Introduzione
La questione del rimodernamento dell'amministrazione pubblica è da tempo una
priorità del Governo; a partire dagli anni novanta l'Italia ha vissuto una stagione di
riforme che rappresenta - nonostante contraddizioni, insuccessi ed incertezze - il più
importante tentativo, dall'Unità ad oggi, di rinnovare la amministrazione pubblica
italiana.
Dopo il secondo e terzo governo Berlusconi e il secondo governo Prodi, periodi di
sostanziale inattività, con il quarto governo Berlusconi ha preso avvio un processo di
ammodernamento che ha introdotto, nel settore pubblico, strumenti quali
programmazione strategica, responsabilità, merito e valutazione delle performance,
da lungo tempo in uso soltanto nel settore privato. Tuttavia solo alcune
amministrazioni hanno convintamente applicato le normi riguardanti tali tematiche.
Per questo successivamente si è ritenuto di dover rivedere le suddette riforme per
cercare di colmarne le lacune.
Conviene fare alcune considerazioni anche sulla crisi finanziaria del 2007, non per
richiamarne la cronaca, ma perché è dalla comprensione della sua natura che
scaturisce la comprensione del nuovo ruolo delle amministrazioni pubbliche, dei
cambiamenti che devono affrontare, delle competenze necessarie per fronteggiarli e,
di conseguenza, del ruolo della formazione.
La crisi, infatti, ha colpito non solo i mercati finanziari, causando la recessione
economica e l'esplosione dei debiti e dei deficit pubblici di tutti i Paesi avanzati, ma
ha inciso profondamente anche sul tessuto sociale del nostro Paese, provocando
come reazione un calo di fiducia nei confronti delle classi dirigenti
1
.
1 Dal quarto rapporto sulla classe dirigente - promosso dall'Università LUISS Guido Carli
di Roma e da Fondirigenti attraverso l'Associazione Management Club – è emerso che gli
europei hanno perso fiducia verso i propri dirigenti non solo per la crisi in sé ma anche
per il fatto che questa ha mostrato l'incapacità professionale degli stessi, in forte contrasto
5
Tuttavia, già prima dell'avvento della crisi, l'Italia verteva in una situazione critica, di
crescita lenta
2
rispetto agli altri Paesi; a penalizzarla erano il settore delle istituzioni,
gli insufficienti investimenti in conoscenza
3
ed innovazione
4
e la scarsa fiducia dei
cittadini
5
. Si era manifestata nella popolazione la volontà di un cambiamento che
ponesse fine all'epoca dell'utilitarismo, della scarsa predisposizione ai valori e alle
competenze; gli stessi dirigenti erano incapaci di identificarsi nel ruolo di guida e di
con i privilegi di cui godono.
2 Il World Competitiveness Yearbook è un rapporto annuale pubblicato dall' IMD
International che raccoglie informazioni sui diversi sistemi economici nazionali. Nell'
edizione 2008 sono state analizzate e classificate 55 economie nazionali e regionali sulla
base di un indice sintetico di competitività . In particolare per la definizione di tale indice,
sono stati presi in considerazione i seguenti fattori: performance economica, efficienza
del settore pubblico ed infrastrutture.
Nel 2007 l'Italia si è classificata al 46° posto mentre nel 2006 era al 42°.
Per la graduatoria si veda la tabella 1 dell' appendice.
3 La Banca Mondiale ha creato la più vasta banca dati di indicatori confrontabili a livello
internazionale, che riguardano le variabili economiche e sociali più rilevanti.
In particolare il Knowledge Index ( KI ) è un indicatore costruito all'interno del progetto
Knowledge Assessment Methodology ( KAM ) che ha lo scopo di misurare la capacità dei
diversi Paesi di competere nell'economia della conoscenza. Uno dei principali indici del
KAM è il Knowledge Economy Index ( KEI ) calcolato sulla base di quattro dimensioni
fondamentali: la trasparenza del sistema istituzionale ed economico ( Economic incentive
regime ), la capacità innovativa del sistema produttivo ( Innovation ), il livello di
istruzione della popolazione ( Education ) e la diffusione delle tecnologie ICT (ICT).
Nella tabella 2 in appendice si riporta la graduatoria del KEI per il 2007 in cui l'Italia si
colloca al 27esimo posto, perdendo un'ulteriore posizione rispetto all'anno precedente.
4 Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici ha realizzato l' “ Osservatorio Italia
Digitale 2.0 ”, in collaborazione con il Dipartimento per la digitalizzazione della pubblica
amministrazione e l'innovazione tecnologica, per evidenziare la necessità di incrementare
l'uso delle tecnologie on- line e trasformare la Rete in strumento per l'erogazione di
6
rappresentanza del Paese e di sentire come proprio gli interessi della collettività
ripiegando, di conseguenza, su quelli di parte.
Se da un lato le carenze della classe dirigente sono da attribuire all'eccessivo
ricambio operato negli anni, alla mancanza di identificazione e alla scarsa assunzione
di responsabilità, dall'altro sono messi sotto accusa i meccanismi di reclutamento,
tutt'altro che meritocratici
6
.
E' necessario dunque un cambio di paradigma che comporti scelte in favore
dell'innovazione e del riconoscimento del merito.
servizi interattivi ad imprese e famiglie. L'esigenza è nata dal fatto che in Italia la
dimensione degli investimenti in ICT – information and communication technology – è
inferiore rispetto a quella di altri Paesi e causa un ritardo tecnologico che rappresenta un
ostacolo alla crescita economica e una delle cause di perdita di competitività rispetto alle
altre maggiori economie.
In appendice ( tabella 3 ) si riportano alcuni dati numerici relativi all'evoluzione degli
investimenti in ITC effettuati in Italia.
5 Annualmente Demos & Pi ( con la collaborazione del LaPoliS – laboratorio di Studi
Politici e Sociali dell' Università di Urbino ), su incarico del Gruppo L'Espresso realizza,
in maniera del tutto anonima, sondaggi ed interviste su un campione rappresentativo della
popolazione italiana, per studiare gli atteggiamenti degli italiani nei confronti delle
istituzioni e della politica. Il rapporto su Gli Italiani e lo Stato, diretto da Ilvo Diamanti,
del 2006, intitolato Gli ossimori di un Paese immobile, ha rilevato una diffusa
insoddisfazione degli italiani verso i servizi, soprattutto verso quelli pubblici, ed una sorta
di disaffezione nei confronti delle istituzioni, cresciute, toccando i livelli più bassi dal
2000, nell'anno 2007, come testimoniato dal rapporto Gli italiani prigionieri della
sfiducia.
Per l'intero rapporto si veda il sito ufficiale www.demos.it
6 Da un indagine sulla popolazione italiana effettuata dall' Università LUISS Guido Carli di
Roma, nell'ambito del rapporto “ Generare classe dirigente” ( 2008 ), è emerso che 80,6
% degli intervistati sostiene che in Italia le relazioni e le raccomandazioni contano più del
merito.
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Per reagire al malfunzionamento del sistema Italia, oggi serve un impegno al fine di
dotare di un maggior senso civico il nostro Paese partendo dalla promozione del
capitale sociale, dal miglioramento dell'educazione e della dotazione di capitale
umano. Fondamentale è puntare su risorse umane di qualità e sulla formazione di
queste.
Una leva strategica per uscire dalla stagnazione, affrontare i recenti mutamenti e
trarre vantaggio dalle nuove opportunità è infatti la formazione, vero motore di
innovazione. Innovare per non perire è possibile facendo formazione a tutti i livelli,
partendo da quelli di vertice.
Costituisce un'ulteriore condizione indispensabile, per la formulazione e l'attuazione
di qualsiasi iniziativa di rinnovamento, la presenza di una classe dirigente, capace di
porsi come figura-guida, che sia tecnicamente e culturalmente preparata ed
aggiornata, dotata di una congrua preparazione sulle materie giuridiche e, al tempo
stesso, provvista di competenze economiche ed attitudini di tipo manageriale.
Per l'attuazione di tale rivoluzione culturale, che coinvolge Governo, istituzioni e
cittadini, si punta sull'amministrazione pubblica in quanto ad essa spetta il compito
di trasmettere gli impulsi della politica e di restituire valore ai cittadini; soddisfare i
cittadini ed ottenerne il consenso è fondamentale perché è proprio la transizione a
richiedere consenso sociale.
Il presente lavoro si propone di analizzare gli argomenti suddetti, e, in particolare, gli
aspetti relativi alla formazione del nuovo dirigente pubblico articolandosi in quattro
capitoli: il primo capitolo contiene un resoconto degli interventi politici messi in
campo per la formazione e la gestione del personale delle pubbliche amministrazioni,
in modo da chiarire al lettore il quadro normativo di riferimento, e si sofferma sul
tema della dirigenza e sul peso assunto da questa nello scenario attuale; il secondo
capitolo affronta i temi prettamente legati all'implementazione dell'attività formativa,
il terzo è dedicato alla presentazione delle scuole pubbliche di formazione mentre
l'ultimo si concentra sull'analisi del caso European Senior Civil Servant ( ESCS ).
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Potrà sembrar strano ma non è semplice introdurre e descrivere tematiche come
queste; prezioso è stato il contributo del professor Nunzio Casalino, che non si può
che ringraziare: ha seguito con cortesia e professionalità lo svolgimento della tesi,
fornendo strumenti adeguati e indirizzando le ricerche nella giusta direzione.
Un ringraziamento va anche all'Associazione Italiana per la Formazione Manageriale
che ha dato il proprio consenso all'utilizzo del Glossario ASFOR “ le parole dell'e-
learning”.
Prima di concludere si vuole invitare il lettore ad andare oltre i dati e i numeri e a
scorgervi dietro le tappe del percorso che essi vogliono rappresentare.
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Appendice
TABELLA 1: Indice globale di competitività (base 100 Stati Uniti)
e classifica rispetto a 55 economie considerate, 2008
Fonte: “ The World Competitiveness Yearbook”, IMD 2008
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TABELLA 2: Le prime cinquanta posizioni del Knowledge
Economy Index della Banca Mondiale, 2007
Fonte: World Bank, 2008
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