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dell�iconografia femminile nei romanzi russi. Ci troviamo di fronte a eroine molto complesse, per
cos� dire poliedriche, dalle mille facce, dotate di un notevole spessore psicologico. L�identit� di
questi personaggi � cos� fluida e complicata, che pu� esser catturata solo collocandosi all�incrocio
di pi� percorsi interpretativi.
Una delle vie che ho pi� insistentemente percorso, nel tentativo di mettere a fuoco il profilo
di questi personaggi, � stata quella di individuare i miti che pi� fortemente informano l�iconografia
femminile. Questo percorso di ricerca conduce a una scoperta molto interessante: uno dei miti pi�
antichi e pi� solidamente radicati nella tradizione russa � il culto della maternit�
1
, tradizionalmente
concepita come il primo dovere di ogni donna e il momento pi� alto di realizzazione della sua
identit�.
Il mito della madre, che per altro � un mito antichissimo, originatosi in epoca pre-cristiana
2
,
dimostra una resistenza e una vitalit� veramente straordinari, in quanto sopravvive a cambiamenti
storici e sociali enormi, non da ultimo alla stessa Rivoluzione bolscevica, giungendo pressoch�
incolume sino ai giorni nostri.
Il nuovo governo sovietico infatti, che pure abbatte strutture sociali antichissime e scardina
molti dei valori tradizionali, recupera e paradossalmente ricontestualizza il mito della madre. Negli
anni Venti assistiamo perci� a un curioso fenomeno, per cui il nuovo regime sovietico, che pure
fieramente proclama l�avvento di un mondo nuovo e la liberazione di tutti gli uomini dalle vecchie
forme di sfruttamento, in realt� recupera uno stereotipo antichissimo e fortemente conservatore
come quello della madre, e addirittura lo rafforza: ora infatti alle donne si chiede di essere madri
non solo per i propri figli, ma per tutta la societ�.
Il mito della madre attraversa dunque tutta l�epoca sovietica, giungendo fino agli anni
Ottanta, allorch�, nel clima di generale distensione e apertura inaugurato da Gorbač�v, emergono
voci femminili, prima immancabilmente censurate dal potere. Tra queste � Ljudmila Petru�evskja,
che nella sua prosa conduce un irriverente e dissacrante riscrittura dei miti tradizionali, primo fra
tutti il mito della madre e della famiglia. Nelle sue opere la madre, lungi dall�essere
quell�amorevole nutrice dell�iconografia tradizionale, ci appare come una figura spaventosa,
un�aguzzina crudele, che gode sadicamente nel torturare le creature che pi� dovrebbe amare.
Eclatante � a tal proposito l�orribile figura materna del suo unico romanzo, Il mio tempo � la
notte (1992). Qui la madre � una figura assolutamente negativa, una personaggio delle tenebre (da
cui il titolo) che ai propri famigliari arreca solo male. Attraverso questa madre dell�orrore, la
Petru�evskaja mostra il crollo definitivo della virt� domestica femminile, nel senso tradizionale di
allevatrice e nutrice. La provocazione della Petru�evskaja � fortissima proprio perch� il mito della
madre non � solo strettamente sovietico, ma appartiene al sostrato culturale russo pi� antico,
risalendo sino alla preistoria slava. Proprio per questo, non � stato facile per la Petru�evskaja
riuscire a farsi accettare dal pubblico russo.
A questo proposito, la Goscilo lamenta il fatto che da sempre le donne russe si sono dovute
riconoscere nel ruolo esclusivo di madre buona e moglie devota. La rigidit� del codice patriarcale
che valuta la donna solo se madre si rifletterebbe allora, secondo la Goscilo, nella rigidit� dei
modelli letterari, che si limitano appunto a due ruoli esclusivi: da un lato sta l�ideale della donna
russa tradizionale, custode dei valori sacrosanti della tradizione come la famiglia, angelo del
focolare, moglie docile, madre generosa; dall�altro sta l�eroina ribelle, risoluta contestatrice dei
1
Sulla assoluta centralit� del mito della maternit� nella cultura russa � possibile consultare Nancy Chodorow, The
Reproduction of Mothering: Psychoanalysis and the Sociology of Gender, (Berkley/Los Angeles, University of
California Press, 1978) e Johanna Hubbs, Mother Russia: The Feminine Myth in Russian Culture (Bloomington,
Indiana University Press, 1986).
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� in epoca arcaica che si costruisce il mito della madre come metafora della patria e della terra natia, da cui le
espressioni mat� syraja zemlja (�madre umida terra�) e rodina mat� (�terra natia�, laddove lo stesso termine rodina
deriva dal verbo rodit�, �generare�). Da questa equazione di donna e terra deriva l�esaltazione della fecondit� femminile
e dunque della maternit� come dell�esperienza pi� appagante per una donna.
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valori tradizionali, insofferente ai ruoli canonici di madre e moglie, volitiva, appassionata, dotata di
una straordinaria carica erotica
3
.
Questo dualismo di ruoli � rappresentato in maniera paradigmatica in Anna Karenina,
laddove Dolly Oblonskaja � la donna russa tradizionale che sopporta in silenzio le infedelt� del
marito, ama con dedizione i propri figli e si sacrifica completamente per la famiglia, mentre Anna �
la donna ribelle, che non accetta di mortificare la propria femminilit� in un�esistenza monotona con
un marito che non ama, ma sceglie di essere anzitutto una persona, di soddisfare i propri desideri di
donna, e proprio per questo viene punita.
In tutta la letteratura russa possiamo rintracciare questi due modelli antitetici di donne: esse
sono madri o amanti, sante o peccatrici, donne oneste o donne cadute, in un dualismo inconciliabile.
Uno degli aspetti pi� affascinanti della cultura russa � proprio questa tendenza ad esasperare ogni
sentimento, a estremizzare ogni atteggiamento, per cui non si danno mai le mezze misure: nel
mondo russo un valore pu� essere solo o positivo o negativo, un comportamento o da santo o da
peccatore, in un�oscillazione irrisolvibile. Questo � chiaramente un discorso molto ampio e
complesso, ma mi pare affascinante l�ipotesi che le stesse figure femminili possano leggersi come il
prodotto di questa tendenza all�estremizzazione, per cui i romanzi presentano tendenzialmente
coppie di donne agli antipodi.
In tutti i romanzi analizzati ci sono presentate immagini femminili antitetiche, che
polarizzano valori e caratteri diversi, se non addirittura opposti. Cos�, ad esempio, in Anna
Karenina, la passione folle e tragica di Anna � in antitesi alla saggezza materna di Dolly. Nel
Dottor �ivago, invece, ci vengono presentate due donne essenzialmente tradizionali, che si trovano
perfettamente a proprio agio nel ruolo di moglie devota; in questo caso il conflitto � tra
l�anticonformismo e la versatilit� di Lara e la rigidit� mentale, la fermezza di Tonja.
Diverso � il caso del romanzo Noi, che propone due figure di donne ribelli. Qui Zamjatin
descrive un�antiutopica societ� del futuro, in cui gli uomini, privati della loro libert� e dignit� di
individui pensanti, si sono trasformati in automi, docili esecutori della volont� del Benefattore, il
grande dittatore di questo stato disumano. Di fronte a questo lugubre quadro di sterminio dell�uomo,
solo due personaggi hanno il coraggio di ribellarsi, e sono appunto due donne: I-330 e O-90.
La contrapposizione tra le due � dunque non tanto a livello di ruoli, quanto pi� a livello di
progetti, di obiettivi. I � un leader rivoluzionario, che si ribella allo Stato Unico per difendere la
libert�, il valore di ogni singolo individuo; O-90 si ribella per affermare il suo diritto a diventare
madre, un diritto che invece lo Stato le nega, in base ai principi disumani dell�eugenetica. Dunque
all�indomita ribellione e all�infuocata passione dell�eretica I-330 si contrappone il sereno ma
coraggioso istinto materno di O-90.
Infine in Il mio tempo � la notte, al crudele egocentrismo e all�odio di Anna Adrianovna si
oppone la delicatezza dei sentimenti e la capacit� di dimenticare le offese di Al�na, che alla fine
perdona le ingiurie della madre.
L�immagine femminile codificata da questi romanzi si presenta dunque straordinariamente
ricca e profonda, proprio grazie alla presenza di due eroine antitetiche, su cui vengono distribuiti
caratteri opposti. Ognuna offre una soluzione diversa alla difficile ricerca di un�identit� femminile
stabile all�interno di un mondo a gestione maschile. Alcune risolvono questa situazione conflittuale
ribellandosi, altre invece trovano un loro equilibrio all�interno di ruoli tradizionali. In ogni caso le
forme in cui le varie eroine si ribellano alla realt�, oppure vi si adattano, sono cos� diverse fra loro
che risulta davvero difficile catalogarle schematicamente in eroine ribelli o eroine tradizionali.
Siamo di fronte a modelli femminili nient�affatto stereotipati, ma anzi cos� stratificati, da impedire
un�interpretazione rigida.
Il prototipo dell�eroina ribelle � certamente I-330: I � un ideologa ferma e coerente, non
conosce dubbi n� esitazione, ma procede inesorabile verso il suo obiettivo. Il paradigma invece
della donna tradizionale � fornito da Dolly e Kitty di Anna Karenina: entrambe sono mogli docili,
madri premurose e zelanti padrone di casa, le cui massime gioie sono governare la casa, ricamare,
3
Cfr. Helena Goscilo, Dehexing Sex: Russian Womanhood During and After Glasnost, Ann Arbor, MI, University of
Michigan Press, 1996, p. 10.
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fare marmellate, e starsene beatamente rinchiuse entro le rassicuranti mura domestiche ad accudire i
bambini.
I-330 da una parte, Dolly e Kitty dall�altra, costituiscono le versioni estreme di un certo
comportamento femminile. Tra loro ci sono tutte le altre eroine che, di fronte ai vari casi della vita,
oscillano tra comportamenti ribelli e valori tradizionali, sfuggendo ad ogni rigida interpretazione.
Per cui, ad esempio, O-90 � una donna tradizionale nel suo ricercare la maternit� come il momento
di massima realizzazione personale (� questa infatti la mentalit� di Kitty e Dolly e di tutte le donne
positive di Tolstoj), ma � indubbiamente una ribelle per la sua coraggiosa scelta di avere un figlio,
malgrado le leggi dello Stato glielo proibiscano: pur sapendo che verr� punita con la pena capitale
per la sua trasgressione, O-90 non rinuncia al suo progetto, dando prova di un coraggio e di una
fermezza non minori di quelli di I-330.
Nel Dottor �ivago poi, tanto Lara quanto Tonja, la moglie di �ivago, ripropongono il
modello della donna russa tradizionale sebbene in due modi diversi. Anzitutto va precisato che Il
dottor �ivago � un romanzo di palese impostazione maschile. Protagonista indiscusso � appunto
l�eroe �ivago, in funzione del quale sono pensati i personaggi femminili. Mentre I-330 e Anna
Karenina sono persone, fortemente caratterizzate nella loro individualit�, Lara � anzitutto un
simbolo, un�astrazione: di Lara �ivago ama soprattutto l�immagine mentale che di lei si � fatto,
come distillato di bellezza e femminilit�, forza della natura, paradigma di assoluta perfezione,
simbolo della Madre Russia. � proprio questo suo essere un simbolo muto, un�idea astratta di
femminilit� a renderla un personaggio molto pi� inconsistente di Anna e I-330.
A questo proposito Barbara Heldt esprime osservazioni interessanti in Terrible Perfection
4
.
La Heldt afferma che la tendenza della letteratura russa tradizionale � sempre stata quella di creare
una trama maschile: l�eroina � solo un momento della vicenda dell�eroe e per lo pi� assurge a
modello femminile ideale e paradigma di perfezione. Secondo la Heldt, questa perfezione delle
eroine � appunto terribile perch� le costringe a un ruolo passivo: le eroine perfette vengono messe
su un piedistallo e adorate come dee, ma, cos� facendo, si impedisce loro di esprimere la propria
vera identit�.
Questo mi sembra delineare esattamente la vicenda di Lara, quasi costantemente inquadrata
dallo sguardo maschile del poeta �ivago che la trasfigura in un modello ideale di donna.
L�immagine di Lara che Pasternak costruisce ricorda infatti molto da vicino l�ideale femminile
dell�iconografia pi� tradizionale: in Lara l�autore fa rivivere l�ideale della donna russa tradizionale,
che mitemente si rassegna al proprio destino, incassa i colpi della vita, e prosegue eroicamente per
la propria strada, senza mai lasciarsi abbattere. Lara � precisamente questo: una donna rassegnata,
che subisce le violenze della vita, ma che non si lascia mai abbattere.
A Lara si oppone la moglie di �ivago, Tonja. Per molti aspetti, le due donne sono identiche:
entrambe amano i propri mariti di un amore devoto, si annullano completamente nella relazione di
coppia, sottomettendosi in tutto e per tutto alla volont� del proprio uomo; entrambe coltivano il
medesimo sogno che � quello di costruirsi un nido famigliare con l�uomo amato, lontano dalle
violenze della rivoluzione. Ma � appunto la violenza degli eventi storici a distruggere crudelmente
le loro speranze.
� di fronte all�impossibilit� di realizzare il proprio sogno, che Lara e Tonja si distinguono in
maniera inequivocabile. Lara assorbe il colpo, accetta la sconfitta come una delle tante della sua
triste vita, e va avanti; Tonja invece non tollera di veder minacciato ci� in cui ha sempre creduto e a
cui ha consacrato la sua vita (la famiglia), si rifiuta di adattarsi a un nuovo che ella giudica negativo
e cos� lascia la Russia.
Lara � versatile, metamorfica, non si tira mai indietro davanti alla vita, ma si mette sempre
costantemente in gioco, senza temere la sconfitta; Tonja invece � selettiva, ha degli schemi mentali
molto pi� rigidi, ha un modello comportamentale e a quello si uniforma, senza mai trasgredire. In
questo suo essere rigidamente abbarbicata sulle proprie posizioni, Tonja risulta un personaggio
4
Barbara Heldt, Terrible Perfection: Women and Russian Literature, Bloomington, Indiana University Press, 1987, p.
62 (citato da Sona Stephan Hoisington, A Plot of Her Own: The Female Protagonist in Russian Literature, Evanstone,
IL, Northwestern UP, 1995, p. 117).
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statico, privo di evoluzioni; d�altro canto, andandosene, Tonja dimostra grande fermezza e coerenza
(ha dei principi e ad essi non viene mai meno), mentre Lara � costantemente in balia degli eventi, si
lascia trascinare dalla vita senza opporre resistenza, non formula mai un programma di vita.
In questo suo abbandonarsi passivamente al destino, Lara � completamente agli antipodi
rispetto alle grandi eroine tragiche prese in esame, come Anna e I-330. Tonja, Anna e I-330 hanno
un programma ben preciso, un ideale per cui lottare. Tra loro Anna � indubbiamente la pi� debole, il
suo progetto risulta essere il pi� inconsistente; Anna si ribella alla morale bigotta della societ�, ma
lei stessa si rivela schiava degli stessi pregiudizi: si sente una donna perduta, � schiacciata dal peso
della sua colpa, e perci� si uccide. I-330, invece, non indietreggia mai d�un passo, anche quando si
tratta di salire al patibolo: I difende la libert�, la dignit� di ogni singolo uomo, ed � pronta a morire,
pur di non dover rinnegare i propri ideali. Tonja difende strenuamente il valore della famiglia;
anche Tonja, come I, � irremovibile, rifiuta qualsiasi forma di compromesso con la nuova realt�
sociale rivoluzionaria, che lei giudica negativa. La forza di Tonja e I sta nel saper restare fedeli a se
stesse fino in fondo, nel saper perseguire il proprio obiettivo con fermezza e coerenza.
Anna Karenina potrebbe dunque definirsi un�eroina ribelle a met�, in quanto compie s� un
atto di ribellione, ha un suo preciso progetto, ma poi risulta non esserne all�altezza, non regge la
tensione della lotta e fallisce miseramente: in Anna convivono ribellione e conformismo, energia e
debolezza, coraggio e vilt�. E forse proprio in questo groviglio di sentimenti, in questa complicata
confusione della sua anima � una delle ragioni dello straordinario fascino di questa eroina, che nei
suoi eterni dilemmi ci appare profondamente umana e reale.
Anna Karenina e I-330 si configurano come due straordinarie eroine tragiche, entrambe
ribelli, sebbene in misura diversa. Entrambe partono da una situazione iniziale di disarmonia,
vivono in societ� grette e dispotiche, che annichiliscono la libert� individuale e mortificano il
desiderio del singolo; alla lunga, questa coercizione diventa per loro a tal punto intollerabile, che
decidono di ribellarsi, per affermare il proprio diritto ad essere un io, una persona; entrambe
vengono severamente punite per la loro ribellione. Tuttavia le affinit� si riducono appunto al livello
pi� superficiale, in quanto i contesti in cui esse si muovono, le ragioni delle loro ribellioni, e il
senso delle loro tragiche morti sono cos� remoti fra loro, da rendere impossibile qualunque facile
identificazione.
Anna si muove nell�ipocrita e frivolo mondo dell�alta societ� pietroburghese degli anni
Settanta dell�Ottocento. Quando la bruciante passione per Vronskij l�attraversa, tutto il mondo in
cui Anna ha sempre vissuto crolla rovinosamente. Anna � incapace di vivere la passione nella
clandestinit�, come invece fanno le altre dame dell�alta societ�; perci� rende pubblica la sua
relazione con Vronskij.
Anna ci viene presentata come una donna profondamente irrazionale, incapace di arginare la
forza devastante delle proprie passioni. Completamente imbevuta di cultura romantica, Anna ha una
concezione estremamente ingenua dell�amore, come sentimento totalizzante, passione violenta e
tumultuosa. Quando Vronskij le offre il suo amore, ella vi si getta furiosamente, illudendosi cos� di
vivere quell�amore ideale e appassionato, che ha ingenuamente sognato tutta la vita. E dunque, da
perfetta eroina romantica, Anna sacrifica ogni cosa all�amore: il suo buon nome, la posizione
sociale, persino l�affetto dell�amatissimo figlio.
Fuggendo con l�amante, Anna si illude ingenuamente di essersi definitivamente liberata di
tutte le convenzioni sociali. Per�, una volta tornata a Pietroburgo, sottoposta allo spietato
ostracismo della societ�, Anna capisce di essersi tragicamente sbagliata: � impossibile liberarsi della
societ� e Vronskij non � affatto quell�amante ideale che s�era figurato, ma un qualunque uomo di
societ�, un conformista non molto diverso dall�arido marito da cui Anna � fuggita. Di fronte
all�amara disillusione, Anna non ha il coraggio di pentirsi, n� la determinazione di cambiare vita, di
ricostruire la propria lacerata identit�, cos� sceglie la morte come l�unica possibile via di fuga.
Tolstoj manifesta qui la sua opinione sulla cosiddetta questione femminile, che all�epoca era
al centro di accesi dibattiti. Tolstoj ci mostra una donna fragile e confusa che si suicida perch� non
ha la forza di continuare a lottare, per sfuggire alla punizione e alla vergogna. Anna muore perch�,
da eroina romantica, si � consacrata alla passione. Facendola morire, Tolstoj vuole mostrare
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l�assoluta inconsistenza della cultura romantica, la fatuit� del progetto delle donne come Anna, che
si lasciano stoltamente travolgere dalla forza di Eros.
La vicenda di I-330 � completamente diversa rispetto a quella di Anna, poich�
completamente altro � il contesto in cui essa si muove. I vive in un ipotetico stato totalitario del
futuro, un mondo da incubo, che annienta l�uomo, lo priva della sua stessa dignit�, riducendolo a un
numero. I non accetta questa intollerabile mortificazione dell�uomo e si ribella.
Leader rivoluzionaria, eretica e ideologa, I-330 � un personaggio poliedrico, ricchissimo a
livello di significati, in lei convergono un�infinit� di valori massimamente positivi. Laddove lo
Stato Unico � la logica esasperata, la forza delirante della scienza, I-330 � il campione degli istinti
liberati, della natura; I � la difesa del valore di ogni singolo individuo contro il gruppo omologante,
� l�istanza della libert� contro la coercizione dello Stato, � la forza del desiderio del singolo contro
la legge del gruppo.
Nella lotta contro lo Stato Unico, I esce perdente. Dinanzi alla sconfitta, I-330 non si lascia
piegare: sceglie di morire pur di non dovere rinnegare il proprio credo politico. Per I la morte � un
atto estremo di coerenza, un�ultima professione di fede nel proprio ideale che � il valore della
libert� come il bene pi� prezioso dell�uomo.
Chiaramente la morte di I-330 possiede un valore ideologico di cui il suicidio di Anna �
privo. Anna � un�eroina romantica che, nel progetto dell�autore, deve morire per mostrare la fatuit�
e l�assurdit� della concezione romantica della vita e dell�amore. I-330 � invece anzitutto
un�ideologa, attraverso la quale Zamjatin intende articolare una discorso politico/umano di
grandissima importanza. Tolstoj critica la cultura romantica dell�epoca, Zamjatin invece si trova di
fronte a un problema politico ben pi� complesso. Zamjatin scorge nella nuova realt� sovietica dei
primissimi anni Venti i primi segni inequivocabili di imminente totalitarismo; preconizza l�avvento
di una rigida societ� robotizzata e il suo inevitabile crollo, proprio perch� la vita e l�uomo sono
fenomeni troppo complessi per poter esser completamente descritti da una formula matematica.
Zamjatin affida proprio all'ideologa I-330 questo importantissimo discorso politico.
Indubbiamente esistono alcune notevoli affinit� tra Anna e I-330. Entrambe ci vengono
presentate come creature potentemente erotiche, dotate di un�energia e una passione straordinarie.
Interessante � poi notare che, nonostante la distanza enorme tra le loro realt�, la ribellione di queste
eroine alla soffocante legge del gruppo si esprime anzitutto in termini di trasgressione sessuale: il
sesso � per entrambe il veicolo della libert�, la strada per l�individualizzazione.
Le affinit�, tuttavia, si limitano qui, in quanto Anna e I esprimono due concezioni
dell�amore e del sesso completamente diverse. L�Eros di Anna � la passione romantica, � una forza
irrazionale e travolgente, a cui Anna sacrifica ogni cosa. L�Eros di I invece � anzitutto un impulso
naturale, il sesso per lei � il regno degli istinti liberati, dei piaceri selvaggi e naturali del corpo. A
differenza di Anna, ad I non interessa l�amore (e difatti ha molti amanti), per I il sesso e solo un
mezzo da usare per la causa rivoluzionaria; ci� che veramente conta per I sono le sue idee politiche,
alle quali sacrifica ogni cosa, persino la sua vita.
La storia di Anna e di I-330, e cos� pure quella di Lara e delle eroine della Petrsu�evskaja, �
la storia sempre uguale di una perigliosa esplorazione della propria identit� di donna, di una difficile
ricerca di un io integro, di un punto d�equilibrio nella vita. Queste figure femminili offrono
soluzioni cos� diverse davanti alla vita, sono identit� cos� ricche e sfaccettate, che davvero pare
difficile scorgere un filo conduttore che le unisca.
In questo ho deciso di farmi aiutare in particolare da un testo, A Plot of Her Own, una
collezione di saggi del 1995 curato da Sona Stephan Hoisington. Il testo si definisce
orgogliosamente revisionista in quanto propone una lettura alternativa di molte eroine della
letteratura russa. Contestando l�assunto tradizionale per cui il personaggio femminile sarebbe
sempre marginale nella trama, ella mostra come invece l�eroina � il nucleo generativo dell�intero
intreccio. Attraverso questa collezione di saggi, la Hoisington vuole offrire una nuova immagine di
eroina russa, non pi� di personaggio/satellite in orbita attorno a un eroe maschile, ma di donna come
fulcro narrativo, punto di irradiazione delle linee di forza del pensiero e del discorso. Per questa
9
nuova donna, forte e risoluta, la Hoisington conia la definizione di donna/eroe, ossia woman as
hero
5
.
Anna Karenina, I-330, le donne della Petru�evskaja, sono tutte riconosciute dalla Hoisington
come donne eroe, in quanto in questi romanzi sono proprio le donne a gestire la trama e a
polarizzare su di s� i valori pi� positivi, mentre gli uomini sono solo figure d�appoggio, svolgono il
ruolo dell�antagonista della donna, veicolando valori generalmente negativi.
In Anna Karenina, i personaggi pi� positivi e moralmente pi� solidi del romanzo sono Anna
e Levin (alter ego di Tolstoj), protagonisti di due vicende parallele che solo occasionalmente si
sfiorano. Il genio del misogino Tolstoj sta nell�aver saputo creare una figura di peccatrice luminosa
e delicata, che affronta la vita con la stessa seriet� e responsabilit� di Levin. Anna, come Levin �
una donna che cerca, che si interroga, che guarda alla sostanza delle cose, al di l� della forma.
Accanto lei due uomini conformisti e superficiali: sia Vronskij che Karenin sono privi dello
spessore di Anna, non si pongono domande, ma si adattano ottusamente al codice sociale, si
fermano alle apparenze.
In Noi I-330 � non solo il personaggio pi� positivo del romanzo, ma anche colei che difende
i valori che Zamjatin aveva pi� cari; la donna ha il coraggio epico di opporsi alla spietata macchina
statale, mentre l�uomo, il pavido D-503, � solo un simulacro di uomo, un automa, che siede
impassibile, mentre I viene torturata a morte.
Il conflitto tra una donna forte ed energica e un uomo debole e inefficiente viene esasperato
nella prosa della Petru�evskaja, che scrive storie di donne completamente sole, abbandonate alla
loro tragedia quotidiana. Gli uomini qui sono del tutto assenti e, se anche sono presenti, sono inutili
e di peso per le loro donne, poich� sono perennemente disoccupati e ubriachi. L�eroismo di queste
donne � dunque l�eroismo quotidiano di chi riesce, nonostante tutto, a sopportare una vita solitaria
di continue privazioni e frustrazioni.
Lara � l�unico personaggio tra quelli che ho scelto a non essere contemplata dalla
Hoisington, poich� Il dottor �ivago � evidentemente un romanzo completamente centrato
sull�esperienza dell�eroe maschile. Lara infatti � pensata solo come un momento del destino di
�ivago, non ha vita autonoma; nell�economia del romanzo, la sua funzione primaria � quella di
musa ispiratrice del poeta �ivago. Ciononostante, ritengo che comunque Lara sia investita di tali
profondi significati da poter essere considerata ben pi� che un semplice complemento del
personaggio maschile. Lara non pu� certo competere con la statura eroica di personaggi come Anna
e I-330, ma ci� non toglie che ella stessa sia portatrice di un suo peculiare atteggiamento eroico nei
confronti della vita.
Anna e I-330 sono eroine tragiche, organicamente incapaci di scendere a patti con la vita;
sono donne d�eccezione, la cui tragedia scaturisce proprio da questo essere straordinarie, troppo al
di sopra della norma, sicch� per loro non pu� darsi alcuna integrazione nella mediocre realt�
sociale. Anna � troppo romantica e appassionata per adeguarsi all�ipocrita conformismo dell�alta
societ� di Pietroburgo; I-330 ha un io troppo ricco e originale per accettare che esso venga appiattito
in un anonimo noi, la sua energia non tollera di esser soffocata dall�entropia sociale.
Lara invece � una donna normale, come tante altre, protagonista suo malgrado di una
tragedia impostale dalla necessit� storica. Non � Lara ad essere eccezionale, bens� l�epoca storica in
cui vive, ed � dunque la storia a trascinarla in una serie di straordinarie avventure. Anna e
soprattutto I-330 danno prova sempre di grande determinatezza, costantemente scelgono, si
rifiutano di subire la vita, vogliono plasmare il proprio futuro secondo i propri progetti. Lara invece
� molto pi� passiva, non sceglie quasi mai, lascia che siano i suoi uomini o il destino stesso a
decidere per lei.
La forza di Lara non sta nelle grandi decisioni, da parte sua non abbiamo una ferma
opposizione al destino; la sua forza � un�altra, � la forza di ricominciare sempre da capo, di non
lasciarsi abbattere dai colpi del destino. Lara � grande proprio per la sua inesausta energia morale
5
La questione terminologica si pone dal momento che per alcune critiche il termine eroina � un peggiorativo che
implica un�entit� di minore forza e capacit�; di contro, altri hanno sostenuto che l�uso del termine eroe per un
personaggio femminile sottenda che per una donna sia necessario emulare un uomo per avere spazio di azione.
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che la spinge sempre a vivere, ad accogliere serenamente tutto ci� che il destino le porta, senza mai
tirarsi indietro.
In questo coraggio di affrontare l�orrore quotidiano, Lara � identica alle donne della
Petru�evskaja, e in particolare ad Al�na. Al�na � una donna qualunque, le sue frustrazioni e le sue
sconfitte sono quelle di mille altre donne sovietiche. Al�na � cresciuta senza un padre, con una
madre nevrotica che le ha sempre preferito il fratello; coltiva il sogno ingenuo e modesto di mille
ragazze: una famiglia felice con un uomo che la ami; ma la vita delude le sue speranze:
abbandonata dai due padri dei suoi tre bambini, alla fine Al�na si ritrova completamente sola.
La tragedia di Al�na non ha nulla di eccezionale, � ancora pi� quotidiana e dimessa di quella
di Lara. Lara vive un momento storico d�eccezione, Al�na vive la grigia normalit� di una societ�
immobile, fissa nelle sue rigide strutture ormai da moltissimi anni. Al�na, come Lara, � eroica
proprio in questa suo affrontare sempre e comunque la vita.
Proprio per la differenza storica tra le due, oserei dire che Al�na d� forse prova di una
tenacia e di una resistenza ancor pi� grande di quella di Lara: con Lara siamo alle soglie del mondo
sovietico, nulla pu� ancor far presagire cosa porter� il futuro e Lara sogna, spera nel futuro con
�ivago, si adopera per attraversare indenne la bufera della rivoluzione; Al�na invece ha ormai ben
poco da sperare, l�orrore quotidiano che ella vive non � frutto del momento storico d�eccezione
come per Lara, ma � la norma della realt� sovietica. Eppure, ciononostante, Al�na continua a
credere all�amore, a cercare la felicit�, a sperare.
Anna e I-330 sono due simboli straordinari di eroismo tragico ed epico coraggio. Lara e
Al�na sono la loro immagine speculare, o forse la loro discesa dalle vette della tragedia alla
prosaicit� della vita quotidiana. Anna e I non accettano la sconfitta e da perfette eroine tragiche
vedono nella morte un atto estremo di coerenza con se stesse. Lara e Al�na sono invece eroine del
quotidiano, protagoniste di una tragedia che la vita stessa ha orchestrato attorno al loro; la loro
grandezza eroica � quella di chi non scappa davanti all�orrore quotidiano, ma resiste e affronta
coraggiosamente la vita.
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Capitolo 2
Anna Karenina: un’eroina romantica in una tragedia
di amore e morte
Anna Karenina � uno dei romanzi pi� straordinari e appassionanti nel panorama della
letteratura mondiale, un capolavoro che Serena Vitale definisce �il massimo romanzo occidentale
sui tragici commerci tra Eros e Thanatos�
6
. Alla redazione di questo eccezionale romanzo Tolstoj
giunse in una maniera per cos� dire imprevista. Dopo lo straordinario successo di Guerra e pace
(ultimato nel 1869), lo scrittore aveva attraversato un periodo di sfinimento e apatica malinconia,
finch�, un mattina del marzo 1873, avvenne l�incontro folgorante con la prosa di Pu�kin. Da sempre
Tolstoj amava la limpida prosa pu�kiniana, ma ora fu la lettura di un frammento, Gli ospiti
arrivavano alla villa della contessa G. a dissipare i suoi dubbi artistici: quel modo diretto di entrare
immediatamente nel racconto, l�agilit� della prosa lo sedusse e risvegli� l�ispirazione che da mesi
languiva.
Ispirato da Pu�kin, Tolstoj scorse finalmente il modo per dar corpo a una storia che gi� da
tempo stava maturando in lui
7
. Cellula generativa della storia era l�immagine di una donna,
apparsagli mentre lottava con la sonnolenza: ��ero da solo, sdraiato su questo divano (�)
all�improvviso mi balen� dinanzi agli occhi il nudo gomito femminile di un elegante braccio
aristocratico. Senza volerlo cominciai a fissare questa immagine. Apparvero una spalla, il collo, e
infine tutta la figura di una bella donna in abito da ballo che implorante fissava su di me i suoi occhi
tristi�
8
. A questa immagine onirica se ne univa poi una reale e concreta, il ricordo del corpo
straziato di una donna, un�adultera, suicidatasi circa un anno prima alla stazione di Jasnaja Poljana.
Tutto cristallizz� rapidamente nella sua fantasia ed egli si accinse alla stesura di quel capolavoro
che sar� Anna Karenina, �un romanzo molto vivo, appassionato, compiuto, del quale sono molto
soddisfatto��
9
, un romanzo che racconta la triste vicenda di una donna sposata dell�alta societ� che
abbandona la famiglia per fuggire con l�amante.
Il romanzo comparve a puntate sul Messaggero russo tra il 1875 e il 1877. Il tema era
attualissimo: la questione femminile occupava un posto di rilievo nel dibattito culturale europeo e
molti erano i saggisti e gli scrittori che se ne erano occupati. A tal proposito, giudico
particolarmente eloquente il fatto che ben tre fra le pi� affascinanti adultere della letteratura furono
create proprio in questi anni: difatti nel 1857 era uscito Madame Bovary di Flaubert, nel 1875/77
Anna Karenina, e infine, nel 1895 Effi Briest di Fontane. In questi romanzi la caduta della donna, la
trasgressione sessuale, viene severamente punita: le tre giovani eroine vengono tutte
impietosamente fatte morire dai loro autori.
La cosa interessante � notare che, sebbene inizialmente fosse stato concepito come romanzo
psicologico su una donna caduta, infine Anna Karenina risult� un�opera ben pi� ampia e articolata,
in cui si fondevano pi� generi: l�avvincente storia d�amore, il ricchissimo affresco sociale e il fitto
dibattito etico/ideologico su concetti cardinali nel sistema tolstojano come il valore della famiglia,
l�amore coniugale, i doveri della donna all�interno della famiglia, la legge morale. Anna Karenina
pu� dunque essere letto come un romanzo sulle convenzioni sociali e i suoi effetti deleteri sulla vita
6
Serena Vitale, introduzione a Lev Tolstoj, Anna Karenina, Milano, Garzanti, 1992, traduzione dal russo di Pietro
Zveteremich, p. XLVI.
7
Gi� nel 1870, la moglie Sonja annotava nel suo diario: �Ieri sera mi ha detto di aver immaginato un tipo di donna sposata
dell�alta societ� che si � perduta�.
8
Tolstoj, citato da Serena Vitale, introduzione a Tolstoj, Op. cit., p. XLII.
9
Tolstoj, lettera a Strachov del 25 marzo 1873, citato da Serena Vitale, introduzione a Tolstoj, Op. cit., p. XXV.
12
delle emozioni: Anna da un lato � espressione del desiderio e della passione femminile, fortemente
limitati e repressi nelle societ� ottocentesche, dall�altro rappresenta l�individuo in senso lato,
ingabbiato dalle convenzioni sociali, cui � preclusa la via della libera espressione di s�.
A questo romanzo veramente geniale Tolstoj pervenne in maniera molto travagliata,
attraverso infinite revisioni e correzioni, da cui presero corpo quelle dodici diverse redazioni del
romanzo descritte da Vladimir �danov
10
. Cos� pure, per scorgere e tracciare in tutta la sua pienezza
quella creatura lieve e luminosa, affascinante per la sua grazia spontanea e la sua disperata fame di
vita che � Anna Karenina, Tolstoj dovette approfondire e continuamente rielaborare quella prima
immagine di adultera che gli era apparsa in sogno.
La prima stesura del romanzo, senza titolo, si apre, secondo il modello pu�kiniano, in
medias res: la scena � ambientata nel salotto di una gran dama (la futura principessa Tverskaja); tra
gli ospiti si svolge una conversazione mondana, fatta di futilit� e velenosi pettegolezzi sulla
scandalosa relazione tra Tat�jana Stavrovič, la futura Anna, e Ivan Bala�ov (che poi sar� Vronskij).
La relazione tra Tat�jana e Bala�ov � nota a tutti tranne che al marito. �Dopo un po� giunsero anche
gli Stavrovič, Tat�jana Sergeevna in un abito giallo a pizzi neri, adorna di una coroncina di fiori e
pi� svestita di tutte le signore presenti. Vi era qualcosa di ardito e provocatorio nel suo
abbigliamento e nell�incedere deciso (�) poggiando col gomito nudo sulla poltrona di velluto e
piegata in modo tale che una spalla le si veniva scoprendo, discorreva ad alta voce col diplomatico
in tono gaio e spigliato, intorno ad argomenti dei quali a nessuno sarebbe saltato in mente di parlare
in un salotto�
11
.
Tat�jana, con la sua volgarit�, la sua aria insolente e gli atteggiamenti provocanti, � ancora
lontanissima da quella figura delicata ed elegante che sar� Anna. Eppure in Tat�jana si pu� gi�
scorgere il futuro profilo di Anna: �l�allegra, squillante risata�, i �modi sorprendentemente franchi�,
i �grandi occhi neri�. Anche l�amante, Bala�ov � una figura ancora molto grezza, che non ha niente
del fascino di Vronskij: Bala�ov � un uomo tarchiato, pelato e, come elemento pittoresco, sfoggia
un orecchino a un lobo. Ma � profondamente buono e retto, al pari del marito di lei, il mite e pio
Michail Michajlovič.
La coppia di amanti ha tratti di disarmonia ed eccentricit�: lui nell�aspetto, lei nella
mancanza di classe. L�azione del romanzo � circoscritta nei limiti di un m�nage � trois sempre pi�
penoso per i due uomini, ma non per Tat�jana che, dopo aver avuto un figlio dall�amante, ottiene il
divorzio e si risposa con Bala�ov. Il nuovo matrimonio non porta ai due n� felicit� n� serenit�: il
loro rapporto, guardato con ostilit� nel loro stesso ambiente, s�incrina e s�isterilisce sempre pi� per
l�ossessiva gelosia di lei (cos� come il legame tra Anna e Vronskij si deteriorer� per la morbosa
gelosia di lei). Infine Tat�jana, rendendosi conto di aver rovinato la vita a due uomini, �due esseri
buoni, eccellenti�, decide di suicidarsi e si getta nella Neva, scegliendo cos� una delle morti
femminili pi� classiche della tradizione russa
12
.
Dunque Tat�jana, che pure ha una posizione sociale molto pi� prestigiosa di quella di Anna,
divenendo la legittima moglie di Bala�ov, pur tuttavia non sfugge all�angoscia e ai tormenti di
Anna. Questo mi pare un punto fondamentale: la soluzione non sta nel matrimonio, o meglio il
matrimonio non riesce a incanalare la passione in modo razionale, proprio perch� la passione � una
forza centrifuga e irrazionale, che inevitabilmente fa coppia con il caos.
Similmente va interpretata l�ostinazione con cui Anna respinger� l�ipotesi del divorzio.
Vronskij infatti insiste continuamente perch� Anna chieda il divorzio a Karenin; egli vuole che
Anna diventi la sua legittima moglie, per riabilitarla in una posizione sociale dignitosa e perch� i
propri figli possano godere del suo buon nome: Vronskij � in tutto e per tutto un conformista, nella
sua ottusit� non capisce che il desiderio pu� essere organizzato anche secondo regole diverse da
quelle prescritte dal codice sociale. Invece Anna non cerca l�approvazione della societ�, ci� che
10
�danov � stato il primo a svolgere una simile analisi sui manoscritti tolstojani, delineando cos� la travagliata genesi del
romanzo (�danov, Tvorčeskaja istorija �Anny Kareninoj�. Materialy i nabljudenija, Moskva, Sovetskij Pisatel�, 1957).
11
Tolstoj, citato da Ripellino, Per Anna Karenina, Roma, Voland, 1955, p. 54. I corsivi presenti nelle citazioni dal
romanzo sono miei.
12
Nella Neva si gettano le fanciulle sedotte e abbandonate, come la �povera Liza� del racconto di Karamzin (1792).
13
conta per lei � l�autenticit� del sentimento (�Mi pento forse di quel che ho fatto? No, no e no. (�)
Per noi, per me e per voi una sola cosa � importante: se ci amiamo a vicenda. E non ci sono altre
considerazioni�
13
). Anna sa che l�Eros tragico non tollera di essere trasformato in virt� quotidiana
14
.
La seconda stesura � intitolata Molodec baba (una brava donna). I fulcri d�ispirazione pi�
vivi di questo secondo abbozzo paiono essere, ancora una volta, la serata pietroburghese in cui
scoppia lo scandalo della rivelazione del rapporto fra i due amanti, seguita in questo caso dal
tentativo di spiegazione di Karenin con la moglie; la descrizione de tormentoso m�nage a trois che
segue alla confessione del tradimento e che culmina nel drammatico incontro fra l�amante e il
marito sulle scale; il duplice sogno di Vronskij e Anna e il presagio di morte di lei. La scena di
apertura � nuovamente ambientata nel salotto della principessa, allorch� i rapporti tra i due amanti
sono gi� definiti e noti. Per la prima volta compare il cognome Karenin in relazione al marito
dell�adultera; Tat�jana si chiama adesso Anastas�ja, detta Nan�, mentre Bala�ov � chiamato ora
Gagin ora Uda�ev.
Nella seconda redazione si assiste a un indubbio approfondimento della trama. Gagin gi� �
molto simile a Vronskij; non c�� pi� la goffaggine di Bala�ov, bens� un �volto risoluto, espressivo�
e �una chiostra di denti integri, forti, disposti in semicerchio regolare�, che poi saranno una
caratteristica tipica di Vronskij
15
. Il tratto pi� notevole di questa seconda stesura � per �danov la
marcata accentuazione degli aspetti positivi di quella che sar� la futura Anna. Si delinea qui un
netto contrasto tra l�eroina e la societ�, un tema questo che sar� poi tra i pi� forti nella versione
definitiva del romanzo.
La fragilit� di Tat�jana qui cede il posto alle rotondit� di Nan�, �tanto pingue che ancora un
po� e la si sarebbe detta sformata�: �Se non fosse stato per le enormi ciglia nere che le ingentilivano
gli occhi grigi, per gli spessi capelli neri che le nobilitavano la fronte, per quella stessa grazia delle
movenze, (�) e per le manine e i piedi minuscoli, sarebbe stata brutta�
16
. Gli aggettivi pi�
caratterizzanti qui sono nekrasivaja e tolstaja (non bella e pingue); eppure si dice anche: �quel viso
sgraziato si illuminava tutto di un certo qual amabile sorriso che faceva capire come ella potesse
piacere�
17
.
Di Nan� l�autore sottolinea gli occhi piccoli, il sorriso buono e luminoso, la voce chiara e
straordinariamente piacevole, la franchezza e semplicit� dei modi. Tolstoj crea un�immagine di
bellezza interiore che si comunica all�esterno, prevalendo sulla bruttezza esteriore. Questo ritratto di
un�anima bella apre prospettive nuove nel romanzo, consentendo uno sviluppo dell�azione
drammatica e del contenuto ideologico ben pi� ampio che non nella prima variante. Nan� ha un
mondo interiore assolutamente affascinante, ma un volto esteticamente brutto: in questo rapporto
dialettico dentro/fuori � secondo �danov contenuto il successivo conflitto eroina/societ�.
Cresce in questo frammento la dimensione psicologica e spirituale dei personaggi, anche se
nella protagonista non c�� lotta di fronte al nascere della passione: Nan� � ancora molto lontana
dall�eroina tragica che sar� invece Anna e risulta incomparabilmente inferiore ai suoi due uomini a
livello spirituale. Difatti Nan�, con la sua stolida indifferenza verso la propria situazione, � un
personaggio che non suscita grandi simpatie nel lettore, che perci� ne sanziona la condanna. Come
nella prima stesura, la colpa viene scaricata interamente sulla donna la quale, abbandonando la
famiglia per unirsi all�amante, infrange la legge divina.
13
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 550.
14
Pietro Citati, Tolstoj, Milano, Longanesi & C., 1983, p. 202.
15
Nella versione finale, Tolstoj accenna spesso agli splendidi denti regolari di Vronskij che formano una liscia e compatta
facciata d�avorio ogni volta che lui sorride. Il suo splendido sorriso allude all�esasperato narcisismo di questo giovane
uomo che si sente affascinante e irresistibile, e colleziona successi mondani come altrettante riprove del suo fascino.
All�inizio Anna � anzitutto un successo come tanti altri che soddisfa la sua vanit�; poi per� la spirale della passione si
chiude attorno a lui e viene completamente travolto dalla potenza inarrestabile della passione di Anna. Nel finale Vronskij,
arruolatosi come volontario nella guerra di liberazione degli slavi meridionali, ci appare invecchiato e significativamente
torturato da un dolorosissimo mal di denti: il suicidio di Anna ha duramente mortificato la sua vanit�, ha storpiato
irreparabilmente la sua persona.
16
Tolstoj, citato da Ripellino, Op. cit., p.86.
17
Tolstoj, citato da Ripellino, Op. cit., ibidem.
14
A questo punto Tolstoj decise di iniziare il romanzo non pi� ad azione avviata, ma dal
momento della conoscenza �fatale� tra i due amanti. E riscrisse il romanzo daccapo. Pian piano,
attraverso le successive rielaborazioni, inizia a delinearsi il personaggio di Anna, una creatura
straordinariamente seducente che assorbe in s� la provocante Tat�jana e la mostruosa Nan�: Anna si
costruisce come un personaggio assolutamente complesso e stratificato, nulla in lei � univoco e
monocromo, ma tutto si intreccia in una confusa mescolanza degli opposti che poi � l�essenza stessa
della realt�. Tolstoj �inghiotte e rispecchia tutta la contraddittoria molteplicit� del reale, in una
visione mai univoca, attenta agli infiniti e indicibili d�calages tra apparire ed essere, pensiero e
comportamento, discorso interiore e parola esterna, volont� e azione�
18
.
In questo romanzo di simmetrie ed equilibri strutturali, ciascun personaggio viene
alternativamente a trovarsi ora nel ruolo di vittima, ora in quello di carnefice: Kitty spezza il cuore a
Levin, respingendone la proposta di matrimonio, per poi subire la medesima umiliazione da
Vronskij; Karenin suscita ora ripugnanza con la sua crudele e fredda virt�, ora compassione per il
suo acerbo dolore di marito abbandonato; Anna riconcilia Dolly con il marito Stiva, ma poi
distrugge perfidamente le speranze di Kitty (le ruba Vronskij); etc. Se nelle stesure precedenti le
abiette figure di Tat�jana e Nan� erano descritte in modo tale da suscitare l�orrore dello stesso
lettore, ora Anna, che pure � colpevole tanto quanto loro, � una figura affascinante che suscita tutta
la simpatia e la piet� del lettore.
La caratterizzazione di Anna � assai precisa e densa di implicazioni simboliche, tant�� che
Dneprov individua nella bellezza di Anna un vero e proprio motivo narrativo
19
. Al momento del suo
primo ingresso in scena, alla stazione, Anna � splendida e seducente con il suo �viso attraente�, �i
suoi occhi grigi, scintillanti�, l��energica stretta� di mano, il �passo deciso�, �l�eleganza e la grazia
modesta�, i riccioli neri. Immediatamente percepiamo in lei qualcosa di sovrabbondante,
un�energia, un�esuberanza di vita che prorompe nello scintillio gioioso degli occhi, nel sorriso delle
sue �labbra vermiglie�; negli anni della grigia convivenza con Karenin, in Anna si � accumulato un
potenziale inespresso, una brama di vita e d�amore che si comunica irresistibilmente all�esterno,
bench� ella tenti di attutirlo e contenerlo (�Vronskij riusc� a notare una vivacit� contenuta che
guizzava sul viso e si librava fra gli occhi scintillanti e un sorriso appena percettibile che
increspava le labbra vermiglie. Come se ci fosse in lei qualcosa che sovrabbondava, che riempiva
talmente il suo essere da esprimersi al di fuori della sua volont�, ora nello scintillio degli occhi,
ora nel sorriso�
20
).
Citati rileva la grande tenerezza con cui l�autore dipinge Anna, �la massima epifania
luminosa che Tolstoj abbia cercato di inseguire con le parole: la sua luce � cos� intensa e penetrante
che abbaglia la notte e la morte (�) Il suo destino sembra quello di dare a tutti un dono di vita e di
felicit�, un riso squillante e amoroso di vita. Questa splendente felicit� nasce dal fatto che Anna
vive con passione ogni momento, preda, talvolta, della fugace e mutevole eccitazione
dell�istante�
21
. Le sue piccole mani, il passo deciso e leggero, il corpo pieno, le braccia robuste, le
movenze lievi, creano in Anna una pressoch� unica mescolanza di leggerezza e forza, fragilit� ed
energia.
� Kitty, la prima vera vittima di Anna, a scorgere in Anna la compresenza di un�anima
solare, giovane, bramosa di vita, e un�anima pi� tetra e misteriosa: �Anna non sembrava una dama
di mondo, o la madre di un bambino di otto anni; sembrava piuttosto una ragazza di vent�anni, per
l�agilit� dei suoi movimenti, la freschezza e la vivacit� che erano impresse sul suo volto e
sgorgavano nel sorriso, nello sguardo; solo negli occhi c�era un�espressione seria e a volte triste,
che colp� e attrasse Kitty. Kitty sentiva che Anna era assolutamente semplice e non nascondeva
18
Serena Vitale, introduzione a Tolstoj, Op. cit., p. XLIII.
19
Vladimir Dneprov, Iskusstvo čelovekovedenij: iz chudo�estvennogo opyta L�va Tolstogo, Leningrad, Sovetskij Pisatel�
Leningradskoe Otdelenie, 1985, p. 67.
20
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 65.
21
Citati, Op. cit., pp. 190-191.
15
nulla, ma che aveva in s� un altro mondo pi� elevato, d�interessi inaccessibili a lei, complessi e
poetici�
22
.
E sar� ancora Kitty a intuire la profonda ambivalenza di Anna, la sua irrisolvibile doppiezza,
per cui male e bene, bellezza e orrore sono in lei inestricabilmente fusi (�Lei era incantevole nel suo
semplice abito nero, incantevoli erano le sue braccia piene con i braccialetti, incantevole il solido
collo con il filo di perle, incantevoli i capelli inanellati della pettinatura scompigliata, incantevoli i
graziosi leggeri movimenti dei piccoli piedi e delle mani, incantevole quel bel volto nella sua
animazione; eppure c�era qualcosa di orribile e crudele nel suo incanto (�) S�, in lei c�� qualcosa
di estraneo, di diabolico e di incantevole�
23
).
La bellezza di Anna � sempre avvolta da un�aura diabolica, il che allude, nel profondo
simbolismo della narrazione, all�ambivalenza della sua natura, alla capacit� che questa creatura
appassionata e generosa (aiuta Dolly, ama appassionatamente il figlio Ser��a, sacrifica ogni cosa
per Vronskij, si occupa dell�educazione di un�orfanella inglese, Hanna,�) ha di essere
profondamente crudele ed egoista (sottrae Vronskij a Kitty, abbandona il marito e l�amato Ser��a,
trascura la figlia Annie, tormenta Vronskij con la sua folle gelosia).
Il ballo di Mosca � un nodo fondamentale dell�intreccio: � la scena della seduzione di Anna,
il momento in cui Anna immola la sua prima vittima (Kitty) svelando cos� il lato buio della sua
luminosa figura. La bellezza di Anna emerge qui in tutta la sua incontenibile potenza: ��il suo
fascino stava proprio nel fatto che essa non si lasciava dominare dalla sua toilette (�) Neppure
l�abito nero con le lussuose trine risaltava su di lei; era solamente una cornice, e risaltava lei sola,
semplice, naturale, elegante, e nel contempo gaia e animata�
24
.
In questo momento cruciale della sua vita, Anna ci appare straordinariamente simile a
un�altra grande seduttrice, I-330. La bellezza con cui Anna soggioga Vronskij � diabolica,
esattamente come diabolico � il fascino con cui I si impadronisce dell�anima del protagonista di
Noi. Anna balla con Vronskij, I-330 suona il pianoforte di fronte all�attonito D-503; in questa scena
di seduzione, entrambe indossano un abito nero che mette in risalto il loro corpo bianco: �Ella [I-
330] indossava un fantastico vestito dell�et� antica; un vestito nero che fasciava strettamente il suo
corpo, sottolineando vivamente il bianco delle sue spalle e del suo petto scoperti�
25
, �[Anna]
indossava un abito nero di velluto, con la scolatura bassa, che scopriva le sue spalle piene e tornite,
come d�avorio antico, e il seno e le braccia rotonde�
26
.
Questo potente contrasto cromatico a mio parere allude alla compresenza in queste due
straordinarie eroine di luce e tenebre, bene e male, passione e crudelt�; inoltre l�assenza di toni
intermedi metaforizza la loro organica incapacit� di accettare compromessi e restrizioni alla loro
esuberante energia vitale: esse non conoscono le mezze misure, aborriscono la mediocrit�, ma
vivono ogni cosa alla massima intensit�
27
.
Oltre a ci�, ritengo che vi sia un altro assai significativo punto di tangenza tra Anna e I-330:
nella caratterizzazione di entrambe abbondano le immagini di fuoco, segno questo di quella
appassionata brama di vita che inesausta brucia in loro e letteralmente ustiona chi ne viene a
contatto. Al �fuoco selvaggio degli occhi� di I corrisponde il fuoco ardente degli occhi di Anna, un
fuoco che scotta Vronskij (�egli si sent� scottare dall�irrefrenabile tremante fulgore degli occhi e del
sorriso�
28
, �Il suo sguardo e il contatto della mano lo bruciarono�
29
). Nella mortificante convivenza
col marito, Anna si sente frustrata e il suo fuoco, la sua vitalit� si spengono (�il fuoco adesso
22
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 75.
23
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 86.
24
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 82.
25
Evgenij Zamjatin, Noi, Milano, Feltrinelli, 1990, traduzione di Ettore Lo Gatto, p. 30.
26
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 82.
27
Il nero del resto � un colore molto insistito tanto nella caratterizzazione di Anna (il vestito nero, i neri riccioli ribelli,�)
quanto in quella di I-330 (il triangolo nero che le sopracciglia formano sul suo viso). Le implicazioni sinistre di questo
colore sono evidenti: basti pensare al significato che il nero ha nella tradizione cristiana (� il colore del male, della morte, �
un segno di lutto).
28
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 87.
29
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 145.
16
sembrava in lei spento o nascosto chi sa dove�
30
), ma, alimentato dalla passione di Vronskij, questo
fuoco divampa con una luce sinistra (�Il suo viso splendeva d�un vivido fulgore, ma questo fulgore
non era allegro: ricordava il fulgore terribile di un incendio in mezzo a una notte oscura�
31
).
L�analisi comparativa tra queste due straordinarie e complesse eroine che sono Anna e I-330
richiede indubbiamente un�ampia trattazione che rimando ad un altro capitolo
32
. Ora vorrei tornare
all�analisi del motivo della bellezza di Anna come uno dei motivi cardinali della tragedia di cui ella
� prima attrice. A tal proposito, mi pare interessante l�ipotesi di Amy Mandelker che definisce Anna
Karenina un intreccio determinato a priori dalla bellezza e dalla fatalit�; ella anzitutto rileva come
Tolstoj continuamente arresti la narrazione per incorniciare la sua eroina: attraverso le innumerevoli
dettagliate descrizioni fisiche, Tolstoj crea una serie di ritratti conchiusi di Anna (testi dentro al
testo), che trasformano Anna in un�opera d�arte, oggetto del compiaciuto sguardo maschile
33
.
Un momento importante in questo processo di �reificazione� della donna � il ritratto di Anna
eseguito da Mich�jlov in Italia: �il ritratto colp� tutti, e in particolare Vronskij, non soltanto per la
somiglianza, ma anche per una particolare bellezza. Era strano come Mich�jlov avesse potuto
cogliere la particolare bellezza di Anna. �Bisognava conoscerla e amarla come l�ho amata io, per
trovare quella sua espressione spirituale cos� cara�, pensava Vronskij, bench� soltanto da questo
ritratto egli avesse cominciato a conoscere quella cara espressione spirituale di lei�
34
. L�episodio �
assai significativo, poich� lascia emergere tutta la superficialit� dell�amore di Vronskij, visto che un
perfetto sconosciuto quale � il pittore riesce a leggere nell�anima di Anna pi� a fondo di quanto non
sia mai stato capace di fare Vronskij.
Ad analoga conclusione conduce un altro episodio, quello dell�incontro di Levin con Anna.
Non � certo casuale che Levin, il quale si reca da Anna pieno di pregiudizi, veda prima il ritratto di
lei, e soltanto dopo la persona in carne ed ossa. Anche l�integerrimo Levin � colpito dalla bellezza
della donna del ritratto (�Non era un quadro, ma un�incantevole donna viva con i neri capelli
ondulati, le spalle e le braccia nude e un pensieroso accenno di sorriso sulle labbra (�) che lo
guardava trionfalmente e teneramente con occhi che lo turbavano. Non era viva per il solo fatto che
era pi� bella di quanto possa esserlo una donna viva�
35
). La donna reale possiede poi agli occhi di
Levin un qualcosa in pi� che la donna del ritratto non ha (�era meno brillante nella realt�, ma, in
compenso, nella donna viva c�era qualcos�altro di nuovo e affascinante che nel ritratto non
c�era�
36
): Levin dunque comprende la misteriosa bellezza di Anna ancor pi� profondamente di
quanto avesse saputo fare il pittore Mich�jlov.
Dopo aver trascorso una piacevolissima serata a discutere con Anna di arte, pittura e
letteratura, Levin � completamente sedotto da Anna, tant�� che esclama entusiasta: �S�, s�, ecco una
donna!�
37
; e qui il paragone � spontaneo con Kitty, la moglie buona e mite di Levin. Sin dai primi
tempi del loro matrimonio, Levin difatti si stupisce dell�assoluta inerzia di Kitty (�oltre all�interesse
per la casa (questo ce l�ha), oltre alla sua toilette e al ricamo inglese, non ha interessi seri. Non
l�interessa il mio lavoro, n� l�azienda, n� i contadini, n� la musica, in cui � abbastanza forte, n� la
lettura. Non fa nulla ed � perfettamente soddisfatta�
38
). Kitty � la donna che piace a Tolstoj, ossia la
donna sottomessa, non molto intelligente, le cui massime ambizioni sono fare la madre, la moglie e
la padrona di casa.
Ora invece Levin si trova davanti a una donna piena di interessi intellettuali, colta, dalla
conversazione piacevole e ne resta incantato. Cos�, quello stesso Levin che prima sprezzantemente
affermava: �per me tutte le donne si dividono in due specie�ossia no�meglio: ci sono donne e ci
30
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 115.
31
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 148.
32
Cfr. Cap. 3 di questa tesi, �I-330: eretica e ribelle nell�utopia negativa di Zamjatin Noi�, p. 84-85.
33
Cfr. Amy Mandelker, Framing Anna Karenina: Tolstoy, the Woman Question, and the Victorian Novel, Columbus, Ohio
State UP, 1993, pp. 83-85.
34
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., pp. 484-485.
35
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 702.
36
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., ibidem.
37
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 704.
38
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 493.
17
sono�Stupende creature cadute io non ne ho mai visto e non ne vedr�, (�) per me sono tutti
vermi, e tutte le donne cadute sono uguali (�) Io ho repulsione per le donne cadute�
39
, ora arriva a
giustificare e compiangere l�adultera Anna: ��gli era piaciuta in modo cos� straordinario. Oltre
all�intelligenza, alla grazia, alla bellezza, in lei c�era la sincerit�. Lei non nascondeva tutto il peso
della sua situazione. (�) E lui, che prima la condannava cos� severamente, ora, per qualche strano
corso di pensieri, la giustificava e nel contempo la compiangeva a aveva paura che Vronskij non la
capisse pienamente�
40
.
Levin � l�alter ego di Tolstoj
41
, un uomo dai solidi principi morali; a differenza di Vronskij,
che vive solo per soddisfare i propri impulsi animali, Levin � un personaggio che medita e cerca; la
coscienza non gli d� requie e per tutto il romanzo Levin si interroga sul mistero della vita e della
morte, sul senso del mondo. Secondo Marina Mizzau il vero antagonista di Anna � proprio Levin:
sono loro i personaggi pi� ricchi e importanti dal punto di vista morale del romanzo, protagonisti di
due percorsi esistenziali uguali e contrari. Il viaggio di Anna infatti va verso l�emarginazione
sociale e la disintegrazione del s� (da moglie rispettata ad amante reietta); Levin invece parte da una
situazione di emarginazione (vive solo in campagna, respinto da Kitty) all�integrazione sociale (si
costruisce una famiglia)
42
.
Dalla consapevolezza che il matrimonio con Karenin � per lei la morte dei desideri, Anna
tenta di costruire su basi diverse il rapporto di coppia, ma alla fine realizza che l�adulterio � una
falsa alternativa al matrimonio, poich� non muta la forma della relazione di coppia. Il suo suicidio �
l�espressione di questa consapevolezza. Levin invece alla fine conquista un suo equilibrio, sebbene
egli stesso, nonostante la sua �felicit� domestica�, sia vittima di un tormentato disagio esistenziale,
proprio come Anna (�E, felice di padre di famiglia, uomo sano, Levin fu varie volte cos� vicino al
suicidio, che nascose persino una corda per non impiccarsi e aveva paura di andare in giro con il
fucile per la tentazione di spararsi�
43
). Resta il fatto che la traboccante, miracolosa felicit� coniugale
di Levin insieme a Kitty fa da contrappunto all�infelicit� di Anna. La giustizia artistica di Tolstoj ha
voluto che Anna finisse schiacciata sotto le ruote di un treno, mentre Levin continuasse a prosperare
e a godere della sua �felicit� domestica�.
A questo proposito, Citati ribadisce che la ricerca attraverso la quale Anna ha conosciuto
tutto ci� che possiamo conoscere di Eros, � infinitamente pi� ricca, grandiosa e drammatica della
modesta ricerca religiosa di Levin. Certo ci sono rispecchiamenti e contrapposizioni: la vita erotica
di Anna contro la vita famigliare di Levin, l�atteggiamento tragico di Anna/Levin contro
l�atteggiamento anti-tragico di Vronskij/Kitty
44
. Inoltre, se Anna si abbandona ciecamente ad Eros,
Levin attiva delle difese, non si dona completamente a Kitty, che considera non abbastanza
intelligente per poterlo capire; infatti Levin vorrebbe confidare le proprie riflessioni alla moglie, poi
per� pensa: �No, non c�� bisogno di parlare (�) � un mistero necessario per me solo, importante e
inesprimibile a parole�
45
. Levin dunque, a differenza di Anna, rinuncia alla piena comunione delle
anime con Kitty e forse, proprio per questo, si salva
46
.
Lo stesso sentimento d�amore viene vissuto in maniera diametralmente opposto da Anna e
Levin. Secondo Dneprov il sentimento di Levin per Kitty � autentico amore (ljubov�), quello di
Anna per Vronskj � invece una passione della carne (strast�)
47
. L�amore folle e ostinato di Anna �
incomparabilmente altro rispetto al sentimento puro di Levin. Anna e Vronskij si dibattono tra
emozioni sensualmente ricche, ma catastrofiche e spiritualmente sterili (Anna non vuole avere
figli); la loro unione si fonda su un�attrazione meramente fisica, il loro amore � un vuoto orribile
che deve essere costantemente riempito con nuovo amore.
39
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 45.
40
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 706.
41
Nabokov ipotizza che Tolstoj abbia tratto il cognome di questo personaggio dal proprio nome, Lev.
42
Marina Mizzau, Eco e Narciso: parole e silenzi nel conflitto uomo-donna, Torino, ed. Bollati Boringhieri, 1988, p. 79.
43
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 795.
44
Citati, Op. cit., pp. 218-219.
45
Tolstoj, Anna Karenina, op. cit., p. 822.
46
Mary Evans, Reflecting on Anna Karenina, London, Routledge, 1989, p. 17.
47
Cfr. Dneprov, Op. cit., p. 63.