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culturali con caratteristiche e realtà profondamente
diverse, quali l’Italia e gli Stati Uniti. Fernanda Pivano
ha presentato all’attenzione dei lettori italiani non solo i
grandi autori americani del Novecento, ma anche i
problemi, i conflitti, le situazioni scottanti di un Paese
che, in seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale,
ha assunto per l’Italia un ruolo di traino e di modello
culturale e sociale. La costante dell’attività giornalistica
ed editoriale di Fernanda Pivano è stata la denuncia del
conformismo dilagante in questo tipo di società: proprio
per questo motivo è lecito affermare che essa ha
precorso i tempi, dedicando i propri sforzi e la propria
passione ad autori e campi letterari non sempre
pienamente accettati dalla critica ufficiale. Pur essendo
piuttosto diversi fra loro, gli autori scoperti, tradotti,
seguiti ed amati da Fernanda Pivano hanno in comune
una presa di posizione nei confronti del sistema
dominante, del conformismo e, in particolare, contro
fenomeni sociali contrari agli ideali di libertà,
uguaglianza e democrazia, come la guerra, la violenza,
la segregazione razziale.
Punto di partenza di questo lavoro è consistito nel
conoscere il metodo critico di Fernanda Pivano e
nell’approfondirlo attraverso la lettura dei suoi saggi,
traduzioni, interviste, recensioni ed articoli.
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Seguirne gli sviluppi e sottolinearne gli aspetti
innovativi ha costituito un viaggio appassionante e
stimolante.
E’, tuttavia, quasi immediatamente, emersa nell’ambito
della ricerca una notevole difficoltà, scaturita dal
prendere atto del profondo divario esistente fra
l’immensa quantità di materiale prodotto da Fernanda
Pivano e la quasi totale assenza di documentazione,
studi o commenti sulla sua figura. La maggior quantità
di materiale pubblicato su Fernanda Pivano, quasi tutto
sotto forma di articoli di giornale, è stata, infatti,
riscontrata solamente nel periodo relativo al 1997, in
occasione del compimento del suo ottantesimo anno di
età. Tali articoli, tuttavia, essendo destinati al grande
pubblico e brevi per necessità, mancano di
approfondimento e non trattano che in modo
superficiale ed aneddotico la carriera della scrittrice. La
presente ricerca si è dunque svolta senza l’ausilio di
materiali comparativi o di possibili opinioni da parte di
altri studiosi e si basa unicamente sulle conclusioni
tratte da lettura, schedatura e riordino cronologico di
tutta la vasta produzione di Fernanda Pivano.
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Gran parte della documentazione è stata reperita nei
locali della Fondazione Benetton Biblioteca Riccardo e
Fernanda Pivano
1
a Milano, che rappresenta il degno
coronamento degli sforzi, della fatica e dell’amore per la
letteratura da parte della scrittrice. Essi sono destinati
a contenere gli oltre cinquantamila pezzi, fra volumi e
documenti cartacei, appartenenti a Fernanda Pivano.
Una parte del materiale è ancora in via di
catalogazione, mentre una notevole quantità si trova
ancora in possesso di Fernanda Pivano, che provvederà
a trasferirlo progressivamente nella sede della
biblioteca.
Ciò ha costituito un altro problema nel reperimento
della documentazione, soprattutto per quanto riguarda
il periodo più recente degli anni Ottanta e Novanta.
Essendo, infatti, l’attività culturale della scrittrice
ancora in pieno svolgimento e continuando ad offrire
spunti di riflessione e di analisi su di essa, le possibilità
di studio e di approfondimento sono esigue, dal
momento che Fernanda Pivano ha trattenuto per sé
tutto il materiale utile al suo lavoro. La scrittrice, che
ha già inviato alla Fondazione buona parte del
materiale in suo possesso, ha, tuttavia, conservato nella
propria casa, ovviamente, quei documenti, come scambi
epistolari o libri autografati, ai quali è affettivamente
1
Per ulteriori e precisi riferimenti alla Biblioteca Riccardo e Fernanda Pivano si
rimanda in Appendice.
5
più legata o che, essendo vincolati da diritti d’autore,
non possono essere visionati dal pubblico. Ciò ha
costituito un limite nella ricostruzione storico-critica,
facendola vertere essenzialmente sulle memorie a
posteriori della scrittrice, invece che su documenti
dell’epoca, come, ad esempio, la corrispondenza.
L’organizzazione della biblioteca si è, invece, rivelata
molto esauriente e completa, soprattutto grazie al
prezioso aiuto di Alessandra Fossati, che ricopre la
funzione di bibliotecaria ed archivista ed ha l’incarico di
catalogazione del fondo e della gestione quotidiana della
biblioteca. Gli articoli e i saggi scritti da Fernanda
Pivano sono stati tutti opportunamente raccolti,
riordinati e classificati secondo criteri scientifici e su
supporto elettronico. Un’attenta organizzazione degli
argomenti offre, inoltre, un’ampia panoramica sugli
svariati interessi culturali di Fernanda Pivano.
Un’altra ricca fonte di materiale su Fernanda Pivano si
è rivelata la ricerca su Internet, che, in particolare, ha
permesso l’accesso all’archivio digitale del Corriere della
Sera, a cui la scrittrice è legata da una collaborazione
più che ventennale.
Dato l’eclettismo che caratterizza l’esperienza di
Fernanda Pivano, si è imposta la necessità di focalizzare
la ricerca solo su determinate argomenti, tralasciando i
minori o i più marginali.
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Il criterio di scelta è stato la passione con cui la
scrittrice ha seguito alcuni scrittori e correnti letterarie
ed ha condotto a focalizzare l’attenzione su tre
generazioni consecutive di scrittori: la Lost Generation,
la Beat Generation ed i Neoromantici.
La fase successiva di lavoro si è articolata in due
operazioni diverse e consequenziali: la prima è stata
quella di individuare nel materiale prodotto da
Fernanda Pivano il modo in cui essa ha utilizzato il suo
metodo “socio-biografico”; la seconda operazione è
consistita nell’applicare, nel corso della stesura vera e
propria di questo lavoro, tale metodo critico alla figura
stessa di Fernanda Pivano. Nel ravvisare una stretta
interdipendenza fra opere letterarie e fatti sociali e di
costume, Fernanda Pivano si è distaccata dalla
tradizione della critica estetica pura e, soprattutto, ha
dato il via ad una metodologia innovativa basata sulla
preziosa ed insostituibile conoscenza diretta degli
autori. Consentendo di integrare una determinata opera
con i risvolti biografici dell’autore, il metodo socio-
biografico permette così di tracciare un quadro completo
di letteratura, storia, società e costume.
Questa ricerca è, dunque, il risultato della volontà di
applicare i criteri di questo metodo all’esperienza
culturale di Fernanda Pivano stessa.
7
Preso atto che ogni prefazione di Fernanda Pivano
viene sempre preceduta da un’ampia sezione biografica,
si è voluto dedicare il primo capitolo di questo lavoro ad
una descrizione, il più esauriente possibile, dei
principali avvenimenti personali e professionali della
sua vita. Il secondo capitolo vuole essere, invece, un
completamento ed un ulteriore approfondimento del
precedente, facendo sempre riferimento alle tappe
salienti della biografia di Fernanda Pivano a seconda
delle città in cui ha vissuto, con l’intento di rintracciare
un legame fra l’atmosfera culturale, respirata dalla
scrittrice in un determinato ambiente e le sue scelte
professionali.
L’analisi di quelli che sono stati i grandi modelli critici
di Fernanda Pivano, soprattutto Pavese e Cowley, ha la
precisa funzione di condurre a delineare le linee
essenziali del metodo socio-biografico promosso e
ripetutamente applicato da Fernanda Pivano
nell’accostarsi ai diversi autori. Il quinto capitolo
affronta, dunque, il nocciolo della questione: le passioni
di Fernanda Pivano, titolo che vuole sottolineare quanto
esse siano state i pilastri portanti del viaggio di
Fernanda Pivano attraverso la letteratura americana
del Novecento.
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In questa sede si è cercato di capire come la scrittrice sia
riuscita a conciliare la conoscenza diretta degli autori da
lei incontrati con l’analisi critica delle loro opere.
Giunti a questo punto si è verificata un’operazione
inversa alla precedente: dall’applicazione del metodo
critico di Fernanda Pivano alla sua stessa carriera e alle
sue scelte in ambito letterario, sono emerse
nuovamente, ma come in filigrana, proprio
l’appassionata dedizione e la visceralità che hanno
sempre caratterizzato non solo la metodologia critica,
ma anche il personaggio stesso di Fernanda Pivano.
Inaspettata è giunta, sul finire della stesura del lavoro,
la possibilità di incontrare personalmente Fernanda
Pivano, alla quale va un doveroso ringraziamento per la
disponibilità con la quale ha sottratto del tempo
prezioso ai suoi numerosi impegni.
Il colloquio con la scrittrice, riportato come capitolo
conclusivo della ricerca, vuole ripercorrere attraverso le
parole della stessa protagonista, quest’avventura
intensa e coinvolgente vissuta sul sottile, quasi
invisibile, filo che separa la letteratura dalla società e
dalla storia.
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L’intervista vuole anche essere un segnale di quanto il
metodo e la carriera di Fernanda Pivano, ancora in
pieno fermento, possano costituire uno stimolo per le
nuove generazioni, affinché trovino nuove parole per
esprimersi in un intreccio di passioni letterarie ed
impegno civile.
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1. LA VITA DI FERNANDA PIVANO
Fernanda Pivano è nata a Genova il 18 Luglio del 1917
in Corso Solferino 18. Il padre, Riccardo, agente di
cambio e presidente del Credito Marittimo, amico di
Tommaso Marinetti, era molto colto e possedeva una
biblioteca di novemila volumi, dalla quale
settimanalmente sceglieva un libro da far leggere alla
figlia. Quest’ultima crebbe in un ambiente decisamente
internazionale: il nonno, Francis Smallwood, scozzese di
nascita, fondatore della Berlitz School, era poliglotta,
conosceva nove lingue; Fernanda Pivano frequentò la
Scuola Svizzera, dove studiò l’inglese, il francese e il
tedesco. Trascorse, però, la sua prima giovinezza a
Torino, dove la sua famiglia si era trasferita per motivi
di lavoro paterni e dove respirò un’aria liberale-
giolittiana e antifascista. Proprio al liceo classico
D’Azeglio Fernanda Pivano ebbe la fortuna di incontrare
Cesare Pavese, suo professore di italiano e latino, il
quale, quando, qualche anno dopo, nel 1934, la rincontrò
in procinto di chiedere una tesi di laurea in Letteratura
Inglese, le insegnò a conoscere e ad apprezzare la
Letteratura Americana, a quel tempo ancora
sconosciuta. Nel 1941 si laureò, così, in Letteratura
Americana all’Università di Torino, con una tesi su
Moby Dick di Melville, che venne premiata dal Centro
11
Studi Americani di Roma. Avrebbe preferito una tesi su
Walt Whitman, ma il suo professore, Federico Olivero,
la rifiutò considerandolo “scabroso”.
Nel 1940 si era diplomata in pianoforte al Conservatorio
Giuseppe Verdi di Torino, con il direttore Franco Alfano;
due anni dopo, nel 1943, si laureò in filosofia e divenne,
per quindici anni, assistente di Nicola Abbagnano.
Nel 1941 venne pubblicata la sua prima traduzione,
parziale, della Spoon River Anthology di Edgar Lee
Masters (la traduzione integrale è del 1947) che segnò
l’inizio della sua carriera letteraria sotto la guida di
Cesare Pavese. Proprio quest’ultimo, infatti, la fece
pubblicare da Einaudi, casa editrice di cui era direttore
letterario.
Fu così che Fernanda Pivano iniziò a muovere i primi
passi nel mondo della letteratura, sempre da Einaudi,
che più tardi le assegnò il compito di volgere in italiano
Addio alle Armi di Ernest Hemingway. Fu per aver
tradotto proprio questo romanzo, vietato sia dal regime
fascista sia da quello nazista, che, nel 1943, durante
l’occupazione tedesca di Torino, Fernanda Pivano venne
arrestata. La confisca dei beni paterni da parte dei
fascisti la costrinse a dover lavorare per vivere.
Cominciò a scoprire autori sconosciuti e a rivalutarne
altri, portandoli a nuove fortune, grazie al suo metodo
critico fortemente innovativo per quel periodo. Era,
12
infatti, venuta a conoscenza, grazie alle lezioni di
letteratura comparata di Cesare Pavese, del metodo
socio-bio-critico dello studioso americano Malcom
Cowley.
Proprio di qui aveva tratto il suo metodo, da lei stessa
definito socio-biografico, che si basa sul riconoscimento
delle influenze del costume e dell’ambiente sull’opera
dello scrittore, distaccandosi così dalla tradizione della
critica estetica pura: alla conoscenza diretta dei testi,
anche di quelli meno noti, alla scorrevolezza e
piacevolezza del linguaggio adoperato si aggiunge la
preziosa ad insostituibile conoscenza diretta degli
autori, che consente la felice integrazione nell’analisi tra
critica delle opere e risvolti biografici, permettendo così
di raccontare di letteratura, di ambiente e di costume.
Dal 1945 iniziò a scrivere regolarmente di letteratura
americana su varie riviste letterarie, tra cui La
Rassegna d’Italia, Aut Aut, Comunità, Il pensiero critico,
L’Approdo, Successo, L’Europa Letteraria, Avanti,
Giorno, Tutti, oltre a Giustizia e Libertà, il quotidiano
del Partito D’Azione, al quale era iscritta fin dalla
clandestinità.
Nel 1948 conobbe Ernest Hemingway, con cui iniziò un
rapporto professionale e di amicizia, che portò
successivamente alla traduzione integrale della sua
opera.
13
Nel 1949 sposò l’arch. Ettore Sottsass Jr., anch’egli
giovane rampollo di una delle famiglie della borghesia
benestante piemontese, e si stabilì a Milano.
Nel 1956, allorché le venne restituito il passaporto,
sequestratole sotto il regime fascista, poté finalmente
partire per l’America, con un viaggio pagato dall’USIS
attraverso un Leader’s Grant, una borsa di studio del
governo americano. Fu solamente il primo di una lunga
serie di viaggi in India, nei paesi orientali, nelle Indie
olandesi, in Nuova Guinea, nei Mari del Sud e nei Paesi
Arabi. Fernanda Pivano, inoltre, ha vissuto a lungo
negli Stati Uniti.
Questa sua passione per i viaggi ha contribuito
fortemente alla sua formazione esistenziale e letteraria,
oltre a permetterle di intrecciare rapporti di
collaborazione e di amicizia con molti esponenti del
panorama culturale del periodo.
Ormai celebre per la sua intensa opera di promozione di
“giovani” autori americani – ma non solo -, ancora poco
conosciuti, che molto spesso comportava accese battaglie
legali e lotte editoriali con gli editori italiani, nel 1967
insieme ad Allen Ginsberg ed Ettore Sottsass fondò la
rivista d’avanguardia Pianeta Fresco.
Nel 1978 ha cominciato la sua collaborazione con il
Corriere della Sera, che prosegue tutt’oggi.
14
Nel 1997, in occasione del suo ottantesimo compleanno,
è stata al centro di numerosi festeggiamenti; il 5 maggio
a Genova con il conferimento della cittadinanza
onoraria, il 3 giugno al Teatro Armani di Milano, 14
giugno a Conegliano, per la presentazione del volume
“Altri amici, altri scrittori”, in presenza del suo grande
amico Gregory Corso, il 18 luglio a Positano, con Gore
Vidal come ospite d’onore.
Un gruppo di intellettuali tra cui Dacia Maraini, Enzo
Biagi, Bernardo Bertolucci, Lucio Villari, Piera degli
Esposti ha proposto al Presidente della Repubblica la
candidatura di Fernanda Pivano come senatrice a vita.
Saggista, pubblicista, scrittrice, talent-scout, Fernanda
Pivano ha contribuito ininterrottamente alla diffusione
e alla conoscenza critica della cultura e letteratura
americane in Italia, con un’intensa attività di
traduzioni, saggi, recensioni, interviste, seguendone gli
sviluppi e sottolineandone gli aspetti innovativi.
Ha tradotto e studiato i lavori dei maggiori classici
americani, tra cui Sherwood Anderson, Ernest
Hemingway, William Faulkner, Francis Scott
Fitzgerald, Thornton Wilder, Richard Wright, Gertrude
Stein; ha fatto conoscere e promosso la valorizzazione in
Italia, in contrasto con la critica contemporanea, gli
scrittori della Beat Generation tra cui Jack Kerouac,
Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso:
15
continua inoltre a segnalare e valorizzare i giovani
scrittori di talento (tra i quali David Leavitt, Jay
McInerney, Bret Easton Ellis per il quale ha scritto un
lungo saggio che costituisce una breve storia del
minimalismo letterario americano) e i nuovi costumi che
si affacciano sulla scena culturale americana.
Fernanda Pivano è autrice di una quarantina di
traduzioni, due antologie, quattro raccolte di saggi, un
libro di memorie, una biografia e due romanzi; ha
ricevuto diversi premi e riconoscimenti ufficiali:
Premio Cervinia 1947 (segnalazione)
Premio Campione d’Italia 1959 (Premio speciale)
Premio Soroptimist Club di Milano 1962 (La
Balena bianca e altri Miti)
Premio St. Vincent per il giornalismo 1964
(America rossa e nera)
Premio Monselice per una Traduzione Letteraria
1973-74
Premio Campione d’Italia 1977 ( Mostri degli Anni
Venti)
Premio Entronauti 1981
Premio San Girolamo 1983
Premio Aspromonte Calarco 1984
Premio Taormina Castiglione 1984
Premio Comisso 1985
Premio Luciana Doria Savino 1985
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Premio Scannu 1986
Premio Ambrogino D’Oro 1988
Premio Vita di Artista 1988
Premio Campione 1989 (La mia Kasbah)
Premio Napoli 1989
Premio Lignano 1989
Premio Onorario Insigne dell’Accademia di Brera
1992
Premio Mondello per tutta l’opera 1992
Premio Regionale Ligure 1994
Premio Circolo della Stampa di Torino 1993-94
Premio Fregene 1997
Medaglia d’oro dell’Ordine dei Giornalisti per 50
anni di iscrizione all’Albo - Milano, 27 marzo 1997
Cittadinanza onoraria di Genova – 5 maggio 1997
Cavaliere di Gran croce della Repubblica Italiana
1997
Diploma di Benemerito della Cultura – 1998
Il 16 dicembre 1998 segna una data molto importante,
perché all’interno di un imponente palazzo nel centro di
Milano, sotto l’egida della Fondazione Benetton Studi e
Ricerche, è stata inaugurata la Biblioteca Riccardo e
Fernanda Pivano, che contiene tutto il patrimonio di
memorie raccolto nel corso della sua lunga esperienza
culturale, integrato dai volumi appartenenti alla
biblioteca del padre Riccardo.