2.1 Allocazione della ricchezza
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2. Introduzione
2.1 Allocazione della ricchezza
Gli individui risparmiano per poter disporre delle risorse messe da parte in un momento
futuro. Il reddito accantonato è utilizzato in un secondo momento per acquistare immobili o beni
durevoli, per far fronte a spese impreviste, per garantire serenità dopo il ritiro dalla vita
lavorativa o per costituire un’eredità. La ricchezza accumulata, nelle moderne economie
monetarie, è prevalentemente investita in strumenti finanziari, nell’aspettativa che il suo valore
subisca un incremento e non sia deteriorato dall’inflazione.
In tali strumenti finanziari è presente un elemento di rischio, legato all’aleatorietà dei rendimenti,
che può tradursi in perdite. Da ciò nasce l’incentivo a diversificare i propri investimenti in
quanto la costruzione di un portafoglio di attività finanziarie, i cui rendimenti non sono
perfettamente correlati, permette di ridurre la rischiosità complessiva a parità di rendimento
atteso. Tale semplice principio, enunciato da Markowitz, è diventato il caposaldo della finanza
moderna e ha rivoluzionato la gestione delle attività finanziarie. Tuttavia, bisogna tener presente
che la diversificazione dell’investimento nasconde molte insidie legate alle incertezze del futuro,
cosa che comporta la considerazione anche di eventi con bassa probabilità di realizzazione. Il
risparmiatore deve disporre di informazioni e dati costosi, saperli elaborare e comprendere al
fine di prevedere l’evoluzione delle variabili di interesse. Inoltre l’innovazione finanziaria e la
globalizzazione moltiplicano i prodotti di investimento, rendendoli sempre più sofisticati e di
difficile valutazione.
In questo contesto investire direttamente in titoli rischiosi può essere una possibilità poco
attraente per l’impegno richiesto nel dotarsi di una cultura finanziaria adeguata e di vigilanza
continua del mercato. Ciò spinge i risparmiatori ad affidare agli intermediari finanziari la
gestione delle proprie risorse economiche. I vantaggi di questo servizio di gestione delegata sono
molteplici:
∞ conciliano gli obiettivi dei clienti con le strategie d’investimento;
∞ individuano una selezione efficiente di titoli e monitorano il loro andamento;
∞ gestiscono dinamicamente il portafoglio costruito con periodiche calibrazioni.
Un ulteriore vantaggio del servizio offerto dagli intermediari è legato alla loro capacità di
accedere all’acquisto di lotti di titoli di elevato valore tramite l’aggregazione delle risorse di una
2.1 Allocazione della ricchezza
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moltitudine di risparmiatori i quali diversamente non potrebbero usufruire del vantaggio di
partecipare ad investimenti in un gran numero di attività con beneficio in termini di riduzione del
rischio. Da considerare infine che la gestione delegata implica dei costi inferiori a carico
dell’investitore per la presenza di economie di scala e di scopo. Infatti, ci sono risparmi di costi
operativi all’aumentare della dimensione dei fondi gestiti e utilizzando gli stessi fattori produttivi
per la produzione congiunta di servizi diversi.
In sintesi, secondo F. Allen e A. M. Santomero “l’investimento tramite intermediari specializzati
consente la riduzione dei costi di learning e monitoring legati alla partecipazione diretta al
mercato e rappresenta per investitori non professionali il modo più efficiente ed economico per
acquistare diversificazione e competenze in un ambiente finanziario complesso”. [1]
2.2 Risparmio gestito: gestione patrimoniale e collettiva
Il termine “risparmio gestito” (investment management) denota l’attività di gestione di
risorse finanziarie affidate da risparmiatori individuali e da enti ad operatori professionali. Il
servizio di gestione del risparmio include elementi di analisi finanziaria, asset allocation,
selezione di titoli, monitoraggio degli investimenti e si esplica nella compravendita di attività
finanziarie e reali necessarie alla costruzione di un portafoglio diversificato.
I singoli risparmiatori attribuiscono un mandato all’intermediario che può vincolare l’attività di
gestione a specifici prodotti finanziari, mercati e strategie di gestione. Tale delega consente di
ricondurre il portafoglio costruito dal gestore alla situazione patrimoniale dell’investitore,
cosicché il rischio delle scelte effettuate ricade in ultima istanza su quest’ultimo. Quindi compito
del gestore è di costruire un portafoglio coerente con il profilo di rischio-rendimento delineato
nel contratto di gestione.
Risulta evidente la differenza dei prodotti finanziari rientranti nell'ambito del risparmio gestito
da quelli dell'intermediazione bancaria tradizionale, che mediante la raccolta di depositi e
l'erogazione di crediti, attua una trasformazione delle caratteristiche degli strumenti finanziari
sotto il duplice profilo del rischio e delle scadenze. Nel caso del risparmio gestito si realizza una
completa traslazione sugli investitori del rischio proveniente dalle oscillazioni di valore dei titoli
2.2 Risparmio gestito: gestione patrimoniale e collettiva
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detenuti in portafoglio e dalle possibili discrasie temporali tra le esigenze finanziarie dei soggetti
in deficit ed in surplus.
Nell’ambito del risparmio gestito si distingue la gestione collettiva da quella individuale. Con la
gestione collettiva o in monte vengono raccolte le risorse di una pluralità di individui: ciò
consente di ottenere vantaggi economici legati alla diversificazione e alla spartizione dei costi. Il
risparmiatore accede ad una forma d’investimento che si svolge secondo criteri prestabiliti
unilateralmente dal gestore, sui quali non ha alcun potere di intervenire per modificarli o adattarli
alle proprie esigenze.
Invece la gestione individuale o a valle (gestione patrimoniale) presuppone che il patrimonio del
singolo sia mantenuto distinto dagli altri patrimoni gestiti. Il gestore costruisce uno specifico
portafoglio e lo amministra coerentemente con il profilo e le esigenze del singolo risparmiatore.
Si tratta di un servizio personalizzato e non dell’acquisto di un prodotto standard. Inoltre il
risparmiatore ha la possibilità di interferire nell’attività del gestore, essendogli riconosciuto in
ogni momento il diritto di impartire istruzioni vincolanti (art. 24 TUF).
In relazione all’investimento che il gestore effettua per conto del cliente si distinguono due
servizi di gestione patrimoniale: Gestione Patrimoniale Mobiliare (GPM), il cui patrimonio è
investito in azioni, obbligazioni, etc. e Gestione Patrimoniale in Fondi (GPF), il cui patrimonio è
investito in quote di fondi comuni d’investimento o SICAV.
La gestione collettiva avviene tramite gli Organismi d’Investimento Collettivo del Risparmio
(OICR), che sono i fondi comuni d’investimento e le Società d’Investimento a Capitale Variabile
(SICAV). I fondi comuni d’investimento sono investitori istituzionali che raccolgono i capitali
di una moltitudine di investitori, mediante la sottoscrizione del fondo stesso, e li investono in
valori mobiliari. Ogni investitore detiene un certo numero di quote del patrimonio proporzionale
all’importo versato. Il patrimonio che costituisce il fondo è autonomo e separato sia da quello dei
singoli partecipanti al fondo sia da quello della società di gestione. In altri termini, il fondo
comune è una cassa collettiva di pertinenza di una pluralità di soggetti investita in titoli e gestita
da una società di gestione. Tutti partecipanti hanno gli stessi diritti: guadagni o perdite sono
proporzionali al numero di quote detenute.
Simili ai fondi, ma con connotati giuridici diversi, sono le SICAV, il cui patrimonio è
rappresentato da azione e non da quote. Le SICAV gestiscono il loro stesso patrimonio e non
un’entità distinta come nel caso dei fondi. L’investitore che sottoscrive le azioni di una SICAV
2.2 Risparmio gestito: gestione patrimoniale e collettiva
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diventa azionista della società e può intervenire sulle politiche d’investimento attraverso il diritto
di voto.
2.3 Tipologie di fondi comuni d’investimento
L’universo dei fondi comuni d’investimento ingloba realtà molto diverse. Perciò può essere
utile procedere ad una classificazione con lo scopo di delineare le caratteristiche peculiari dei
fondi commercializzati.
Modalità di accesso/uscita
Una prima grande distinzione riguarda le modalità di accesso/uscita.
Il numero di quote dei fondi chiusi è predeterminato al momento dell’istituzione del fondo e
rimane fisso per tutta la durata dell’investimento. Il diritto al rimborso delle quote è riconosciuto
ai partecipanti solo a scadenze predeterminate. Pertanto se un risparmiatore vuole liquidare le
proprie quote deve venderle sul mercato di borsa, dove sono quotate e il valore dipenderà
dall’incontro tra la domanda e l’offerta. Data la stabilità del patrimonio, tali fondi investono in
titoli non quotati di piccole-medie imprese per orizzonti temporali più lunghi. L’obbiettivo è di
fornire afflusso di risparmio a settori innovativi con buone prospettive di crescita ed elevato
grado di rischio al fine di favorirne lo sviluppo dimensionale e l’incremento di valore.
Successivamente si accompagnano tali imprese alla quotazione e si cerca di ottenere un elevato
guadagno in conto capitale. Sono esempi di fondi chiusi mobiliari i fondi di Private Equity e di
Venture Capital. L’ammontare minimo di ogni singola quota è elevato e tale strumento è
concepito per investitori sofisticati, data la rischiosità implicita. Anche i fondi immobiliari
presentano la forma chiusa. Si caratterizzano per l’investimento del patrimonio prevalentemente
in beni immobili, permettendo ai risparmiatori di partecipare all’evoluzione del mercato
immobiliare senza la necessità di investimenti consistenti e con il beneficio della
diversificazione. Recentemente la struttura chiusa è stata attenuata con l'introduzione del
meccanismo dei rimborsi anticipati, che comporta la possibilità per il sottoscrittore di uscire
chiedendo la liquidazione del proprio investimento anticipatamente rispetto alla normale
scadenza del fondo (dl n. 351 del 2001 e dm n. 47 del 2003).