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Dopo una breve introduzione intorno alle ragioni del
favore della Commissione europea verso gli IAS/IFRS,
il primo capitolo analizza il modello di bilancio dello
standard setter e tenta di definire la configurazione di
reddito che sta dietro al sistema delle valutazioni.
Conoscendo il modello di bilancio “italiano” e la
configurazione di reddito determinata dalle
disposizioni civilistiche, la comprensione della
direzione della transizione diventa lo scopo principale
di questa prima parte della trattazione.
Il secondo capitolo pone ancora di più l’accento sulle
discrasie tra i due sistemi valutativi perché, per
ciascuna delle poste attive e passive, mette prima a
confronto le disposizioni del Codice civile e dell’OIC
con quelle dello IASB, per poi accennare al
trattamento delle differenze contabili che si originano
nel processo di transizione dalle prime alle seconde.
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Il terzo capitolo entra nel merito di tali differenze
perché, oltre a spiegare in modo rigoroso i casi in cui
le plusvalenze latenti da valutazione vanno imputate a
conto economico o accantonate in una riserva di
patrimonio netto, chiarisce il loro regime di
utilizzazione e distribuibilità, prima a livello teorico
poi attraverso degli esempi numerici.
Il quarto capitolo passa in rassegna alcuni casi
aziendali che permettono di quantificare l’impatto
della transizione al regime degli IAS/IFRS nel loro
primo bilancio consolidato e d’esercizio. Nell’analisi
di quest’ultimo si evidenziano brevemente le riserve
che si originano in sede di first-time adoption e si
chiarisce il possibile utilizzo degli importi che vi
vengono accantonati.
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INTRODUZIONE
Volendo efficacemente descrivere lo scenario produttivo
moderno, il modello di impresa che viene in mente è la grande
società multinazionale, diversamente strutturata a seconda
delle realtà in cui nasce ed opera. Un’organizzazione di grandi
dimensioni che offre sul mercato produzioni assolutamente
diversificate, le cui singole componenti sono oggetto di
produzione in quelle parti del mondo in cui sono nate e sono
state coltivate le competenze distintive che consentono di
garantire, allo stesso tempo, vantaggi di costo e standard
qualitativi elevati. Va da se che esistono realtà, come quella
italiana, la cui impresa rappresentativa è di piccole dimensioni
ed indissolubilmente legata al suo territorio, ma chiamata a
produrre una vasta gamma di prodotti per soddisfare le
richieste di un cliente sempre più esigente che non possono
restare inascoltate.
È da questa estrema varietà produttiva che paradossalmente
nascono alcune esigenze di standardizzazione. Per esempio, a
livello della comunicazione d’impresa, si sente la necessità di
omogeneizzare il processo di rendicontazione sociale, per
garantire sul territorio (oramai a livello globale) e nel tempo, la
comparabilità dei bilanci e di tutti gli altri strumenti
informativi a supporto delle decisioni degli stockholders e
degli stakeholders.
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L’unica via perseguibile a tale scopo è il riconoscimento, da
parte di organizzazioni sovranazionali, di Principi contabili in
grado di garantire all’informazione ricavabile da detti
strumenti i caratteri dell’essere true and fair.
Gli unici principi contabili riconosciuti a livello internazionale
e, attualmente, utilizzati dalle imprese UE sono quelli dello
IASC e quelli americani, gli US Gaap.
Anche se profondamente diversi tra loro, entrambi sono
caratterizzati dal fatto di essere un corpus di principi contabili
orientati in prevalenza alla tutela degli investitori.
Con la comunicazione n. 508/95/CEE della Commissione
Europea, “Armonizzazione contabile: una nuova strategia nei
confronti del processo di armonizzazione internazionale”
la scelta UE ricadde sui principi dello IASC in considerazione
non solo del loro elevato livello qualitativo ma anche delle
presumibili difficoltà ad applicare i principi americani nel
contesto europeo. In effetti gli IAS sono elaborati in una
visione più internazionale, mentre gli Us Gaap sono
predisposti facendo riferimento specificamente al contesto del
mercato americano. Gli Us Gaap, infatti, sono particolarmente
dettagliati e voluminosi e la loro applicazione si rende
possibile per i forti poteri regolatori e sanzionatori attribuiti
all’autorità di vigilanza (SEC).
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Prima di entrare nel merito dell’argomento oggetto della
presente trattazione, la first-time adoption e il relativo
trattamento delle riserve accantonate a patrimonio netto in
sede di primo bilancio redatto conformemente agli IAS/IFRS,
è bene approfondire ulteriormente il motivo per cui la
Comunità europea abbia scelto i principi dello IASB,
attraverso l’analisi delle comunicazioni della Commissione.
Dalla lettura della Comunicazione della Commissione del
1995, è possibile affermare che la principale ragione risieda
nel fallimento del sistema delle direttive.
La quarta e la settima direttiva, che hanno fornito una base una
base armonizzata per la redazione dei conti delle singole
imprese e dei gruppi di società dell'Unione europea, hanno
consentito un miglioramento generale della qualità delle norme
contabili e hanno garantito una maggiore comparabilità dei
conti, agevolando in tal modo le attività transfrontaliere. Pur
avendo permesso il mutuo riconoscimento dei conti, ai fini
della quotazione dei titoli nelle Borse di tutta l'Unione, non
hanno offerto una soluzione a tutti i problemi che possono
trovarsi a fronteggiare le imprese moderne. È oramai palese
che alcuni di tali problemi sono del tutto trascurati, nonostante
l'inclusione, nei testi legislativi, di numerose opzioni o di
formule che si prestano a diverse interpretazioni.
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Ad esempio i conti redatti conformemente alle direttive e alle
leggi nazionali di attuazione non soddisfano le norme più
rigorose prescritte altrove e in particolare gli standard imposti
dalla Securities and Exchange Commission negli Stati Uniti.
Per questo motivo, le grandi società europee che desiderano
raccogliere capitali sui mercati internazionali, per lo più alla
Borsa di New York, sono obbligate a predisporre una seconda
serie di conti, affrontando un lavoro poderoso e sostenendo
costi molto alti, che può contribuire alla perdita della
competitività e a confusione. Inoltre le società europee, per
una serie di ragioni, sono indotte sempre più ad allinearsi a
norme contabili messe a punto senza alcun contributo europeo,
come gli US Generally Accepted Accounting Principles.
Per questo motivo l’Unione europea si sente protagonista del
processo di armonizzazione già da tempo in atto in sede di
International Accounting Standards Committee (IASC),
finalizzato a definire una serie di norme contabili accettabili
per i mercati finanziari di tutto il mondo. L'Unione europea,
intanto, deve preservare i risultati raggiunti in materia di
armonizzazione a livello comunitario e che rappresentano una
parte fondamentale della legislazione del mercato interno. Essa
deve pertanto prendere le disposizioni necessarie per far sì che
le norme internazionali (IAS) già esistenti siano in linea con le
direttive comunitarie e che le norme IAS ancora da definire
siano compatibili con la legislazione comunitaria.
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La scelta dei principi dello IASB è esplicita ed ancora più
chiara nella Comunicazione 359 del 2000 “La strategia
dell’UE in materia d’informazione finanziaria: la via da
seguire”. In effetti, mentre la Comunicazione del 1995 ha
posto solamente le basi ad un lungo processo, facendosi
portavoce di una sentita e condivisa esigenza di
standardizzazione1, quella del 2000 ne ha definitivamente
segnato l’inizio e la direzione (the way forward). Facendo
dello IASB il principale standard setter dei principi, la
Comunicazione fa capire la necessità di un “endorsement
mechanism” con la funzione di introdurre nuovi principi e
interpretazioni scevri da difetti e coerenti con tutti quelli che
sono stati riconosciuti applicabili.
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The Commission’s “New Accounting Strategy” focused on the need to
facilitate the access of European global players to international global
capital markets by advocating the use of International Accounting
Standards (IAS). The Commission supported the efforts of the
International Accounting Standards Committee (IASC) and the
International Organization of Securities Commission (IOSCO) to create a
single body of financial reporting standards that could be used for listing
purposes around the world. The core set of standards contained in the
agreement between IASC and IOSCO has now been finalised. IOSCO
announced on 17 May 2000 the completion of its assessment of IAS and
recommended its members to allow multinational issuers to use IAS for
the preparation of their financial statements for cross-border offerings
and listings.
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L’altro obiettivo è la conformità al sistema delle direttive
“contabili” europee. Posto che sussista una presunzione di
compatibilità l’organismo appositamente preposto dovrà
confermare che questa presunzione sia giusta.
L’“endorsement mechanism”, così come è stato pensato dalla
Comunicazione della Commissione, dovrà operare su due
livelli. Da un punto di vista politico attraverso una decisione
della stessa Commissione sul ruolo e sullo status che gli si
vorrà attribuire e da un punto di vista tecnico attraverso la
nomina di un gruppo di esperti altamente qualificati in tema di
rendicontazione aziendale.
Dato il ruolo crescente dello IASB come principale produttore
di principi contabili immediatamente efficaci su tutto il
territorio dell’Unione europea, lo scopo del presente lavoro è
lo studio dell’impatto che la prima applicazione degli
IAS/IFRS ha avuto sul bilancio d’esercizio delle imprese
italiane e in particolare il regime di utilizzazione e
disponibilità delle riserve generatesi ed accantonate a
patrimonio netto in tale circostanza.