INTRODUZIONE
La decisione di trattare come argomento di studio, per la tesi di laurea
specialistica, un autore di elevata complessità come Martin Heidegger è dovuta
al profondo interesse che hanno suscitato in me i suoi scritti (studiati sia in
privato sia perché presenti in numerosi programmi d'esame che personalmente
ho dovuto affrontare).
L'interesse e il fascino suscitato da questo autore derivano dalla profonda
originalità del suo pensiero filosofico, e dalla sua caparbia attenzione per
l'etimologia delle parole che oggi utilizziamo in qualsiasi ambito di linguaggio,
da quello comune a quello accademico e scientifico.
Obiettivo di questo lavoro è l'analisi di alcuni punti fondamentali del
pensiero filosofico di Martin Heidegger del periodo che va dal 1919 alla
pubblicazione di Essere e Tempo.
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Infatti si è generalmente d'accordo nel
considerare i suoi lavori precedenti al 1927 (anno di pubblicazione di Essere e
Tempo ) come tappe per giungere alla maturità di quello che è lo scritto che gli
ha procurato fama internazionale. Va detto che dopo Essere e Tempo la ricerca
di Heidegger non si placa, anzi il suo interesse si sposta verso nuove domande
fondamentali (la verità dell'essere) e verso nuove questioni (la questione della
tecnica e la questione del linguaggio in primis ), che vedono comunque la loro
nascita nell'orizzonte dell'impianto complessivo di Essere e Tempo .
In questo stesso elaborato si giungerà anche ad avere una focalizzazione sui
principali rapporti del filosofo tedesco rispetto ai problemi fondamentali e ai
filosofi più importanti ad egli contemporanei.
Questo lavoro ha come obbiettivo anche quello di dimostrare che la
filosofia di Heidegger è una filosofia ben inserita nel contesto del pensiero a lui
contemporaneo. Tra le numerose critiche fatte al filosofo di Messkirch, infatti, ce
n'è una in particolare che ha richiamato la mia attenzione. Nicolao Merker nel
1 M. Heidegger, Essere e tempo, tr. it. P. Chiodi, Longanesi, Milano 1976
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suo Atlante storico della filosofia, nella parte in cui viene spiegata l'importanza
del punto di vista dello storico della filosofia nel valutare se la filosofia di un
autore sia stata all'altezza del suo tempo e se ha saputo spiegarne la
complessità e le implicazioni, citando Adorno, pone l'esempio di Heidegger:
“Un esempio di pensiero non adeguato alla complessità del proprio contesto
storico sembra la filosofia di Heidegger per le ragioni addotte da Adorno nella
sua Terminologia filosofica . Le immagini alle quali Heidegger ricorre per illustrare
l'ontologia che vuole rifondare sono infatti generalmente desunte dalla <<sfera di
un'economia agraria o piccolo-artigianale più o meno arretrata>> [ Th. W.
Adorno, Terminologia filosofica , cit., vol. I, p.145 ] […] Un'ontologia ammantata di
arcaicità non è uno strumento per capire e governare i tempi moderni.” 2
Non c'è alcun dubbio che in Essere e Tempo Heidegger giunga anche ad un
punto di vista di questo tipo per quanto riguarda l'”autenticità dell'esserci”,
tuttavia, l'ontologia heideggeriana non si risolve assolutamente in questa
definizione. Inoltre, si vedrà dallo sviluppo di questo lavoro che non è affatto
vero che Heidegger non avrebbe lasciato una filosofia adeguata per spiegare il
suo tempo. E' ciò verrà chiarito dall'analisi dei vari rapporti che il filosofo ha
intrattenuto con le correnti e con le idee a lui contemporanee, così come lo si
capisce chiaramente anche dal seguito che l'ontologia heideggeriana ha avuto
in europa e nel resto del mondo.
Inoltre, si mostrerà come attraverso la rifondazione ontologica compiuta da
Heidegger siano stati rifondati anche molti concetti di cui il filosofo ha criticato il
carattere statico pervenuto dalle definizioni tradizionali, e quindi non più
compresi nella loro originarietà.
Tra i molteplici rapporti intrattenuti dal filosofo di Messkirch quello che
maggiormente è stato preso di mira dai saggisti è il rapporto con la
fenomenologia, in particolare con il suo fondatore Edmund Husserl. Sono molte
le motivazioni dell'importanza accreditata all'incontro di questi due
importantissimi filosofi del secolo scorso, e va detto anche che in buona parte
Essere e Tempo è intriso di questo dibattito filosofico.
Una minore risonanza hanno avuto invece gli altri rapporti intrattenuti da
2 N. Merker, Atlante storico della Filosofia , Editori Riuniti 2004, Roma p. 110
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Heidegger con opere, intellettuali e movimenti di pensiero del suo tempo.
Importanti, per un'analisi del percorso del filosofo che qui ci interessa sono: il
rapporto con la Teologia (in particolare con la teologia di Bultmann) e con il
Cristianesimo; il rapporto con la “Teoria dei due mondi” di Lotze con le
conseguenti critiche al neokantismo; il rapporto con Lask e con Dilthey e infine
al già accennato rapporto con la fenomenologia di Husserl. Ognuno di questi
elementi viene a comporre il quadro di studio e di esperienze che hanno
permesso ad Heidegger di compiere il suo lavoro più importante. Questi sono
quelli che meritano, a mio modesto parere, di essere considerati per
raggiungere gli obbiettivi che mi sono posto.
Lo scritto, quindi, affronterà in ordine cronologico il formarsi del pensiero
del filosofo, in modo che risulteranno con sensibile evidenza le trasformazioni
che le sue idee riguardo ai vari argomenti hanno subito nell'arco degli anni che
separano i suoi primi studi dal suo capolavoro. Naturalmente verrà tenuta in
piena considerazione l'incidenza della vita privata dell'autore in questione che,
come vedremo nella sezione dedicata alla sua biografia, è segnata nei primi
anni di studio costantemente da problemi di natura economica e di natura
fisica. In questa analisi mi è stato di enorme aiuto il trattato biografico di Hugo
Ott dal titolo Martin Heidegger: Sentieri Biografici .
A tal riguardo è inutile ribadire l'importanza della biografia nello studio di un
autore soprattutto quando, l'autore in questione, appartiene all'ambito
umanistico e filosofico. Molte delle componenti del suo pensiero, infatti,
derivano dagli indirizzi e dagli incontri intellettuali che si sono susseguiti, in un
determinato senso cronologico, nell'arco della sua vita. Per esempio, nel caso
in questione, se Heidegger avesse avuto la possibilità di continuare i propri
studi di Teologia sarebbe legittimo chiedersi se Essere e Tempo o comunque
tutta l'imponente struttura di pensiero di questo autore avrebbero avuto la
stessa caratura, gli stessi obbiettivi e la stessa importanza; o anche solamente
se avrebbe potuto vedere la luce.
Per questo motivo, in questo lavoro, la biografia occupa un capitolo intero e ne
farà da "sfondo”, soprattutto quando verranno analizzati gli incontri più
importanti della vita di Heidegger.
Per concludere vorrei passare a delineare la struttura di questo lavoro. Oltre
alla sezione sulla biografia di Heidegger esso conterrà altre due sezioni. La
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prima riguarderà alcuni dei tanti accostamenti di Heidegger alla teologia, la
seconda, invece, riguarderà l'analisi dettagliata del percorso di Heidegger nella
fenomenologia trascendentale di Husserl.
Si tenta nello specifico l'analisi del rapporto di Heidegger con questi due ambiti
del pensiero per il fatto che ritengo, e facendo questo seguo il pensiero di F.
Volpi espresso nella sua Guida a Heidegger , che questi ambiti sono due delle
tre componenti fondamentali del pensiero del "primo" Heidegger, ovvero quello
che giunge fino alla stesura di Essere e tempo . La terza componente, che non
viene qui esplicitamente trattata ma farà comunque da sfondo all'intero lavoro,
è quella dell'indagine ontologica.
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BIOGRAFIA
Martin Heidegger nacque a Messkirch, capoluogo del Baden, il 26 settembre
del 1889. In questa zona della Germania era forte il senso di appartenenza alla
tradizione cattolica e lo stesso vale per la famiglia Heidegger. Il padre del
primogenito Martin, Friedrich Heidegger, era infatti sacrestano della parrocchia
cattolica dal 1887, oltre ad essere mastro bottaio. Entrambi i rami famigliari,
cioè quello di Friedrich Heidegger e quello della moglie Johanna Kempf, erano
legati alla confessione cattolico-romana.
La maggior parte delle possibilità di studio a Messkirch e nel resto della
regione, erano offerte a ragazzi cattolici, soprattutto nel caso di famiglie piccolo
borghesi che, a tal riguardo, avrebbero potuto avere problemi di carattere
finanziario. Il percorso intellettuale per Martin Heidegger, dal punto di vista
scolastico, era quindi già stato deciso. Il primo passo nella sua carriera di studi
dovette obbligatoriamente essere la Burgerschüle di Messkirch, che costituiva
un ginnasio propedeutico agli studi superiori in ambito umanistico.
Nel 1903 il giovane Heidegger entrò nella classe quarta del liceo classico di
Costanza nell'istituto arcivescovile Konradihaus, soprattutto grazie all'appoggio
del parroco di Messkirch, Camillo Brandhuber, e dell'allora rettore dell'istituto
arcivescovile dott. Conrad Gröber. Come avverte Hugo Ott nella sua importante
biografia su Heidegger <<Tali appoggi, sia detto ancora una volta, si
verificavano spesso in quegli anni. Come avrebbero potuto, altrimenti i giovani
di talento della zona regionale frequentare una scuola superiore, tanto più se
provenivano da strati sociali più umili o addirittura umilissimi?>>.
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Dato che la situazione economica della famiglia Heidegger non era delle
migliori, Conrad Gröber spesso venne in aiuto a Martin Heidegger con richieste,
fatte alle autorità ecclesiastiche di Friburgo, di esenzione dalle tasse per il
giovane studente. Le richieste non vennero accettate ma comunque il legame
3 H. Ott, Martin Heidegger: sentieri biografici , Sugar co. Edizioni, Milano 1988
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tra il rettore e il suo alunno si andava stringendo sempre più. Fu proprio
Gröber, infatti, a presentare l'universo filosofico al giovane Heidegger attraverso
la dissertazione di F. Brentano Sul molteplice significato dell'Essere secondo
Aristotele del 1862.
Nel 1906 Heidegger dovette trasferirsi a Friburgo per frequentare gli ultimi due
anni ginnasiali. Questo trasferimento fu causato dai succitati problemi
economici di famiglia in quanto a Friburgo c'era la possibilità di usufruire della
Borsa di studio intitolata a Eliner (intellettuale nato a Messkirch) la cui
accessibilità era acconsentita ai soli studenti di Messkirch che avessero
intenzione, in seguito, di iscriversi alla facoltà di Teologia di Friburgo, e dava
solo a queste condizioni la possibilità di frequentare gli ultimi due anni di scuola
ginnasiale. Nel 1909, dopo essersi diplomato, Heidegger iniziò tale studio di
Teologia Cattolica presso l'università di Friburgo, e il suo obbiettivo primario fu
la strada verso il sacerdozio.
Negli anni della facoltà di Teologia Heidegger cominciò a leggere le
opere di Husserl ( Idee per una fenomenologia pura ). Sempre in quegli stessi
anni, egli si cimentò nel ruolo di recensore e giornalista: lavoro in cui si può
notare il profondo spirito cattolico di Heidegger di quel periodo, sostenitore
dell'importanza dell'autorità ecclesiastica contro ogni tipo di individualismo in
campo religioso.
Nel semestre invernale del 1910-11 Heidegger ebbe dei problemi di salute a
causa di una cardiopatia (lo stesso problema impedì al giovane studente di
frequentare la scuola gesuita di Teologia, prima di decidere di frequentare
l'università) che in un primo momento lo obbligarono ad un periodo di
convalescenza a Messkirch nella casa natia e successivamente, su consiglio
dei suoi superiori, ad abbandonare definitivamente la facoltà di Teologia.
Così, non potendo più usufruire della borsa di studio, Heidegger si decise ad
intraprendere gli studi di matematica a Friburgo puntando all'esame di stato.
Nonostante ciò egli coltivò maggiormente rapporti con personaggi di ambito
filosofico anziché matematico, e gli esami che sostenne furono soprattutto di
Filosofia. Frequentò le lezioni di Filosofia Cristiana di Arthur Schneider e il
corso di Filosofia di Rickert, ma la sua attenzione fu catturata dalla filosofia
aristotelico-scolastica.
In quel periodo fu profonda la scissione che Heidegger stava vivendo nei
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confronti del Cattolicesimo e causa di questa fu sicuramente anche il suo
sfortunato periodo passato alla facoltà di Teologia.
Molte sono le critiche contro questo particolare atteggiamento di Heidegger,
etichettato come “opportunistico” sia da alcuni contemporanei e sia, soprattutto,
dai posteri. Lo stesso Ott, in più di un'occasione, nella sua biografia sottolinea
l'evidenza di tale atteggiamento. A mio parere, però, ciò avviene perché
l'obiettivo principale del lavoro di Ott è quello di avallare l'ipotesi già diffusa di
una coscienziosità e un proposito dell'adesione, da parte di Heidegger, al
nazismo.
Personalmente credo che la necessità di una tranquilla situazione economica
personale, in quel periodo, abbia portato il giovane di Messkirch a nutrire una
profonda speranza nei confronti dell'istituzione della Chiesa Cattolica, speranza
che si trasforma in delusione dato che ci fu l'allontanamento dalla facoltà di
Teologia per ordini superiori. Una scissione nei confronti dell'istituzione e per
alcuni motivi, indubbiamente opportunistici ma anche accademici, nei confronti
del credo; a conferma di questo si potrebbero notare il matrimonio con una
donna protestante e il passaggio del filosofo stesso al protestantesimo. Bisogna
dire, tuttavia, che Heidegger sul finire della sua carriera negli anni della senilità
affermò che la sua fede è sempre stata cattolico-romana.
Ritorniamo all'ordine cronologico della vita del filosofo. Va detto che
Heidegger abbandonò la facoltà di Matematica e si iscrisse a quella di Filosofia,
su consiglio del suo caro amico Laslowski, innanzitutto con l'intento di superare
l'esame di laurea e, in un secondo momento, di coprire il ruolo di libero
docente, in attesa che si liberasse una cattedra universitaria a Friburgo. Il primo
imminente obiettivo venne raggiunto il 26 luglio del 1913: Heidegger venne
proclamato dottore in Filosofia e come giudizio ottenne <<summa cum laude>>,
la dissertazione presentata per la discussione di laurea ha per titolo La dottrina
del giudizio nello psicologismo .
Per quanto riguarda il secondo obiettivo, quello della libera docenza, bisogna
specificare che fu Heinrich Finke, importantissimo professore e decano della
facoltà di Filosofia di Friburgo, a incoraggiare Heidegger in questa direzione
(ponendolo sotto la sua tutela). La dissertazione che presentò per l'esame di
libera docenza fu intitolata La dottrina delle categorie e del significato in Duns
Scoto e venne stampata dopo il superamento dell'esame (quindi dopo il mese
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di luglio del 1915).
Va ricordato che Heidegger nell'ottobre del 1914, allo scoppio della prima
guerra mondiale, venne chiamato alle armi ma, visti i suoi ricorrenti disturbi
fisici, gli fu assegnato l'incarico di controllore postale. Lontano dal fronte egli
aveva così la possibilità di coltivare la propria carriera accademica.
A questo punto ci sono nuovi obiettivi nel futuro di Heidegger, come primo tra
questi c'è la conquista del ruolo di professore ordinario per la facoltà di
Friburgo. Ed è proprio riguardo a questo desiderio che il cammino di Heidegger
incontra numerosi ostacoli e delusioni.
Nel 1916 proprio all'università di Friburgo (caratterizzata, in quel periodo, da un
ambiente prevalentemente cattolico) si libera la cattedra del professor Rickert,
sostituito dal famosissimo fenomenologo Husserl. Heidegger, come sappiamo,
conosceva già la filosofia di Husserl, ma non aveva ancora stretto alcun
rapporto personale o professionale diretto con lui.
Un altro posto vacante come professore ordinario aveva la necessità di essere
occupato e i nomi in lizza furono parecchi. Oltre a M. Heidegger in lista c'erano
anche Krebs (libero docente con cui Heidegger strinse un forte legame durante
il concorso per la libera docenza, legame che tuttavia si sciolse in vista della
possibilità, per entrambi, di occupare la cattedra vacante a Friburgo) e Geyser
professore ordinario di Münster più anziano degli altri due.
La cattedra fu assegnata a quest'ultimo per decisione di Husserl (che, secondo
Ott, non desiderava un alto livello di concorrenza in facoltà) e soprattutto
perché ad Heidegger mancò, proprio all'ultimo, l'appoggio di Finke.
Heidegger, nonostante la sua profonda originalità fosse stata riconosciuta,
venne scartato sia per la sua eccessiva giovinezza sia per il poco materiale da
lui pubblicato. Gli venne negato anche il posto per una cattedra da professore
straordinario. Per l'università di Friburgo Heidegger restava un libero docente.
Nel 1916 Heidegger conobbe Elfride Petri, donna proveniente da una famiglia
di confessione evangelico-luterana, che sposerà nel 1917.
Hugo Ott a questo punto ci fa notare che le numerose biografie su Heidegger
fanno risalire la profonda avversione con il mondo Cattolico al periodo del
matrimonio, escludendo in questo modo le varie delusioni che ha avuto sia
prima che in seguito dall'ambiente cattolico.
Non bisogna, infatti, andare molto lontano negli anni per ritrovare un'altra
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situazione amara per il filosofo di Messkirch. Nel 1917 a Marburg si libera una
cattedra nella facoltà di Filosofia. Paul Nartorp docente della università di
Marburg e amico intimo di Edmund Husserl desiderava ricevere alcune
informazioni su Heidegger, presente nella lista dei candidati.
Il rapporto tra Husserl e Heidegger, in quel periodo, è ben lontano dall'essere
stretto e saldo come lo sarà in seguito e le parole spese da Husserl per il libero
docente sono poco precise. Dice di lui che ha un grande talento, tuttavia, ha
ancora poca esperienza sia per quanto riguarda le pubblicazioni sia per
l'insegnamento. Una cosa, inoltre, interessava molto a Nartop e cioè se
Heidegger fosse molto legato al cattolicesimo e la risposta di Husserl fu
affermativa, poiché ricordò che il giovane docente era sotto la protezione di
Finke, storico-cattolico, e da questi fu presentato come “filosofo cattolico”,
anche se in seguito si era sposato con una protestante.
“ In effetti un docente cattolico di filosofia a Marburg, quella Marburg
teatro delle discussioni religiose tra Lutero, Zwingli e Melantone nel 1529,
nonché sede dell'università, e prima (1527) scuola superiore protestante,
sarebbe stato ben poco concepibile”
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Bisogna dire, tuttavia, che è in questo periodo che Heidegger inizia
effettivamente a prendere una nuova strada per quanto riguarda la riflessione
sulla religione e la teologia. Durante il periodo estivo del 1917, infatti,
Heidegger lesse i Discorsi sulla religione di Schleiermacher.
Ad ogni modo dopo le due cocenti delusioni Heidegger, mentre prestava ancora
servizio militare, decise di dedicare i suoi sforzi soprattutto allo scopo di entrare
in confidenza con Edmund Husserl magari per avere una sorta di protezione,
visto l'importanza del fenomenologo in ambito accademico, anche perché Finke
si è più volte dimostrato causa di ostacoli anziché un aiuto concreto nel loro
superamento.
E fu cosi che Heidegger cercò di avvicinare sempre più spesso Husserl.
L'impresa fu alquanto ardua in quanto Husserl sulle prime era ritroso ad avere
un rapporto confidenziale con il giovane filosofo ed assumeva, nei confronti di
quest'ultimo, degli atteggiamenti di pura formalità.
4 Ivi , p. 89
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La situazione cambiò nei primi mesi del 1918 quando grazie al suo amico
Ochsner, che frequentava il seminario di Logica del prof. Husserl, Heidegger
riusci a conquistare la simpatia e la possibilità di affrontare discorsi filosofici
personali con Husserl di cui, in seguito, divenne assistente.
La strada che, come dicevamo, era stata intrapresa verso un nuovo tipo di
riflessione rispetto alla religione e alla teologia subisce, sotto l'influsso di
Husserl, un impronta sempre più ineluttabile: Heidegger si decise per un
abbandono della fede delle proprie origini.
Come Hugo Ott ci fa notare, nel giro di pochi anni, cioè dal periodo della
dissertazione su Duns Scoto sino all'avvicinamento con Husserl, cambia
radicalmente il punto di vista di Heidegger nei confronti della religione e della
teologia. Un ruolo fondamentale in ciò lo ha avuto anche l'avvicinamento al
protestantesimo, come anche lo hanno avuto le opere di Schleiermacher.
Questo allontanamento dalla <<filosofia cristiana, iniziato come allontanamento
dal cattolicesimo>> e da ogni presupposto teologico su di esso, <<faceva parte
di un percorso di pensiero al termine del quale non venivano più poste in modo
cosciente domande etiche e teologiche>>
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Una considerazione che può, a mio parere, essere attinente a quanto viene
detto da Hugo Ott , riguardo all'abbandono in Heidegger del domandarsi intorno
all'etica e alla teologia, è quella fatta da Jürgen Habermas quando analizza la
svolta ( khere ) di Heidegger verso l'essere.
“Egli distacca le sue azioni ed affermazioni da sé come persona empirica
e le attribuisce ad un destino di cui non si deve rispondere.” 6
Questa analisi viene fatta per comprendere l'adesione di Heidegger al nazismo,
che Habermas infatti spiega come il frutto di questa svolta ( khere ) che porta il
filosofo di Messkirch al non avere alcuna riflessione critica sull'etica del
nazismo e a puntare tutto sulla "decisione".
Entrambi, Ott e Habermas, ravvisano quindi un allontanamento (o ancora
meglio un abbandono) di Heidegger dalla riflessione etica e teologica che
aveva caratterizzato i primi anni dei suoi studi e i suoi primi corsi universitari.
5 Ivi , pp. 102-103
6 J. Habermas, Il discorso filosofico della modernità. Dodici lezioni , Roma-Bari, Editori Laterza 2003
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