A Marina Mazzero
che ha condiviso i miei deliri fino in fondo
e non è diventata folle con me
(R. Magritte, Décalcomanie, 1966)
MATTI IN DUE
Sono in due
ma, però
uno è matto
l'altro no.
Stanno insieme
fanno specie
uno è matto
l'altro invece...
Sempre uniti
sono in coppia
uno è matto
l'altro copia.
Quattro occhi
ma due nasi
uno è matto
l'altro quasi.
Due le vite
due le cure
uno è matto
l'altro pure. [R. Bolaffio]
Certo è questo, a ogni modo: che dimostrano tutt'e due, l'uno per l'altra, un
meraviglioso spirito di sacrifizio, commoventissimo; e che ciascuno ha per la
presunta pazzia dell'altro la considerazione più squisitamente pietosa.
Ragionano tutt'e due a meraviglia; tanto che a Valdana non sarebbe mai
venuto in mente a nessuno di dire che l'uno dei due era pazzo, se non
l'avessero detto loro: il signor Ponza della signora Frola, e la signora Frola del
signor Ponza. […] E ogni qual volta per caso l'uno s'imbatte nell'altra per via,
subito con la massima cordialità si mettono insieme; egli le dà la destra e, se
stanca, le porge il braccio, e vanno così, insieme, tra il dispetto aggrondato e lo
stupore e la costernazione della gente, che li studia, li squadra, li spia e,
niente!, non riesce ancora in nessun modo a comprendere quale sia il pazzo
dei due, dove sia il fantasma, dove la realtà.
[L. Pirandello, “La signora Frola e il signor Ponza, suo genero”]
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INTRODUZIONE
Questo lavoro nasce per il puro piacere della scoperta, il medesimo spirito con cui
ho intrapreso questo corso di studi.
Il complesso e intrigante fenomeno della Folie à deux, pur essendo, almeno
apparentemente, piuttosto raro, ha attratto l’attenzione di molti autori, soprattutto
di estrazione clinica, fin dal momento della sua prima descrizione da parte di C.
Lasègue e J. Falret, nel 1877.
La Folie à deux costituisce anzi, a livello internazionale, una delle categorie
nosografiche d’ambito psichiatrico sulle quali si è scritto di più, soprattutto se si
considera la quantità di pubblicazioni in rapporto alla rarità della sindrome.
Vi sono diversi motivi, insiti nella natura stessa di questo disturbo, che hanno
attratto gli studiosi, ma forse l’elemento chiave alla base delle diverse motivazioni, e
anche alla base di questa tesi, è che la Folie à deux costituisce una sorta di ponte
tra Psichiatria e Psicologia: soprattutto quando la condivisione delle idee deliranti
coinvolge persone non legate da consanguineità, tale fenomeno costringe anche lo
psichiatra più organicista a porsi in un’ottica diversa, a pensare in termini
psicodinamici e relazionali.
Allo stesso tempo, essa costituisce anche un ponte tra due diverse impostazioni
della Psichiatria: quella individuale e quella relazionale.
La Folie à deux è stata affrontata, in ambito scientifico, da diverse prospettive, e
anche in ambito non scientifico è stata oggetto di elaborazioni di diverso tipo,
soprattutto in ambito cinematografico e letterario. L’attenzione per questo fenomeno
in ambito non prettamente scientifico ha riguardato soprattutto i suoi effetti più
clamorosi, ma avvicinandosi alla letteratura scientifica sull’argomento è possibile
scoprire che gli aspetti intrapsichici e interpersonali meno visibili, meno
immediatamente percepibili e più silenti di questo fenomeno possono risultare
addirittura più suggestivi.
Si tratta di un fenomeno quasi commovente, perché costituisce l’ultimo tentativo da
parte di un individuo, nell’ambito di una relazione, di non “lasciar andare l’altro da
solo nella sua follia”, l’ultimo tentativo di salvare la relazione nel momento in cui
uno dei due componenti della coppia perde il contatto con la realtà. La Folie à deux
costituisce anche una co-costruzione di una realtà parallela, in cui la relazione può
sopravvivere.
E’ proprio per questi motivi che, nel momento in cui ci si accinge ad esaminare ciò
che avviene nell’individuo cui è stato diagnosticato un Disturbo Psicotico Condiviso,
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la natura stessa di questo fenomeno costringe inevitabilmente ad occuparsi anche
del suo partner: cioè, ad occuparsi della relazione. E’ paradossale, allora, che i
criteri diagnostici dei sistemi di classificazione internazionale attualmente in uso
prevedano che soltanto al soggetto “secondario” possa essere attribuita tale
diagnosi. In un certo senso, si può affermare che non esiste nulla di più relazionale
della Folie à deux, eppure i componenti della coppia delirante vengono separati
concettualmente, diagnosticamente e fisicamente.
La Folie à deux è dunque un fenomeno che “costringe”, ha una sua forza intrinseca,
vive di vita propria di fronte al clinico che cerca di inquadrarla.
E’ per questi motivi che il desiderio di andare al di là degli aspetti più eclatanti della
Folie à deux mi ha spinta a focalizzare questo lavoro proprio sugli aspetti
psicodinamici e relazionali ad essa sottostanti.
Lo scopo di questa tesi è quindi quello di esaminare, attraverso la letteratura
scientifica sull’argomento, quali siano le principali dinamiche che sono state
considerate all’origine dello sviluppo della Folie à deux, sia a livello intrapsichico sia
a livello relazionale.
Ho svolto innanzitutto una ricerca bibliografica ad ampio raggio sulle principali
riviste internazionali. Per quanto si tratti di un fenomeno non molto frequente, gli
articoli pubblicati sull'argomento negli ultimi cento anni sono piuttosto numerosi e
sono di tre tipi: articoli di carattere generale; articoli, scritti sulla base di specifici
approcci, focalizzati sulle dinamiche intrapsichiche, relazionali e psico-sociali;
specifici casi clinici. La maggior parte degli articoli appartiene a quest’ultimo
gruppo.
I libri interamente dedicati all’argomento sono pochissimi, e anche i manuali di
psichiatria generale dedicano al Disturbo Psicotico Condiviso uno spazio molto
ridotto, e spesso neppure quello.
Dopo una prima lettura dei principali articoli di carattere generale, quasi tutti
piuttosto recenti e aggiornati (ultimi 10 anni), ho concentrato la mia attenzione su
quelli specificatamente dedicati agli aspetti psicodinamici e relazionali, prendendo
in considerazione anche quelli meno recenti, in modo da avere anche una
panoramica sul modo in cui si sono susseguite storicamente le diverse ipotesi. La
lettura di una decina di articoli dedicati a specifici casi clinici è stata utile per
ottenere un’idea più precisa su quanto avviene nella vita concreta delle persone
implicate in un Disturbo Psicotico Condiviso.
Per alcuni decenni dopo la descrizione di C. Lasègue e J. Falret, gli autori che non
si sono limitati alla semplice descrizione generale del fenomeno o di casi clinici
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specifici, ma che si sono concentrati sugli aspetti più profondi ad esso sottostanti,
lo hanno fatto prevalentemente da una prospettiva psicodinamica-psicoanalitica.
L’approccio sistemico-relazionale ha paradossalmente trascurato la Folie à deux, ma
ciò non toglie che in letteratura siano individuabili, soprattutto intorno agli anni
’80, alcuni autori che si sono focalizzati sugli aspetti relazionali di questo fenomeno.
Negli ultimi anni i lavori sulla Folie à deux rientrano soprattutto nell’ambito
dell’approccio psicosociale, e considerano la coppia delirante come un piccolo
gruppo, o come un’organizzazione sociale in miniatura, con tutte le caratteristiche
che, di conseguenza, le competono.
Questa tesi si concentra sui primi due approcci, ma è opportuno notare che in
realtà i tre approcci non sono completamente separabili, soprattutto per quanto
riguarda un fenomeno così complesso come la Folie à deux. Le tre dimensioni,
individuo, coppia/famiglia, gruppo sociale sono in realtà inscindibili, perché
all’interno e al di sotto del gruppo sociale c’è la coppia/famiglia, e all’interno e al di
sotto della coppia/famiglia c’è l’individuo. Nei meccanismi che stanno alla base
della Folie à deux sono implicati, come vedremo, tutti e tre questi livelli. I tre
approcci, dunque, non si escludono a vicenda, ma permettono semplicemente di
osservare il medesimo fenomeno attraverso lenti diverse: dall’obiettivo macro, a
quello normale, al grandangolo.
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CAPITOLO 1
CENNI STORICI E BIBLIOGRAFICI
La nascita della Folie à deux come concetto nosografico viene in genere collocata nel
1873 o nel 1877, a seconda che ci si riferisca alla comunicazione orale che C.
Lasègue e J. Falret fecero alla Société Médico-psychologique nella seduta del 30
giugno 1873 o alla pubblicazione degli atti della seduta stessa, avvenuta nel 18771.
La descrizione di fenomeni di delirio a due o più persone in realtà aveva già fatto la
sua comparsa nella letteratura psicologica precedente, ma si era trattato di
sporadiche osservazioni, risalenti agli anni ’50 dell’800.2
Prima di questi due autori, in particolare, aveva scritto di questo fenomeno H.
Legrand du Saulle, in un capitolo della sua monografia sui deliri di persecuzione3,
ma l’opera, pubblicata nel 1871, consisteva sostanzialmente nella descrizione dei
numerosi casi osservati dall’autore al Dépôt della Prefettura di Polizia di Parigi, dove
era stato assunto proprio come assistente di Lasègue (che vi lavorò dal 1850 al
1883)4. Per questo si può supporre che tale lavoro sia stato compilato sotto la guida
di Lasègue, già autore nel 1852 di una memorabile monografia sui deliri di
persecuzione5.
L’articolo di Lasègue e Falret, dal titolo La folie à deux ou folie communiquée, costituì
comunque la prima riflessione teorica approfondita sull’argomento e diede inizio
alla lunga serie di pubblicazioni successive. Questo articolo fu seguito a distanza di
pochi anni da altri tre lavori di autori francesi, che costituiscono tradizionalmente
l’avvio degli studi sulla Folie à deux: una monografia di E. Régis6 e due articoli di E.
Marandon de Montyel7.
Sebbene la Folie à deux costituisca una sindrome piuttosto rara, negli ultimi 130
anni la letteratura sull’argomento ha avuto uno sviluppo notevole. Si tratta anzi di
uno dei quadri clinici più studiati in tutto il mondo, proprio per gli inquietanti
1 BABINI 1992, p. 7
2 La prima registrazione nota di un caso di questo tipo risale al 1819, ad opera di Berlyn (si
veda MENSH 1950, p. 806)
3 Legrand du Saulle H., Le délire des persécutions, Paris, Plon, 1871, cap. VI, pp. 217-278
(cit. da BABINI 1992, p. 39)
4 BABINI 1992, p. 17
5 Lasègue C., Du délire de persécution, Archives générales de médecine, febbraio 1852 (cit.
da BABINI 1992, p. 33)
6 Regis E., La folie à deux ou folie simultanée, Paris, Baillière, 1880 (cit. da BABINI 1992, p.
39)
7 Marandon de Montyel E., “Contribution à l’étude de la folie à deux”, Annales Medico-
psychologiques, 1881, pp. 28-52 e “De l’imitation dans ses rapports avec la folie
communiquée”, L’Encéphale, 1882, pp. 581-600 (cit. da BABINI 1992, p. 39)