INTRODUZIONE
Negli ultimi anni l‟interdisciplinarietà è considerata la nuova frontiera
della ricerca in ogni campo ed a qualsiasi livello: si tratta di utilizzare un più
ampio ventaglio di competenze e di punti di vista diversi che possono essere
valorizzati per poter meglio raggiungere l‟obiettivo della comprensione del
passato.
Nella prospettiva di un rinnovamento metodologico e d‟indirizzo degli
studi sinora portati avanti separatamente, questo lavoro intende prendere in
considerazione gli esiti delle precedenti ricerche mettendoli a confronto al fine di
trarre una visione più completa dei primi secoli di vita della Chiesa a Roma.
Nei decenni seguenti la pace della Chiesa il decisivo impulso allo sviluppo
del culto dei santi e al pellegrinaggio venne dato dall‟intervento diretto dei papi
nella sistemazione e abbellimento dei sepolcri dei martiri romani, a partire da
quello di Damaso (366-384) fino a Pasquale I (817-824).
Le trasformazioni apportate non furono solo materiali o di ridefinizione
degli spazi, ma si potrebbe a buon titolo affermare che tra i maggiori cambiamenti
verificatisi con l‟avvento del Cristianesimo, c‟è la nuova dimensione che assume
la figura femminile nella cultura e nella società cristiana, la quale le attribuisce
dignità e stima all‟interno della comunità, ruolo che la donna non aveva mai avuto
nei contesti socio-culturali delle società precedenti.
L‟intenzione non è dare a questo lavoro un‟impronta femminista, ma
semplicemente di porre l‟attenzione sui primi luoghi di devozione cristiana
dedicati a figure femminili, quindi con un diverso punto di vista per la storia della
Chiesa antica.
La ricerca, senza la pretesa di essere esauriente e sistematica, intende
considerare nella maniera più completa e critica possibile i luoghi di culto
cristiano a Roma con dedicazioni “al femminile” dal secolo IV al IX.
Si è scelto di focalizzare l‟attenzione sui luoghi di culto dedicati alle sante
romane sorti nel periodo tardantico nell‟Urbe, facendo qualche riferimento ai
cimiteri o alle basiliche extra moenia che nei primi secoli rappresentarono le mete
1
della devozione dei fedeli, dato il veto legislativo, rispettato fin dal V secolo a. C.,
di seppellire all‟interno delle mura.
Attraverso un esame diacronico delle fonti documentarie, monumentali ed
iconografiche a disposizione, si è cercato di delineare ogni singola figura
femminile alla quale venne dedicato un edificio, per tentare di comprendere al
meglio il fenomeno del culto che interessò in primis le sante e, indirettamente, la
costruzione ad esse dedicata.
L‟attenzione riservata ad alcune sante piuttosto che ad altre è motivata
dalla scelta di voler trattare solo quelle figure che le fonti ci indicano come
romane di nascita e che vissero tra il II ed il IV secolo.
Lo studio è articolato in distinti capitoli che fanno il punto della situazione
in merito ad ogni santa, senza scendere nel dettaglio di ogni singolo sito, in molti
casi già ampiamente noti e studiati, ma prendendo in considerazione
sistematicamente anche le fonti epigrafiche, agiografiche ed iconografiche, allo
scopo di ottenere una visione a tutto tondo di ogni singola situazione.
Un capitolo a parte verrà dedicato alle sante cosiddette “minori”. La scelta
del termine “minore” non vuole in alcun modo legarsi all‟importanza della santa
nel culto: piuttosto si è voluto comprendere in questo capitolo la trattazione di
tutte quelle figure che per le più varie ragioni furono dimenticate o le cui memorie
di natura archeologica son state distrutte e quindi sono a noi note solo attraverso
testimonianze indirette, provenienti da fonti più o meno antiche, ma sulle quali
sarebbe difficile pensare di approfondire lo studio, senza percorrere un cammino
del tutto ipotetico e alla fine privo di fondamento.
Obiettivi di questa riflessione sono anche l‟individuazione di committenti
che donarono i propri beni (terreni, edifici, strutture varie) alla comunità
ecclesiastica e finanziarono la realizzazione di edifici di culto, che in seguito
ospitarono reliquie di santi corpi traslati in urbe. Infine, si è potuto osservare in
alcuni casi una dinamica di progressiva “sostituzione” di culti e di strutture
cultuali della devozione pagana con quelli di carattere cristiano, che talvolta ne
ereditano le caratteristiche; ne sono esempio il mitreo sull‟Aventino sul quale
venne costruito il titulus S. Priscae o gli edifici sottostanti la basilica si S. Sabina
2
che presentano graffiti isiaci e, come si vedrà, potrebbero esser riconosciuti come
tempio di una divinità pagana.
3
CAPITOLO I
Sant’Agnese
1.1 Una memoria sul luogo del martirio: Sant‟Agnese in Agone
Secondo la tradizione la fanciulla romana Agnese venne torturata e subì il
supplizio nel luogo stesso in cui fu edificata la chiesa dello Stadio Agonale in
ricordo del suo martirio.
Furono i versi di Prudenzio che avviarono la devozione in quest‟area che
venne tenuta molto in considerazione come testimoniano le celebrazioni che
ebbero luogo fino al XV secolo. La localizzazione non potè esser fatta prima del
1
V secolo, ma nell‟VIII era già attuata.
L‟antica chiesa era ricordata, infatti, fin dall‟VIII secolo nell‟Itinerario
2
Einsiedeln: Circus Flaminius ibi santa Agnes; la officiavano i monaci Basiliani,
poi sostituiti dai Benedettini di Farfa, proprietari a partire dal X secolo del campus
agonis. Fu ampliata da Callisto II (1119-1124) e consacrata in onore della martire
il 28 gennaio 1123, come testimonia l‟epigrafe affissa alla porta dell‟antica
3
chiesa. La memoria martiriale è ricordata come ecclesiam S. Agnetis ex criptis
Agonis in una pergamena del 1145, e ancora nella bolla di Urbano III (1185-1187)
del 1186, ove Sant‟Agnese è al primo posto fra le filiali di San Lorenzo in
Damaso. Niccolò V (1447-1455) assegnò la chiesa ai monasteri di Sant‟Andrea in
flumine presso Ponzano e di San Silvestro sul monte Soratte, entrambi dipendenze
farfensi. Era parrocchia già nel secondo decennio del XV secolo e il 6 luglio 1517
Leone X (1513-1521) la eresse a titolo cardinalizio.
Nel 1384 qui fu battezzata Francesca Bussa, poi santa Francesca Romana,
la cui famiglia abitava di fronte alla chiesa.
L‟edificio aveva la fronte sull‟odierna via dell‟Anima, rispetto alla quale
era leggermente arretrata in modo da formare una piazzetta. Nel „500 la cappella
4
fu descritta da Ugonio ancora nello stato primitivo; soltanto quando la chiesa
1
G. Galassi Paluzzi, Sant’Agnese inAgone in Le chiese di Roma illustrate, Roma 1972, pp. 15-16.
2
Itin. Eins., 180 VZ.
3
V. Forcella, Iscrizione delle chiese ed’altri edifici di Roma, Roma 1877, p. 513, n. 1007.
4
Cod. Barb. lat., p. 362.
4
barocca fu costruita da Rainaldi e Borromini la disposizione dei vani romani fu
alterata completamente.
La chiesa antica si presentava con copertura a tetto e piccolo campanile
(forse aggiunto in epoca romanica), con una semplice facciata dalla quale si
accedeva tramite tre gradini al portico ricavato nell‟arcata più alta dello stadio; di
qui, attraverso altri tre gradini, si passava all‟interno dell‟aula, a tre navate, lunga
8,5 m e larga 13, 6 m, che occupava lo spazio delle successive tre arcate, con gli
altari collocati sotto ai fornici di altezza decrescente. Dietro all‟altare maggiore,
dedicato ad Agnese, si scendeva al sacellum infimum, corrispondente all‟ima
cavea dello stadio agonale, ritenuto il luogo del martirio. Tale luogo è ancora oggi
riconoscibile nell‟ultimo ambiente della cripta della chiesa costruita dai Pamphili
e conserva traccia della pavimentazione marmorea in opus sectile tessellatum
5
anteriore ai lavori del XII secolo.
Comunemente ritenuta il luogo del martirio di sant‟Agnese ove la
fanciulla, qui esposta per essere oltraggiata, compì il miracolo di riportare in vita
un giovane, la grotta è divisa in tre ambienti: il primo, più ampio, è articolato in
un grande vano con due pilastri sorreggenti tre arcate, in comunicazione con gli
altri due locali rivolti verso piazza Navona.
La cripta, soggetta alle frequenti inondazioni del fiume e rimasta a lungo
priva di manutenzione, fu restaurata negli anni 1885-86 dall‟arch. A. Busiri Vici.
Nella volta intorno alla figura di Cristo furono dipinti quattro episodi della vita di
sant‟Agnese, mentre nel vano antistante sono riquadri e racemi con il
monogramma di papa Pasquale I (817-824).
Problematica rimane l‟ubicazione dell‟oratorio nello stadio di Domiziano, poiché
la tradizione agiografica, risalente al V secolo, non fornisce alcuna localizzazione
dell‟episodio, abitualmente riconosciuto tra due fornici dello stadio voluto
dall‟imperatore Domiziano nell‟86.
I versi di Prudenzio, al pari di quelli di S. Ambrogio, nominano un tempio
di Minerva, in cui la santa dovrebbe esser stata invitata a sacrificare. Più di un
tempio a Roma era dedicato alla dea, ma quelli comunemente presi in
considerazione per ambientare questo episodio della vita della santa, sono quello
5
F. Guidobaldi-A. Guiglia Guidobaldi, Pavimenti marmorei di Roma dal IV al IX secolo in Studi
di Antichità Cristiana pubblicati 36(1983), pp. 435-441.
5
presso il Foro di Nerva e le Terme di Traiano o quello presso le Terme Neroniane,
6
le Terme ed il Tempio di Agrippa; quest‟ultimo (oggi Santa Maria sopra
Minerva) è quello più probabile.
1.2 Le basiliche costantiniana e onoriana
Il primo edificio, in ordine cronologico, del complesso monumentale di S.
Agnese f.l.m. è la basilica costantiniana, di cui oggi sopravvivono solamente
alcuni imponenti ruderi, visibili principalmente dal retro del complesso, ovvero da
Piazza S. Annibaliano.
7
La scoperta si deve a Deichmann il quale propose di riconoscere la
basilica nei ruderi in forma ellittica presso l‟attuale complesso. Si trattava di un
cimitero coperto di grandi dimensioni (40,30 x 98,30 m), fatto realizzare tra il 337
e il 351 da Costantina, figlia dell'imperatore Costantino e di Fausta, su un terreno
di famiglia, presso il luogo di sepoltura della martire Agnese, di cui Costantina era
Fig. 1. ROMA. Sant'Agnese f.lm. e cimitero. Pianta.
6
Galassi Paluzzi, Le chiese, pp. 16-17.
7
F. W. Deichmann, Die Lage der Constantinischen Basilika der heilige Agnes an der Via
Nomentana, in RAC 22(1946), pp. 213-234.
6
devota probabilmente a causa di una guarigione.
La basilica fu realizzata direttamente sopra la tomba della martire (Fig. 1),
come già accaduto anche in altri casi. La sua costruzione comportò l'abbandono di
una necropoli preesistente, sovrastante la regio IV delle catacombe. Essa si
inserisce in una più ampia campagna di realizzazione di opere cristiane nella città
di Roma, avvenuta nel IV secolo ad opera del primo imperatore convertito alla
nuova religione e della sua famiglia che comprendeva le basiliche di S. Lorenzo,
quella dei Ss. Marcellino e Pietro, quelle sulla Prenestina e sull‟Ardeatina e la
basilica dei Ss. Pietro e Paolo identiche per tipo a quella di Agnese.
Edifici come la basilica circiforme costantiniana di S. Agnese sono in
relazione con il culto cristiano dei martiri. Dobbiamo presupporre che il
pavimento fosse ricoperto di tombe dei fedeli locali, in parte scoperte durante gli
scavi del 1999, e che gli unici usi dell‟edificio fossero i banchetti funebri in
occasione delle ricorrenze e delle sepolture ed una messa annuale in
corrispondenza dell'anniversario del dies natalis della martire, il 21 gennaio.
Quindi si tratta di qualcosa di molto diverso da ciò che oggi si intende per
basilica cristiana.
Fig. 2. ROMA. Sant'Agnese f.l.m. Pianta.
La tipologia architettonica è quella della basilica circiforme (Fig. 2), divisa
attraverso pilastri o colonne in tre navate; questi dovevano sostenere arcate in
muratura, anziché una trabeazione continua. Le navate laterali erano coperte con
7
tetto a capriate zoppe, poggianti sul muro perimetrale poco al di sopra delle
finestre quadrangolari.
All'interno della navata centrale, in corrispondenza dell'abside, sorgeva
un'aula absidata, larga 5,70 m, in muratura di soli tufelli, di incerta funzione.
Secondo alcuni, potrebbe trattarsi del vero luogo di sepoltura di Costanza.
L'edificio era presumibilmente circondato da altre tombe e mausolei, tra
cui quello ancora oggi sopravvissuto della principessa imperiale Costantina.
Attorno c'erano piantagioni e vigneti, essendo l'area lontana dalla città edificata.
8
La costruzione è attestata dal Liber Pontificalis e dal carme acrostico che
qualcuno volle attribuire a Damaso non ancora papa:
C onstantina deum venerans Christoq(ue) dicata,
O mnibus inpensis devota mente paratis,
N umine divino multum Christoq(ue) iuvante
S acravi templum victricis virginis Agnes
T emplorum quod vincit opus terrenaq(ue) cuncta
A urea quae rutilant summi fastigia tecti
N omen enim Christi celebratur sedibus istis,
T artaream solus potuit qui vincere mortem,
I nvectus caelo solusq(ue) inferre triumphum,
N omen Adae referens et corpus et omnia membra
A mortis tenebris et caeca nocte levata
D ignum igitur munus, martyr, devotaq(ue) Christo,
E x opibus nostris per secula longa tenebris,
9
O felix virgo memorandi nominis Agnes
Presso questa basilica trovò rifugio papa Liberio (352-366), nel 358,
10
mentre la Sede Apostolica era occupata dall'antipapa Felice, e da questi
abbellita.
8
LP, I, p. 180.
9
ICVR , II, n. 44.
10
LP, I, p. 280.
8
All‟inizio del V secolo la basilica venne affidata da Innocenzo I (401-417)
11
al clero del titolo di Vestina.
12
Nel Liber Pontificalis leggiamo che la chiesa venne interessata da un
restauro voluto da papa Simmaco (498-514) del quale però non si è trovata
traccia.
L'edificio fu abbandonato probabilmente nel VII secolo, quando Onorio I
(625-638) fece costruire l'attuale basilica direttamente sopra il luogo di sepoltura
13
di Agnese. La basilica ad corpus a doppio ordine di colonne, ammirata negli
14
Itinerari dei pellegrini che la chiamavano formosa o mirae pulchritudinis, venne
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interessata dagli interventi di abbellimento di Adriano I (772-795) e Leone III
16
(795-816) e da vari restauri a più riprese.
L'attuale chiesa di S. Agnese è il frutto di una serie di trasformazioni e
restauri, succedutisi nei secoli, della basilica fatta realizzare da Onorio I, di cui
ancora oggi conserva gran parte dei caratteri.
Onorio I è da collocare storicamente tra i continuatori dell'opera di
Gregorio Magno, il pontefice che, a causa dell'inefficiente amministrazione
bizantina, diede l'avvio ad una gestione diretta del potere temporale da parte della
Chiesa. Rispetto a Gregorio, che si dedicò principalmente a salvaguardare dalle
invasioni Roma ed i possedimenti della Chiesa, Onorio fu particolarmente attivo
in ambito edilizio, lasciando tracce in tutta la città, specialmente con i restauri
delle chiese esistenti, tra cui S. Pietro.
La giovane martire Agnese era stata sepolta in una galleria al primo piano
del cimitero sotterraneo sulla via Nomentana. Lo sviluppo del culto derivante dal
suo martirio portò alla realizzazione di un sacello ad corpus seminterrato sul
fianco della collina, contestualmente all'edificazione della grande basilica
cimiteriale costantiniana. La costruzione del sacello fu necessaria, perché la
Chiesa romana proibiva di manomettere i luoghi di sepoltura, per prevenire la
dispersione delle reliquie.
11
LP, I, p. 263.
12
LP, I, p. 323.
13
LP, I, p. 323.
14
R. Valentini – G. Zucchetti (a cura di), Codice topografico della città di Roma in Fonti per la
storiad’Italia, II, Roma 1940-1953, p. 13.
15
LP, I, p. 511.
16
LP, II, p. 13.
9