1. Piccole e medie imprese
Le piccole e medie imprese, costituiscono la base portante del
sistema economico del nostro paese .
Più del 90% delle imprese sono infatti di piccole e medie
dimensioni. Le imprese minori hanno un ruolo importante in tutti
i paesi, dagli USA alla Germania ed agli altri paesi europei, ma
sono particolarmente rilevanti per il nostro paese in quanto
rappresentano l'ossatura dell'intero sistema produttivo,
costituendo cosi un pilastro fondamentale dell'industria italiana.
Esse presentano un livello di occupazione pari al 45% del totale
in Italia, mentre tale livello si aggira intorno al 20% in
Germania e Francia.
Le piccole e medie aziende svolgono un ruolo di primaria
importanza nel processo di creazione di valore aggiunto, ad
contributo agli investimenti, allo sviluppo, alla esportazione.
Esse esprimono, altresì, valori umani, morali, professionali,
capacità creativa, senso di intraprendenza e del rischio, fattori
fondamentali nella moderna realtà sociale. Le imprese di minori
dimensioni sono quindi sia importanti sia qualificanti per l'Italia
sebbene in prospettiva il "sistema
vitale" vada inserito nel quadro economico internazionale in
un contesto di globalizzazione. Oggi, infatti, si parla di impresa
globale
1
la quale concentra la propria attività su gruppi di
mercati e adatta le strategie alle differenze tra questi. La
funzione trainante di tali aziende deve però essere suffragata da
concrete risposte alle carenze e vulnerabilità che le
caratterizzano.
La quantità, la qualità, il costo del credito, la
sottocapitalizzazione, l'esigenza di un più stabile equilibrio della
struttura finanziaria, devono trovare valide soluzioni da parte
delle istituzioni pubbliche e degli intermediari finanziari e
creditizi. L 'innegabile e crescente importanza delle PMI nel
contesto produttivo nazionale giustifica ampiamente la crescente
attenzione rivolta all'implementazione di articolate politiche
industriali in sede comunitaria, nazionale, sub-nazionale volta al
loro sostegno.
Il ruolo svolto dalle imprese minori nel modificare i
meccanismi competitivi e la fisionomia stessa dell'ambiente
economico, riveste un'importanza fondamentale e come tale
suscita l'interesse del legislatore e la produzione di una cospicua
mole di provvedimenti, volta all'eliminazione o all'attenuazione
1
G. PELLICELLI, La gestione della finanza internazionale. Metodi e strumenti
per un vantaggio competitivo nei mercati finanziari, Etaslibri 1992
di alcune "debolezze" finanziarie
2
delle imprese, orientata al
superamento di taluni ostacoli e quindi a favorire un più facile
perseguimento di vantaggi competitivi.
2. Fattori di tipicità delle piccole e medie imprese
L'universo delle piccole e medie aziende costituisce un
aggregato economico piuttosto complesso ed eterogeneo, che
sfugge a rigorose definizioni, riflettendo molteplici realtà
produttive. Tuttavia le ricerche condotte sulle imprese di minori
dimensioni, hanno evidenziato alcune "uniformità relative"
3
cioè
caratteristiche che si presentano con una certa frequenza.
All'interno di questo insieme di impresa si distinguono tre
elementi:
1) L'assetto istituzionale
2) L'assetto tecnico-operativo e finanziario
3) I fattori ambientali, legislativi e di mercato
1) Le PMI sono guidate da un team di vertice molto
ristretto. Il soggetto economico di tali aziende si caratterizza per
la limitata numerosità dei suoi componenti. il legame tra esso e
l'azienda si rivela assai stretto, anche quando quest'ultima sia
2
G. BRUNETTI, G. MUSSATI, G. CORBETTA, Piccole e medie imprese e
politica di facilitazione, Egea, Milano, 1997, pag. 113.
3
A. DESSY, Politiche finanziarie e indebitamento nelle piccole e medie imprese,
Egea, Milano, 1995, pag. 5.
strutturata su base societaria
4
.
Si tratta di un elemento di non poco conto dal momento che
conferisce alla piccola impresa una delle caratteristiche più
rilevanti: la flessibilità, grazie alla quale essa riesce a mutare
con efficacia, e in tempi brevi, la qualità e anche la quantità
della propria produzione adattandosi ai difformi adattamenti del
mercato e ai cambiamenti ambientali.
E' questa forse la caratteristica distintiva più importante ai
fini del successo delle aziende di minori dimensioni soprattutto
nei periodi in cui l'ambiente nel quale operano si presenta
instabile e turbolento.
Tuttavia, allo stesso tempo, tale situazione fa sorgere dei
problemi non indifferenti dovuti alla varietà e complessità delle
decisioni che il soggetto economico deve adottare. Spesso,
infatti, egli non possiede tutte le necessarie informazioni per
individuare le migliori soluzioni e quindi finisce per trascurare
alcuni problemi o tralasciare invece aspetti strategici della
gestione aziendale.
Pertanto, rispetto alle grandi, le piccole e medie aziende
sono spesso caratterizzate da fenomeni di "sottodirezione" che
4
Al riguardo, le gestioni produttive in discorso tendono ad assumere spesso la
forma giuridica di società pur con capitali esigui per esigenze fiscali, mantenendo
però la base sociale assai ristretta e limitata per lo più all'ambito familiare.
Sussiste talora la forma individuale che rispecchia realtà economiche e dimensioni
ridotte.
rivelano lacune, soprattutto per quanto concerne la
conoscenza dei mercati, le informazioni tecnologiche, i piani e i
programmi previsionali, le procedure contabili e così via.
2) Per quanto concerne l'aspetto tecnico-operativo, vale
precisare che le aziende minori tendono alla specializzazione del
prodotto con attività svolta per conto proprio o di terzi, in
particolare, la diffusione del decentramento produttivo ha dato
ampio impulso alla specializzazione e a produzioni realizzate per
conto di altre imprese.
In sostanza, i processi di integrazione verticale e di altro
tipo hanno assunto un notevole rilievo, impegnando una
molteplicità di aziende con funzioni divenute altamente
specialistiche. Ciò ha modificato i tradizionali schemi operativi
e soprattutto ha messo in evidenza ruoli diversi svolti dalle
grandi e dalle piccole imprese.
Nonostante si riconosca alla PMI una capacità innovativa
importantissima per lo sviluppo dell'economia italiana, di fatto
essa risulta essere fortemente dipendente dalle innovazioni
tecnologiche di aziende più grandi che si possono permettere di
investire con continuità in ricerca e sviluppo.
Diffusa è la tendenza ad operare al limite della saturazione
della capacità produttiva. Le soluzioni sperimentabili dalle
gestioni produttive minori soffrono di oggettivi limiti e
risentono delle fasi congiunturali attraversate. Così, mentre le
grandi aziende possono ottenere fondi a titolo di capitale di
credito a lunga scadenza sui mercati organizzati dei capitali a
livello nazionale o internazionale, quelle minori sono
generalmente escluse dai vasti mercati e possono attingere a
fonti di finanziamento locale.
Frequente è la sottocapitalizzazione, la presenza di una
struttura finanziaria squilibrata e con capitale circolante scarso,
particolarmente condizionata, nel suo percorso di sviluppo, da
vincoli finanziari.
3) Il numero delle PMI è assai più elevato rispetto a quello
delle aziende maggiori ed è caratterizzato da una notevole
dinamicità. Vale precisare che sebbene l'impresa minore possa
godere di una quota di mercato rilevante, all'interno di una
determinata nicchia di mercato, essa tende ad assumere
generalmente una posizione non dominante nel settore di
riferimento, nel quale si colloca.
Si evidenzia notevole influsso esercitato da molti fattori
ambientali quali provvedimenti di politica economica,
monetaria e fiscale. In particolare, i mutamenti che intervengono
a livello di politica economica del paese, nella normativa e
politica fiscale, nei provvedimenti degli enti amministrativi, di
finanziamento locale, nazionale sovranazionale hanno un effetto
molto più consistente e deleterio sull'economia delle piccole e
medie imprese che non su quelle delle grandi. Il grado di
vulnerabilità delle imprese minori, al mutare dei fattori esterni, è
dunque particolarmente elevato, soprattutto se valutato rispetto
al grado di influenzabilità che le stesse hanno su queste
variabili.
Le PMI si caratterizzano per lo scarso potere contrattuale
nei confronti delle controparti, siano essi operatori finanziario
semplici fornitori.
Nella PMI è anche tipicamente limitata:
- L 'estensione della gamma delle funzioni aziendali.
Queste imprese spesso esternalizzano funzioni come
l'amministrazione o il marketing perché troppo costose, e
concentrano all'interno un numero limitato di funzioni. Non è
raro, inoltre, che il responsabile della produzione sia anche il
responsabile degli acquisti e della ricerca e sviluppo.
L'estensione funzionale tende ad aumentare con
l'internazionalizzazione, perché l'ingresso e il successivo
consolidamento dell'azienda all'estero richiedono una maggiore
articolazione della struttura organizzativa, che viene cosi a
verticalizzarsi, nel senso che aumentano i livelli al suo interno e
caratterizzarsi per una minore concentrazione, nell'ambito delle
stesse funzioni, di compiti e responsabilità.
- L 'estensione spaziale (intesa come numerosità delle unità
operative).
Anche quando l'impresa è di medie dimensioni, la tendenza
è concentrare tutte le attività nell'ambito delle stesse unità
fisiche (uffici, stabilimenti, centro esposizioni).
Questo fatto è da collegarsi ad altre caratteristiche
distintive dell'impresa di dimensioni minori, tra cui
l'accentramento decisionale nelle mani dell'imprenditore e
l'informalità dei sistemi di comunicazione.
Se tali imprese avessero una maggiore estensione spaziale
e, quindi più unità in luoghi diversi, si renderebbe necessaria la
predisposizione di adeguati meccanismi per una comunicazione
formale,
l'imprenditore si troverebbe costretto ad un maggior grado
di delega, si perderebbe l'immediatezza di rapporto, la
possibilità di avere strette relazioni interpersonali all'interno
dell'azienda.
- L'estensione interaziendale (cioè la numerosità dei
rapporti di collaborazione con altre imprese).
Spesso l'imprenditore-proprietario è infatti poco disponibile
ad operare in situazioni di ambiguità, tipiche delle relazioni
interaziendali e ad accettare che altri si prendano, anche su
oggetti limitati, decisioni in sua vece.
L'estensione interaziendale può essere elevata per quelle
piccole imprese che, non avendo la possibilità di operare
economicamente in autonomia, divengono sub-fornitori di altre
aziende e si trovano non esattamente per propria volontà, a far
parte di ampi aggregati di imprese. Quando l'impresa si
incammina sul percorso dell'internazionalizzazione tende spesso
a crescere.
La collaborazione con altre aziende è spesso infatti il modo
in cui la piccola e media azienda riesce a realizzare
efficacemente l'ingresso su mercati stranieri.
3. Il problema della definizione della piccola e media
impresa
3.1 I PARAMETRI QUALITATIVI:
Sotto la denominazione di piccole e medie imprese si riunisce
una vasta gamma di entità di dimensioni differenti, con
problematiche economiche estremamente variegate: dalle
cosiddette microimprese con un limitatissimo numero di addetti,
a imprese con strutture organizzative più complesse e
formalizzate, da aziende mono-prodotto operanti su mercati
locali, ad altre distribuite sull'intero territorio nazionale e spesso
anche all'estero.
Risulta quindi difficile determinare rigidamente il sistema
della PMI, tuttavia nasce l'esigenza di ricercare e di adottare uno
o più criteri dimensionali.
Si può affrontare la tematica della definizione individuando
anzitutto le principali tipiche caratteristiche qualitative di tali
aziende. I tratti peculiari delle imprese minori sono diversi, tra
questi spicca in primo luogo la gestione diretta, autonoma ed
indipendente da parte del.soggetto economico, questo si avvale
talvolta di collaboratori i quali sono
tuttavia dotati-di scarsa specializzazione, ed assumono
quindi funzioni polivalenti.
Un secondo parametro qualitativo è rappresentato dal
"potere di mercato" relativamente modesto, e ciò in relazione ai
rapporti con clienti, con i fornitori, con gli istituti di credito e
con ambiente circostante in genere.
Le PMI non hanno inoltre molte possibilità di accedere al
mercato mobiliare, e talvolta incontrano difficoltà anche nel
reperimento di capitale di credito, specie nel medio-lungo
termine.
3.2 I PARAMETRI QUANTITATIVI:
In determinate situazioni, l'assegnazione di un'impresa ad
una determinata classe dimensionale va necessariamente
effettuata con rigorosi criteri di automaticità e certezza, non
potendo essere affidata all'interpretazione e al giudizio
soggettivo. Ci si riferisce sia al caso in cui la distinzione sia
effettuata a scopi statistici, sia al caso in cui ci si proponga di
supportare determinate categorie dimensionali, riservando loro
trattamenti di favore sul piano fiscale, finanziario, giuridico o di
altro tipo. I parametri quantitativi utilizzabili al fine di
esprimere la dimensione di un'impresa sono numerosi, tra di essi
tuttavia quelli più significativi sono quattro: il capitale investito,
il numero degli addetti, il fatturato e il valore aggiunto.
a) IL CAPITALE INVESTITO
Il capitale investito viene utilizzato con notevole frequenza
ed in numerosi paesi, quale parametro atto a misurare le
dimensioni aziendali. Il suo utilizzo è particolarmente diffuso in
Italia, ove il legislatore ha fornito, di tale concetto,
interpretazioni spesso originali e comunque non uniformi nel
tempo. Mentre agli inizi degli anni sessanta, infatti ha prevalso
un criterio di calcolo basato sulla somma algebrica degli
immobilizzi di bilancio al netto dei fondi,
più il capitale circolante netto, a partire dalla metà degli
anni settanta ha preso avvio un'impostazione, tuttora vigente,
che definisce il capitale investito come il valore delle
immobilizzazioni tecniche al netto dei relativi ammortamenti e
delle rivalutazioni per conguaglio monetario.
La validità di tale parametro, incontra tuttavia numerosi
vincoli. Limitandoci ai problemi di carattere generale è
opportuno sottolineare che il ricorso al capitale investito non
consente di tenere nel debito conto il tipo di lavorazione
effettuata dall'impresa, che può essere caratterizzata da una
impostazione prevalentemente capital intensive o labour
intensive.
Nel primo caso ci si riferisce ad esempio a lavorazioni nelle
quali si ricorre largamente a processi automatizzati, l'utilizzo di
tale indicatore porterà ad un valore che tende a sovrastimare le
dimensioni aziendali. Nelle ipotesi "labour intensive", si ricorre
in prevalenza, all'impiego di manodopera.
Inoltre, il parametro in questione non evidenzia l'eventuale
utilizzo di beni acquistati in locazione o in leasing. Si
potrebbero così determinare discriminazioni tra due aziende che
sul piano operativo presentano dimensioni analoghe, qualora
l'una sia formalmente proprietaria dei propri impianti, mentre
l'altra ne usufruisce a fronte di un contratto di locazione
finanziaria.
E infine il capitale investito non sempre evidenzia correttamente
l'eventuale appartenenza dell'azienda ad un gruppo.
Mentre infatti il parametro in questione tiene conto di
eventuali partecipazioni a "valle", esso non è in alcun modo
influenzato da eventuali collegamenti a "monte".
In altri termini, l'azionariato di una azienda non ha alcun
effetto sul suo capitale investito.