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Introduzione
Viviamo in un mondo iper-connesso, costantemente collegati grazie a tecnologie sempre più
avanzate che, tra le altre cose, ci permettono di fruire liberamente di informazioni e
intrattenimento, quando e dove vogliamo. Negli ultimi anni abbiamo, infatti, assistito a una
evoluzione tecnologica che ha di fatto influito sui media e sul modo di fare informazione e
intrattenimento.
Con un pubblico sempre più attento, cambia la figura dello spettatore che si trasforma da
passivo ad attivo: stiamo vivendo l’era della convergenza
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dei media che, come fenomeno
culturale, conferisce una nuova centralità agli utenti, che diventano parte di una vera e propria
comunità, costituendo il segmento di pubblico più attivo, rifiutandosi di accettare passivamente
i contenuti proposti e sfruttando appieno il diritto di partecipazione.
Il computer, lo smartphone, il tablet sono oggi medium interattivi e il web diventa uno spazio
partecipativo. È in questo contesto che prende piede la narrazione transmediale
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: nella società
della modernità liquida di Bauman
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, la transmedialità
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è riuscita a stare al passo dello
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Per convergenza si intende la definizione data da Henry Jenkins, che fa riferimento al modo in cui interagiscono
media e utenti tra loro. Questo è reso possibile grazie alla tecnologia digitale che permette all'utente di poter
ampliare l’universo del medium che si sta guardando in altri mezzi di comunicazione, favorendo l’interazione tra
l’utente e la narrazione transmediale.
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Narrazione transmediale (inglese Transmedia storytelling, transmedia narrative, multiplatform storytelling)
come la definisce Henry Jenkins nel suo testo Cultura convergente, è una forma narrativa che, muovendosi
attraverso diversi tipi di media, contribuisce a perfezionare ed integrare l'esperienza dell'utente con nuove e distinte
informazioni.
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Z. Baumann, Modernità liquida, Laterza, 2003. Modernità liquida, del sociologo polacco Zygmunt Bauman, è un
testo interessante che propone un’analisi chiara e puntuale dei cambiamenti che stanno attraversando le nostre
società all’inizio del nuovo secolo.
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H. Jenkins, Convergence Culture: Where Old and New Media Collide, 2006. Transmediale, come prodotto,
storia, contenuto, servizio capace di viaggiare tra più piattaforme distributive e di incarnarsi su media differenti
secondo le regole della convergenza. In riferimento, poi, alla definizione di transmedia storytelling di Henry Jenkis,
sottolinea la capacità del prodotto, storia, contenuto, servizio di aggiungere brandelli di senso e narrazione a ogni
sua incarnazione sulle diverse piattaforme.
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spettatore, nomade e desideroso di essere stupito, alla ricerca costante di nuovi stimoli che
possano catturare la sua attenzione.
I nuovi metodi di fruizione dei contenuti di intrattenimento, tramite servizi streaming ed on
demand, hanno portato a una fiorente produzione di prodotti seriali, creando un vero e proprio
fenomeno legato alle serie tv. Chi sceglie questi contenuti di intrattenimento, infatti, si sgancia
dai palinsesti rigidi che caratterizzano le programmazioni televisive, e sceglie, in piena libertà
quando e dove mettersi di fronte allo schermo, in un contesto decisamente più fluido rispetto
allo schema ingessato dello slot televisivo.
Negli ultimi anni, infatti, le serie tv “si sono rivelate capaci di incorporare al loro interno forme
linguistiche e temi che costituiscono il riflesso delle nuove esigenze spettatoriali, delle nuove
modalità di fruizione e delle contraddizioni della società che le produce”
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.
Intrappolato in una quotidianità spesso monotona e ripetitiva, lo spettatore, si affida alla
rappresentazione del reale che gli offre la serie tv che, pur raccontando la finzione riesce a
stimolare desideri e pulsioni in chi la guarda.
Le serie tv suscitano emozioni, modificano la morale, condizionano le giovani menti:
l’elaborato si propone, dunque, di analizzare il loro impatto sullo spettatore, in particolar modo
sulle nuove generazioni, e di come esse abbiano contribuito a rendere la generazione Z
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più
aperta riguardo la libertà di espressione e di pensiero.
Oggi, infatti, le serie tv hanno assunto una rilevanza tale da rappresentare lo specchio della
società, diventando il modello narrativo prediletto dai più giovani: hanno una potenza narrativa
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Veronica Innocenti and Guglielmo Pescatore, Le nuove forme della serialità televisiva: storia, linguaggio e temi,
(Bologna: Archetipo libri, 2008), E-book.
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Con il termine Generazione Z (o Post-Millennial(s), iGen, Centennial(s), Zoomer(s), Plural(s)) si identifica
la generazione che segue ai Millennials, generalmente circoscritta tra i nati nella seconda metà degli anni '90 e la
fine degli anni 2000.
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non indifferente e, con una vastissima varietà di argomenti trattati, alzano il livello di
partecipazione e immedesimazione nello spettatore, suscitando in alcuni casi lo spirito
emulativo.
Attorno alle serie tv più amate sono nati dei veri e propri fenomeni sociali, pensiamo ad esempio
alla “Casa di carta” che ha introdotto una simbologia ormai riconoscibile in tutto il mondo:
tute rosse e maschere di Dalì accompagnate dall’inno “Bella ciao”.
Figura 1. Immagine promozionale de "La casa di carta", serie tv spagnola ormai famosa in tutto il mondo.
Fonte: Google immagini
Il racconto frammentario di una storia, la componente psicosociale dei personaggi e la
convergenza dei social media contribuiscono all’immersione dello spettatore nella finzione e
contemporaneamente all’emersione della finzione nella realtà. In alcuni casi viene creato un
rapporto di interazione con i fan, creando ad esempio negozi temporanei dove si vende lo stesso
cibo consumato dai protagonisti della serie tv. Espediente redditizio che non è sfuggito al
reparto marketing di “Breaking Bad”, che ha disseminato punti di ristorazione temporanei in
Italia per permettere ai fan più accaniti della serie di consumare le stesse pietanze consumate
dai loro personaggi preferiti.
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Questo contatto surrealmente diretto con il pubblico rende lo scambio tra realtà e finzione un
confine sottile; gli effetti delle serie tv sugli spettatori possono essere positivi, in molti casi
come vedremo addirittura educativi e formativi, ma a seconda della morale dei personaggi e del
processo di identificazione che si innesca nello spettatore, si rischia di incentivare atteggiamenti
di emulazione pericolosi.
Ci proponiamo dunque di fare chiarezza sul possibile fine educativo di una serie tv, e di come
la potenza dei messaggi inseriti all’interno delle storie narrate con una cruda rappresentazione
del reale possano influenzare il pubblico.
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Capitolo I
L’epoca della serialità
Il Novecento è stato caratterizzato dalla ricerca dell’equilibrio tra partecipazione diretta ed
elaborazione. Con la diffusione di tecnologie audio-video e, la crescente capacità di dar corpo
ad universi paralleli alla realtà, creando un’esperienza fortemente legata all’immaginazione
dello spettatore, ci si interrogava sul delicato equilibrio tra finzione e realtà. Il mondo creato da
uno sceneggiatore doveva essere quanto più possibile fedele alla realtà e quindi autentico, o
doveva invece scostarsi dal vero per lasciare il posto all’immaginazione? Questo interrogativo
sta alla base dell’esperienza cinematografica.
“Tra tutte le forme dello spettacolo audiovisivo, ve n’è una che colpisce particolarmente, per
la sua piacevolezza, ma anche per la sua efficacia simbolica. Sa infatti generare esperienze
forti, intense sotto il profilo percettivo, cognitivo ed emotivo, inducendo tuttavia una
sospensione facile, non impegnativa, gradevole. È la forma dell’illusione”
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.
Attraverso la visione di un film o di uno sceneggiato ad episodi veniamo quindi trasportati in
un mondo parallelo, all’interno del quale abbiamo l’occasione di ascoltare e osservare i
personaggi e le loro storie da una posizione privilegiata: sviluppiamo un legame con i
protagonisti, condividiamo il loro punto di vista, approviamo o meno le loro azioni, proviamo
le loro emozioni. Ci sentiamo coinvolti pur essendo una finzione.
“Illusione è vedere un mondo al posto delle semplici immagini sullo schermo”
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.
Si tratta dunque di vivere la visione di un film o di uno sceneggiato come un’esperienza
proiettiva e immaginaria ma anche reale, al punto da trarne risorse simboliche rilevanti per la
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Federico Di Chio, L'illusione difficile: cinema e serie TV nell'età della disillusione, (Milano: Bompiani, 2011),
E-book.
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Ivi, E-book.
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costruzione della nostra identità. Questo tipo di esperienza è quella che cercano di offrire le
serie tv.
Quando parliamo di serie tv facciamo riferimento ad uno specifico contenuto audio-visivo,
caratterizzato da una composizione ad episodi, cioè segmenti narrativi con personaggi fissi e
set ricorrenti.
Fino agli anni sessanta del Novecento, questa tipologia di contenuto era caratterizzata da trame
diverse per ogni singolo episodio; ma con l’ingresso negli anni ottanta, si assiste ad una
transizione verso un racconto di tipo “orizzontale”, in cui le storie dei protagonisti coinvolgono
l’arco di più episodi. Abbracciando così le peculiarità dei serial televisivi, la cui trama viene
spezzettata tra i vari episodi e in cui la narrazione rimane aperta fino alla conclusione della
storia.
Si assiste, così, al fenomeno della “serializzazione”: pur essendoci ancora la produzione di
serie costruite su episodi autosufficienti, attraverso un processo di mutazione e ibridazione, oggi
si predilige il racconto di una storia articolata in un numero variabile di puntate, collegate tra
loro ma al tempo stesso indipendenti, poiché costituite da segmenti narrativi che rimangono
incompiuti.
Le serie tv degli ultimi anni, attraverso la frammentazione della storia, riescono ad amplificare
per un tempo apparentemente infinito le storie raccontate, basandosi su una struttura narrativa
intrigante che riesce a giocare sulla suspense e spinge lo spettatore a guardare l’episodio
successivo.
Il punto di forza delle serie tv odierne si fonda sull’intersezione della narrazione verticale, che
inizia e termina ad ogni episodio, con quella orizzontale, che interessa l’intera trama e che si