approvazioni. Aveva un modo personale di concepire il dialogo ecumenico, che
non doveva “semplicemente consistere nell’ incontro di due chiese a metà
strada, ed essere quindi il risultato dei rispettivi compromessi,ma partire dal
comune patrimonio di fede”
Ebbe il merito di ripudiare, l’ esclusivismo cattolico passato quando Roma si
riteneva, l’unica garante morale dell’ ordine mondiale. Invece riconobbe, una
funzione importante per tutte le chiese nella costruzione della pace .
I numerosi viaggi, gli permisero di conoscere a fondo le altre religioni .
Visitò inoltre il Giappone Scintoista ,la Corea del Sud Confuciana ,la Tailandia
buddista e l’Induismo che erano religioni orientali meditative, spirituali e non
facevano riferimento ai problemi concreti della vita .
Negli anni 80 il mondo religioso era in costante evoluzione; in Iran ritornava
l’Ayatollah Khomeini ,nel Giudaismo si era rafforzata la dottrina ortodossa che
voleva “ridare un fondamento sacro all’ organizzazione della societa’ “
Gli anni 80 sancirono il risveglio dell’ importanza della religione .La religione
dimostrò di resistere, all’ attacco dell’ ateismo dei regni comunisti e “sia al
soffocante accerchiamento della razionalità tecnologica della secolarizzazione”.
C’era il rischio che le religioni tornate protagoniste nella vita sociale nella metà
degli anni 80 , si chiudessero in se stesse e nei loro dogmi, oppure ritrovassero
la propria autentica identità religiosa, nel conflitto con le altre religioni. Ma
tutto questo fu scongiurato da Giovanni Paolo II che a Casablanca ,disse al
popolo mussulmano “noi crediamo nello stesso Dio ,il Dio unico ,il Dio
vivente ,il Dio che ha creato i mondi e porta le sue creature alla perfezione .”
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Cristiani e mussulmani dovevano rendere testimonianza di lui con la parola e l’
azione dimenticando gli odi e le intolleranze del passato, sostenendo alla
folla:“Ci siamo trovati, su posizioni opposte e abbiamo consumato le nostre
energie in polemiche e in guerre, io credo che Dio ci chiami oggi a cambiare le
nostre vecchie abitudini nel compiere opere di bene”.
Il messaggio esplicito del Papa contribuì a favorire la convivenza pacifica tra le
religioni ,dove ognuna pur nel dialogo, doveva mantenere la propria specifica
identità spirituale.
Altra tappa fondamentale fu il 13 aprile del 1986 quando il Papa entrò per la
prima volta, in una Sinagoga ebraica di Roma. Il Cristianesimo e l’ Ebraismo
per duemila anni non avevano mai dialogato .
Facendo riferimento al Concilio Vaticano II ammise le origini ebraiche della
Chiesa. Contribuirono all’avvicinamento all’ ebraismo anche le origini del Papa
che da giovane aveva conosciuto la sofferenza degli ebrei durante la seconda
guerra mondiale condannando totalmente l’ antisemitismo .e ribadì il legame
della Chiesa con l’Ebraismo.
Il 27 ottobre ad Assisi ci fu la giornata mondiale di preghiera per la pace. Le
religioni del mondo si trovarono nello stesso posto per invocare la pace.
Ognuno pregò con modalità diverse a seconda della propria religione. Fu un
giorno importantissimo perché favorì una svolta nei rapporti tra le religioni .
“Quella preghiera comune rappresentava un insieme di cose :costituiva un atto
di purificazione dopo secoli di lotte ,divisioni ,con l’ impegno a ripudiare la
violenza e a ritrovare la fratellanza universale”.
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Con la caduta del muro di Berlino e del comunismo ,che impediva la libertà, le
Chiese ripresero ad avere la loro importanza e ad esercitare la loro missione ma
non c’era preparazione soprattutto nelle chiese ortodosse ,per esercitare in
modo corretto un dialogo interreligioso e questo favorì l’insorgere dei contrasti
con la chiesa cattolica .In Russia la chiesa Ortodossa accusò di proselitismo la
Santa Sede e per tre volte fallì l’ incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca .
In questo contesto di attriti tra le diverse religioni cresceva l’Islam
fondamentalista in Africa e in Asia e conquistava Paesi di tendenze moderate
ostacolando la libertà religiosa; questo causò la persecuzione delle minoranze
cristiane e molti credenti lasciarono i loro posti.
Il Papa visitò le terre luterane e comuniste per scusarsi per le colpe passate
commesse dai cristiani.
L’atto più importante in merito all’ incentivazione del dialogo fu l’enciclica “Ut
Unum Sint” dove il Papa mostrava, una disponibilità fraterna al dialogo con le
altre religioni .
Diede al mondo, l’ immagine ecumenica, quando apri’ la porta santa al Giubileo
2000 della Basilica di S. Paolo facendosi aiutare dal primate anglicano e dall’
inviato ortodosso di Costantinopoli.
L’ anno 2001 il 6 maggio fu un evento storico, perché a Damasco, per la prima
volta nella storia un papa entrava in una Moschea e invitava i cristiani e i
mussulmani a collaborare per riscoprire fondamenti comuni e a perdonarsi a
vicenda, per i contrasti del passato e a non strumentalizzare più la religione per
alimentare odio e violenza giustificandoli in nome della religione..
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Purtroppo con la tragedia dell’ 11 settembre cristiani e islam si ritrovarono
divisi .
Il Papa si comportò da guida in questa fase delicata, sostenendo le ragioni della
pace e sottolineò che “il Corano non è un libro di guerra ma che sostiene che
Dio (Allah) è clemenza e pace . Con queste parole riuscì a evitare lo scontro di
civiltà .
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INTRODUZIONE
La tesi esamina la validità del dialogo interreligioso sviluppato da Giovanni
Paolo II nel suo pontificato;esso presenta le stesse caratteristiche e modalità del
dialogo didattico. Infatti nelle numerosissime occasioni cercate e volute dal
Pontefice con le altre religioni mira non alla conversione dell’ interlocutore ma lo
accoglie come soggetto, cioè come un valore in sé. Interagisce e comunica in
reciprocità, realizzando un rapporto di scambio che è accoglienza della differenza
dell’ altro. Presento inoltre l’insegnamento wojtyliano e la sua continuità con la
precedente dottrina del magistero della Chiesa. Giovanni Paolo II nella sua
dottrina mette al centro Cristo e la Trinità. Ma ha anche una visione aperta a
ulteriori sviluppi, perché insiste sulla presenza attiva dello Spirito Santo nelle
altre religioni e sull’ autenticità della preghiera dei loro membri .
La società postmoderna è dominata dall’individualismo e dalla violenza
giustificati dal diritto alla libertà assoluta. In questo contesto negativo la religione
è considerata cosa privata e il relativismo, l’immanente che rifiuta il trascendente
hanno il predominio sulla religione. Si impone il pragmatismo che ha come
criterio dominante l’efficienza e si afferma la secolarizzazione.
Il Ventunesimo secolo dovrebbe segnare la fine dell’ era cristiana e aprire l’era
della New Age. In questa evoluzione dei tempi tutto diventa relativo, anche lo
sviluppo della comunicazione contribuisce a creare insicurezza e confusione.
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In questo contesto di confusione e di ricerca di novità Giovanni Paolo II avverte
impellente l’esigenza del dialogo interreligioso. Un dialogo che riconosca
reciprocamente e accetti le differenze. Anche gli scontri tra giovani mussulmani e
giudei in Francia sono un evento che richiede un dialogo e rifiutarlo è continuare
nella direzione dello scontro.
Il Concilio Vaticano II incitava i cattolici a dialogare con le religioni e le culture
del mondo, in particolare con l’ebraismo .
E tra i documenti più importanti che hanno favorito la strada del dialogo,
ricordiamo la “Lumen Gentium” che invitava i cristiani a considerare tutto ciò
che di buono e vero c’è negli altri.
La “Nostra Aetate” invita i cristiani ad accogliere positivamente l’esperienza
religiosa degli altri credenti.
L’apertura agli altri non significa rinuncia alle proprie convinzioni religiose.
Papa Paolo VI sottolineava come ogni dialogo è segno di benevolenza e
atteggiamento positivo sull’altro.
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La preghiera di Assisi fortemente voluta da Giovanni Paolo II segna un'altra
tappa di avvicinamento all’incontro con le altre religioni. Nell’ ottobre 1986 più
di cento responsabili religiosi che rappresentavano le principali religioni del
mondo, invitate da Papa Giovanni Paolo II, si recarono ad Assisi per pregare e
digiunare per la pace. Per il Papa fu l’incontro più importante del 1986. In un
mondo in veloce trasformazione dovuta alla globalizzazione, le società e le
religioni si trovano insieme di fronte a questa sfida che esige il dialogo
interculturale e interreligioso come strumenti necessari per costruire un futuro di
pace per tutti. In questo contesto la cooperazione tra gruppi culturali e religiosi è
assolutamente necessaria per superare ogni tipo di tensione e cosi poter vivere
nella pace.
La Chiesa attraverso il pontificato di Papa Wojtyla si aprì alle tradizioni religiose
non cristiane e quindi al dialogo interreligioso riconoscendo che nelle varie
religioni esistono”cose vere e buone”, “raggi della verità, che illuminano tutti gli
uomini” ,“elementi di verità e di grazia”. Ciò consentirà di intessere un dialogo
tra gli appartenenti alle diverse tradizioni religiose.
Giovanni Paolo II definisce con chiarezza e serenità il ruolo del dialogo con le
altre religioni e con il mondo, sostenendo con decisione che le altre religioni
costituiscono uno stimolo positivo per la Chiesa invitandola, sia a scoprire i segni
della presenza di Cristo e dell’ azione dello Spirito, sia ad approfondire la propria
identità .Il dialogo non esaurisce la missione della Chiesa: dialogo e annuncio
vanno insieme.
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Giovanni Paolo II ha saputo dare con gesti e fatti concreti un metodo al dialogo
con le altre religioni.
L’iniziativa volta a costruire una strada di dialogo si dimostra costante da parte
della Chiesa grazie all’azione di Giovanni Paolo II e del Pontificio Consiglio per
il dialogo interreligioso .
I due incontri di preghiera ad Assisi ,a ottobre 1986 e a gennaio 2002, la visita
alla Moschea di Damasco e i molti incontri con gli esponenti delle altre religioni
nei viaggi in Asia, Africa e America rendono concreta la dottrina del Concilio
Vaticano II. Il dialogo interreligioso avrà con Giovanni Paolo II un’accelerazione
forte e creativa nel solco delle decisioni conciliari particolarmente della
Dichiarazione “Nostra Aetate” specie con gli Ebrei.
In questo ha giocato anche la sensibilità personale di Wojtyla, che aveva antiche
amicizie personali con ebrei ed era stato testimone della Shoah. Negli anni
precedenti l’occupazione tedesca della Polonia Wojtyla aveva vissuto la
coabitazione ebraico polacca .
La persecuzione nazista aveva mandato violentemente in frantumi quel mondo ed
aveva lasciato in lui impressioni incancellabili.
La sua storia e la memoria personale della Shoah lo spingeranno ad un’attenzione
particolare verso l’ ebraismo. Più in generale Giovanni Paolo II è stato l’artefice
di una grande apertura, molto creativa verso le altre religioni.
Vi sono accanto ai discorsi e ai documenti, alcune immagini del suo pontificato
rivelatrici dell’importanza che il Papa polacco attribuiva al dialogo interreligioso.
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L’incontro con i giovani mussulmani a Casablanca nel 1985, la visita alla
Sinagoga di Roma il 13 aprile 1986 e l’abbraccio con il rabbino Elio Toaff, la
preghiera con i rappresentanti di tutte le grandi religioni mondiali ad Assisi il 27
ottobre 1986, il viaggio alla Moschea di Damasco il 6 maggio del 2001 sono state
tappe fondamentali del dialogo interreligioso voluto da Wojtyla.
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