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INTRODUZIONE
L’arte romanica è caratterizzata da una crescente fioritura della
rappresentazione figurata il cui scopo era l’educazione e la
redenzione dei credenti. Queste immagini erano scolpite sui
capitelli all’interno delle chiese e sulle facciate esterne.
La scultura rispecchia una commistione terrena del bene con il
male, della fede con il peccato sulla via di un percorso mirato alla
redenzione e liberazione dagli errori umani; la continua
contrapposizione di episodi negativi e positivi vuole presentare la
giusta strada verso Dio.
Nel medioevo la società era ricca di simboli che suggerivano una
realtà più grande di quella rappresentata; tra questi simboli una
parte rilevante era data dagli animali, definiti in maniera positiva o
negativa in base a quello che era il loro comportamento, il loro
temperamento e le loro abitudini. Tutte queste figure sono
raccolte all’interno dei bestiari medievali che costituiscono un
repertorio di simboli utilizzati nella predicazione e nella arti
figurative. Secondo il phisiologus nel simbolismo degli animali
coesistono due punti di vista: “ nel primo gli animali sono visti
come creature inferiori all’uomo e a lui sottomesse, rappresentano
una serie di vizi e atti peccaminosi da cui l’uomo deve fuggire se
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vuole elevare il suo livello spirituale; nel secondo caso sono invece
gli esseri più aderenti alla norma naturale che governa il cosmo,
divenendo così per l’uomo esempi di virtù, obbedienza e specchi
purissimi della Volontà divina
1
”.
L’immaginario medievale era anche ricco di razze mostruose,
esseri ibridi nati dall’unione di più specie, ad esempio uomini con
animali, che esercitavano una forte attrazione sull’uomo dovuta
alla paura dell’ignoto, all’uso della fantasia e dell’immaginazione
per evadere dalla realtà.
L’iconografia romanica spesso ci presenta gli animali e gli esseri
ibridi come esseri unici dotati o di due corpi uniti da una sola testa
oppure di un unico corpo con due teste.
Questa tesi si propone come catalogo delle figure bicorpori e
bicefale dell’iconografia romanica.
La raccolta comprende capitelli e mosaici in Italia e in Francia.
Per ogni chiesa viene proposta una breve introduzione seguita da
una descrizione dei capitelli e, ove possibile, un’ interpretazione.
Per la maggior parte si tratta di animali (leoni, grifoni, draghi,
serpenti ecc.) scolpiti all’esterno sulla facciata della chiesa in
prossimità dei portali o all’interno della chiesa sui capitelli della
cripta, del coro o della navata.
1
ZAMBON 1975, p.11
6
ITALIA
Molti sono gli esempi di capitelli con figure bicorpori in Italia: in
Lombardia il monastero di Capo di Ponte, in provincia di Brescia, e
a Cemmo presso la pieve di San Siro , a Pavia la chiesa di San
Michele e i due mosaici provenienti dalla chiesa di Santa Maria del
Popolo e dal monastero di Santa Maria delle Stuoie. A Cremona
l’affresco pavimentale del Duomo e quello presso la chiesa di san
Michele. In provincia di Cremona, a Rivolta d’Adda, la Chiesa di
San Sigismondo a Rivolta d’Adda
A Milano troviamo degli esempi importanti di capitelli con figure
doppie presso la basilica di Sant’Ambrogio e la chiesa di San Celso..
In Emilia Romagna presso il Duomo di Modena, di Parma e la
Basilica di San Savino.
In Liguria, ad Albenga, presso la Chiesa di San Michele.
In Campania presso la Cattedrale di Sessa Aurunca e in Puglia
presso l’Abbazia di Santa Maria di Pulsano e il Duomo di San
Nicola.
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1.1 LOMBARDIA
1. 1.1 BRESCIA, MONASTERO CAPO DI PONTE
Il monastero di San Salvatore sorge su una collina sul versante
sinistro del fiume Oglio, si tratta di uno degli esempi meglio
conservati di architettura cluniacense in Italia.
Presenta una facciata a capanna decorata con motivi floreali; il
portale è sormontato da archi a tutto sesto a triplice strombatura
racchiuso entro semicolonne che presentano capitelli istoriati.
L’interno è diviso in tre navate con copertura a volta a crociera
ciascuna terminante con absidi; il presbiterio ed il corpo occidentale
della chiesa sono divisi da un transetto che isola una campata
centrale coperta da una cupola. Le colonne della navata maggiore
presentano capitelli decorati con figure dell’immaginario medievale:
un gruppo di otto aquile, il Profeta Giona assieme ad animali
fantastici, otto anfisbene (serpenti a due teste) intrecciate tra loro e
quattro sirene bicaudate. Sulla parete del presbiterio si trovano
tracce di antichi affreschi.
2
Analizziamo ora il capitello con le
anfisbene: un animale ibrido dal corpo di serpente con due teste, di
cui una al posto della coda, e ali da drago
3
( Fig. 1).
2
LOMBARDIA ROMANICA 2010, pp. 230-233
3
BEIGBEDER 1989, pp. 254-255
8
Figura 1 navata centrale, capitello con anfisbene
Il Physiologus dice del serpente che ha quattro nature: 1) quando
invecchia gli si velano gli occhi, e per ridiventare giovane, rimane a
digiuno per quaranta giorni e quaranta notti finché la sua pelle
non diventa floscia; penetra poi in una stretta fessura di una roccia
dove si libera della pelle e ridiventa giovane. In questo caso il
serpente ha un doppio significato: può essere simbolo del Dio
guaritore in quanto cambia la pelle per ringiovanire o essere
associato al demonio, e all’inferno, perché si nasconde negli
anfratti delle rocce. Questa simbologia è ripresa nel Libro della
Sapienza dove il serpente è visto come il diavolo. Come il
serpente, anche l’uomo quando perde o non conosce la fede cade
nella disperazione e compie delle azioni che lo avvicinano al
diavolo; perdendo la fede, la sua vista si indebolisce. L’uomo
9
dovrebbe quindi imitare il serpente ignorando i desideri carnali e
onorare Dio senza ipocrisia
4
. Solo pregando e facendo ammenda
dei propri peccati si può passare attraverso lo stretto passaggio tra
le rocce che conduce al paradiso.
Seconda natura del serpente: “ quando va alla fonte a ber
dell’acqua, non porta con sé il veleno ma lo deposita nella propria
tana”
5
. Anche noi, dice il Fisiologo, quando accorriamo nella
Chiesa di Dio non dobbiamo portare il veleno della malvagità ma
dobbiamo espellerlo completamente e accostarci ad essa da puri.
Terza natura del serpente: quando vede un uomo nudo, il
serpente ha paura e fugge via; se invece lo vede vestito gli balza
addosso. Infine la quarta natura dice che, quando assalito, il
serpente espone tutto il corpo alla morte ad eccezione della testa.
Allo stesso modo, quando noi uomini siamo chiamati alla morte,
dobbiamo esporre tutto il corpo e proteggere solo il capo perché è
lì che risiede Il Cristo, “ capo di ogni uomo è il Cristo” (1 Cor.,11.3).
Nel XII secolo Brunetto Latini scrisse dell’anfisbena: “ anfismenia è
una sorta di serpente a due teste; l’una al suo posto e l’altra nella
coda, da ciascuna parte può mordere e corre agilmente e i suoi
4
MORINI 1996, p. 321.
5
ZAMBON 1975, pp. 49-50.
10
occhi sono rilucenti come candele”; nell’occidente è spesso
associato ad immagini apocalittiche
6
.
Il drago ha un significato negativo, rappresenta il peccato ed è
spesso messo in relazione con l’immagine del diavolo.
Per concludere, questo capitello ha sicuramente un significato
negativo e può essere visto come un ammonimento, per i fedeli,
dei pericoli che corrono per affermare la propria fede.
6
BEIGBEDER 1989, p. 254.
11
1.1.2 CEMMO, PIEVE DI SAN SIRO- CAPODIPONTE
La pieve di San Siro si trova a Cemmo, frazione di Capodiponte, sul
versante orografico destro del fiume Oglio.
La chiesa fu fondata tra l’ XI e il XII secolo; un’epigrafe romana,
riutilizzata come strombo di una monofora dell’abside centrale, ha
permesso di ipotizzare che in passato in quest’area potesse
esistere un’area sepolcrale o un tempio di epoca romana
convertito poi in luogo riservato al culto cristiano databile tra l’ VIII
e il IX secolo d. c., di cui sono stati poi riutilizzati materiali nei
capitelli e nelle colonne. La ha tre absidi e presenta un’entrata sul
versante meridionale decorata con simboli fantastici e floreali.
L’interno presenta il presbiterio e la navata centrale rialzati
rispetto al corpo della sala principale e alle navate laterali. Sotto il
presbiterio troviamo la cripta suddivisa in tre ambienti absidati
7
.
Nel XV secolo fu aggiunto il campanile. Nel 1580, a seguito della
visita pastorale di San Carlo, furono rifatte alcune parti della
chiesa tra cui il soffitto della navata centrale.
Negli anni successivi si verificarono una serie di crolli che
portarono, nel 1902, alla realizzazione di lavori di restauro
finanziati dallo stato.
7
LOMBARDIA ROMANICA 2010, p. 233-236
12
I capitelli della navata principale presentano decorazioni con
motivi figurati ed animali.
La nostra attenzione è catturata, in particolare, da un capitello
della navata centrale ove è raffigurata una figura bicorpore dal
volto umano, con i lineamenti ben definiti, bocca aperta e corpo
simile a quello di un animale con ali e zampe da uccello. Per il
volto umano, le ali e le zampe da uccello potrebbe trattarsi di una
lamia ovvero un’arpia, simbolo di avarizia e lussuria
8
(Fig. 2).
Figura 2 navata centrale, capitello con lamia.
8
HALL 2002, p.66