- Gestione professionale del risparmio: i gestori dei fondi hanno 
dettagliate conoscenze dei mercati quindi sono in grado di contenere 
le perdite nelle fasi di discesa del mercato;  
- Diversificazione: il fondo assicura un frazionamento del rischio 
mediante una suddivisione degli investimenti in diverse attività 
finanziarie. La diversificazione si riflette nella possibilità di accedere 
a qualsiasi mercato; 
- Sicurezza del capitale investito: i sottoscrittori sono sicuri del denaro 
investito in quanto i fondi sono regolamentati e sottoposti al sistema 
di controllo e vigilanza presieduto dalla Consob e dalla Banca 
d’Italia; 
- Accessibilità: chiunque può acquistare quote di un fondo disponendo 
di capitali di modesta entità, quindi anche il piccolo risparmiatore 
può accedervi; 
- Liquidabilità: i fondi sono facili da smobilizzare, cioè il 
sottoscrittore può acquistarli e rivenderli senza esser costretto ad 
aspettare lunghi periodi; 
Naturalmente ciò non significa che i fondi comuni siano esenti da costi; tali 
spese, che includono ad esempio commissioni di ingresso, di uscita, di 
incentivo, sono talvolta ritenute troppo alte. I costi più criticati sono le 
commissioni di performance o di incentivo, spese che il sottoscrittore del 
fondo deve pagare al gestore nel caso riesca ad ottenere risultati superiori a 
un portafoglio di riferimento. Tale parametro, chiamato tecnicamente 
benchmark, rappresenta l’andamento del mercato di riferimento e indica il 
profilo di rischio e rendimento del prodotto finanziario offerto.  
Spiegazioni più approfondite su tale parametro saranno affrontate alla fine 
del Capitolo 1. L’importanza di una buona specificazione del benchmark 
consente di aiutare il cliente ad effettuare la scelta migliore in base alle sue 
esigenze e permette di mantenere un buon rapporto fiduciario tra 
l’investitore e il venditore. Per questo tale portafoglio deve rispettare 
determinati proprietà, la cui più importante è sicuramente la 
rappresentatività. L’obbligo di dichiarazione del benchmark è stato 
 5
introdotto in Italia il 1 luglio del 1998 ed è entrato in vigore l’anno 
successivo. Nella nostra elaborazione l’andamento del benchmark verrà 
costantemente confrontato con quello del fondo e sarà utilizzato per 
giudicarne i risultati. Bisogna comunque ricordare che il benchmark è 
spesso un parametro virtuale, esente quindi da qualsiasi tipo di costo o di 
tassazione. Tale caratteristica impone un atteggiamento prudenziale nel 
confronto tra benchmark e fondo, in quanto tale parametro di riferimento 
risente di diversi limiti. Il benchmark risulta spesso non realistico, non 
considera aspetti qualitativi offerti dai fondi, non include una quota di 
liquidità volta a fronteggiare eventi imprevisti e risente dell’intervallo 
temporale di riferimento. 
L’elaborazione inizierà con una selezione dei fondi comuni azionari e 
obbligazionari da analizzare. Tale scelta sarà inizialmente effettuata in base 
alla dimensione del patrimonio netto di ciascun fondo e successivamente a 
seconda della reperibilità della serie storiche di ogni fondo e del rispettivo 
benchmark.  
Il Capitolo 3 sarà dedicato alla fase di reperimento dei dati ed ai fondi 
azionari, il Capitolo 4 sarà invece relativo ai fondi obbligazionari.  
In entrambi i casi, dopo un’omogeneizzazione dei dati disponibili 
dall’imposizione fiscale, saranno effettuate alcune analisi. L’elaborazione 
singola consiste in rappresentazioni grafiche e interpretazioni 
sull’andamento del valore della quota o del rendimento del fondo rispetto al 
benchmark. Uno studio più preciso sarà svolto nella parte seguente 
attraverso il calcolo delle misure RAP (Risk Adjusted Performance), che 
sintetizzano in un unico indice sia una misura di rischio che di rendimento. 
Tali indici saranno esaminati nel Capitolo 3. Il ricorso a questi indicatori 
consente di effettuare con facilità un confronto tra fondi, in quanto si può 
esprimere la valutazione di ciascun fondo attraverso un unico valore di 
facile interpretazione. Ovviamente, il fondo che presenta la più alta misura 
RAP è il migliore. L’Indice di Sharpe, di Treynor e l’alfa di Jensen sono 
solo alcuni degli indicatori RAP utilizzati nelle nostre analisi. Alcune 
 6
misure utilizzano il tasso dell’attività priva di rischio come parametro di 
confronto, altri preferiscono il benchmark, ritenuto in generale più corretto. 
Per quanto riguarda i fondi azionari sarà inoltre possibile effettuare 
confronti non solo tra singoli fondi ma anche tra le categorie di 
appartenenza. Tale fase è preclusa ai fondi obbligazionari in quanto 
appartengono quasi tutta alla stessa tipologia. 
La classifica dei fondi effettuata sulla base di tali indicatori sarà poi messa 
in discussione attraverso una scomposizione del campione in due 
sottoperiodi. L’anno di separazione sarà il 2001, che verrà incluso sia nel 
primo sottocampione che nel secondo. Saranno successivamente ricalcolati 
gli indicatori RAP  per ciascun sottoperiodo ed effettueremo delle nuove 
classifiche in base ai valori ottenuti. In questo modo sarà possibile 
verificare se la crisi del 2001 ha modificato la nostra graduatoria e vedremo 
l’abilità di ciascun fondo nel superare questa congiuntura negativa del 
mercato. 
Alla fine di questa elaborazione sarà possibile stabilire quale categoria e 
specializzazione di fondi è stata preferibile e se i gestori sono stati in grado 
di battere il mercato. Cercheremo infine delle valide spiegazioni che 
giustifichino l’acquisto di quote di fondi comuni d’investimento aperti. 
 
 
 7
CAPITOLO 1: 
 
I  fondi e il benchmark 
  
 
 
Il  numero dei risparmiatori che ricorrono al “fai da te” sta rapidamente 
diminuendo in quanto è sempre più alta la somma di coloro che si affidano 
al risparmio gestito.  
Infatti i gestori, col passare degli anni, hanno cercato di differenziare 
maggiormente i propri fondi, con l’obiettivo di specializzarli per meglio 
rispondere alle esigenze degli investitori. Ma l’ampia gamma di fondi 
disponibili ha confuso le idee dei risparmiatori, ed è diventato complesso 
valutare l’adeguatezza di un fondo alle proprie richieste. 
Si è quindi diffusa una gestione collettiva dei fondi d’investimento in cui il 
gestore opera contemporaneamente con le stesse modalità per un numero 
consistente di investitori. 
Una prima distinzione tra i prodotti del risparmio gestito può avvenire tra 
una Società a Capitale Variabile (SICAV) e i fondi comuni.  
Quando si investe in una SICAV l’investitore non acquista solo la titolarità 
di una parte del valore del patrimonio ma anche i diritti connessi 
all’assunzione del ruolo di azionista, primo tra tutti il diritto di voto 
all’interno delle assemblee. Investire in una SICAV equivale a comperare 
azioni di una società. 
Attraverso l’investimento in un fondo comune si ottengono delle quote che 
assegnano al possessore la titolarità di una parte del valore del patrimonio 
accumulato. Acquistando una quota si accetta di delegare la società per la 
gestione del patrimonio, che resta però di proprietà dei risparmiatori. 
Per valutare le performance del fondo utilizzeremo un parametro di 
riferimento detto benchmark. Il benchmark è un termine inglese che 
identifica un “punto di riferimento” o un “criterio di paragone”. I 
risparmiatori, i gestori e chiunque desideri approfondire la conoscenza di 
 8
un fondo comune può trovare indicazioni su questo parametro di 
riferimento nel prospetto che accompagna l’offerta del fondo. 
Il benchmark ha diverse funzioni, tra cui quella di rappresentare 
l’andamento di un determinato mercato. Tale rappresentatività permette di 
utilizzare il parametro per meglio comprendere l’identità del prodotto 
offerto. É quindi indispensabile nella specificazione di un benchmark, ma 
oltre ad essa vi sono altri principi che devono essere rispettati. Un 
benchmark deve infatti possedere le proprietà di trasparenza, replicabilità e 
copertura.  
Il legame tra un fondo comune d’investimento e il benchmark 
corrispondente è molto stretto: analizzando il parametro di riferimento 
dichiarato da un fondo è possibile dedurne numerose caratteristiche, primo 
tra tutti il suo profilo di rischio. Alcuni gestori hanno come obiettivo quello 
di seguire rigorosamente l’andamento del benchmark, per cercare di non 
deludere gli investitori. Altri invece cercheranno di modificare la 
composizione del portafoglio in modo da approfittare delle congiunture 
positive del mercato. Nel primo caso parleremo di gestione passiva, nel 
secondo di gestione attiva. 
 
 9
1.1 – I FONDI COMUNI D’INVESTIMENTO 
 
 
 
1.1.1 - DEFINIZIONE 
 
Il fondo comune d’investimento viene definito dalla legge con l’acronimo 
“Oicr”, che significa “Organismo di Investimento Collettivo del 
Risparmio”. La terminologia utilizzata svela la funzione del fondo: 
raggruppare le somme apportate da una pluralità di investitori, ciascuno dei 
quali possiede una quota proporzionale all’importo versato, e investirle 
collettivamente come un unico patrimonio.  
La partecipazione al fondo comune avviene quindi tramite l’acquisto di 
quote, e il sottoscrittore diventa proprietario di una fetta del patrimonio del 
fondo che dipende dalle quote di partecipazione possedute. Ciò non 
significa che il sottoscrittore è proprietario di uno specifico titolo in cui è 
investito il patrimonio, ma possiede una percentuale di tutti i titoli del 
fondo. In altre parole acquistare una quota di un fondo significa investire in 
un piccolo portafoglio di titoli avente la stessa composizione del fondo.  La 
legge garantisce a tutti gli investitori uguali diritti nei confronti di ciascun 
partecipante, in termini di diversificazione e di rendimento, 
indipendentemente dal capitale investito. La differenza sarà nella 
partecipazione agli utili che avverrà, ovviamente, in proporzione al numero 
di quote possedute.  
Con il capitale a disposizione la Società di Gestione investe in un 
portafoglio di valori mobiliari e monetari (azioni, obbligazioni…) 
graduandone le percentuali a seconda della tipologia del fondo stesso. 
Seguendo costantemente l’andamento dei mercati finanziari, i gestori sono 
in grado di prendere decisioni relative ai titoli da acquistare o da vendere, 
in modo da cogliere le migliori opportunità offerte dai mercati. Il principale 
obiettivo della Società di Gestione è quello di effettuare investimenti 
ottimali sul mercato finanziario, attraverso un frazionamento del rischio. 
 10
Il patrimonio accumulato è autonomo, cioè giuridicamente separato sia da 
quello della Società di Gestione che da quello dei singoli partecipanti. 
Questa caratteristica ha una conseguenza molto importante: i creditori, in 
caso di insolvenza della società, non possono aggredire il fondo per 
soddisfare i propri crediti, pregiudicando i diritti dei partecipanti. Il 
patrimonio del fondo risulta quindi inattaccabile. 
 
 
1.1.2 - VANTAGGI E SVANTAGGI DEI FONDI 
 
La funzione del fondo è quella di raccogliere risorse monetarie da soggetti 
e settori in surplus (come le famiglie) mediante emissione e vendita di 
quote e di investire in strumenti finanziari emessi da imprese, dallo stato e 
altri enti pubblici attraverso la creazione di portafogli finanziari.  
L'investimento in fondi comporta numerosi vantaggi per l'investitore.  
Infatti chi investe personalmente i propri risparmi deve disporre di 
dettagliate conoscenze, deve essere in grado di diversificare in maniera 
efficace e deve disporre di informazioni e analisi accurate. Tali requisiti 
non sono richiesti a chi si affida all’investimento in un fondo comune.  
Il fondo offre infatti una gestione professionale del risparmio, in quanto i 
gestori sono dotati di requisiti di notevole professionalità e conoscenza del 
mercato che permette loro di realizzare una selezione ottimale dei titoli da 
acquistare. Per comprendere meglio le esigenze di ogni risparmiatore viene 
effettuata una pianificazione finanziaria del consumatore. Si parte 
dall’analisi della sua propensione al rischio, delle sue caratteristiche 
familiari, dei suoi obiettivi di investimento, del suo orizzonte temporale, e  
si approda come risultato finale a una ripartizione quasi ottimale del 
portafoglio.  
Il sottoscrittore dovrebbe dunque disporre di dettagliate conoscenze 
tecniche per seguire i propri investimenti, nonché di una vasta disponibilità 
di tempo. Il mercato mobiliare è sempre in fermento; per questo motivo il 
mercato va seguito continuamente e, vista la globalità dei mercati e la 
 11
reciproca influenza, è necessario dedicarsi tutti i giorni a questa attività. Gli 
esperti sono in grado di seguire e comprendere le variazioni e i legami 
presenti nel mercato, consentendo al risparmiatore di non perdere tempo. 
Tali gestori dispongono di dettagliate informazioni, di una grande mole di 
dati finanziari e di analisi accurate ottenute grazie a tecniche sofisticate. 
Ciò non implica che il rendimento risulti certo, perché l’andamento del 
fondo è influenzato da quello dei mercati finanziari. Occorre sempre 
ricordare che la perdita non deve essere vista necessariamente come un 
esempio di cattiva gestione. Se, ad esempio, i titoli detenuti in portafoglio 
perdono valore a causa di un ribasso del mercato, anche il valore del fondo 
diminuirà. Ma l’abilità del gestore è proprio quella di riuscire a contenere le 
perdite nei momenti difficili e ottenere il massimo guadagno quando il 
mercato è in fase di rialzo. 
Ciò è possibile non solo grazie alla professionalità dei gestori, ma anche 
alla diversificazione del portafoglio; tale possibilità è preclusa al piccolo e 
medio investitore che non dispone dei capitali necessari. Grazie alla 
diversificazione tra attività finanziarie aventi caratteristiche dissimili è 
possibile ridurre il rischio dell’investimento a parità di rendimento, 
distribuendo le risorse tra un numero elevato di titoli diversi. Investendo 
nei fondi è quindi possibile ottenere un frazionamento del rischio, a partire 
dalla diversificazione finanziaria; i fondi investono solo piccole percentuali 
delle somme disponibili in titoli emessi da un’unica società. Questi 
strumenti finanziari attuano inoltre una diversificazione giuridica, dosando 
opportunamente gli investimenti tra titoli a reddito fisso e titoli a reddito 
variabile. Infine si ottiene una diversificazione di tipo economica e 
geografica attraverso una suddivisione degli investimenti tra diversi settori 
industriali e commerciali e tra varie regioni, Stati o continenti. 
I fondi comuni d’investimento sono inoltre regolamentati e tutelati dalla 
legge. Sono dunque sottoposti ad una regolamentazione estremamente 
rigorosa e questo dà notevoli garanzie al risparmiatore per quanto concerne 
la somma investita e i gestori del patrimonio. Ai gestori viene affidato un 
mandato che li vincola a gestire il fondo secondo modalità di investimento 
 12
predefinite, utilizzando le informazioni e le esperienze di cui dispongono. Il 
corretto impiego delle somme versate dagli investitori è sottoposto a un 
rigido sistema di controllo e vigilanza presieduto dalla Consob e dalla 
Banca D’Italia. 
Caratteristica rilevante dei fondi è che non richiedono la disponibilità di 
grandi somme di denaro per accedervi. I fondi consentono un investimento 
liquido; tale prerequisito è necessario perché i fondi risultino competitivi 
con i molti altri modi di investire i propri soldi. È quindi consentito anche a 
chi dispone di piccole somme di denaro di ottenere i benefici di una 
gestione professionale del capitale investito, frazionando opportunamente il 
rischio. Il piccolo risparmiatore può impiegare efficientemente una parte 
del proprio patrimonio tramite il supporto di una gestione specializzata in 
grado di neutralizzare ostacoli relativi alla limitatezza del capitale. Ed è 
inoltre possibile chiedere il rimborso delle proprie quote senza essere 
costretti ad aspettare lunghi periodi.  
L’investitore può quindi spaziare i propri investimenti in qualunque parte 
del mondo e in qualsiasi categoria di titoli, riducendo le spese derivanti 
dalle diverse operazioni di investimento. Ciò non significa che i fondi siano 
esenti da costi, perché sui fondi gravano in realtà molti tipi di commissioni. 
Tali costi possono essere suddivisi in due principali gruppi: commissioni 
una tantum e commissioni ricorrenti. 
Le commissioni una tantum rappresentano i costi diretti a carico 
dell’investitore e sono previste dalla Società di Gestione del Risparmio. 
Tali commissioni includono le spese di sottoscrizione e/o quelle di 
rimborso. Le commissioni di sottoscrizione sono costi d’ingresso nel fondo, 
e costituiscono la remunerazione della rete di collocamento dei fondi. Le 
commissioni di rimborso sono quelle spese applicate all’uscita dal fondo, al 
momento della vendita, e sono preferibili al costo precedente sia perché 
vengono pagate in un tempo successivo sia perché decrescono in funzione 
della permanenza nel fondo. I fondi che non prevedono costi né di entrata 
né di uscita vengono definiti "no load". Un’altra commissione a carico 
dell’investitore è lo switch che indica il passaggio da un fondo ad un altro 
 13
gestito dalla medesima società. Anche questa peculiarità può essere o meno 
a pagamento. 
Le commissioni ricorrenti sono previste da tutti i fondi per remunerare 
l’operatività del fondo. Sono costi a carico del patrimonio del fondo e 
indirettamente sostenuti dal sottoscrittore. Includono vari tipi di 
commissioni. Le commissioni di gestione servono per retribuire il gestore 
per la sua attività e l’amministrazione del fondo. Le commissioni di 
incentivo o performance sono un premio che l’investitore corrisponde al 
gestore nel caso il fondo raggiunga rendimenti superiori a un parametro 
prestabilito. I costi di intermediazione sono spese che un fondo sostiene per 
la compravendita dei titoli. 
Alcuni di questi costi sono già compresi nel valore delle quote pubblicate 
giornalmente dei fondi comuni, altri non lo sono. 
 
 
1.1.3 - REGIME DEL RISPARMIO GESTITO 
 
In ogni paese esiste una legge istitutiva che regola qualsiasi aspetto relativo 
alla costituzione di un fondo comune, dalla nascita alla liquidazione finale, 
che stabilisce le regole da rispettare per la gestione e altri aspetti rilevanti. 
L’investimento in un fondo comune non implica alcun obbligo fiscale a 
carico dell’investitore, e infatti nella dichiarazione dei redditi non va 
indicato il possesso di quote. 
Ciò non comporta l’esenzione fiscale dei fondi; dal 1° luglio 1998 è entrato 
in vigore il nuovo regime impositivo che prevede una ritenuta di imposta 
del 12,5% sul risultato della gestione conseguito dal fondo; tale entità viene 
calcolata come differenza tra valore iniziale e finale degli investimenti 
effettuati durante l’anno.  
La Società di Gestione agisce quindi come sostituto di imposta. Le 
plusvalenze realizzate o maturate prima di questa data non sono tassate. Se 
il risultato lordo di gestione risulta negativo, il fondo guadagna un credito 
d’imposta, e le minusvalenze possono essere portate in detrazione 
 14
d’imposta per i 4 anni successivi. Questo significa che quando il mercato di 
riferimento del fondo è in una fase di ribasso, il valore della quota scende 
meno che proporzionalmente per via dell’imposizione fiscale. D’altronde 
ciò significa che, in caso contrario, il valore della quota cresce meno che 
proporzionalmente. 
La tassazione viene detta “per competenza” perché colpisce l’incremento 
del patrimonio netto dato dalla sommatoria di tutte le variazioni positive e 
negative realizzate nel corso dell’anno. La tassazione per competenza 
indica che il sottoscrittore viene tassato su un guadagno non realmente 
percepito ma puramente nominale. 
Il calcolo della tassazione e del valore della quota avviene giornalmente, 
quindi la quota pubblicata sui giornali risulta al netto dell’imposta fiscale 
maturata fino a quel giorno. La tassazione imputata giornalmente sulla 
quota del fondo viene accantonata a riserva per poi essere liquidata in 
un’unica soluzione agli inizi dell’anno successivo oppure tramite 
rateizzazione. 
Il sistema di tassazione per le rendite dei fondi comuni e delle gestioni 
patrimoniali individuali sopra descritto è definito “regime del risparmio 
gestito”. 
Bisogna però ricordare che la ritenuta fiscale è la stessa sia per i 
risparmiatori “seri” che per i speculatori “incalliti”. In altri paesi, come gli 
Stati Uniti, la tassazione avviene solo nei momenti in cui si preleva il 
capitale, in modo da scoraggiare gli speculatori a comprare e vendere,  
favorendo così l’accumulazione del risparmiatore. Il fatto che le imposte 
siano pagate non al momento del riscatto della quota ma annualmente 
penalizza i rendimenti dei fondi italiani in quanto vengono meno i redditi 
derivanti dal reinvestimento delle imposte pagate; vi è quindi un minore 
patrimonio da investire. 
 
 
 
 
 15
1.1.4 - SOGGETTI DI UN FONDO 
 
I risparmiatori consegnano le somme da investire ai soggetti collocatori 
(rete di vendita) che curano le procedure per la sottoscrizione. Le somme 
raccolte vengono poi gestite dalla Società di Gestione del Risparmio (Sgr) 
secondo una determinata politica di investimento e nell’interesse dei 
sottoscrittori. Il patrimonio, composto da denaro e titoli, viene custodito 
dalla banca depositaria, che ha anche la funzione di controllare la 
conformità alla legge delle operazioni disposte dalla Sgr. 
I risparmiatori sono i partecipanti al fondo comune, cioè coloro che ne 
possiedono le quote. 
La rete di vendita è costituita da banche o da società di intermediazione 
finanziaria (SIM). Le quote di un fondo possono essere quindi acquistate 
presso gli sportelli bancari o presso dei promotori finanziari tramite vendite 
a domicilio. I collocatori si occupano della sottoscrizione dei fondi e hanno 
l’ulteriore funzione di assistere il risparmiatore nelle scelte di investimento. 
La Società di Gestione ha il compito di amministrare il patrimonio del 
fondo, decidere le politiche di investimento e comperare e vendere titoli. La 
sua funzione non si limita ad una scelta iniziale delle attività da includere 
nel fondo ma anche, e soprattutto, a una costante attenzione all’evoluzione 
del portafoglio nel corso del tempo. Le Sgr sono costituite su iniziative di 
banche, compagnie di assicurazione, grandi società finanziarie. Le Sgr 
hanno il compito di impiegare i capitali dei sottoscrittori e di farli rendere 
nel miglior modo possibile, investendo i capitali conferiti al fondo in 
azioni, obbligazioni e altri valori mobiliari per conto e nell’interesse di tutti 
i partecipanti. 
Infine la banca depositaria ha il compito di amministrare il patrimonio del 
fondo e di controllare che tutte le operazioni realizzate dalla Sgr siano 
conformi al regolamento del fondo e alla legge. É quindi garante della 
regolarità dell’operato dei gestori nei confronti dei risparmiatori. 
L’investitore risulta quindi tutelato dalla legge sotto diversi aspetti. Già il 
fatto che il patrimonio sia sottratto alla disponibilità della società di 
 16
gestione e affidato ad un terzo soggetto è una garanzia per l'investitore. Gli 
amministratori della Sgr devono inoltre possedere determinati requisiti di 
professionalità e onorabilità. La banca depositaria, infine, svolge un'altra 
importante funzione di garanzia su tutte le operazioni effettuate dalla Sgr.  
Oltre a questi soggetti vi sono anche la Consob e la Banca D’Italia che 
operano un severo controllo sul funzionamento dei fondi.  
La Banca controlla gli investimenti effettuati dalla Sgr, approva i 
regolamenti dei singoli fondi e stabilisce i criteri di valutazione delle quote 
dei fondi, controllandone il rispetto. 
La CONSOB (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) ha una 
funzione di controllo maggiormente indirizzata all'informazione fornita 
dalle società: vigila costantemente sulle dichiarazioni rese ai risparmiatori e  
si occupa delle offerte pubbliche di acquisto e vendita. In altre parole 
obbliga tutte le Sgr che svolgono attività per le clientela a rispettare una 
serie di regole di trasparenza, completezza e uniformità. 
 
 
1.1.5 - CLASSIFICAZIONE 
 
La vasta gamma di fondi comuni d’investimento esistenti può essere 
meglio compresa tramite la loro classificazione in categorie omogenee. 
Tale esigenza si pone non solo "a posteriori" al fine di effettuare corrette 
analisi sulle performance ottenute dai gestori professionali, ma anche nella 
fase antecedente la sottoscrizione dei prodotti di risparmio gestito. Infatti la 
classificazione dei fondi comuni ha l’importante funzione di favorire una 
prima conoscenza da parte dell’investitore delle caratteristiche dei vari 
strumenti finanziari (rendimento atteso, livello di rischio, orizzonte 
temporale).  
La classificazione di tali strumenti finanziari non è rimasta stabile dalla 
nascita dell’industria ad oggi, ma ha subito numerose modifiche in seguito 
all’evoluzione delle caratteristiche dei prodotti e del contesto normativo del 
mercato del risparmio gestito. L’iniziale classificazione effettuata nel 1984 
 17
e basata su pochi raggruppamenti (fondi azionari, obbligazionari e 
bilanciati) è stata modificata attraverso un aumento del numero di 
categorie; tale ampliamento serve a descrivere in maniera appropriata 
l’offerta in continua crescita. L’introduzione dell’euro, nel gennaio 1999, 
ha costituito un momento di revisione del sistema nel suo complesso, e da 
allora la struttura della classificazione è rimasta all’incirca stabile. 
L’offerta di prodotti del risparmio gestito è sempre più dettagliata, ampia e 
differenziata. Ogni tipo di fondo presenta caratteristiche specifiche dal 
punto di vista dell’investitore e dell’organizzazione finanziaria.  
La principale classificazione è quella che avviene in base alla 
composizione degli strumenti finanziari prevalenti nel portafoglio di ogni 
fondo. Tale suddivisione è stata effettuata da Assogestioni, società che si 
occupa della classificazione, valutazione e delle caratteristiche dei fondi. E’ 
l’Associazione di categoria delle Società di Gestione del Risparmio. 
Assogestioni opera per promuovere la diffusione delle varie forme di 
gestione del risparmio, tutela gli interessi collettivi degli associati, svolge 
attività di consulenza e assistenza tecnica, analisi, informazione e 
divulgazione dell'attività e dei dati sul risparmio gestito. 
La classificazione secondo la tipologia di titoli sui cui il fondo investe si 
articola in cinque macrocategorie: 
 ξ  Azionaria 
 ξ  Bilanciata 
 ξ  Obbligazionaria 
 ξ  Monetaria 
 ξ  Flessibile 
La differenza tra questi gruppi è dovuta alla percentuale minima e massima 
di investimento azionario sopportato da ogni categoria. 
Il nostro interesse sarà rivolto ai fondi azionari e obbligazionari. 
I fondi azionari investono più del 70% del patrimonio raccolto in titoli 
azionari. Hanno come obiettivo il conseguimento di plusvalenze nel medio-
lungo periodo. Sono adatti ai risparmiatori che sono disposti a tenere 
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