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Questa partecipazione specifica si realizza attraverso il
sistema dei gruppi di pressione : dai sindacati alle
associazioni volontarie, a tutte le forme associative che
sorgono sulla base di gruppi di preferenza più intensi in un
dato momento e in ordine a determinati problemi quindi
l’uguaglianza viene giudicata impossibile. Nel senso che è
impossibile che tutti esercitino contemporaneamente una
uguale influenza politica. In un sistema democratico tutti
godono di una uguaglianza politica di base , che consiste
nella possibilità di fruire attivamente dei diritti politici.
Ma il fine del sistema non è necessariamente l’uguaglianza né
si suppone che sia possibile raggiungere una completa
uguaglianza . Il fine del sistema democratico consiste nel
garantire il massimo di libertà , e di possibilità aperte ai
singoli in vista del raggiungimento dei loro fini. In altre
parole , il sistema democratico consente ad ognuno di
svolgere un’attività orientata dalle proprie preferenze .
Le preferenze individuali non sono necessariamente politiche
né sono stabili nel tempo.
In un sistema democratico , tutti hanno una influenza
potenziale sui pubblici affari ; di fatto non tutti la usano
perché il fine individuale , il “senso” della sua vita quotidiana
non risiede sempre nella partecipazione politica .
Gli individui vogliono le cose più diverse ; al centro dei loro
interessi stanno gli obiettivi più disparati , non soltanto,né
6
soprattutto la massimizzazione dell’uguaglianza , né la
partecipazione politica L’artista vorrà soprattutto dipingere
buoni quadri , il biologo condurre le proprie ricerche nelle
condizioni migliori , ecc. Il che vuol dire che le loro
preferenze politiche sono deboli ; mentre sono intense
preferenze di altro tipo.In ordine a ogni settore dell’attività
umana, dalla politica all’economia ,dalla scienza all’arte allo
svago, esistono gruppi di preferenze intense , e gruppi di
preferenze deboli ; ed è inevitabile che cosi’ avvenga : perché
se tutti avessero la stessa scala di valori e la stessa intensità di
preferenze si verificherebbe un inverosimile e fatale
affollamento nei settori di attività preferiti .
Se tutti pensassero solo o soprattutto alla politica ,
probabilmente sarebbe impossibile governare , perché
nessuno vorrebbe vedere sconfitte le proprie preferenze , e
mobiliterebbe tutte le proprie risorse e il proprio tempo per
cercare di modificare le decisioni prese in ogni momento .
Se tutti fossero” policizzatissimi” , la politica cesserebbe di
essere possibile perché tutti i meccanismi decisionali
verrebbero bloccati.
La politicizzazione integrale, richiesta da un’autogestione
integrale creerebbe un profondo e disastroso squilibrio tra le
diverse funzioni e le diverse necessità pratiche . A un
ipertrofia della vita politica corrisponderebbe l’atrofia della
vita economica , la debolezza militare e cosi’ via. I processi
7
decisionali , nelle democrazie , sono resi possibili proprio
dalla diversa intensità delle preferenze : perché gli individui
partecipano attivamente solo quando sono in ballo problemi
che toccano le loro preferenze . E’ facile dedurne che 1) il
cittadino che non partecipa attivamente alla contesa politica
non è necessariamente apatico ! ! o addirittura
manipolato ! ! ; a volte è semplicemente soddisfatto
dell’andamento dei pubblici affari , perché gli sembra che il
contesto politico del momento non danneggi il
raggiungimento di ciò che egli considera suo interesse ; 2) Se
tutti volessero con la stessa intensità e la stessa applicazione
le stesse cose, sarebbe impossibile giungere ad un
compromesso e a un accordo pacifico si arriverebbe al ricorso
alla forza.
Processi decisionali democratici funzionano attraverso
trattative svolte, a tutti i livelli dai gruppi politici che
rappresentano gli individui e i gruppi sociali .
Essi agiscono attraverso un sistema di pagamenti
differiti ! ! : oggi si adotta un soluzione favorevole al gruppo
x nell’ambito di un certo settore di probemi ; domani , in
compenso , si adotterà una soluzione favorevole al gruppo y
nel’ambito di un altro settore di problemi. Perché un sistema
del genere possa funzionare , è chiaramente necessario che la
preferenza degli individui e dei gruppi rappresentati non
8
siano ugualmente intense riguardo agli stessi problemi :
altrimenti nessuno sarebbe disposto a cedere .
Se l’intensità delle preferenze è invece graduata diversamente
a seconda dei settori decisionali in questione , si potranno
formare coalizioni maggioritarie che governeranno sulla base
di accordi che prevedono il soddisfacimento delle preferenze
più intense ! ! dei diversi gruppi , e il sacrificio parziale
dei più deboli .
Ciò premesso , le tendenze centralizzatrici in questione
costituiscano sotto certi aspetti una esigenza funzionale
inderogabile per un sistema politico funzionante nel mondo
reale .
I partiti devono trattare con altri partiti, cosi’ come i sindacati
e le altre organizzazioni economico-sociali devono trattare
con i datori di lavoro e con le forze politico-militari. Ma per
trattare occorre un contraente che risponda dei propri
associati. Insomma : la centralizzazione e la stabilità della
leadership all’interno delle singole organizzazioni politiche e
non sono necessarie , se si vuole porre in essere un sistema
razionale e prevedibile di formazione delle decisioni
.
9
CAP I ELITE DI POTERE
I.1 POTERE E POTERI
La parola potere viene normalmente associata e confusa con
molte altre,come comando,dominio, autorità, influenza,
veto,coercizione,ecc.
Ad essa viene spesso aggiunta un’ampia gamma di
aggettivazioni quali oligarchico, pluralista, persuasivo
pervasivo,costrittivo,eterogeneo.
Le sfaccettature del potere sono tali e tante che Bertrand
Russel ebbe a dire, che il potere è un fenomeno mediante il
quale si può studiare la società nel suo complesso.Si tratta di
una delle poche convinzioni comuni al pensiero occidentale
contemporaneo in tema di poteri.In effetti, il sociologo
associa al potere temi complessi quali le disuguaglianze e la
stratificazione sociale,l’economista spiega con esso il primato
dell’economia e il politologo guarda alla vertiginosa ascesa
del potere politico ed istituzionale nelle democrazie di massa
Esiste inoltre un’antropologia del potere e la storia si
potrebbe pensare come un’immensa e fitta trama di poteri
tessuta dalla società. In questa trama ,la necessità della
continuità del potere , il problema della sua conservazione è
costantemente sottoposta alle minacce di discontinuità
provocate dalle successioni generazionali,da grandi eventi
10
demografici,dalle mobilitazioni di massa scatenate da grandi
credenze e convinzioni, dai cambiamenti legati alle scoperte
scientifiche e tecnologiche.
Il potere è votato alla stabilità , ad assicurare l’applicazione
delle norme relative ad ogni ordinamento sociale su cui si
fonda.
Il potere sporadico, non replicabile, i cui mezzi e risorse si
consumano, esce da questa idea moderna di potere
istituzionalizzato.
In sostanza esiste un potere circoscritto ad un arco temporale
breve - che può essere una parte della vita di un individuo -
un potere sporadico appunto, e un potere consolidato ,
istituzionalizzato.
La consuetudine e la conformità conducono alla disponibilità
all’obbedienza e questa , a sua volta , costituisce la
condizione necessaria per l’affermazione di un potere fondato
su norme riconosciute e standardizzate.
Anche Popitz, in scritti recenti, vede nella storia del potere
un fine rappresentato dalla sua istituzionalizzazione,
dapprima, nella figura del patriarca e successivamente, nel
giudice, nel condottiero, nello stato (1991).
Questo movimento del potere trasporta la nostra attenzione
dai problemi primordiali di replicabilità di un potere in
genere sporadico, alla nascita e allo sviluppo di strutture atte
11
ad esercitare il potere in forma preordinata e stabile,come le
attuali istituzioni politico-statali.
L’affermazione degli stati nazionali (strutture potestative di
riconoscimento e legittimazione) spiega la rilevanza e la
numerosità dell’attuale classe dirigente politica e statale negli
alti cerchi del potere. Essa costituisce uno dei due fenomeni
del potere che hanno occupato gran parte della storia europea
contemporanea . L’altro fenomeno è il consolidamento della
proprietà privata, il quale rappresenta il requisito forte per
accedere ai mezzi del potere ed è l’origine dell’odierno peso
sociale cruciale del potere economico.
Anche questo tipo di potere ha conosciuto una forte
istituzionalizzazione,quando tra il XIX e il XX secolo, gli
affari finanziari e delle imprese sono divenuti di interesse
pubblico.
Il potere politico-istituzionale tende all’uguaglianza dei
cittadini ,mentre il potere economico crea differenze e
disuguaglianze:ma tale affermazione va ponderata poiché
molti studiosi hanno osservato la profondità delle
disuguaglianze politiche anche in democrazie avanzate. Ad
esempio Sidney Verba e Gary Orren hanno osservato che in
molte democrazie avanzate l’arena politico-istituzionale ,
che dovrebbe costituire la dimensione di una sostanziale
uguaglianza, è però attraversata dalle disuguaglianze create
12
da un’economia di mercato e quindi differisce molto dal suo
idealtipo egualitario.
Tra l’altro , i due autori, con la loro ricerca ,mettono bene in
evidenzia che se da un lato , si riscontra una sostanziale
uguaglianza nel voto, dall’altro lato per partecipare
occorrono risorse e mezzi di cui solo pochi dispongono
(1985).
Man mano che è andato istituzionalizzandosi , il potere si è
spersonalizzato e si è suddiviso in base a funzioni
sovrapersonali.
Ciò non significa che il potere si sia frammentato e sia
impersonale .
Infatti , da un lato , è cresciuta la divisione del potere in
poteri funzionali , formalizzati con regole e rituali, integrati
in un ordinamento sociale: oggi è comunque legittimo parlare
di poteri integrati sul piano funzionale . A tal proposito , si
pensi ai rapporti di interdipendenza che legano interessi
economici, interessi politici e le principali reti mediali.
D’altro lato, i poteri appaiono spersonalizzati ,ma non
impersonali: restano le titolarità delle posizioni di potere a
cui normalmente associamo personaggi di potere .
La titolarità dei poteri giustifica , tra l’altro , la possibilità
empirica di descrivere per lo meno un lato dei poteri
studiandone i personaggi.
13
I poteri si fondono dunque su un ordinamento sociale che li
integra e li sostiene e che da essi è alimentato.
Inoltre , il movimento di istituzionalizzazione di questi poteri
si lega profondamente al cambiamento sociale.
In sostanza , i poteri rispecchiano lo spirito e la struttura dei
tempi:oggi, ad esempio , riflettono la società di massa, di cui
Nietzsche lamentava la tirannia.
È di fatto intuitivo pensare agli effetti sul potere di fenomeni
contemporanei, quali l’intensificazione dei rapporti tra gli
individui o la crescita del peso economico di larghe masse ,
integrate dal levigato benessere di cui dispone un’ampia
classe media nelle democrazie piu’ ricche .
I poteri non confidano piu’solo sulle relazioni intermedie
( familiari, parentele, di comunità locale, ecc.) su cui si
fondavano nella società tradizionale .
Oggi le relazioni sociali sono nei vortici metropolitani, sono
organizzate da istituzioni statali , sono alimentate nel
quotidiano da fonti mediali , sono condizionate da istanze
tecnocratiche volte alla programmazione della vita
individuale .
Sono nati e si sono consolidati nuovi poteri come quello
tecnocratico,mediale, partitico, ecc. , ma soprattutto è emerso
il potere di massa della società civile che ha consentito alle
societa’ occidentali di prendere una rotta democratica ,di
dialettica tra diritti e doveri in molte situazioni della vita ,
14
soprattutto nei conflitti di norma , abbiamo perso Il diritto di
prendere direttamente in mano il nostro problema, ma
abbiamo anche ottenuto il diritto che altri ci sottraggono
questo rischio.(Popitz 1991).
La maggior parte delle decisioni che riguardano le più
importanti problematiche sociali sono prese da altre persone
che non sono soggette alla nostra influenza. Mills (1959)
asserisce che : Gli uomini sono liberi di fare la storia ma
pochi sono più liberi di altri. ! !. Queste differenze nel potere
sociale, tra pochi e molti, sono il punto focale della
sociologia politica. Nella fattispecie la sociologia politica si
occupa delle relazioni e della struttura di potere che si
stabiliscono all’interno delle più importanti istituzioni sociali
dove hanno grande impatto le decisioni prese.
Il potere non è una cosa tangibile , piuttosto è una relazione
che si stabilisce fra gli uomini di tutte le società.
Il potere perciò non dovrebbe essere pensato come a un
attributo permanente, inerente ad una persona o ad un gruppo.
Max Weber ha descritto il potere semplicemente come : la
possibilità di imporre la propria volontà ad altre persone ! !
(1954).
Mentre Robert Dahl (1957) ha asserito che : Ha un potere
chi sopra B può ottenere da B ciò che B non farebbe mai ! !.
Imporre la volontà ad altri costituisce il presupposto di base
per esercitare il potere.
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Come una relazione , un’azione del potere necessariamente
implica non solo l’uso o la domanda di potere ma anche
quiescenza ; in altre parole qualcuno ordina qualcun altro
esegue. Scoprire chi ha potere e come lo esercita è essenziale
per tale relazione.
Dire ad una persona o ad un gruppo che Y ha potere è
insignificante se non specifichiamo chi e che cosa condizioni.
Il potere è una caratteristica costante della vita sociale d è
visto comunemente in una luce negativa; la parola “potere”
prende spesso una connotazione disgustosa. Sentiamo spesso
delle frasi tipo: “potere arrabbiato” “potere affamato” ;
ciascuna implica chiaramente un significato negativo come
“sinistro”.
Marvin Olsen (1970 a :5) scrive: “ quei sociologi che vedono
il potere solamente come un processo negativo, spesso dicono
di chi lo esercita, che è indesiderabile nella vita sociale. Il
potere comunque non è esercitato solo in avversi contesti
sociali. Piuttosto è fondamentalmente inerente all’essere
umano di ogni genere e ogni livello sociale.
Charles E. Merriam (1934 :16) un pioniere della scienza
politica ha scritto : « il potere è prima di tutto un fenomeno di
coesione del gruppo, ed aggregazione ; una funzione della
relazioni sociali tra uomini.
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Michael Crozier (1973:212) ammette che si possa dire: senza
potere nessuna integrazione nella società è possibile.
Siamo tutti attori della politica e perciò utenti del potere e
degli obiettivi del potere. E’ pensando ciò ,che possiamo
ampliare la nostra conoscenza di potere, realizzando che se
applicato in modo positivo o negativo, intenzionalmente o
involontariamente, consapevolmente o incosciamente, fra un
piccolo gruppo o uno grande, capire che è parte fondamentale
di interazione sociale.
Il sociologo Amitai Etzioni (1968:321) attribuisce al potere la
nozione “cattiva” perché anche se usato bene e la parte
umana e sociale ne ha una vista ottimistica , è comunque
messo poco in evidenza L’applicazione del potere è la via
principale per ottenere le cose.
Non è detto che il potere, sebbene sia una caratteristica
dell’organizzazione sociale, sia necessariamente funzionale e
che dia beneficio alla società in assoluto. Esso può in tempi e
modi diversi servire per la coesione o il conflitto sociale.
Il potere è esercitato attraverso l’applicazione delle risorse
che in una società sono scarse e hanno un costo.
Dahl (1957:203) ha scritto che il potere, consiste in tutte le
opportunità, azioni, oggetti che chi lo esercita può sfruttare
per manovrare il comportamento di un'altra persona .
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Le risorse del potere possono essere tangibili ad esempio:
soldi, proprietà ecc.; oppure intangibili tipo l’esperienza, il
prestigio, la conoscenza, e la posizione sociale.
Sono questi i mezzi che individui ed organizzazioni usano per
cercare di influenzare il comportamento di altre persone. E’
attraverso il controllo di tale mezzi che i detentori del potere,
ottengono la quiescenza. Queste basi di potere sono
comunemente interdipendenti e cumulative. Chi controlla
queste risorse, controllerà con probabilità anche altre risorse .
Possiamo dire allora che il potere è esercitato quando si può
dare ad uno o trattenere ad un altro delle risorse preziose
avendo influenzato altri.
E’ evidente che non tutte le risorse hanno un uguale valore,
né possono essere effettivamente applicate in ogni situazione;
quindi il potere è contingente. Questo vuol dire che avere
potere dipende non solo dal possedere o controllare risorse
sociali, ma anche dalle mansioni che si svolgono nel contesto
sociale in cui si opera.Ad esempio si può avere esperienza
sostanziale nell’organizzare o gestire una società , ma questa
abilità non è detto che sia sufficiente per governare e gestire
gli affari pubblici. Similmente possedere grosse quantità di
risorse valutarie in società semplici, dove la permuta è la
maniera predominante di operazione economica, non sarà di
nessuna utilità.
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Bisogna fare attenzione perché il possesso delle risorse non
necessariamente implica il loro uso per avere potere.
Si possono avere soldi, ma se questi non vengono usati per
influenzare le azioni altrui, restano comunque valore
potenziale in relazione al potere. Le risorse del potere sono
quindi attive o latenti. Vedremo più avanti come il possesso
di tali risorse può essere enormemente importante per
influenzare gli altri.
Il potere nelle società moderne è direttamente associato al
ruolo che il “potente”ha assunto nell’organizzazione in cui
opera. Il potere personale qualunque esso sia, intelligenza,
abilità è insignificante al di fuori di un contesto organizzativo
o istituzionale . Qualità così personali se sono basi effettive
del potere, devono essere usate nel contesto di una
organizzazione. Si può possedere una grande forza fisica per
esempio, ma quella forza può essere un valore come risorsa
del potere a livello interpersonale. Chi tenta di usare la forza
fisica come mezzo di costrizione, sarà contrattaccato
facilmente da quelli che, con le loro posizioni all’interno di
una organizzazione provvedono, attraverso la loro autorità ad
altre risorse del potere . Chi arresta criminali può essere
fisicamente forte, ma incapace di contrastare i rappresentanti
della giustizia criminale anche se fisicamente meno forti
Lo stesso vale per la ricchezza.