiato ed epico al punto di essere
diventato il nome di un complesso freudiano
94
– è quello di Tebe. C’è
tuttavia una notevole differenza tra i due parricidi
95
e viene aperta una
riflessione: si può considerare Martín un vero parricida poiché ha ucciso
consapevolmente il padre, e Edipo un falso parricida in quanto
inconsapevole del suo delitto nel momento in cui lo stava commettendo
96
?
93
Il delitto, e quindi anche il riferimento al titolo, oltre alle implicazioni edipiche
ricollegabili al parricidio, viene utilizzato anche come pretesto per rappresentare ed
addentrarsi in quella zona d’ombra che è la propria Tebas Land: per Martín si tratta di
quella zona oscura nella quale ha passato l’intera vita a causa dei tormenti del padre, per
S. è la propria posizione di rispettosa presunzione e saccenza che è riuscito ad eclissare
per farsi guidare ciecamente dal detenuto, per Federico è invece riuscire a conquistare e
mediare la Tebas Land del parricida che va a costituire il fulcro del proprio lavoro da
attore che si approccia ad un determinato personaggio.
94
Lo psicanalista Sigmund Freud (1856-1939) ha nominato così un complesso che può
avvenire durante la fase di crescita. Tra i quattro e i sei anni di età, il bambino cerca di
eliminare – fantasticamente e metaforicamente – il padre, poiché vuole possedere la
madre, sulla quale ricadono le pulsioni sessuali infantili. La bramosia del figlio fa
scaturire liti col padre che lo fanno sentire minacciato di castrazione se non cessa tale
comportamento. Tale fase si risolve solitamente con la rinuncia del bambino ai propri
desideri incestuosi nei confronti della madre, tuttavia, in caso di fallimento, si costituisce
il complesso di Edipo. Freud ritiene dunque che tutti prima o poi – come afferma anche S.
in Tebas Land – cercano di uccidere il proprio padre: la morte metaforica della figura
paterna è indispensabile poiché segna l’uscita del bambino dall’età infantile per entrare
nell’età adulta.
95
Rispetto al mito sofocleo, con Martín viene incarnato un nuovo Edipo contemporaneo e
suburbano appartenente all'era digitale, della frenesia, del consumismo, per denunciare il
degenero che può causare l'assenza di autorità genitoriale.
96
L’aspetto affascinante dell’Edipo sofocleo è che ha commesso un parricidio senza
sapere che stava uccidendo il proprio padre. Tebas Land parla di come, a volte, ciascuno
può essere un assassino senza esserlo. A livello simbolico, infatti, il parricidio è un atto
estremamente liberatorio, perché sta ad indicare il distacco da una specifica autorità, da
una doxa, simbolizza quindi un atto di crescita e di maturazione ed un modo per trovare
la propria libertà di espressione. In fin dei conti, nell’area delle passioni è tutto
71
Blanco affronta tale riflessione facendo tesoro di tutto ciò che è stato detto
e teorizzato in merito all’argomento nella storia, nella psicanalisi, nella
letteratura, nell’arte, e arriva ad offrire una versione davvero completa ed
originale. Dopo aver indagato la vicenda fino a sviscerare i più cupi
dettagli, l’autore si arresta di fronte ad una presa di consapevolezza: si
ritrova a dover abbandonare l’idea iniziale di unicità nel testo da redigere
e si arrende di fronte alla molteplicità dei retroscena, alla somma della
verità filtrate ognuna con gli occhi di un personaggio diverso. Non esiste
alcuna verità, ciascuno possiede un filtro che diventa evidente solamente
in contrapposizione con quello di altri individui. Esistono diverse ipotesi e
possibilità perché ogni cosa viene percepita da ognuno in maniera diversa.
Grazie alle ricerche e al confronto con i personaggi, Blanco riesce così a
fornire differenti angolazioni da cui osservare la vicenda per trovare delle
chiavi di lettura di un gesto così spaventoso. Si tratta quindi di un
espediente raffinato per ricordare quanto plurime siano le angolazioni
dalle quali è possibile guardare la realtà: i personaggi rappresentano
diverse angolazioni e diversi punti di vista, e la differenza di tali
prospettive viene anche sottolineata da uno scaltro e raffinato gioco di luci
attuato durante la messinscena.
Ad ogni modo, Tebas Land non mira ad esprimere un giudizio, le
questioni restano sospese, gli interrogativi sono destinati a non avere
risposta e non c’è assoluzione né condanna nei confronti del parricida.
estremamente complesso, non c’è un modo univoco di vedere le cose, né una scissione
netta tra giusto e sbagliato, di conseguenza non è sufficiente soffermarsi sulla prima
impressione o sul primo significato che affiora alla mente, al contrario è necessario
scavare e ricostruire il senso di tutto ciò a partire dalla molteplicità di significati insiti a
tali passioni. Come afferma S., «es como un lugar en donde las cosas nunca son muy
claras. Creo que a todos nos pasa un poco lo mismo. En definitiva todos tenemos, como
Edipo, una Tebas un tanto ambigua. Un poco confusa y oscura. Qué sé yo. Una especie de
zona o de territorio incomprensibile. ¿No? Una especie de Tebas Land» (BLANCO S., Tebas
Land, Córdoba, DocumentA/Escénicas Ediciones, 2017, p. 86).
72
Vuole, al contrario, stimolare una riflessione tramite l’instillazione del
dubbio: cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa avrei fatto o non fatto io.
L’approccio a tale opera di matrice autofinzionale permette dunque di
offrire un’inchiesta inconclusa per porre una provocazione: la realtà viene
mostrata da punti di vista particolari, e lo spettatore si ritrova nella
condizione di dover bilanciare la posizione propostagli. Con tali
espedienti si arriva dunque a richiedere uno sforzo critico
97
, una presa di
responsabilità da parte del lettore e dello spettatore che risponda alle
responsabilità autoriali. Le provocazioni mirano a far riflettere e a far sì
che lo spettatore possa vagliare ed interagire con la storia narrata. Il
ricorso all’autofinzione non è tanto una richiesta di fiducia, quanto
un’esortazione ad una responsabilità che viene dichiarata tramite
personaggi ibridi che a loro volta chiedono di essere interpretati. Nell’atto
conclusivo dell’opera, sembra che la vicenda edipica di Martín venga
probabilmente risolta: il giovane parricida – che sta scontando la propria
pena in carcere senza aver mai avuto la possibilità di dare l’addio al
proprio padre, di andare al suo funerale, di mettere in qualche modo un
punto a questa vicenda – era rimasto come su una nuvola sospesa, tuttavia
l’incontro con S. gli permette di rivivere tutta la sua vita, affrontare le
problematiche e i dubbi che lo assalgono per diventare consapevole della
97
Sergio Blanco sfrutta il mito sofocleo per approdare su una tematica molto più
complessa, ovvero il tema della giustizia e della colpa di cui il pubblico diviene un
silenzioso interprete. Gli spettatori sono chiamati a dare giudizi in merito a tematiche
difficili e vengono posti davanti all’ardua scelta se schierarsi dalla parte della vittima,
ignara del fatto che la propria vita sarebbe terminata per mano del figlio con ventuno
forchettate, o se forse è più giusto schierarsi col presunto carnefice che ha senz’altro
sbagliato ma la cui vendetta è comprensibile e forse lecita, andando così a richiamare ad
un'attenzione che va oltre l'apparenza e la facile trappola dei pregiudizi. Dunque la scelta
di adottare una narrativa di tipologia autofinzionale, comporta un’assunzione di
responsabilità del pubblico nei confronti di ciò che è scritto: ciò che è finzione po’ essere o
non essere vero, ma è comunque teso a comunicare qualcosa di reale, perciò il lettore è
chiamato a rispondere della propria antica responsabilità, ossia valutare e vagliare.
73
persona che è e del percorso intrapreso, un percorso che gli permette
finalmente di chiudere il cerchio. L’opera ha un finale davvero
significativo, difatti si conclude con Martín che, intrapresa la strada della
consapevolezza, legge ad alta voce un brano tratto dall’Edipo Re:
«Ciudadanos de tebas. Hijos míos. Descendencia nueva del antiguo
Cadmo. ¿Por qué estáis en actitud de plegaria ante mí, coronados con
ramos de suplicantes? La ciudad está llena de incienso, a la vez que
de cantos, de súplicas y de gemidos, y yo, porque considero justo no
enterarme por otros mensajeros, he venido en persona, yo, famoso
entre todos, el llamado Edipo»
98
.
La lettura di tale passo può essere concepita come una maturazione
del giovane parricida: se in un primo momento S. afferma che tutti hanno
una strada nella propria vita e Martín risponde di non averla o di non
sapere qual è, probabilmente ora inizia finalmente a riconoscerla. Questo
permette al giovane di mettere un punto per proseguire con la propria
vita, iniziare ad amare ciò da cui è sempre stato allontanato come ad
esempio gli affetti, la cultura, un mondo normale negato a causa della
violenza inaudita del padre.
Tebas Land riesce così a mostrare tutto ciò che è possibile sapere su un
parricidio e ancor di più, fornendo un excursus generale sulle relazioni
famigliari, i ruoli, le responsabilità, i legami culturali e viscerali tra
genitori e figli, mostrando la singolarità e l’universalità di tali rapporti e la
complessità di ciascuna forma umana.
98
BLANCO S., Tebas Land, Córdoba, DocumentA/Escénicas Ediciones, 2017, p. 156.
74
2.2.5 La recondita denuncia sociale
Il giovane Martín viene presentato fin da subito come un ragazzo
complesso, diverso, e per questa ragione emarginato. Il dottor S. si
avvicina al parricida, assumendo talvolta caratteristiche riconducibili ad
aspetti paternali. Tra i due nasce una forma d’amore peculiare ed arrivano
ad instaurare un legame affettivo che comporta l’acquisizione di un alto
grado di fiducia reciproca. Martín si racconta, si apre, si offre totalmente
ad S. rendendolo partecipe del suo passato e delle ripercussioni che questo
ha avuto nel suo presente. Tra cui gli attacchi epilettici che, spiegano i
dottori, probabilmente si avventano su Martín dall’età adolescenziale – in
seguito ad un grande trauma subíto, si suppone, a livello familiare e nello
specifico a causa del padre – anche se gli sono stati diagnosticati molto più
tardi solo quando un équipe del penitenziario ha iniziato ad interessarsi a
lui e alla sua salute psico-fisica. Gli attacchi epilettici sono improvvisi ed
imprevedibili, portano alla perdita di controllo della mente e del corpo, ed
uno di questi avvenne durante uno degli incontri con S. Quando, più
tardi, il drammaturgo ha raccontato l’accaduto all’attore Federico, ha
confessato: «sabés que… Me impresionó verlo tan debilitado. Verlo como
tan frágil. Es extraño pero me siento como culpable del ataque que tuvo»
99
.
Il senso di colpa esternato da S. – preoccupato di aver in qualche modo
turbato Martín facendogli rivivere il trauma con il padre, e quindi di
avergli causato l’attacco di epilessia – può essere letto come una
confessione etica in cui S. rispecchia il senso di colpa di un’intera classe
sociale incapace di aiutare gli emarginati come Martín. La confessione di S.
viene dunque utilizzata da Sergio Blanco come espediente per poter
affrontare una problematica sociale ben più ampia.
99
Ivi, p. 135.
75
«El emprendimiento autoficcional – al menos en mi caso – siempre
supone una confesión, es decir, la revelación pública de algo
ominoso, vergonzoso, humillante, siniestro, prohibido, ilegal,
clandestino o indebido que antes de ser expuesto estaba oculto y
velado. En todas mis autoficciones, hay siempre un momento en
donde el personaje hace pública una confidencia capital poniendo en
palabras aquello que todavía no había sido dicho. De esta manera, la
autoficción favorece que lo indecible pueda ser decible y permite que
aquello que estaba relegado al silencio pueda encontrar un espacio de
dicción»
100
.
Avviene un graduale cambiamento nel rapporto tra il drammaturgo
e il parricida, passando da essere una relazione utilitaristica e
professionale, ad una ossessione empatica in grado di provocare nello
spettatore una vertigine etica che lo assale. Dunque, l’opera autofinzionale
permette all’autore di poter dichiarare qualcosa che tendenzialmente
viene sommerso in un profondo silenzio. Riesce così ad esternare
questioni velate e a denunciare problematiche nebulose, e, di
conseguenza, il pubblico si trova costretto ad affrontare la tematica, di
fronte ad una presa di consapevolezza che impone lo sviluppo di una
riflessione. Mostrando compassione, amore e senso di colpa nei confronti
del parricida, S. si eleva ed acquisisce lo status di eroe: l’eroicità nelle
opere di autofiction consiste nella capacità di riuscire ad esternare, in
modo palese, tutte le questioni e le problematiche che vengono
tendenzialmente nascoste poiché ritenute difficili oppure scomode,
attuando una forma di denuncia sociale.
100
BLANCO S., Autoficción. Una ingegnería del yo, Madrid, Punto de vista editores, 2018, pp.
75.
76
2.2.6 La labilità di un tempo effimero
Sin dalle prime battute, risulta chiara l’ossessione del tempo che
pervade Martín. Durante il primo incontro con S., l’attenzione del
parricida cade immediatamente sull’orologio, un Casio subacqueo che il
drammaturgo indossa al polso, e non perché lo vorrebbe in dono, bensì
per l’importanza che l’oggetto ricopre: lo scorrere del tempo. La smania
del tempo permea in maniera velata tutta l’opera, dall’inizio alla fine.
Tebas Land si sviluppa su vari piani temporali che si intrecciano e si
incastrano, aprendo lo spazio scenico ad un nuovo protagonista: il tempo.
Il tempo oscuro in cui Martín ha compiuto il parricidio
101
; il tempo del
carcere, in cui lo scorrere dei giorni sembra interrompersi e il detenuto è
costretto ad una vita ripetitiva in cui il tempo viene scandito dalle
concessioni delle guardie; il tempo della narrazione, che coinvolge S. e i
suoi incontri con il parricida; il tempo della scrittura, della creazione, delle
idee che danno vita alla drammaturgia di Tebas Land; il tempo delle prove,
della preparazione, del tradimento alla realtà per rendere la messinscena
più avvincente. Il tutto ad un passo dal pubblico, scandito dagli interventi
dell’autore che si rivolge alla platea con una sorta di onniscienza del
creatore ed intreccia, con estrema fluidità, il tempo appartenente ai vari fili
narrativi. L’andamento narrativo di Tebas Land è piuttosto fedele alla
linearità del racconto, ma Blanco si dissocia dai monotoni aneddoti lineari
di cui la vita quotidiana è intrisa: la ricchezza dell’arte sta proprio nel
101
Blanco definisce evocación il modo di inquadrare in maniera analitica e terapeutica il
passato che viene costantemente evocato per poi essere rappresentato per mezzo del
linguaggio: «de este modo la autoficción, en acuerdo con el psicoanálisis, viene a
confirmarnos la idea de que el pasado – lo vivido – al poder ser evocado por medio del
lenguaje que lo va a representar ante nosotros, no pertenece a un tiempo pretérito, sino a
un tiempo presente» (BLANCO S., Autoficción. Una ingegnería del yo, Madrid, Punto de vista
editores, 2018, p. 69).